Sepoltura per e. Complesso di usanze funerarie (dette anche e. in assoluto), consistenti nella semplice deposizione della salma sul terreno (abbandono), oppure nella deposizione o lancio in mare, corsi d’acqua ecc. (immersione), o infine nella collocazione del cadavere, avvolto o no in un sudario, deposto o no entro una bara, su apposita piattaforma rialzata dal suolo (sopraelevazione).
Con il termine generico di e. si indicano edifici differenziati sia per aspetto sia per destinazione, ma che hanno generalmente come caratteristica comune la temporaneità di funzionamento. Per tutto il 19° sec. e in particolare fino all’E. di Parigi del 1878, gli edifici o i complessi per e. (detti, per estensione, e.) furono generalmente concepiti come organismi architettonici con assialità di percorsi, a carattere temporaneo, realizzati in modo da consentire un agevole ripristino dell’ambiente preesistente (Crystal Palace, Palais de l’industrie ecc.). In seguito le e. furono decentrate rispetto al nucleo urbano e articolate in modo da favorire uno sviluppo urbanistico, fino a creare delle vere città giardino. Sebbene non siano codificabili precisi standard tipologici, si possono individuare caratteristiche proprie di diversi modelli di riferimento, da quelli a fabbricato unico (il palazzo per e.) a quelli a più padiglioni, diffusi nella zona urbana o riuniti a loro volta in un complesso. Sono caratteristiche del palazzo per e. la dinamicità e la capacità di rinnovarsi, l’assenza, specie nell’interno, di sistemazioni architettoniche troppo definite e significative, che potrebbero presentare difficoltà di ambientamento per le singole mostre (Palazzo del lavoro, di P.L. Nervi a Torino per Italia '‘61). Occasioni di libertà creativa per il progettista, attraverso la loro analisi è possibile seguire l’evoluzione dell’architettura moderna; basti ricordare la mostra del Werkbund di Colonia nel 1914, alla quale parteciparono gli esponenti della cultura architettonica d’avanguardia europea: H. Van de Velde, J. Hoffmann, P. Behrens, W. Gropius, B. Taut e altri; i padiglioni di Le Corbusier e K. Mel′nikov all’E. di Parigi del 1925; il padiglione tedesco dell’E. di Barcellona del 1929, di L. Mies van der Rohe; le realizzazioni di G. Asplund per l’E. di Stoccolma del 1930; il padiglione Des merveilles du monde électronique di Le Corbusier all’E. di Bruxelles del 1958; i padiglioni di R.B. Fuller e F. Otto per l’E. di Montreal del 1967 o le più complesse realizzazioni a Berlino nell’ambito della Internationale Bau Ausstellung, nel 1957 e nel 1984.
Strumenti importanti per la conoscenza e la diffusione della produzione artistica contemporanea, momenti di riflessione critica sull’arte del passato, le e., curate da istituzioni pubbliche e private, si presentano dagli ultimi decenni del 20° sec. quale fenomeno di proporzioni senza precedenti anche per le sue dimensioni economiche e sociologiche.
Legate al progressivo mutamento del rapporto tra artista, committente e pubblico e agli albori del mercato di opere d’arte contemporanee, le più antiche e. sono rintracciabili già in testimonianze dal 16° sec.: e. di dipinti erano organizzate ad Anversa, dalla corporazione dei pittori; a Roma, al Pantheon e a S. Giovanni Decollato; a Venezia, presso la scuola di S. Rocco ecc. La prima regolare e. di belle arti fu il Salon des artistes français, fondato a Parigi nel 1673, organizzato a spese del re, accessibile, fino al 1791, ai soli membri dell’Académie royale de peinture; espressione dell’arte ufficiale, mantenne sempre un carattere accademico. Alla fine del 19° sec. sorsero ovunque, accanto alle e. dovute a iniziative ufficiali, quelle dovute a gruppi indipendenti di artisti; nel 1884, a Parigi, si aprì il Salon des indépendants, cui poteva partecipare qualsiasi artista; nel 1905 fu fondato il Salon d’automne. Le e. delle varie Secessioni a Vienna, Monaco, Berlino, Roma, contribuirono all’affermazione dell’art nouveau, mentre l’attività di mercanti d’arte, con la fondazione di gallerie private e l’organizzazione di e. personali e di gruppo, furono significativi mezzi per la conoscenza e l’affermazione di artisti e movimenti, dalle prime avanguardie storiche alle più recenti espressioni artistiche.
Nel 1861 si aprì a Firenze la prima e. nazionale italiana. Nel 1895 iniziarono le biennali veneziane, di carattere internazionale. Nel 1911, per il primo cinquantenario del Regno d’Italia, furono organizzate le e. di Roma, Firenze, Torino. Nel 1923 a Monza iniziarono le e. internazionali di arte decorativa, con periodicità biennale, trasferite poi a Milano e divenute triennali dal 1930. Dalla metà del 20° sec. sempre maggiore importanza divulgativa e scientifica hanno acquistato e. (spesso itineranti) organizzate da musei, istituzioni (locali, nazionali e internazionali) e fondazioni, mentre soprattutto dagli ultimi decenni del secolo si sono moltiplicate le rassegne periodiche di arte e architettura contemporanea.
