BARTOLO da Sassoferrato
Nacque a Venatura, frazione rurale del Comune di Sassoferrato nell'Anconetano, territorio del futuro ducato di Urbino. La data di nascita, deducendola da quella della sua promozione al dottorato avvenuta in Bologna il 10 nov. 1334, quando B. era nel suo ventunesimo anno, va collocata tra il 10 nov. 1313 e il 10 nov. 1314.
Il padre si chiamava Francesco: ma ricorre nei documenti, dal diploma di dottorato e dal testamento di Bartolo ad altri atti, coi diminutivi di "Ceccus" o "Ciccus"; sembra sia stato un campagnolo benestante, ma non sono sufficienti a provarlo né un atto di vendita di tre mucche né l'atto di compera di un pezzo di terra. La madre si chiamava Santa. Resta insoluto il problema del cognome; gliene vennero attribuiti tre: Severi (dal Panciroli), Bentivogli (da ultimo, dal Woolf), Alfani (da Oldoinus, Pellini, Vermiglioli); i primi due con quasi nessun fondamento, quello di Alfani appare, ma solo in atti non anteriori al 1487, in un ramo di suoi discendenti (così nel giurista del Quattrocento Tindaro Alfani, lontano pronipote). Secondo il Tiraboschi, Severi sarebbe il cognome della famiglia patema, Alfani della matema. Secondo una tarda letteratura d'Oltralpe, d'intonazione antibartolistica (a cominciare dal Covarruvias, giurista spagnolo del sec. XVI, chiamato il Bartolo spagnolo), B. sarebbe stato di natali illegittimi, o quanto meno abbandonato dai genitori; secondo questa letteratura, il fatto troverebbe conferma nel silenzio di B. sulla propria infanzia, oltreché nelle sue confidenze sulla prima formazione culturale: mito creato sul calco della vita di altre personalità d'eccezione, e forse rispondente inconsciamente all'esigenza di porre la figura di B. fuori e sopra di ogni contingenza terrena. È probabile che non abbia portato alcun cognome: cosa, per i tempi, normale (J. L. J. van de Kamp).
In un famoso squarcio autobiografico inserito in una sua lezione (in Dig. Nov., De verb. oblig., I. quidam cum filio), B. ricorda di avere ricevuto la sua prima istruzione da un frate Pietro d'Assisi, del quale parla con commozione ("cum calamus hoc scribit, cordis oculus lacrymatur"): a quest'uomo, ch'egli descrive colto, di nessuna ipocrisia, di ammirevole santità (si trasferì poi a Venezia, dove fondò una "casa della pietà" per trovatelli, e venne chiamato perciò frate Pietro della Pietà), B. si sente debitore di quella formazione mentale che gli permise, a soli quattordici anni, di seguire a Perugia i corsi di diritto civile di Cino da Pistoia.
In realtà, era, il suo, un intelletto precocissimo: e si rifletta, come questa precocità di adolescente venisse severamente provata da un insegnamento fortemente critico che accusava la crisi di una tradizione metodologica di due secoli e gettava le basi di un nuovo indirizzo che sarebbe toccato a quel giovanissimo ascoltatore di poitare rapidamente alle massime altezze e a imprimergli il proprio nome. Senza dubbio, il magistero di Cino dovette esercitare su B. un'influenza decisiva: in quegli anni, Cino era nella piena maturità dell'attività scientifica, e, con l'apparizione ancor fresca della sua opera massima, la Lectura super Codice, all'apogeo della fama. In particolare proprio in quest'opera, che era stata scritta da Cino sotto il diretto influsso dei dialettici francesi conosciuti nel suo soggiomo giovanile alla scuola di Orléans, venivan segnati i canoni della nuova metodologia, cui si è alluso, nella esegesi dei testi degli iura civilia. B. non esiterà, in età matura, a riconoscersi debitore ad essa della propria formazione mentale: "suum fabricabat ingeniuni", come dirà il suo discepolo Baldo degli Ubaldi, ripetendo parole del maestro.
B. proseguì ben sei anni lo studio degli iura civilia, ma la prova finale del baccalaureato la sostenne a Bologna nel 1333, a vent'anni: sulle ragioni dell'abbandono di Perugia non abbiamo notizie, ma forse sono da mettere in rapporto col trasferimento di Cino allo Studio di Firenze, che può essere datato appunto fra il '33 e il '34. Il 15 dic. 1333, dunque, B. disputò pubblicamente alla scuola del suo maestro bolognese Iacopo Butrigario una quaestio, detta, dall'incipit, "Statuta civitatis Lucanae", ottenendo il titolo di "bachalarius". Nel citato squarcio autobiografico B. ricorda questo suo primo saggio di giurista ventenne con le semplici parole: "repetendo, et disputando, publice de iure respondi"; il saggio figura, nella raccolta delle sue opere, come quindicesima delle Quaestiones. Pochi mesi più tardi, ed esattamente il 17 sett. 1334, B. sosteneva le prove preliminari all'esame di dottorato: dai maestri Iacopo da Belviso (o, come risulterebbe dalla copia del diploma di laurea riportata dal Lancellotti, Iacopo Butrigario) e Pietro de' Cerniti gli furono assegnati, rispettivamente, come puncta di dissertazione la I. illud ff. quod metus causa (D. 4, 2, 10) e la I. i. C. quem ad modum testamenta aperiantur (C. 6, 32, 1). Superate queste prove, venne ammesso all'esame di dottorato davanti a una commissione composta da Giovanni Calderini, decretista, vicario dell'arcidiacono di Bologna, e da dieci doctores legum: Filippo de' Foscarari, Iacopo da Belviso, Pietro de' Cerniti, Francesco de' Liazzarii, anche in rappresentanza di Maccagnano d'Azzoguidi e di Taddeo Pepoli, Raniero da Forlì, Pietro de' Bonifazii, anche in rappresentanza di Tommaso Formaglini, Lorenzo, Bartolomeo Butrigali e Filippo Formaglini: presentatore, Iacopo Butrigarlo. La proclamazione solenne fu fatta il 10 novembre nella cattedrale di S. Pietro: secondo il rito, che è minutamente descritto nel diploma di dottorato, subito dopo la proclamazione fatta dal vicario, che conferiva a B. "legendi docendi et doctorandi Bononiae et ubique de caetero plenam licentiam et liberam facultatem", il promotore Butrigario consegnò a B. il libro dottorale, gl'impose il tocco e gli diede il bacio della pace e la benedizione dottorale.
Molto incerte le notizie intorno agli anni che seguirono immediatamente il conseguimento del dottorato, fino all'inizio del suo magistero a Pisa nel 1339. Furono anni che B. volle certamente dedicare all'esercizio di attività pratiche, mentre si preparava a salire la cattedra. E' sicuro l'assessorato a Todi, che deve ritenersi concluso prima del 16 maggio 1336, poiché un documento datato appunto a quel giorno lo ricorda come "olim assessor Tuderti": dopo, per breve tempo, a Cagli, allora alle dipendenze di Perugia (I). Segoloni). Il 23 ag. 1338 B. è presente a Macerata, come avvocato generale del rettore della Marca Anconetana, all'assoluzione del Comune e dei cittadini di San Ginesio dall'interdetto che li aveva cespiti per avere ospitato e favorito "fraticellos de paupere vita". Queste, le uniche notizie documentate. È ritenuto verosimile un suo assessorato a Cagli in quello stesso torno di anni.
È invece destituita ormai di ogni fondamento la notizia del sue ritiro a San Vittore, che sarebbe testimoniata in un brano autobiografico contenute nel commento alla Const. Omnem 5 haec autem tria, n. 7, dove l'autore narra: "apud sanctum Victorem... steti per magnum tempus ad studenduin et revidendum Jibros per me ipsum". Sennonché, l'intiero commento a quel paragrafo della costituzione giustinianea non è di B., ma di Cíno da Pistoia, come già avvertivano in calce alcune edizioni a stampa delle opere di B. ("et ista sunt verba Cyni") e ultimamente è stato confermato dalla restituzione a Cino della grande Lectura super Digesto Veteri che già il Savigny aveva ritenuta una lectura antiqua di B. e nella quale appunto figura il passo su riferito (D. Maffei): questione che riprenderemo oltre quando parleremo delle opere. Ma c'è di più: lo spunto autobiografico del ritiro a San Vittore, a scopo di raccoglimento e di studio, aveva fatto lavorare la fantasia dei biografi di B., che, a partire dal Diplovataccio, legarono quell'episodio con un altro che sarebbe occorso a B., stando alle parole del Diplovataccio, "existens iudex maleficiorum in civitate Bononiae": B. cioè, in questo uffizio, interpretando male una legge, avrebbe sottoposto alla tortura illecitamente un tale che, durante i tormenti, era morto; e il Comune di Bologna, in punizione, gli avi-ebbe inflitto il bando da Bologna. B. si sarebbe allora ritirato a San Vittore. Il fatto successo a B. è vero, e B. stesso ne parla nel commento a D. 48, 19, 7, dove, dopo aver esaminato il quesito: "quid si iudex torsit aliquem tantum quod mortuus est", riferisce: "hoc incidit mihi, quia dum videreni iuveneni robustum, torsi illum, et statim fere mortuus est*, senz'altri particolari. La fantasia dei biografi, volendo spiegare a ogni costo l'episodio del ritiro a San Vittore, peraltro, come ora sappiamo, estraneo alla vita di B., ricollegò i due episodi; ma già il Vermiglioli li separava, e il Tiraboschi qualificava "mera novella" l'episodio della tortura.
Altra notizia che non regge alla critica, anche se venne presa per buona dal Savigny e tutt'oggi qualcuno la ripete, èquella di un breve insegnamento di B. a Bologna nel 1338, come successore di Raniero Arsendi. Sta di fatto che l'Arsendi, quando nel '38 Bologna fu colpita da interdetto che sospendeva ogni facoltà di insegnare in questa città, dopo un breve soggiorno a Castel San Pietro si stabili a Pisa, insegnando in quello Studio; né a Bologna fece più ritorno, quando la città fu liberata dall'interdetto. Da questa circostanza sarebbe stata indotta la supposizione di un breve insegnamento bartoliano a Bologna che già il Ghirardacci affacciava, confondendolo con quel "publice de iure respondi" di cui B. parla a proposito del suo esame pubblico per il baccalaureato a Bologna: e infatti il Ghirardacci era stato costretto ad attribuire al 1333 l'insegnamento bolognese di Bartolo. Di questo insegnamento peraltro né B. stesso né altri parlano mai.
Nel 1339 B. è a Pisa; dapprima come assessore del podestà, poco dopo come professore. Iniziava dunque l'insegnamento universitario a ventisei anrii, esordendo con la repetitio ad l. si is qui pro emptore ff. de usucapionibus (p. 41, 3, 15). Lo stipendio assegnatogli fu di 150 fiorini d'oro, già ragguardevole tenendo presente l'età e il primo insegnamento. La casa privata dov'egli, com'era uso del tempo, impartiva le sue lezioni (il Comune gliene pagava l'affìtto) fu il castello dei Famigliati, situato in via Santa Maria nei pressi del duomo: sulla fine del Cinquecento, quando per ordine del granduca il castello venne restaurato e adattato a collegio, vi fu murata una lapide, che tuttora si legge, a ricordo del soggiorno di Bartolo. A Pisa B. ebbe come maggiore collega Raniero da Forlì, che era stato già suo maestro ed esaminatore a Bologna. là probabile, ma non sicuro, che abbia avuto già come allievo Baldo degli Ubaldi.
