BARISANO da Trani
Manca del tutto una documentazione relativa a questo scultore e fonditore tranese della seconda metà del sec. XII. La memoria dell'artista rimane affidata alle iscrizioni autografe apposte su due delle tre porte bronzee da lui create (cattedrali di Raveflo, di Trani, di Monreale) e precisamente su quelle di Trani e di Monreale; la porta di Ravello è a lui sicuramente riferibile per evidenti analogie di fattura e di stile.
Con tali opere B. si inserisce in una tradizione ormai vecchia di un secolo, ché l'uso di chiudere e ornare con ante bronzee i vani di accesso alle chiese si sviluppa copiosamente in Italia nei secoli XI e XII: molti getti giungono da Bisanzio, soprattutto nell'Italia meridíonale, mentre parallelamente si moltiplicano fiorenti officine nostrane che risentono variamente di influssi non solo bizantini, ma anche classici, musulmani e oltramontani.
Rispetto all'incisione e al niello sempre ricorrenti nella produzione bronzea dell'Italia meridionale, B. introduce una nota originale e innovatrice sostituendo a quelle tecniche l'uso del rilievo.
È probabile che la sua attività si sia svolta prevalentemente nelle officine della città di origine, alle quali non dovevano mancare commissioni dall'estemo, ricca com'era Trani di un attivissimo porto che favoriva l'afflusso di un pubblico cosmopolita nonché la presenza di varie colonie commerciali. Cosi è presumibile che da Trani, via mare, le porte di B. destinate a Ravello e a Monreale abbiano raggiunto le rispettive sedi.
Delle tre porte - nelle quali ricorre l'uso di applicare su due ante di legno di quercia o di larice vari riquadri bronzei legati fra loro da comici e listelli fissati con bulloni - quella di Ravello conta il maggior numero di formere, cinquantaquattro, ripartite in nove file, e reca su di una placca argentea, posta nel secondo scomparto di sinistra del terz'ultimo registro, un'iscrizione dedicatoria coi nomi del donatore, un patrizio della città, e dei suoi familiari nonché la data: "Anno millesimo centesimo septuagesimo nono Incarnacio Iesu Christo Domino Nostro memento Domine famulo tuo Sergio Musetule et uxori sue Sicligaude et filiis suis Mauro et Iohannes et filia sua Anna qot ista porta facere agit ad honorem Dei et Sancte Marie Virginis". Sergio Mussetola o Muscetola appare poi per due volte genuflesso ai piedi di s. Nicola da Bari, ed è riportato il suo nome con in più il predicato "de Iordane".
La porta, che misura m 3,78 x 2,66, è incomiciata, in alto e ai lati, da una larga fascia a cerchi intrecciati. Alcune cornici inteme e i bulloni che le tengono sono stati restaurati nel Settecento, altri nell'Ottocento. Le formelle non solo corrispondono simmetricamente sulle due ante, ma talora sono ripetute identiche dall'una all'altra, come per es. la Maiestas Domini e i due Angeli adoranti del primo registro in alto. Segno, questo, del procedimento usato da B. che riadoperava gli stessi stampi dall'una all'altra porta o addirittura da una parte all'altra di una stessa porta. La disposizione delle formelle - le quali effigiano il Cristo, la Madonna e il Battista, profeti, apostoli e santi, nonché figurazioni profane di arcieri e lottatori, oltre ad animali araldici affrontati (allegoria dell'albero della vita) - non rispetta un oìdine teologico: comunque la presenza di personaggi sacri collegati fra loro, di due santi cavalieri (Giorgio ed Eustachio) e di combattenti vorrebbe forse alludere alla Redenzione e alla lotta fra il bene e il male.
ATranile dimensioni aumentano (m 4,86 X 2,72) mentre diminuisce il numero delle formelle scolpite (32) disposte allo stesso modo, con un effetto di maggior distensione e chiarezza; simile, è pure il motivo a cerchi della incomiciatura generale. Unica variante, la porta ècentinata in alto onde sono state resecate in diagonale, rispetto a Ravello, le due formelle estreme della prima fila, con gli angeli adoranti, escludendo i piccoli clipei che a Ravello le completavano. I soggetti ricorrono simili e talora identici, riadoperando B., come già detto, gli stessi stampi. In una formella (quinta fila dall'alto) appare il patrono di Trani, S. Nicola pellegrino, con l'artista genuflesso ai piedi e contrassegnato dall'iscrizione c Barisanus Tranensis". Più elaborati che non a Ravello sono i listelli che racchiudono i vari scomparti. Migliore anche lo stato di conservazione di questa porta che una recente pulitura (1950) ha riportato al primitivo splendore.