Oltre alle e. di pittura, scultura e grafica, di archeologia, di architettura, urbanistica e design, di arti applicate, di fotografia e cinema, si sono diffuse e. che affrontano in maniera complessa momenti e tematiche culturali, nelle quali all’opera d’arte si affiancano documenti, testimonianze, strumenti ecc. (di queste e. spesso i cataloghi rimangono contributi fondamentali alla ricerca storico-artistica e culturale). Eventi di imponente capacità di attrazione, supportati da sponsor per la dispendiosa organizzazione, le e. offrono livelli di fruizione diversi, come parte di un turismo culturale di massa, ma anche come riferimento scientifico a volte imprescindibile per un pubblico di specialisti. Ospitate in sedi istituzionali tradizionali, ma anche in luoghi non deputati, le grandi mostre, stabili o itineranti, si snodano dal museo ai luoghi più significativi che testimoniano l’attività di un artista. L’arte del passato è oggetto di e., che esaminano criticamente il corpus di artisti o singole opere, anche in occasione di restauri, o propongono la produzione legata a grandi civiltà, personalità, famiglie o mecenati, a momenti storico-culturali. E. sono dedicate anche alla ricognizione critica della produzione culturale più recente. Rassegne tematiche hanno messo in evidenza il peculiare ruolo del curatore oppure hanno trattato argomenti o momenti particolari della produzione artistica.
Nel linguaggio commerciale, e. debitoria è l’insieme delle obbligazioni pecuniarie che un’impresa ha verso terzi, sia come debitrice principale sia come girante, avallante o garante.
E. bancaria Il complesso dei crediti dalla banca concessi alla propria clientela e quindi il rischio in atto, anche indiretto.
Si definisce tempo o durata di e. (o, in assoluto, e.), l’intervallo di tempo in cui si apre l’otturatore della macchina; si determina grossolanamente con tabelle di posa, più esattamente, con gli esposimetri; se si espone più o meno del necessario si ha sovraesposizione o sottoesposizione, rispettivamente.
La collocazione di un sito rispetto ai punti cardinali. Le quattro e. fondamentali sono: a levante (verso la parte dove sorge il Sole), a ponente (verso la parte opposta), a mezzogiorno (verso la parte del cielo dove si trova il Sole al momento in cui ha raggiunto la massima altezza sull’orizzonte), a mezzanotte (verso la parte opposta). Le e. hanno importanza come fattore climatico.
In un componimento musicale, specialmente se in forma di fuga o di sonata, si dice e. la prima parte, nella quale sono esposte le principali idee tematiche, che nelle parti successive saranno svolte e riprese. Nella fuga essa comprende dunque le entrate di tutte le voci ( soggetto e risposte), e a essa succede il divertimento. Nella sonata essa va dal primo tema al gruppo cadenzale, e a essa segue lo sviluppo.
E. dei neonati Abbandono dei neonati ( esposti) da parte dei genitori. Presso gli antichi Greci l’e. è fenomeno diffusissimo (solo a Tebe fu vietata per un breve periodo), al punto che casi del genere si inseriscono nei miti popolari su Zeus, Posidone, Edipo ecc., e che nella commedia nuova del 4° sec. a.C. personaggio frequente è il fanciullo esposto e poi ritrovato. A Sparta il diritto del padre a esporre il fanciullo era limitato ai casi in cui quest’ultimo fosse di debole costituzione. In Roma l’e. era naturalmente consentita, rientrando negli amplissimi limiti della patria potestas. In caso di e. l’abbandono era però fatto in modo che il bambino potesse essere raccolto da qualche passante. Se non morivano, gli esposti erano raccolti, spesso da speculatori che li vendevano come schiavi. Gli imperatori cristiani vietarono l’e. dei neonati, pena la morte. In seguito furono istituiti i brefotrofi con le relative ruote. La ruota degli esposti era una bussola di legno, rotante sull’asse verticale, munita di uno sportello aperto in corrispondenza della cinta esterna dell’ospizio; l’esposto poteva venire così fatto entrare attraverso quell’apertura e abbandonato, senza che la persona che eseguiva l’abbandono fosse neanche vista da dentro il brefotrofio.
E. internazionali Le e. di prodotti dell’industria, o di nuovi ritrovati, iniziatesi già alla metà del 18° sec. in Gran Bretagna, ebbero notevole sviluppo per tutto il 19° sec. accentuando sempre più il proprio carattere internazionale: famose, tra le altre, quelle di Londra (1851, 1862) e di Parigi (1855, 1878, 1889, 1900) e, per l’Italia, quelle di Torino (1870) e di Milano (1881). Dopo la Prima guerra mondiale, l’eccessiva frequenza di tali e. fu regolata dalla Convenzione di Parigi del 22 novembre 1928, successivamente più volte modificata. Ai termini della convenzione, e. internazionale ufficiale o ufficialmente riconosciuta è ogni manifestazione alla quale i paesi stranieri sono invitati per via diplomatica, avente in generale carattere non periodico e con lo scopo di mostrare i progressi compiuti dai vari paesi in uno o in più rami della produzione.
Le e. internazionali si dividono in due categorie, generali e speciali, a seconda che interessino o meno più di un settore produttivo. Le e. internazionali sono ulteriormente suddivise in e. di prima categoria (comunemente denominate e. universali), che importano l’obbligo per i paesi invitati di costruire padiglioni nazionali, e in e. di seconda categoria, nelle quali nessun paese invitato ha la facoltà di costruire un padiglione. In uno stesso paese non può essere organizzata più di una e. universale nel corso di un periodo di 15 anni e, in ogni caso, vi deve essere un intervallo di 10 anni fra due e. internazionali di qualsiasi categoria. La convenzione specifica gli obblighi dei paesi che desiderano organizzare un’e. internazionale, la procedura d’invito e le obbligazioni dei paesi che intendono partecipare: per la sua applicazione è istituito un Bureau international des expositions, con sede a Parigi, che provvede alla classificazione delle esposizioni. TAV.