L'insegnamento pisano è documentato per il 1340 dalla quaestio 1, 2, datata Pisa, 12 febbr. 1340; per il 1341, dalla quaestio 1, 14, datata Pisa, 3 febbr. 1341 (con qualche discordanza nelle edizioni), e dalla repetitio ad D - 31, 66, 11, datata giugno di quell'anno; per il 1342, da una disputa tenuta da B. l'ii febbraio (Vat. lat. 10726, f. 181: B. Paradisi) e da una repetitio ad D. 45, 1, 4, 1, datata 15 novembre di quell'anno. Sappiamo poi con certezza che, come corsi ordinari, lesse nel 1340-41 l'Infortiatum, nel 1341-42 il Novum; è pensabile che nel 1339-40 avesse tenuto come suo primo corso la lettura del Vetus, che normalmente precedeva le altre. Nel 1342-43 lesse il Codex, ma non sappiamo se a Pisa o a Perugia: durante quell'anno scolastico si compì infatti il suo trasferimento allo Studio di Perugia, ed è datata Perugia, 29 marzo 1343 la repetitio: quod Nerva ff. depositi vel contra (D. 16, 3, 32); Perugia, 3 nov. 1343 è datata la celebre repetitio: omnes populis ff. de iustitia et iure (D. 1, 1, 9) secondo il DipIov. oliver. (G. Rossi); e ancora Perugia, 21 dic. 1343 è datata la quaestio 1, 7 in Vat. lat. 10726, f. 178 v (B. Paradisi; già segnalata da F. C. Savigny). Dalla chiusa di quest'ultima quaestio si ricava che nello stesso anno 1343 B. leggeva in Perugia il Vetus. Su questa ultima data concorda anche il ms. Haenel 15, f. 80 della Bibl. Universitaria di Lipsia.
Dallo studio di Perugia B. non si muoverà più, fino alla morte.
Possiamo seguire questo periodo perugino anno per anno, salvo una breve interruzione, rammentando opere o documenti riguardanti la vita di B. sicuramente datati:
1344: quaestio I, 3, datata 17 gennaio; annotata 28 giugno nel registro della confraternita dei disciplinati di S. Francesco in Perugia, concernente la spesa di libre una e soldi cinque pagati a ser B. da Sassoferrato per "lo conseglio che diè del testamento di Gigio di Ser Lemosina" (D. Segoloni); alcune repetitiones contenute nel Vat. lat. 2637 T. C. Savigny; J. L. J. van de Kamp).
1345: quaestio I, 9, datata 10 febbraio; allo stesso febbraio il Diplovataccio data una quaestio: An per sententiam, che non è stato possibile identificare (G. Rossi); la repetitio ad C. 8, 13, 3, datata 31 marzo (J. L. J. vari de Kamp).
1346: una disputatio sostenuta nel gennaio (Vat. lat. 10726, f. 176 v: B. Paradisi); un'altra disputatio sostenuta nel febbraio (ibid. f. 186 v.: B. Paradisi); la quaestio 13 Iudex maleficiorum, datata Pisa 1346 (T. Diplovataccio); alcune repetitiones datate nel ms. 385 di Perugia (E C. Savigny).
1347: quaestio VII Mulier habens amplum patrimonium, datata genn. (T. Diplovataccio).
1348: diploma di cittadinanza, con relative pratiche dei 21, 27 e 30 ottobre, concesso dal Comune di Perugia a B. (e al fratello Bonaccorso), con la motivazione: "... qui huic communi per plures annos servivit".
1349: repetitiones datate nel ms. 385 di Perugia T. C. Savigny).
1350: quaestio I, 8 del 21 dicembre. A questo punto, fra il 1350 e il '51, s'intercalano alcune notizie di un soggiorno di B. a Pisa, dove avrebbe tenuto la lettura dell'Inforttatum. Questo affermerebbe lo stesso B. nella lectura super Infortiato, I. Maevius 5 1 ff. de legatis II (D. 31, 68, 1): "repetitus per me Bart. ... nunc Infortiatuin legentem in alma civitate Pisarum sub a. d. 1351, de mense Iunii". Ma, come già intravide Savigny, si tratta con tutta verosimiglianza di errori di luoghi o di date che si sono perpetuati nella tradizione manoscritta, sulla fede dei quali il Diplovataccio poteva raccontare che B." cum. legisset Pisis per annos XI. fuit conductus Perusio [sic] de anno Domini 1351 ad legendum, et effectus fuit civis Perusinus": notizia contraddetta dal diploma di cittadinanza perugina, che è del '48, e presupponeva "plures annos" di servizi resi da B. al Comune di Perugia.
1351: altra annotazione nel ricordato registro della confraternita dei disciplinati di Francesco, che registra la spesa di 6 fiorini d'oro sostenuta "quando demmo mangiare ad Sere Francisco da Pisa et a Sere Bartolo da Sassoferrato et ad Sere Andrea da Monte Biano et a più persone" (D. Segoloni).
1354: quaestio I, 13, datata 22 febbraio; repetitio: de iustitia et iure nel ms. della Hospitalsbibl. di Cues, ff. 151-162 (B. Paradisi); repetitio ad I. admonendi ff. de iureiurando (D. 12, 2, 31); Tractatus repraesaliarum (prooem.: "... libellum ordine infrascripto transcriptum universitati praedictae [cioè allo studium Perusinum poco prima ricordato] tradidi a. d. a nativitate 1354 die penult. mensis Februarii": notizia confermata nel ms. di Dresda, Sáchsische Staatsbibl., 87, ff. 162-170 v: B. Paradisi).
1355: additiones alla Lectura super Codice, datate in quell'anno in un ms. visto dal Diplovataccio; Tractatus Tyberiadis (prooem.: "... sub forma infra scripta libellum composui, et universitati nostrae tradidi sub a.d. 1355"). Cade in quest'anno la sua ambasceria a Pisa, dove si trovava di passaggio l'imperatore Carlo IV: ottiene vari privilegi per la città di Perugia, nonché il diploma di conferma dello Studio; ed è insignito di blasone imperiale e varie prerogative, di cui poi riparleremo.
1356: quaestio I, 12, datata Perugia, febbraio. In un verbale di adunanza della solita confraternita dei disciplinati di S. Francesco, in data 13 ott. 1356, B. figura in prima linea tra i confratellì presenti. Il 14 maggio di quest'anno B. aveva fatto il suo testamento.
1357: quaestio I, 16, che nel ms. Haenel 15, ff. 95-97 (ora nella Universitátsbibliothek di Lipsia), porta questa sottoscrizione a penna: "disputata per me Bar. de Sax. Perusii sub a. d. MCCCI-VII die XXIII Aprilis".
A questo punto si arresta la serie di fonti datate riguardanti la vita di B.; e, con tutta probabilità, pure in quell'anno 1357 si arrestò, precocemente, la vita di Bartolo. È la data di morte che il Savigny ritenne più sicura di altre, come il 1355 e il 1359, che tomano in vari biografi, ma sempre arbitrariamente: anche perché ha il suffragio di un maggior numero di attestazioni, importante fra tutte quella del Tindaro, giurista. pronipote di B., che nel trattato De testibus (11, 9) parla dell'avo defunto "quadragesimum quartum annum suae aetatis agens", che toma appunto con la data di nascita del 1314: e sarebbe non verosimile che un discendente di B. non conoscesse la sua esatta data di morte.
Di nuovi dati possiamo aggiungerne uno, concordante, che si legge nel MS. 289, f. 119 della Hospitalsbibl. di Cues, in calce a una "repetitio per Barth. quondam Consiliarii [sicl ... qui obiit a. d. 1357 X. die mensis iulii" (B. Paradisi); e un altro, discordante, che si trova nel ms. 580 (E 5, 2) f. 302 v della Bibl. Angelica in Roma: "Bart. de S. ... qui hodie hoc est die 130 mensis iulii a. d. 1358 ... sepultus est..." (B. Paradisi), dove però stranamente colpisce la verosimiglianza della data del seppellimento di B. posteriore di tre giorni alla data della morte, 10 luglio, precisata nella precedente testimonianza, ma riferita a un anno avanti. Ammenoché si tratti di uno stile diverso nel computo degli anni, ab incarnatione o a nativitate, che portava a una differenza di nove mesi, e poteva eventualmente incidere sull'annualità.
Se questi dati biografici, scami, ma tra i pochi verificabili cronologicamente con le riserve che abbiamo premesse, vogliamo far vivere in una ricostruzione compiuta della vita di B., non abbiamo altra strada se non quella delle opere, con la quale sostanzialmente si identifica la breve vicenda terrena di Bartolo. Sennonché, è questo il punto dove vediamo spontaneamente incontrarsi e convergere due problemi apparentemente distinti e lontani: il problema critico dell'opera bartoliana, da ragionare tutto su basi di pura filologia, e il problema dell'influsso dell'opera bartoliana sulla scienza giuridica, in Italia e fuori d'Italia, che si racchiude scolasticamente nella secolare vicenda dell'opinio Bartoli o auctoritas Bartoli: problema eminentemente storico, che il termine "bartolismo", col quale correntemente lo si designa, non si sa fino a qual punto renda compiutamente, o se non piuttosto abbia contribuito ad alterame lo spirito.
Un caso non è che questa problematica sull'opera bartoliana, se non proprio nei termini in cui noi oggi possiamo individuarla, comunque in tutta la sua complessità, tale da investire l'intera personalità di B. da Sassoferrato, sia stata per la prima volta intravista da un giureconsulto che, pur nella scia del metodo bartolistico, per l'età stessa in cui visse, aveva dimostrato per chiari segni, non Ultimo quel suo latino forbito inconsueto tra i giuristi del tempo e più tardi lodato dall'Alciato (suo allievo), la sua sensibilità al movimento umanistico che agitava il mondo della cultura e cominciava a intaccare le fonti stesse della scienza giuridica tradizionale: Giason del Maino (1435-1519). S'inizia appunto conquesto giurista quella che potremmo chiamare la "filologia bartoliana" come attacco a fondo alle incrostazioni secolari (delle cui ragioni storiche pur si rendeva conto) che avevano profondamente alterato la figura bartoliana con quel coacervo inestricabile di opere di varia mole e importanza tquae come si espresse appunto Giasone attribuuntur Bartolo, et tamen non sunt Bartoli et ab eius stilo, et ordine multuin deviant" (Super Dig. Nov. ad l. quidam cum filium, ff. de verborum obligationibus). Era la prima, solenne denuncia di quel "bartolismo" deteriore che si era reso responsabile dell'alterazione dello spirito del metodo bartoliano cui abbiamo alluso: Giasone ebbe il merito di averne una consapevolezza lucidissima, anche sotto gli aspetti pratici della prassi giurisprudenziale sulla quale la opinio Bartoli incombeva, come quando, rivolgendosi appunto ai pratici, dava questo consiglio: "... et bene nota ut in practica scias evadere, et declinare auctoritatem Bartoli si allegaretur contra clientuluin tuuin in locis praeallegatis cum non reputentur scripta Bartoli" (ibid., n. 4 1) - Ammonimento, che il Savigny, e sulle sue orme il più recente biografo di B., il van de Kamp, sembrano fraintendere, scambiandolo per mero espediente ad uso degli uomini di foro, senza considerare ch'esso era il frutto di un approfondito esame critico dello stilus et ordo dell'opera bartoliana che lo aveva indotto ad espungerne non poche delle incrostazioni che la alteravano (ibid., nn. 39-41).
Questa esigenza critica è ormai presente alla coscienza dei giuristi: in quegli stessi anni Andrea Barbazza (c. 1400-1479) aveva osservato, senza peraltro affrontare concretamente il problema: "... multa attribuuntur Bartolo quae re vera non sunt, et illud accidit ex modica diligentia modema, quae vigilias antiquoruin apud Canonistas attribuit Ioanni Andreae et apud Legistas Bartolo: et nos caeci secunduin ipsum modo sequimur communem errorem". I tormenti dei Culti per i problemi di ricostruzione o attribuzione di testi cominciavano a far vergognare i giuristi della loro supina acquiescenza a errori secolari che erano sostenuti per forza d'inerzia dalla communis opinio.
Questo travaglio si è perpetuato con alterne vicende fino alle soglie dell'età moderna. Nell'opera del Savigny ha trovato un forte setaccio critico condotto per la prima volta con rigore scientifico, ma utilizzando ampiamente i risultati di insigni eruditi italiani che gli avevano preparato la strada: indubbiamente, per la eccezionale autorità di quel nome, fu quello di maggior risonanza, dal quale tutt'oggi non è possibile prescindere, anche se non sia però lecito accoglierne i giudizi di valore sull'opera di B. che ne scaturirono. Prova ulteriore di quell'intima connessione tra problema filologico e problema storico, che rende estremamente complessa la ricostruzione della figura di B. da Sassoferrato, e toglie a buona parte dei risultati di cui stiamo per rendere conto, siano pure dovuti alla affinatissima tecnica dei giorni nostri, ogni carattere di sicurezza e di stabilità: ammonimento, che è opportuno sia tenuto presente in tutto quello che stiamo ora per dire.