Una formella con S. Nicola da Bari e un devoto, che reca l'iscrizione "Barisanus Tran[ensis] Me Fecit", posta all'estremità destra della seconda íìla, indica evidentemente come altra opera dello scultore la porta laterale del duomo dì Monreale., il cui ingresso principale èchiuso - com'è noto - dalle imposte bronzee di Bonanno pisano. Più stretta delle due precedenti, stante il vano cui è destinata, la porta misura m 4,23 x 2,15 e reca logicamente un minor numero di formelle (28) che ripetono ancora una volta le figure di Cristo, di Maria, di profeti, apostoli e santi. Ricorrono poi le figurazioni della Deposizione dalla Croce e della Anastasis (Cristo al Limbo) già apparse sia a Ravello sia a Trani. Tra le varianti è l'incomiciatura delle figure dei dodici apostoli mediante piccoli archi retti da colonnine. I listelli ripetono i motivi già adoperati a Trani. Un inserto modemo è costituito, nell'ultima fila in basso, da una formella con l'immagíne di Bacco, in cui il fonditore ha cercato di imitare lo stile di B., e da altre due in cui ricorre lo stemma del cardinal Roano da Monreale (1673-1703), che era stato promotore del restauro. Altri rifacimenti sono poi intervenuti sui listelli e sui bulloni.
La successione cronologica delle tre porte, delle quali solo quella di Ravello è datata, ha costituito un problema che ha trovato tra gli studiosi soluzioni diverse; la più attendibile sembra quella proposta dagli studi più recenti che sono anche i più approfonditi (v. Boeckler, 1953; Salvini, 1962) che vedrebbe quest'ordine di successione: Ravello (1179),Trani, Morireale. Essendo logico distanziare i tre lavori nel tempo, Trani e Motireale potrebbero trovare rispettiva collocazione intorno agli anni 1185 e verso il iigo, forse entro il 1189, anno della morte di Guglielmo II patrono della fabbrica di Morireale. Questa dislocazione delle tre porte nel tempo si contrappone a quella ritenuta attendibile dagli studi precedenti, che del resto è ancora da taluni accettata, e cioè: Trani (che si porrebbe al 1175 circa), Ravello (1179), Morireale (1186), sulla base della datazione a quest'anno della porta di Bonanno per la stessa cattedrale.
I motivi che hanno indotto a invertire l'ordine tra le due prime porte, anteponendo quella di Ravello a quella di Trani, si basano soprattutto su queste considerazioni: il carattere industriale dell'arte di B., che lo induce a riadoperare le stesse matrici, come giustificava la consecuzione di Ravello da Trani così ugualmente può farci ammettere l'opposto, il che ha più probabilità di essere in quanto interviene la terza porta (Morireale) che presenta analogie più strette con Trani che non con Ravello, e quindi di logica fa pensare a Trani come a precedente più immediato per la porta siciliana.
Quanto allo stile di B., molto vari sono gli influssi che gli studiosi hanno voluto rintracciare nei suoi bronzi: ricorre piuttosto costante il riferimento all'arte minore bizantina, specialmente eburnea e, per certi particolari, all'arte araba; non mancano gli accenni alle porte costantinopolitane importate nel meridione, ma questa ipotesi trova opposizione da parte di chi mette in evidenza la totale diversità della tecnica nuova di B., a rilievo -, altri si fanno assertori di influssi classici specifici, che andrebbero dalle terrecotte apule agli stucchi a incrostazione, mentre c'è chi sostiene una generica cultura classica tipica del meridione; altri ancora escludono voci classiche e bizantine per vedere nell'arte romanica di B. stimoli che gli verrebero d'oltralpe (Augusta), o da miniature lombarde.
Il fatto stesso che esista una tale varietà di interpretazioni rivela in B. un certo eclettismo e una non grande levatura artistica, senza che con questo si voglia qui condividere del tutto la posizione di coloro che negano al fonditore tranese ogni possibilità di elevazione al di sopra del ruolo di abile tecnico, dovendosi piuttosto forse vedere nelle sue opere una espressione non altissima certo, ma comunque tipica, dell'arte romanica nell'Italia meridionale, legata ancora a suggestioni orientali, ma già variamente libera nell'interpretarle: risultando B. notevole soprattutto come decoratore festoso e talora sottile.
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