Com'è noto, g'insegnamenti fondamentali (lecturae ordinariae) dei maestri medievali di diritto vertevano sulle varie parti del corpus iuris civilis, che si venivano alternando negli anni accademici: rappresentano la parte più cospicua della loro opera scientifica. Dei nove volumi a stampa degli opera omnia di B., ne impegnano, infatti, otto.
Le esaminiamo partitamente, limitandoci a fare il punto sulle cognizioni attuali.
Lectura super Digesto Veteri. - Il catalogo degli stationari bolognesi assegnava a questa lectura (I partis: D. 1, i~D. i 1, 8; 11 partis: D. 12, i-D. 24, 2) l'estensione di 106 pecie. Il Vetus fu letto da B., per quanto sappiamo, a Pisa probabilmente nell'anno 1339-1340 (van de Kamp, p. 15), ed a Perugia nel 1343-1344 (Diplov., pp. 458 s. n. 20) e nel 1352 (se deve prestarsi fede all'annotazione contenuta nel ms. 343 dell'Universitaria di Pavia: Paradisi, p. 449).
Non era trascorso l'intero secolo XV e già si allineavano argomenti contro la paternità bartoliana della lectura sul I libro. Il problema era solo apparentemente filologicoerudito: Giasone del Maino (in Primam Dig. Vet. Partem Comment. l. omnes populi ff. de iustitia et iure [D. 1, 1, 9], n. 2 [ed. giuntina di Venezia, 1622, f. 13v; e si confronti Diplov., p. 457; Savigny, II, pp. 641 n. c, 642]) salvava B. da palesi contraddizioni - rilevate già da A. TartagM - negandogli la paternità di questa parte dell'opera esegetica: era il punto d'emersione del problema storico delle contrarietates Bartoli. Secondo Giasone (che a sua volta accettava la tesi del Tartagni), la lectura al I libro non è di B., ma "alterius qui forte pro co legebat", eccettuata la repetitio alla I. omnes populi ff. de iustitia et iure (D. 1, 1, 9), indubbiamente bartoliana. Non è privo d'interesse osservare la natura delle singole argomentazioni che venivano considerate decisive per l'attribuzione (o non attribuzione) del commento al I libro: Giovanni da Imola dava rilievo alle contraddizioni rilevabili fra le tesi sostenute da B. in altre opere e quelle sostenute dall'autore del commento al I libro, per escludere che potessero essere la medesima persona: si trattava appunto di salvare B. dalla contrarietas. Così anche il Tartagni e F. Comeo; ed una menzione particolare merita ancora Giasone, critico esemplare, equilibrato e convinto nelapplicazione degli stessi criteri.
Scendendo a dettagli, si ricorderà che - sempre nel I libro - il Diplovataccio, raccoglitore non sempre critico di tutte queste opinioni, negava in particolare l'autenticità dei commenti a D. 1, 3, 32 (1. de quibus ff. de legibus et senatusconsultis) (Diplov.'pp. 459 s.); D, 1, 7, 22 (1. si arrogator ff. de adoptionibus: l'attribuiva anch'egli a Baldo); D. 1, 14, 3 (1. barbarius ff. de officio praetoris: anche questo commento il Dipiov., p. 458, rivendicava a Baldo; cfr. Savigny, II, p. 643). Il criterio decisivo era sempre quello fornito dai caratteri stilistici.
Se dunque sull'autenticità del commento alla I. omnes populi ff. de iustitia et iure (D. 1, 1, 9) ccmposta, secondo il Dipl., p. 458, il 3 nov. 1343 a Perugia, non è mai stato avanzato alcun dubbio, per ciò che attiene invece al problema sollevato dai critici antichi in relazione all'intero I libro, occorre dire che "un esame scrupoloso dei singoli passi, se porta a rilevare che non pochi di essi si ispirano o sono addirittura tolti a prestito agli scritti di altri giuristi, fra i quali lo stesso Cino, non consente però di giungere a una negazione della paternità bartoliana dell'insieme" (Maffei, p. 8; così già Savigny, e ora Paradisi). Ma, pur "ammessa l'autenticità della maggior parte dei comme.-iti, si deve però rilevare che le parti spurie sono assai più numerose di quanto sia stato fin qui ritenuto" (Maffei, p. 21) e che "il debito dei commentari [sul I libro] comunemente ritenuti bartoliani verso la lectura ciniana è piuttosto rilevante", pur conservando tutti gli "aspetti oscuri che... caratterizzano il rapporto Cino-Bartolo" (Maffei, p. 42).
Fuori del I libro, l'erudizione antica segnalava altri commenti spuri: ad esempio, quello alla l. si quis ex argentariis ff. edendo (D. 2, 13, 6): Diplov., p. 460, lo attribuiva a Nicola Alessandri da Perugia, uno dei generi di B. (cfr. Savigny, p. 643). Lo stesso Diplovataccio rivendicava invece l'autenticità - in particolare - dei commenti alla I. admonendi ff. de iureiurando (D. 12, 2, 31: composto, secondo il Diplov., p. 460, a Perugia nel 1354) e alla I. i. si plures ff. de exercitoria actione (D. 14, 1, 1, 13: Composto a Perugia il 26 nov. 1343).
D'una lectura antiqua al Vetus s'è parlato dal Savigny in poi, identificandola nell'opera frammentaria conosciuta attraverso il ms. Savigny 22, ff. I-7Iv (D. 1, i-D. 1, 8), e il ms. Urb. lat. 172, ff. I-3Iv (Const. Omnem D. 1, 3, 32). Ed è la stessa opera da cui deriva il brano autobiografico (in Const. Omnem, S Haec [71), su cui i biografi antichi si fondavano per sostenere il soggiorno di B. a San Vittore (Diplov., p. 47 1), ed alcuni - in particolare - per riferire a B. giovane un episodio nient'affatto singolare la cui verosimiglianza può ammettersi su altre basi. In realtà quel passo appartiene alla divina ordinaria lectura di Cino, e i due mss. citati conservano un ampio squarcio - quello iniziale - dell'opera: al maestro pistoiese va quindi riferita la testimonianza del soggiorno a San Vittore. In alcune edizioni "la paternità ciniana (dal commento al 57 della Const. Omnem) si trova... proclamata nello stesso commentario attribuito a Bartolo", che è "tolto alla lettera dalla grande lectura ciniana sul Digestum Vetus" (Maffei); ma, prima dell'identificazione della divina lectura, mancava ovviamente la possibilità stessa d'un controllo. Una volta accertato così che la lectura attribuita dal Savigny a B. è una terza ed ultima opera di Cino sul Vetus rimasta incompiuta, con la quale i commentari pacificamente attribuiti ancora a B. si trovano in una connessione non del tutto chiara, resta agli studiosi il compito di dar corpo alle ipotesi - pur antiche e verosimili - d'una pluralità di stesure dei commenti al Digestum Vetus come, in generale, alle singole parti della compilazione giustinianea.
Manoscritti e prime edizioni. - La Lectura super Prima Digesti Veteris Parte [D. 1, i-D. i 1, 8] è oggi conservata manoscritta a Bruxelles (Bibliothèque Royale, 2723, 2724 f. 260v [D. 12, 2, 11]), Cambridge (Peterhouse Coll. Libr., 28), Cracovia (Biblioteca Univ., 338), Erfurt (Stadt- und Hochschulbibl., 226 ff. 73-112, 125-238), Londra (Gresham Coll. Libr., Norfolk 459; British Museum'Arundel'ms. 473 ff. 3-243), Luc(Bibl. Capit., 354), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4812, 4813), Roma (Bibl. Angelica, 582), Siviglia (Bibl. Colombina, 1. 2. 5), Torino (Bibl. Naz., H. I. II, I. 1. 14), Venezia (Bibl. Marciana, ZL. CCI ff. 1-210), Vienna (Oester. Nationalbibl., 151), Zurigo (Zentralbibi., Car. C. 3), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Vat. lat. 2285 ff. 1-151, 2594 ff. 1-242, 8569 ff. 1-286) ed a Tubinga (Stiftung Preussischer Kulturbesitz, Depot der Staatsbibl., Savigny 22 ff. 71v-87rb [D. 2, 5-D. 7, s, 81, 89-375 [i primi undici libri]).
La Lectura super Secunda Digesti Veteris Parte [D. 12, i-D. 24, 2] è a Cambrai (Bibl. Municipale, 640 [590]), Cambridge (Peterhouse Coli. Libr., 28), Cracovia (Bibl. Univer., 337 ff. i-111), Londra (Gresham Coli. Libr., Norfolk 459; British Museum, Artindel, ms. 489 ff. 6-160), Madrid (Bibl. del Escorial, d. IL 15; Bibl. Nacional, 1152, 115 3 ff. 1-232), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 6641-6642), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4812), Reims (Bibl. Municipale, 827 [H 6331, mutilo in principio, copiato nel 1412), Roma (Bibl. Angelica, 583, 584), Siena (Bibl. COM., I. IV. 7), Torino (Bibl. Naz., H. I. II, I. 1. 14), Venezia (Bibl. Marciana, ZL. CCI), York (Cathedral Library, 6), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Vat. lat. 2285 ff. 153-270V, 2595 ff. 1-229V).
Altri manoscritti recanti la Lectura super Digesto Veteri si conservano a Bruxelles (Bibl. Royale, 2716), Karlsruhe (Landesbibl., un ms.), Londra (British Museum, Arundel, ms. 473 ff. 257 ss.), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 5476-5477), Pavia (Bibl. Univ., 343 [il Paradisi ha segnalato in questo ms. un'importante annotazione, dalla quale si apprende che la lectura ivi contenuta venne raccolta a Perugia nel 1352]), Venezia (Bibl. Marciana, ZL. CCI, L. V. XIII ff. 11-20), York (Chapter Libr., XVI. p. 7), Città dei Vaticano (Bibl. Vaticana, Urb. lat. 172 ff. 32rb-300ra).
La Lectura ciniana, già attribuita a B., si conserva nei due mss. Tubinga, Stifiung Preussischer Kulturbesitz, Depot der Staatsbibl., Savigny 22 ff. I-7iva; Città del Vaticano, Bibi. Vaticana, Urb. lat. 172 ff. I-3Iva.
La Lectura alle due partes del Digestum Vetus comparve a Perugia nel 1471 PI (H. 2569), fu stampata ancora a Venezia nel 1477 (H. 2570), a Milano nel 1483 (H. 2582), di nuovo a Milano nel 1490 con le additiones del Tartagni (H. 2576), e innumerevoli altre volte. Si ebbero anche stampe separate della Prima Pars: a Venezia nel 1478 (H. 2570), nel 1475 (H. 2580), nel 1479 (H. 2581), e molte volte ancora; a Venezia nel 1490 con le aggiunte del Tartagni (H. 2575).
Lectura super Digesto Infortiato. - Sappiamo che B. lesse l'Infortiatum a Pisa nel 1340-1341 (van de Kamp) e si discute se ancora a Pisa lo leggesse nel 1350-1351 (Diplov., p. 461). Sempre movendo dall'osservazione delle contrarietates esistenti fra tesi sostenute in questa lectura e tesi sostenute in altre opere sicuramente bartoliane, Bartolomeo da Salicetonegava l'autenticità del commento all'Infortiatum. La paternità bartoliana fu difesa però da Giasone. Antonio Roselli e Felino (Sandeo?) ritennero che il titolo De excusationibus tutorum (D. 27, 1) non fosse di B., ma di Niccolò Spinelli napoletano (Diplov., p. 460). Della lectura a questo titolo esistono due forme diverse a stampa, una attribuita a B., l'altra a Niccolò Spinelli (Diplov., p. 461). Gli stationari bolognesi assegnavano alle due parti del commento di B. sull'Infortiatum 120 pecie.
La Lectura super Prima Parte Digesti Infortiati [D. 24, 3-D. 29, 71 si trova manoscritta a Bologna (Bibl. del Coli. di Spagna, 269), Bruxelles (Bibl. Royale, 2715, 2716), Cambrai (Bibl. Municipale, 641 [591]), Cambridge, (Peterhouse College Libr., 38), Cordova (Arch. de la Iglesia de la Ciudad, un ms.), Cracovia (Bibl. Univ., 336), Douai (Bibl. de la Ville, 581), Erfurt (Stadt- und Hochschulbibl., 207 ff. 1-313), Firenze (Bibl. Naz., IL 1. 217), Glasgow (Hunterian Museum Libr., 6), Lione (Bibl. Municipale, un ms.), Londra (Gresham Coli. Libr., Norfolk, ms. 430; British Museum, Arundel'ms. 444), Madrid (Bibl. Nacional, 196), Napoli (Bibl. Naz., Capestr. CCLXXIV), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4493, 4814), Roma (Bibl. Angelica, 585, 1749; Bibl. Casanat., 232), Siena (Bibl. Com., I. IV. 8), St. Omer (Bibl. de la Vifle, 443), Torino (Bibl. Naz., H. 1. 12), Venezia (Bibl. Marciana, ZL. CCII), Zurigo (Zentralbibl., Car. C. 5) e nella Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Ross. lat. 1060 ff. i-186v; Urb. lat. 170 ff. I-123v; Vat. lat. 2286 ff. I-148V, 2596 ff. I-115v, 2597 ff. 1-200, 2598 ff. I-118V).
La Lectura super Secunda Parte Digesti Infortiati [D. 30-D. 38, 171 è manoscritta ad Autun (Bibl. du Séminaire, 100), Bologna (Bibl. del Coli. di Spagna, 268), Bruxelles (Bibl. Royale, 271S, 2717, 2722), Cambrai (Bibl. Municipale, 642 [5921), Cambridge (Pembroke Coli. Libr., 138), Cracovia (Bibl. Univ., 334), Douai (Bibl. de la Ville, 581), Erfurt (Stadt- und Hochschulbibl., 207 ff. 314-409, 205), Firenze (Bibl. Naz., IL I. 217), Glasgow (Hunterian Museum Libr., 6), Lione (Bibl. de la Ville, un ms.), Londra (British Museum, Arundel, ms. 487), Madrid (Bibl. Nac., 196), Napoli (Bibl. Naz., III. A. 2), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4493, 4494, 4815; Bibl. Mazarine, 1415 [4491), Tori(Bibl. Naz., H. I. 12), Tours (Bibl. Publique. 644), Venezia (Bibl. Marciana, ZL. CCIII ff. 1-300); Zurigo (Zentralbibl., Car. C. 6) e nella Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Reg. lat. 1895 ff. 1-208; Urb. lat. 170 ff. 124-282V; Vat. lat. 2286 ff. 149-312V, 2596 ff. 116-245, 2597 ff. 200-413V, 2598 ff. 119256V, 2599 ff. 1-286).
Altri manoscritti contenenti la Lectura super Digesto Infortiato sono a Cambridge (Peterhouse Coli. Libr., 0. 3. 7-0. R. 307), Karlsruhe (Landesbibl., St. Peter 12), Lucca (Bibl. dei Canonici di S. Martino, 358, 361, 363), Monacc di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 12233), Roma (Bibl. Casanatense, D. I. 11, 232), nella Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Urb. lat. 167 ff. I-2V; Vat. lat. 2294 [D. 32, 1, 18-22], 2683 ff. 69v-giv).
Numerosissime le edizioni a stampa: la Prima Pars apparve a Trevi nel 1471 (H. 2590), poi nel 1477 a Venezia (H. 2589), di nuovo a Venezia nel 1478 (H. 2590) e molte volte ancora. A Venezia nel 1490 fu stampata per la prima volta insieme con le additiones di Alessandro Tartagni (G. K. W. 3622). La Secunda Pars fu edita per la prima volta a Perugia nel 1474-1475 (G. K. W. 3629), nel 1475 a Venezia (G. K. W. 3630) e così via; le aggiunte dei Tartagni comparvero nella stampa milanese del 1491 (H. 2594).
Lectura super Digesto Novo. noto che B. lesse il Novum a Pisa nel 1341-1342 (Diplov., p. 461), ma deve ricordarsi che il commento a D. 41, 3, 5 nelle edizioni a stampa accenna alla peste del 1348 (van de Kamp, Segoloni). Gli stationari bolognesi davano alle due parti della lectura l'estensione di 140 pecie.
La Lectura super Prima Parte Digesti Novi [D. 39, i-D. 44, 71 si conserva manoscritta ad Assisi (Bibl. del Convento di S. Francesco, 208), Bologna (Bibl. del Collegio di Spagna, 267), Bruxelles (Bibl. Royale, 272 1), Cambrai (Bibl. Munic., 637 [5871), Cordova (Arch. dè la Iglesia de la Ciudad, un ms.), Cracovia (Bibl. Univer., 33s), Erfurt (Stadt- und Hochschulbibl., 198, 200, 196), Heilbronn (Oeffentliche Bibl., 3), Londra (British Museum, Arundel, ms. 477), Madrid (Bibl. Nac., 197), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 3633), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4498, 4510 A, 48IS, 4819, 4817), Reims (Bibl. Munic., 828 [H 638]), Roma (Bibl. Angelica, 581, 586, 587; Bibl. Corsiniana, 36. G. 5), St. Omer (Bibl. de la Ville, 482 ff. I-228r), Subiaco (Bibl. Sublacense, 114), Torino (Bibl. Naz., H. 1. 3), Città del Vaticano, (Bibl. Vat., Ross. lat. 1059 ff. 14-179v; Urb. lat. 169 ff. I-140v; Vat. lat. 2600 ff. i-140v, 2602 ff. I-144V, 2606 ff. 1-137). La Lectura super Secunda Parte Digesti Novi [D. 45, i-D. 50, 171 si trova manoscritta a Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 266), Bruxelles (Bibl. Royale, 2718), Cambrai (Bibl. Municipale, un ms.), Cracovia (Bibl. Univ., 340), Erfurt (Stadt- und Hochschulbibl., 196, 197), Erlangen (Universitátsbibl., 796), Londra (British Museum, Arundel, ms. 477), Madrid (Bibl. Nac., 197, 1153), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 3634, 5475), Oxford (New Coll. Libr., 178), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4817, 4818), Reims (Bibl. Munic., 829 [H. 6391: reca notizie biografìche), Siena (Bibl. Com., I. IV. 9: mutilo), St. Omer (Bibl. de la Ville, 463), Torino (Bibl. Naz., H. 1. 4, H. 1 5, H. 1. 6), Utrecht (Universitátsbibl., 613 [= 6. A. 91), Zurigo (Zentralbibl., Car. C. 4),Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Reg. lat. 1890 ff. I-306v; Urb. lat. 169 ff. 141-328; Vat. lat. 2287 ff. 151-383V, 2601 ff. I-2IOV, 2603 ff. I-258V, 2604 ff. I-306V, 2605 ff. I-178V, 2606 ff. 139-338V, 2607 ff. 1-341). Altri manoscritti contenenti la Lectura Super Digesto Novo sono a Lucca (Bibl. dei Canonici di S. Martino, 355), Tours (Bibl. Publique, 1504), York (Cathedral Libr., XVI. p. 6).
La Lectura super Prima Parte Digesti Novi comparve, in una edizione a stampa, nel 1471 a Venezia (H. 2606), ancora a Venezia nel 1476 (H. 2607) ed altie innumerevoli volte; le additiones dei Tartagni vennero stampate insieme con essa per la prima volta a Venezia nel 1494 (H. 2612). Sembra che al 1475 risalga la prima stampa - quella napoletana - della Lectura super-Secunda Parte Digesti Novi (G. K. W. 3564), seguita da quella bolognese dei 1477 (H. 2618), dalle due veneziane del 1478 (G. K. W. 3566 ed H. 2608) e da altre numerosìssime. Le aggiunte dei Tartagni comparvero nell'edizione veneziana del 1491 (G. K. W. 3575).
Lectura super Codice. - Sappiamo che B. nel 1342-1343, se ancora stava a Pisa, vi leggeva il Codex. Il Diplovataccio non affaccia alcun dubbio sull'attribuzione di questa lectura a B.: segue soltanto il Tartagni nel ritenere che il commento all'Auth. Hoc locum post I. unicam C. si secundo nupserit mulier (C. 5, 10) non sarebbe di Bartolo. Lo stesso Diplovataccio conosceva poi delle additiones al Codex, raccolte da un alunno di B. a Perugia nel 1355 (sicché dovrà pensarsi che B. anche in quell'anno a Perugia leggesse il Codex). Ma più importante è un'annotazione marginale allare petitio: habeat unusquisque, C. de sacrosanctis ecclesiis (C. 1, 2, 1) nel Ms- 1434 [448] f. 68 della Bibl. Mazarine: "... in civitate Perusii anno domini MCCCXLIIII, die XXIIII octobris, anno quo legit Codicem ordinarie". A questo commento gli stationari bolognesi assegnavano l'estensione complessiva di 75 pecie.
Manoscritti contenenti la Lectura super Prima Parte Codicis [C. I, I-C. 5, 751 si trovano a Bologna (Bibl. del Collegio di Spagna, 271), Cambrai (Bibl. ~cipale, 636 [586], 639 [5891), Cracovia (Bibl. Univ., 339 ff. I-170v), Lipsia (Universitätsbibl., 908), Londra (British Museum, Arundel, ms. 478), Madrid (Bibl. dei Escorial, d. 1. 2), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4820), Torino (Bibl. Naz., H. I. 20), York (Cathedrai Líbr., 6), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Ross. lat. 963 ff. 2-195; Urb. lat. 171 ff. I-2IIV; Vat. lat. 2288 ff. I-152V, 260g ff. 1-161, 260g ff. 1-129).
La Lectura super Secunda Codicis Parte [C. 6, I-C. 9, 51] si trova manoscritta a Bologna (Bibl. del Collegio di Spagna, 270), Cracovia (Bibl. Unìv., 337 ff. 113-279), Lipsia (Univelsitátsbibl., 908), Londra (British Museum, Arundel, ms. 478), Madrid (Bibl. del Escorial, d. 1. 2), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 45 14 f. 59 [C. 7, 45, 1, 4 S.], 4820), Torino (Bibl. Naz., H. 1. 20), York (Cathedral Libr., 6), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Reg. lat. 1889 ff. 3-158; Ross. lat. 963 ff. 197-362; Urb. lat. 173 ff. I-193v; Vat. lat. 2288 ff. 153-271, 2608 ff. 163-281, 260g ff. 13I-522V). La lectura si conserva ancora in manoscritti di Bruxelles (Bibl. Royale, 2584, 2720), Cordova (Arch. de la Iglesia de la Ciudad, un ms.), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel II ff. 37-112 [frammentario]), Lucca (Bibl. dei Canonici di S. Martino, 350), Madrid (Bibl. del Escorial, E. 11. 13), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 6636), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4548), Schlagl (manoscritto Cpl. 458 [?] ff. 1-7 [con annotazioni che distinguono due diverse lecturae al Codex: cfr. Paradisi, pp. 464 s.), Roma (Bibl. Angelica, 580), Torino (Bibl. Naz., H. 11. 23), York (Cathedral Libr., XVI. p. 5). Chi ha segnalato il ms. 485 della Bibliothèque de la Ville di St. Omer ha probabilmente confuso il commento di B. con quello di Bartolomeo da Saliceto (Feenstra).
Edizioni separate della Prima Pars: Napoli 1471 (H. 2540), Venezia 1476 (H. 2542), ancora Venezia 1478 (H. 2543), cui seguirono molte altre; la prima con additiones di Alessandro Tartagni è quella veneziana del 1490 (H. 2547). Della Secunda Pars: con le tre più antiche edizioni già ricordate; la prima con additiones del Tartagni è datata al 1490 da Milano (H. 2547).
Lectura super Tribus Libris. ~ B. commentò fino a C. I 1, 35 escluso: la lectura - iniziata " o almeno parzialmente rimaneggiata, da B. non prima del 1353 (Segoloni) - fu compiuta, a dire di Angelo Gambiglioni (seguito da Giasone e dal Diplovataccio), da Conte da Perug;a, giurista attivo nella seconda metà dei sec. XIV. Ma certamente di B. è la repetitio diffusa poi anche col titolo di Traetatus de nobilitate mulierum (ad C. 12, 1, 1). Secondo un'annotazione contenuta in un ms. fiorentino, l'estensione dell'intera lectura era di 15 pecie.
Conservano la lectura alcuni manoscritti di Berlino (Preuss. Staatsbibl., Lat. 170), Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 1-68v), Cambrai (Bibl. Municipale, 635 [5851 ff. 1-69), Cordova (Arch. de la Iglesia de la Ciudad, un ms.), Leida (Bibl. der Rijksuniversiteit, d'Ablaing 5), Lipsia (Univestitátsbibl., 915 ff. 2- 119), Londra (British Museum, Arundel, ms. 479 ff. 25-91), Madrid (Bibl. Nac. 576 ff. 165215), Napoli (Bibl. Naz., 134), Parigi (Bibl. Mazarine, 1434 [448] ff. 15-39), Roma (Bibl. Angelica, 580 ff. 101-188, 275 ff. 288-288v), Venezia (Bibl. Marciana, L. V. III. ff. 1-56), Verona (Bibl. Capitolare, 367 ff. 141-210), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Reg. lat. 1889 ff. 159-223; Ross. lat. 1080 ff. 287-337; Vat. lat. 2608 ff. 282-33IV, 260g ff. 227-278v).
La prima edizione a stampa è quella mantovana del 1476 (H. 2557), seguita dalla veneziana del 1477, recante le additiones del Tartagni e di Angelo degli Ubaldi (H. 2558) e da innumerevoli altre.
Lectura super Authentico. - Giasone e il Tartagni negavano a B. la paternità di quest'opera, fondandosi sopra osservazioni stilistiche, accettate anche dal Diplovataccio, e su altre ragioni quale la presenza in essa di citazioni da testi canonistici; ma davano essi medesimi la notizia che B. aveva certamente scritto un commento a questa parte della compilazione. L'argomentare dei critici antichi non ha convinto il Savigny.
Un manoscritto contenente la lectura - unico per le attuali conoscenze - è il Vat. lat. 2610 ff. 244-335 della Biblioteca Vaticana. Le prime edizioni sono quelle milanesi del 1480 (H. 2626 e 2623), quella pubblicata a Norimberga nel 1481 (H. 2627), quella stampata ancora a Milano intorno al 1485 (H. 2622), seguite da numerose altre. La stampa veneziana del 1492, in cui la lectura all'Authenticum accompagna quella ai Tres Libri, è la prima che accolga le aggiunte del Tartagni (H. 2631, 2565).
Una Lectura Institutionum comparve a stampa col nome di B. nei primi anni del Cínquecento (a Pavia nel 1504, a quanto risulta dalle ricerche del Feenstra) e fu edita poi più volte; negli Opera lionesi del 1561 venne inserita per la prima volta nell'intero corpus bartoliano. Il Diplovataccio a stampa negava per ragioni stilistiche l'autenticità di questo commento; il Panciroli, poi, aprirà la serie delle congetture, sestenendo che l'opera appartiene a Bartolomeo da Novara. Dopo l'attribuzione a jacques de Revigny (Meijers), la questione della paternità di questa lectura non è ancora chiusa, attendendosi uno studio che fondi le sue conclusioni sopra un esauriente esame storico-giuridico dell'opera intera (v. "Bartolomeo da Novara", in questo Dik.).
Repetitiones a singole leggi della compilazione giustinianea si conservano come brevi opere a sé: qui di seguito ne indichiamo alcuni esempi.
Repetitiones al Digesto: alla I. omnes populi ff. de iustitia et iure (I). 1, 1, 9), datata Perugia, 3 nov. 1343 (Diplovataccio), è quella cui s'è già fatto cenno. Si trova manoscritta a Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 54r-62r [data: Perugia, 3 nov. 13431), Cues (Hospitalsbibi., 257 ff. 151-162 [datata 13541, 264 ff. 152-156), Lipsia (Universitátsbibl., 1054 pp. 243-254, 1089 pp. 210-217), Rejms (Bibl. Munic., 829 [H. 6391 f. 160), Trevíii (Stadtbibl., 923 ff. 239-248), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5125 ff. 245-256), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Ross. lat. 846 ff. 98-104v; Vat. lat. 10726 f. 217); alla l. de quibus ff. de íegibus et senatusconsultis (D. 1, 3, 32): Londra (British Museum, Arundel, ms. 473 ff. 2436); alla I. si adrogator ff. de adoptionibus et emancipationibus (D. 1, 7, 22): Londra (British Museum, Arundel'ms. 473 ff. 244-246); alla I. barbarius ff. de officio praetorum (D. 1, 14, 3): Londra (British Museum, Arundel, ms. 473 ff. 247-249); alla l. extra territorium ff. de iurisdictione (D. 2, 1, 20): in alcuni manoscritti di Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4495 ff. 276v, 4514 f. 278, 4591 f. 120v); alla I. tale pactum ff. de pactis (D. 2, 14, 40): Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 94-98v); alla I. ex quacumque ff. si quis in ius vocatus non ierit (D. 2, 5, 2): Londra (British Museum, Arundel, ms. 473 ff. 249v250); alla l. Iulianus ait ff. qui satisdare cogantur (D. 2, 8, 11): Londra (British Museum, Arundel, ms. 473 ff. 250V-25I); alla I. si quis ex argentariis ff. de edendo (D. 2, 13, 6): Londra (British Museum, Arundel, ms. 473 ff. 251V-255); alla I. quid ergo poena ff. de his qui notantur infamia (D. 3, 2, 13, 7): Lipsia (Universitátsbibl. 1089 ff. 200-204); alla I. pater filium ff. de inofficioso testamento (D. 5, 2, 14): Londra (British Museum, Arundel, ms. 473 ff. 256-257); alla I. non ideo ff. de reivendicatione (D. 6, 1, 66): in un ms. di Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4590 f. 175); alla l. i. ff. si certum petatur (D. 12, 1, 1): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 239r240r); alla I. certi condictio ff. si certum petatur (D. 12, 1, 9): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 240r-24IV); alla l. singularia ff. si certum petatur (D. 12, 1, 15): Bruxelles, (Bibl. Royale, 2719 ff. 242V-244r); alla l. Vinum ff. si certum petatur (D. 12, 1, 22): Bruxelles (Bibl. RoyalC, 2719 ff. 241V-242r); alla I. cum fundus servum tuum ff. si certum petatur (D. 12, 1, 31, 1): Bruxelles (Bibl. RoyalC, 2719 ff. 244r-245); alla l. lecta ff. si certum petatur (D. 12, 1, 40): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 245r-246r); alla l. eius qui in provincia ff. si certum petatur (D. 12, 1, 41): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 246r-247v); alla l. iusiurandum procurator ff. de iureiurando (D. 12, 2, 17, 3): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 247V-248r), Lipsia (Universitátsbibl, 1054 ff. 198v-199); alla I. admonendi ff. de iureiurando (D. 12, 2, 31): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 248V-250v), Madrid (Bibl. del Escorial, c. Il. 8 f. 204, dov'è datata Perugia, 3 febbr. 1352), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4499 f. 1); alla l. in actionibus ff. de in litem iurando (D. 12, 3, 5): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 250v251r); alla l. si pecuniam ff. de condictione causa data causa non secuta (D. 12, 4, 5): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 251V-252r); alla l. frater a fratre ff. de condictione indebiti (D. 12, 6, 38): Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 226-229V); alla l. sed mihi S in hac actione ff. commodati (D. 13, 6, 3, 2): Lipsia (Universitátsbibl., 1089, ff. 208-210); alla l. utilitatem § si plures ff. de exercitoria actione (D. 14, 1, 1, 13): Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 222V-224v); alla I. sed si ego ff. ad senatusconsultum Velleianum (D. 16, 1, 4): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4514 f. 105); alla I. quod Nerva ff. depositi vel contra (D. 16, 3, 32): Graz (Universitátbibl., 465), Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 224-228v), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4514 f. 33v, 4557 f. 131); alla l. si societatem ff. pro socio (D. 17, 2, 6): Grenoble (Bibl. Publ., 490 ff. 339-340), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4591); alla I. societatem mecum arbitrorum ff. pro socio (D. 17, 2, 76): Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 118r- I 26r: il catalogo la dà per il Tractatus de arbitris); alla I. competit S item ff. locati conducti (D. Ig, 2, 15, 6): Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 228V-230); alla l. cum de iureiurando ff. de usuris et fructibus (D. 22, 1, 6): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4514 E 21, 4499 f. 7); alla l. filio praeterito ff. de iniusto rupto irrito facto testamento (D. 28, 3, 17): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4499 f. 207v): alla l. filius familias 5 divi ff. de legatis i. (D. 30, 114, 14): Bruxelles (Bibl. Royale, 2717 ff. 252V-253v); alla l. Mevius S duoruin ff. de legatis ii. (D. 31, 66, 1): Bruxelles (Bibl. Royale, 2717 ff. 254v-258v), Firenze (Bibl. Naz., IL 1. 217); alla I. patronus S Sempronio ff. de legatis iii. (D. 32, 35, 1): Bruxelles (Bibl. Royale, 2717 ff. 253V-254v); alla I. si is qui ducenta ff. de rebus dubiis (D. 34, 5, 13 [141): Bruxelles (Bibl. Royale, 2717 ff. 258V-261r); alla l. quominus ff. de fluminibus (D. 43, 12, 2): Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 242r-245r: ètrascritta di seguito al Tractatus Tyberiadis [Feenstra]); alla I. stipulationes non dividuntur ff. de verborum obligationibus (D. 45, 1, 72): Reims (Bibl. Munic., 768 [H. 6471 f. 295); alla l. divus ff. de custodia reorum (D. 48, 3, 3): Oxford (Aenei Nasi Coll., 14 f. igi); alla I. de minore 5 plurimum ff. de quaestionibus (D. 48, 18, 10, 5): Oxford (ibid., f. 188v).
Repetitiones al Codice: alla l. cunctos populos C. de summa trinitate et fide catholica (C. 1, i, i): Erlangen (Universitátsbibl., 597 f. 278), Lipsia (Universitátsbibl, 1089 ff. 217-222V), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4557 f. 146v, 4591 f. 98v), Reims (Bibl. Munic., 829 [H. 6391 f. 149v), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Ross. lat. 846 ff. 79-83v, 347, datata 1344; Vat. lat. 2589 f. 70, 2637 f. 168); alla I. habeat unusquisque C. de sacrosanctis ecclesiis (C. 1, 2, 1): Parigi (Bibl. Mazarine, 1434 1448] ff. 56 ss., dov'è datata Perugia, 24 ott. 1344; Bibl. Nat., Lat. 4557 f. m8v, 4591 f. iii), Reims (Bibl. Munic., 829 [H. 6391 f. 154, dov'è datata dicembre 1357); alla l. placet C. de sacrosanctis ecclesiis (C. 1, 2, s): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4499 f. qv); all'Auth. ingressi post C. 1, 2, 13: Lipsia (Universitátsbibl, 1089 ff. igi-196); al titolo C. 2, 12, 13 (è forse quella che viene designata alcune volte come de procuratoribus): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 45 14 f. 298v), Treviri (Stadtbibl., 923 ff. 249254); alla I. arbitrorum C. de receptis (C. 2, 55, 3): Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 89 ss.); all'Auth. at qui semel post C. 4, ig, ig: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 258r-260v); alla I. Vectigalia C. Vectigalia nova institui non posse (C. 4, 62, 2): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4514 E 29); alla I. consentaneum C. quomodo et quando iudex sententiam proferre debet praesentibus partibus (C. 7, 43, 8): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4514 f. 23V); alla I. unica C. de sententiis quae pro eo quod interest deferuntur (C. 7, 47): Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4514 f. 25); alla I. creditores C. de pignoribus (C. 8, 13, 3): Patigi (Bibl. Nat., Lat. 4558 f. 21; Bibl. Mazarine, 1434 14481 E 92); alla I. creditor ed all'Auth. hoc ita C. de duobus reis (C. 8, 391401, 1): Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 246r-257r, dove reca la data del 1346); alla l. mulieres C. de dignitatibus (C. 12, 1, 13) - altre volte è la repetitio alla I. si ut proponitis (C. 12, 1, 1) - è la sola parte del commento ai Tres Libri che il Diplovataccio - come s'è riferito - attribuiva a B.: Berlino (Preuss. Staatsbibl., Lat. 170 f. 242), Greifswald (Bibl. der Nikolaikirche, io. B. V f. 164), Klosterneuburg (Bibl. dell'Abbazia, 194 ff. 127 ss.), Lione (Bibl. Munic., 365 [2931 ff. 53v-61), Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 204-208) Reims (Bibl. Munic., 829 [H. 6391, ff. 131-134), Treviri (Stadtbibl., gio ff. 13IV-138), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5063 ff. 263-270, 5513 345-351).
Altre repetitiones a singoli frammenti della compilazione giustinianea si conservano a Bruxelles (Bibl. Royale, 2717 ff. 252-261, 2719 ff. 226V-229V, 233-253, 2724 ff. 54-62, 62-66v), Cues (Hospitalsbibl., 289 ff. 33viig, con notizia biografica), Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 82, 126, 179, 270), Firenze (Ribl. Mediceo-Laurenziana, cod. V ff. 245v ss.; Bibl. Naz., Magliabech. II. II. 64 ff. 175 ss., II. IV. 438, 11. 11. 369 ff. 89-93, 111-116, 121), Graz (Universitátsbibl., 465), Lipsia (Universitátbibl., 1054 ff. 243-254, 1089 ff. igi-196, 200-2301 Haenel 15 ff. 89-98v), Madrid (Bibl. del Escorial, d. II. 10 ff. 61 ss., d. 11. 18 ff. 323 ss.; Bibl. Alta, II. C. 8; Bibl. Nacional, 12149 ff. 24-25v, 100v-103v, 119-122), Napoli (Bibl. Naz., Misc. I. A. 16 ff. 144 ss.), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4499 ff. 9V, 202V, 4514 ff. 23V, 25, 29, 275, 278, 298V, 4557 ff13, IISv, 4558 f. 56, 4591 f. iii; Bibl. Mazarine, 1434 14481 ff. 56-68 [una repetitio è datata 24 ottobre 13441, 74v-83, 85v-90v, 92-105, 123-126), Perugia (Bibl. Com., E. 49), Torino (Bibl. Naz., F. 111. 3, H. II. 23), Treviri (Stadtbibliothek, 923 ff. 100-101), Vienna (Schottenstiftsbibl., 83 ff. 107riogv), Città del Vaticano (Bibi. Vat., Urb. lat. 171, 173, 182; Vat. lat. 2594 ff. 242V268V, 274V, 2589 ff. 89, 55, 79, 87, 2618, 2637 ff. 167 s., 2642 f. 123, 2625 f. 166, 2638 ff. 12, 113, 2656 ff. 59, 98, 2678 ff. 83, 86, 88, 94, 108, 111-114, 2693 ff. 110, 112, 5773 ff. 12, 13, 10726 f. 233), Zurigo (Zentralbibi., C. 104 13141 ff. 286-308v).
In alcuni manoscritti le repetitiones si trovano copiate al termine della ìectura alla parte della compilazione cui si riferiscono: così in tre della Biblioteca Vaticana (Urb. lat. 171, 173, 182); in altri, la repetitio è copiata di seguito al brano della lectura sul frammento giustinianeo cui si riferisce: così la repetitio a D. 33, 1, 66 nel ms. II. 1. 217 della Bibl. Naz. di Firenze.
Quaestiones. - Il Diplovataccio (p. 466) attesta che B. "plures quaestiones seu dísputationes disputavit". Sulla fonna-quaestio, ritenuta per solito quella più chiaramente indicativa e caratteristica della temperie culturale in cui B. operò, basterà dire che essa è semplicemente l'antica forma-brocardum: sviluppando ciascuna delle due possibili tesi contrapposte (pro-contra), attinge una solutio dell'antinomia. Le quaestiones attribuite a B., così nella prima raccolta a stampa come in quella ampliata dal Diplovataccio, s'articolano tutte in questa sequenza di tre momenti della riflessione giuridica, svelandone la profonda unità. Né deve ravvisarsi in ciò un tributo alla cadente tradizione bolognese, né un cedimento alle suggestioni del metodo filosofico-teologico (da ultiino, Vieliweg); al contrario, è forse questa una delle forme in cui più palesamente il pensiero giuridico manifesta la relativa autonomia e originarietà delle proprie esigenze e dei propri strumenti, vale a dire della propria funzione.
Conservano quaesttones attribuite a B. alcuni manoscritti, conservati a Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 25, 253-286), Cues (Hospitalsbibl., 257 ff. 190-205), Firenze (Bibl. Mediceo-Laurenziana, 95 f. 61), Grottaferrata (Bibl. dell'Abbazia, Z. Y I f. 323), Karlsruhe (Landesbibl., Reichenauer 8 ff. '50r-'51), Lione (Bibl. Munic., 384 [313] f. 237v [una di queste tre quaestiones è datata 21 febbr. 13541, 387 [3161 ff. 9194r, 99 ss.), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 27-40, 43v-47v, 65-68v, 75v-80, 106107v), Londra (British Museum, Arundel, ms. 477 f. 337), Madrid (Bibl. del Escorial, d. II. 10 f. 80 [dove una quaestio è datata Perugia, 21 dic. 1351]; Bibl. Nacional, 2146 ff. 70v-96v, 12148 ff. 147-156v), Modena (Bibl. Estense, 382), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 5479 f. 187, 26669 ff. 349-368, 26912 f. 1'3), Napoli (Biblioteca Nazionale, Misc. IL A. 16 f. 6v), Olomouc (Bibl. Capitolare, 442 ff. 42ir422r), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4591 f. 165 [quaestio IXI, 4558 f. 35 [quaestio IX]), Praga (Bibl. Capitolare, 1131 ff. 267V-278v), Venezia (Bibl. Marciana, L. V. III, L. V. CXVII, ZL. CCIX ff. 70-71), Vienna fflesterreichische Nationalbibl., 5045 f. 78 [Quaestio: Quae dicuntur verba iniuriosa]), Zurigo (Zentralbibl., C. 104 13141 ff. 265283v, 309-320V), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Borgh. 375 f. iv; Barb. lat. 1398 f. 71; Ross. lat. 1058 ff. 77v [è forse la quaestio Il, 124v-126v; Vat. lat. 2289 ff. 73-75v, 97-99, 216-249V, 2605 E 198, 2656 ff. 52, 53, 89, 96 [quaestio IX], 100, 2660 ff. 293-296, 2678 ff. 89, 93, 5773 f. 84, 8068 f. 124V, 10726).
La prima edizione a stampa d'una raccolta di quaestiones attribuite a B. pare sia quella veneziana di Vindelino da Spira, 1471 (H. 2638). Comprende 18 quaestiones: I Lucanne civitatis statuto cavetur (che l'edizione giuntina del 1615 data da Pisa il 12 febbr. 1342); II Pisanne civitatis consilium decrevit (datata Pisa, 15 gennaio 1440 [!]; III Perusinae civitans statuto cavetur (datata Perugia, 17 gennaio 1344); IV Publicanus quidam emit a Communi Perusii; V Adunantia Generalis Communis Perusii; VI Lapus fuit captus; VII Mulier habens magnum patrimonium (datata Perugia, 21 dicembre 1347); VIII Per Itaiam communiter sunt statuta (datata Perugia, 21 dicembre 1350); IX Iudex per imperitiam iudicavit (datata Perugia, 10 febbraio 1345); X Debitor in diem cognovit; XI Habeo filiam naturalem ex muliere (datata da Perugia); XII Quidam reliquit, vel donavit (datata Perugia, febbraio 1356); XIII Filiumadultum testator instituit (datata Perugia, 22 febbraio 1354); XIV Iudex maleficiorum super accusatione (datata Pisa, 2 febbraio 1350); XV Statuto civitatis Lucanae cavetur (datata "[Bononiae] in scholis Iaco[bi] But[rigari]", 15 dicembre 1333); XVI Quaeritur utrum iudex debeat iuste decernere; XVII Iure Municipali cavetur; XVIII Pupillus cui erat extraneus pupillariter substitutus.
A questa prima raccolta il Diplovataccio aggiunse 4 quaestiones inedite nella stampa veneziana del 1521. L'intera raccolta, passata nelle successive edizioni, comprende quindi 22 quaestiones, vale a dire - oltre alle diciotto ricordate -: XIX Petitum fuit a iudice; XX Quìdam conduxit in mense Augusti (datata Perugìa, 7 genn. 1311 I!D; XXI Quaestio talis est. Statuto cavetur, quod si quis decesserit; XXII Quando ponimus totum pretium.
Il Diplovataccio dà notizia d'una quaestio, An per sententiam, scritta a Perugiai nel febbraio 1345, che non s'è ancora riusciti a identificare (Rossi).
Le date, che si sono riferite dall'edizione giuntina del 1615, ovviamente non possono ritenersi tutte attendibili; né può escludersi che un lavoro approfondito sui manoscritti e sulle edizioni metta in luce nuove quaestiones, sfuggite finora, o tolga a B. ciò che pur gli si attribuisce senz'ombra di dubbio. Ad esempio, si ricordi che il Diplovataccio oliveriano (p. 466) dà come incipit della quaestio: Pisis disputata anno Christi 1342 et die 12. februari (quaestio 1) quello stesso della quaestio XV (ma qui si tratta di minuzie). Per la quaestio VII, contro la data riferita, il medesimo Diplovataccio (p. 466) reca l'indicazione del gennaio 1347, mentre un'altra edizione (Torino 1589, f. ioira) a sua volta ha la data del 21 dicembre 1343. Il Diplovataccio assegna la quaestio XIV (in altre edizioni, XIII) al 1346, mentre la citata edizione torinese attesta la data del 3 febbr. 1340.
Sarà opportuno ricordare che alcune quaestiones di B. si trovano a stampa anche in raccolte miscellanee, come quella di Selectae quaestiones iuris variae edita a Colonia nel 1570 e quella edita a Lione nel 1572 COI titolo Quaestiones iuris variae ac selectae. Consilia. - Tindaro Alfani, pronipote di B. e professore a Perugia, ordinò i consilia (244) in tre gruppi secondo la materia trattata: sentenze, contratti, testamenti. Questo, che venne designato "ordine perugino", era seguito generalmente nella seconda metà del secolo XV (secondo notizie derivanti da Bartolomeo Socini e attestate dal Diplovataccio in alcune note ai consilia).
Nelle stampe (fin dalla prùna, uscita a Roma nel 1473) non si seguì l'"ordine perugino", né si dette all'intera massa dei 244 consilia alcun'altra divisione. Dall'edizione milanese del 1479 in poi i consilia vennero accompagnati dalle quaestiones e dai tractatus; la veneziana del 1506 è la prima edizione degli Opera omnia in cui figurino anche i consilia.
La rarissima edizione veneziana del 1521, curata dal Diplovataccio, comprende altri 117 consilia, fino a quel tempo inediti (il Diplovataccio nella Bartoli Vita a stampa ne aveva promessi più di 150; la differenza del venti per cento può da sola indicare il rigore con cui l'erudito di Corfú procedeva alle attribuzioni), e li raccoglie in un II libro. Ai due libri della raccolta complessiva vengono poi aggiunti, in edizioni della fine del sec. XVI e del principio del successivo (ad esempio nella giuntina del 1615), altri 38 consilia. Ma dovrebb'esser superfluo avvertire che nelle raccolte a stampa - come in quelle manoscritte, indicate qui di seguito - sono scivolati molti consilia di altri giuristi, per connessione di materia e per altre ragioni.
Si trovano consilia di B. manoscritti ad Autun (Bibl. du Séminaire, un ms.), Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 82, 83, 122, 207), Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 77r-132V, 2724 ff. 299r-310v), Cambrai (Bibl. Municip., 635 [5851 ff. 208 ss.), Cues (Hospitalsbibl., 288 ff. 1, 27 ss.), Cordova (Arch. de la Igl. de la Ciudad, un ms.), Firenze (Bibl. Naz., Magliabech. Il. Il. 64, Il. IV. 438; Panciatich. 138, 139, ff. 243 ss.), Lione (Bibl. MUniCip., 387 1316] ff. 66 ss. [consilia datati, rispettivamente, 1346 e 13431, 103v), Londra (British Museum, Arundel, ms. 489 ff. 172S., 252V), Lucca (Bibl. dei Canonici di S. Martino, 221, 365), Madrid (Bibl. del Escorial, c. Il. 8 f. 197, d. Il. 7), Monaco (Bayerische Staatsbibl., 5357 ff. 141-145, 5479 ff. 187, 19514 ff. 169 ss., 24147 ff. 173 ss.), Novara (Bibl. Capitolare, 87), Torino (Bibl. Naz., F. IV. i 1, H. 1. 8, H. I. 13), Roma (Bibl. Angelica, 275 ff. 167-170, 530 ff. 274v-275), Venezia (Bibl. Marciana, L. V. III ff. 201 ss., L. V. CXVII ff. 153-170, ZL. CLXXXI ff. 72 S.), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Barb. lat. 1396, 1405 f. 19v; CappOn. 290, 291; Ottob. lat. 800 ff. 149, 259-260, 1598 f. 19, 1726 f. 96 [consilium de testamentisl; Ross. lat. 1058 ff. 104v105V, 109; Urb. lat. 1132; Vat. lat. 2290, 2502 ff. 1-11, 2618 f. 270, 5608 f. 133, 7188 f. 174, 2594 f. 273, 2623 f. 131, 2640 ff. 89, 91, 2656 ff. 61, 75, 103, 105-109, 2660 ff. 239, 283, 299, 5573 ff. I, 38V, 46, 8068, 8069).
Tractatus. - Per i tractatus si ripete e moltiplica il problema fondamentale della filologia bartoliana. Non potendosi, il più delle volte, fare un taglio netto fra ciò che una tradizione diretta o indiretta ha legato al nome di B. e ciò che può con verosimiglianza ritenersi opera del maestro (né, d'altro canto, è questo il problema storico), basterà - in questa, che è una fase di passaggio da una erudizione sostanzialmente acritica ad una prospettiva rigorosamente storica - elencare quelle opere che hanno assunto la forma-tractatus e sono state a vario titolo legate al nome di Bartolo. Anche qui, sceverare il vero dal falso B. avrà pure il suo interesse, quando si sarà riusciti a farlo. ??? un valore almeno negativo, riuscendo ??? indicare per differenze qual è stata la parte del "bartolismo" nella creazione della mitica figura d'un maestro che su tutto avrebbe detto la sua parola. Anche per questo - e non sembri vana ripetizione - rimane auspicabile un lavoro d'insieme che stabilisca quanto vi fosse di autentico in ciò che di volta in volta ha incontrato l'onore di portare il nome di Bartolo.
Risulta chiaro che ci si muove così entro una prospettiva duplice, quella d'una dicotomia strumentale fra B. individuo e "bartolismo", fra B. reale e B. rnitico, o fra B. storico e storia del "bartolismo". Prospettiva delicata, perché l'uno e l'altro sono individui irripetibili e definiti, reali; e - d'altra parte - B. interesserebbe ovviamente anche al di fuori del "bartolismo". Bisognerà, certo, guardarsi dal favoleggiare di ciò che sarebbe stato se un moto di pensiero e di vita quale fu il "bartolismo" non si fosse mai delineato; e sarebbero vaneggiamenti: Giasone, nel corso d'una lectura (riferisce il Diplovataccio, p. 480), esclamò: "si non fuisset Bartholus, certe fuissemus in abrupto".
Sarà bene muovere da un passo della Bartoli Vita a stampa: "scripsit plures Tractatus qui sunt impressi, et quia sunt antiqui, qui attribuuntur Bartolo, qui vere non sunt, ibi scripsi in additionibus meis, et addidi nonnullos alios Tractatus Bartoli, qui non fúerunt impressi: et ideo dicit Andreas Siculus... quod multa attribuuntur Bartolo, quae re vera non sunt, et illud accidit ex modica diligentia modema, quae vigilias antiquoruni apud Canonistas attribuit Ioanni Andreae, et apud Legistas Bartolo: et nos caeci secunduni ipsum modo sequimur communeni errorem". Ma più a fondo del Barbazza vedeva nel problema storico della filologia bartoliana Giason del Maino, del quale s'è già ri&rito il pensiero.
Qui si sono raccolti alcuni dati - non sempre controllati o controllabili - che potranno servire ad uno studio attento: non si ripeterà mai con sufficiente insistenza che non s'intende attribuire a B. il troppo e il vano di cui si fa parola: lo scopo del pletorico elenco è soltanto quello di mettere insieme un materiale di discussione e dare un'idea della vastità del compito che attende lo studioso di problerni bartoliani e dell'ampiezza del fenomeno "bartolismo". Di qualche interesse è anche lo studio della formazione successiva dell'intera serie dei tractatus attribuiti a Bartolo. Si ricordi che la prima raccolta, quale risulta dall'edizione veneziana del 1472 (H. 2634), comprendeva 28 opere: de alimentis, de arbitris, de bannitis, de carceribus, de casibus in quibuscitatio non valet, de citatione, super constitutione "ad reprimendum" e super constitutione "qui sint rebelles", de dictionibus, de differentiisinter ius civile et canonicum, de duobus fratribus, de copula et coniunctione, de falcone, de guelphis et ghibellinis, de insigmis et armis, deiurisdictione, minoricarum decisionum, de ordineiudiciorum, de percussionibus, de praesumptionibus, quaestionis ventiìatae inter virginem Mariam et diabolum, quomodo et qualiter probetur mors, de regimine civitatis, de repraesaliis, de ritu iudiciorum ad practicam, desuccessionibus ab intestato, de testibus, Tyberiadis, de tyrannia.
Il Diplovataccio, nell'edizione veneziana del 1521, aggiunse otto tractatus: de cicatricibus, de consiliís habendis etc., de exbannitis de excussionibus pignorum, de iudice suspecto recusando, de peremptione instantiae, de quaestionibus, de reprobatione testium. L'edizione veneziana del 1590 aggiunse, inoltre, il tractatus de Procuratoribus.
I tractatus della prima raccolta, quelli aggiunti dal Diplovataccio e altri due (denobilitate mulierum, de procuratoribus) figurano nelle stampe sotto il nome di Bartolo. Gli altri o sono inediti, o figurano in stampe senza attribuzione a Bartolo.
Tractatus de adverbiis. Quest'opera, verosimilmente inedita, dovrà forse esaminarsi insieme col Tractatus quarumdam dictionum (Feenstra). Mss.: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 66v-69), Lione (Bibl. Munic., 384 [313] ff. 236v-237r, 387 ff. 60r-64v), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Vat. Lat. 2289 f. 79);
Tractatus de alimentis o alimentorum. Giovanni da Imola, commentando la l. si cum dotem § si maritus ff. soluto matrimonio, sosteneva che B. aveva scritto due trattati con questo titolo, il secondo dei quali longior; il Diplovataccio, che riferisce la notizia in un'additio, riconosce pure che l'Abbas citava quest'opera come di B., ma è dell'avviso che vada attribuita a Nicola d'Alessandro da Perugia, genero di B., conformemente all'attestazione di molti manoscritti da lui stesso esaminati. Conclude' però: "nichilominus cogita". Nella redazione oliveriana della Vita il Diplovataccio non aveva manifestato dubbi sulla paternità bartoliana del Tractatus. Mss.: Basilea (Universitátsbibl., C. 11. 2), Berlino (già nella Preussische Staatsbibl., 844 ff. 120-123), Bologna (Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, A 47 f. 57V; Bibl. del Coli. di Spagna, 82, 126; Bibl. Univ., 904 ff. 304309), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 215r216v, 1708 ff. 188r-igiv), Erlangen (Universitátsbibliothek, 598 ff. 381-383), Firenze (Bibl. Naz., II. 11. 369 ff. 110 ss.), Grenoble (Bibl. Publique, 490 [ = 58] ff. 334-335), Grottaferrata (Bibl. dell'Abbazia, Z. y. I ff. 3H ss.), Lione (Bibl. de l'Université, 7 ff. 146-149), Londra (British Museum, Royal, ms. io. B. IX ff. 231V-233; Arundel, ms. 489 ff. 165 S.), Madrid (Bibl. del Escorial, e. 1. 5 ff. 105 ss., g. 11. 15 f. 84v), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 6573, 7580 ff. 8 ss., 7582 ff. 143 ss., 26669 ff. 85 ss.), Oxford (Magdalen Coli. Library, 144 ff. 357v-358v), Parigi (Bibl. Mazarine, 1434 [448] ff. 126v-128; Bibl. Nat.'Lat. 4557 ff. 76v ss.), Stoccarda (Wiirttembergische Landesbibl., HB. VI. 45 ff. 165rb-166v), Treviri (Stadtbibl., 916 ff. 276-277, 923 ff. 107v 109, 1859), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5045 ff. 65v-68v, 5108 ff. 328v-330), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Reg. lat. 1125 ff. 63 ss., 1895; Vat. lat. 2289 ff. IIv-13, 2605 ff. 228 ss., 2606 ff. 221V-222, 2641 ff. 34-36, 2656 ff. 91V-92v, 5773 ff. 45 - 46v, 10726 ff. 106-108v); Tractatus de arbitris o arbitrorum. Mss.: Autun (Bibl. du Séminaire, un ms.), Berlino (Preuss. Staatsbibl., Theol. lat. Pol. 503), Madrid (Bibl. Nacional, 696 ff. 63-64v), Metz (Bibl. Mun., 165), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 14533 [Iohannes de Yrbach?], 19506 ff. 309 ss.), St. Omer (Bibl. de la ViRe, 539 ff. 157r-159r). Nel MS. 2724 della Bibl. Royale di Bruxelles i fogli 118r 120r conservano, non questo trattato, ma la repetitio alla I. societatem S arbitrorum ff. pro socio (1). 17, 2, 76) (Feenstra); Tractatus de bannitis, o de bannito o bannitorum. In un'additio il Diplovataccio faceva notare come B. stesso rinvii a questo nel Tractatus super constitutione "qui sint rebelles" e rilevava pure che la breve opera è inserita nella quaestio I Lucanae civitatis statuto cavetur. Alcuni pensano che il Tractatus de bannitis sia un estratto da quella quaestio. Mss.: Klagenfurt (Bischófliche Bìbl., XXX. b. 9), Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 185-186v; Haenel 15 ff. 332-334), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 5452 ff. 41 ss., 13410 ff. 210-213, 26669 ff. 272 SS.); Tractatus de bonorum possessionibus. La recentissima attribuzione a B. di quest'opera non sembra poggiare su alcun fondamento (Feenstra): Ms.: St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 146v-149v); Tractatus de carceribus, o carcerum et incarceratorum. Mariano Socini, seguito dal Diplovataccio, negava quest'opera a B. e l'attribuiva a Baldo; a Baldo l'assegnava anche un manoscritto posseduto dal Diplovataccio, ma ad Angelo da Perugia, invece, un altro manoscritto della sua stessa collezione. R diffusa ancora oggi fra gli studiosi (Meijers) la convinzione che il Tractatus comunque non sia di B., mentre alcuni (Feenstra) riprendono un'ipotesi del Diplovataccio e individuano due redazioni di quest'opera, delle quali una - risalente a Baldo - sarebbe la rielaborazione dello scritto di Angelo. Mss.: Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 182-183), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 3870 ff. 187 ss.), Treviri (Stadtbibl., 916 ff. 281 ss.), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5045 ff. 73-74v, 5108 ff. 54v-57), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Ross. lat. 1061 ff. 83-85; Vat. lat. 2289 ff. 103V-104v, 10726 f. 113, 11605 ff. 118-120V); Tractatus casuum in quibus citatio non valet. Gli studiosi dubitano fondatamente dell'autenticità di questo trattatello, che si esaurisce in uno schematico elenco di dodici ipotesi, d'origine chiaramente compilatoria; Tractatus casuum in quibus requiritur speciale mandatum. Si trova nel ms. Vat. lat. 10526 e consiste in uno scarno elenco, attribuito a B. nella primitiva subscriptio; ad esso Bartolomeo da Novara aggiunse altri casi. È più che ragionevole dubitare dell'autenticità della prima redazione, la cui origine compilatoria non può sfuggire; Tractatus de cicatricibus. Aggiunto dal Diplovataccio alla prima serie di tractatus; ma si è accertato (Campitelli) che il Tractatus de cicatricibus attribuito a B. è un consilium di Francesco degli Albergotti, come tale edito nella raccolta di G. B. Marzianese (Consilia criminalia, Venetiis 1573, f. 228 [cons. XCVIII]). Angelo Gambiglioffi nel suo Tractatus de maleficiis (Venetiis 1555, f. 163v) così lo ricorda: "de ista cicatrice vide consilium domini Francisci de Albergoctis de Aretio". L'attribuzione a B. si venne, invece, consolidando nel sec. XV. Mss.: Torino (Biblioteca Naz., G. 1. 20 [ma in questo ms. la Campitelli ha potuto finora identificare soltanto una copia del Tractatus de percussionibus, recante l'inscriptio: de vulneribus], Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Ottob. lat. 1726 E 38-38v; Vat. lat. 2289 ff. 276V-277, 9728 f. 351V); Tractatus de citatione. Il Diplovataccio annotava che questo trattato viene citato dal Tartagni come opera di Bartolo. Mss.: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 104r-106v), Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 183-184V); Tractatus de consiliis habendis per assessores, o per officiales. Secondo il Diplovataccio, l'opera è di Lambertino Ramponi: B. vi avrebbe apposto delle additiones. In un'annotazione editoriale lo stesso Diplovataccio ricorda due manoscritti della sua raccolta, dei quali l'uno dava il trattato a Lambertino Ramponi, l'altro lo attribuiva a Iacopo d'Arena, sempre di B. sarebbero le aggiunte. Studiosi recenti sono disposti a credere che il Tractatus sia invece opera di Alberto da Pavia (Solmi, Rossi). Mss.: Basilea (Universitátsbibl., C. IL 2), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. gor-gir), Oxford (Bodleian Libr.. Q. T. 1. 3), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 181v-184r),Vienna (Oester. Nationalbibl., 5045 ff. 68v-69v); Tractatus de constituto. L'attribuzione a B. non è scevra d'incertezze: l'opera potrebbe essere di Baldo (Feenstra). Mss.: St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 65r-67r), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 ff. 99-100); Tractatus de copula et coniunctione, o copulae et coniunctionis. Sembra necessario distinguere almeno due versioni differenti di questo trattato (Feenstra). Mss.: Lione (Bibl. de la Ville, 387 f. 64v), Lipsia (Universitátsbibl., 1089 f. 183; Haenel 15 f. 334), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat., 10726 f. 515); Tractatus de dictionibus o dictionum. Sembra che con il testo ricevuto nelle edizioni a stampa concordi quello del solo manoscritto di Lipsia (Universitátsbibl., 1089 f. 183) (Feenstra). Differisce, invece, quello conservato nei mss. di Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 66v-69v), Lione (Bibl. Munic., 387 [316] ff. 58r-60r), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 334-336v), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 23899 f. 32), Città dei Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 ff. 79-80, 10726 ff. 157r-159v [in questo ms., f. 157r, si legge la nota "iste est tract. Baldi insertus in sua practica iudiciaria"]); Tractatus de differentiis inter ius canonicum et civile. Per le solite ragioni stilistiche, il Diplovataccio in un'annotazione negava la paternità bartoliana di questo trattato, che però Giambattista da San Biagio cita come opera di Bartolo. Il Diplovataccio faceva poi osservare che nel cons. 223 B. cita un "lib(er) de contrarietatibus inter ius civile et canonicum* come opera di Iacopo da Bologna. La questione non è ancora chiusa, perché tanto i sostenitori della tesi negativa (Meijers, Feengtra), quanto quelli dell'affermativa (Portemer) non sono riusciti a portare innanzi argomenti perentori. Mss.: Halle (Universitátsbibl., Ye fol. 68), Napoli (Bibl. Naz., II. A. 3). Bisognerebbe studiare l'opera De divisione iuris canonici et civilis conservata nei ff. 14-16 del ms. 30 della Biblioteca Capitolare di Vorau. A Laon (Bibliothèque Municipale, 359. 16. Z) pare conservata una Tabula utriusque iuris Per Bartholum quae vocatur Bartholina, che s'è tentato di identificare con questo trattato (van de Kamp): più verosimile è che sia una copia della Summa Bartholomaea di Bartolomeo da San Concordio (Feenstra); Tractatus de dubiis quae ab imperiali maiestate declarari requiruntur. Si ha notizia - e non controllata - soltanto d'una edizione a stampa di questo trattato, pubblicata nel 1501. Potrebbe essere l'opera conservata nel ms. d. IL 10 f. 51 della Bibl. del Escorial a Madrid (dove si legge un'annotazione: "que dubia extracta fuerunt de originali ipsius domini Bartoli scripto propria manu ipsius prout habui a domino bartholomeo perusino nepote eius"); Tractatus de duobus fratribus, o de divisione fratrum duorum, o de divisione inter fratres, o de lucro duorum fratrum. è una delle ultime opere - incompiute - di B., come si evince da annotazioni contenute in vari manoscritti segnalati dal Paradisi (Firenze, Bibl. Mediceo Laurenziana, Panciatichiano 139 f. 6v: "expl[icit] tract[atus] de duobus fratr[ibus] inceptus per Bart[holum]. sed quia morte preventus ipsum non complevit ideo Baldus isti fecit suam addictionem [!] et sic eum perfecit". Numerose altre indicazioni raccoglie il Paradisi). E un'annotazione del Diplovataccio conferma, precisando: "Bald(us) complevit ex dictis per ipsum, et alios Doct(ores)"indicando così il metodo degli autori di centoni bartoliani. Alcuni manoscritti attribuiscono a Baldo l'intero trattato. Mss.: Autun (Bibliothèque du Séminaire, un ms.), Basilea (Universitátsbibliothek, C. II, ff. 359ra361vb), Berlino (Preussische Staatsbibliothek, 843, ff. 316-3igv, 845 ff. 127-130). Bologna (Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, A. 47 f. 49; Bibl. del Coll. di Spagna, 82; Bibl. Univ., Lat. 1755), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. gir-94r, 113-118, 221r-224r, 2725 ff. 76-gov, 1708 ff. 179-188r), Firenze (Bibl. Mediceo-Laurenziana, 95 f. 18; Bibl. Naz., Panciatichiano 139 ff. i-6v, II. 11. 369 ff. 80-83; Bibl. Riccardiana, 1030), Francoforte s. Meno (Stadt- und Universitátsbibliothek, un ms. ff. 287-291), Grenoble (Bibliothèque Publique, 628 ff. 205-220, 629 f. 74), Liegnitz (Biblioteca della chiesa di Pietro e Paolo, 55 ff. 120-127), Lipsia (Universitátsbibl., 917 ff. 352-355'951 ff. 168v-175v; Haenel 15 ff. 288-294V), Lucca (Bibl. Capit., 374), Londra (British Museum, Arundel, ms. 489 ff. 161-162V), Madrid (Bibl. Nacional, 12087 ff. 179v-183), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 5452 ff. 1822, 6643 ff. 151-157, 7580 ff. 54 ss., 7582 ff. 128 ss., 12231 ff. 102 ss., 26669 ff. 231 ss.), Montecassino (Bibl. dell'Abbazia, 346. ZZ. ff. 466-657), Roma (Bibl. Angelica, 1749 ff. 155-164), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 48v-58v), Torino (Bibl. Naz., F. IV. II f. 64), Treviri (Stadtbibl., 916 ff. 284-287), Verona (Bibl. Capitolare, CCXLIX della numerazione antica), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Ottob. lat. 2526 ff. 202-205; Ross. lat. 820 ff. 152V-155; Vat. lat. 2289 ff. 93-95, 2623 ff. 125-127, 2625 ff. 203-206, 2638 ff. 9-12, 2641 ff. 36-40, 2656 ff. 57v-59, 2678 ff. 120-122, 2693 ff. 115-118, 10726 ff. 197-200); Tractatus de electione imperatoris. Di quest'opera, a quanto pare non ancora studiata, esiste una copia nei ff. 70-70v del ms. 5045 della Oester. Nationalbibl. di Vienna; Tractatus de exbannitis, o exbannitorum. È uno dei trattati che il Diplovataccio aggiunse alla serie già nota. B. lo cita nel Tractatus super constitutione "qui sint rebelles". I dubbi sollevati recentemente sull'autenticità di quest'opera (Feenstra) non sono per ora decisivi. Mss.: Perugia (Bibl. Com., E. 49), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 167v168v), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Vat. lat. 2289 ff. 91-9IV, 10726 ff. 185v186, 304v-305); Tractatus de excommunicationibus. Ne esiste un manoscritto a Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 19506 f. 311); Tractatus de excussionibus pignorum, o excussionum pignorum. Fu composto da B. "ultimo anno vitae suae" (Diplovataccio, pp. 465 s. e ms. Vat. lat. 11605 f. I Uv segnalato dal Paradisi). È privo di allegationes. Il Diplovataccio, che lo aggiunge alla serie nota dei tractatus bartoliani (ma si poteva già leggere a stampa), respinge le attribuzioni a Iacopo Butrigario ed a Iacopo d'Arena, osservando come in alcuni "libri antiqui manuscripti" sia attribuito a Bartolo. Mss.: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 69v-70V, 214r-216r), Firenze (Bibl. Mediceo-Laurenziana, Plut. 5 Sin. Cod. 12), Lione (Bibl. de la ViHe, 384 ff. 294v-296r), Oxford (Bodleian Libr., Q. T. 1, 4), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 68v-70v), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 ff. 92-92V, 1160S f. 113v). Dovrà confrontarsi anche il Tractatus de pignoribus contenuto nei ff. 61-65 del ms. 1854 della Stadtbibl. di Treviri; Tractatus de expensis. È forse l'opera di Iacopo d'Arena, edita anche nei T. U. I. Mss.: Londra (British Museum, Royal, ms. io. B. IX ff. 248-253 [con attribuzione a B.]), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539,ff. 159r-162V), St. Dié (Bibl. de la ViRe, 20, segnalato dal Feenstra), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2640 ff. 58-63); Tractatus de falcone. È in realtà un consilium, che figura nelle edizioni a stampa e in alcuni manoscritti come tractatus. Mss.: Lipsia (Universitá tsbibl., 1089 ff. 184v-185), Treviri (Stadtbibl., 1112 ff. 128-129), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Pal. lat. 672 f. 311; Vat. lat. 2289 f. 103); Tractatus de forma inventarii aditionis hereditatis, o de forma inventarii heredum, o de forma inventarii. È probabilmente un consilium redatto da "quinque doctores Bononie", secondo l'incipit d'un manoscritto ("Hec est forma inventarii quam. tradidit mihi Bart[holo] dominus Iaco[bus] de Butrigar[io] doctor meus et dixit fuisse quinque doctores Bononie ad earn formandam *: Bruxelles, Bibl. Royale, 2570 f. 187, segnalato dal Feenstra al Paradisi): se ne dovrebbero distinguere forse cinque versioni (Feenstra). Mss.: Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 82), Bruxelles (Bibl. Royale, 2570 f. 187r-v), Fermo (Bibl. COM., 93 ff. 20IV203r), Lione (Bibl. Munic., 384 13131 f. 103v), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 73v-74v), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4514 f. 12), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 ff. 17-18V, 2363 ff. 60-6I, 2612 f. 319, 8069 f. 195).
Tractatus de forma receptionis testium. Si trova manoscritto nei ff. 55v-56v del ms. d'Ablaing 28 della Bibl. der Rijksuniversiteit di Leida; Tractatus de guarentigis, o garenticorum [!]. Ancor prima d'uno studio esauriente sembrerebbe corretto sospettare che l'opera sia in realtà il trattato di Guido da Suzzara (Campitellì). Mss.: Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 284V-288), Madrid (Bibl. del Noviciado de la Univers. Central, un ms. ff. 1-54), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 f. 97); Tractatus de gerundiis. È manoscritto a Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 19506 f. 332), Città del Vaticano (Bibl. Vat. Vat. lat. 2289 ff. 78-79); Tractatus de guelphis et ghibellinis. La stesura di questo trattato è contemporanea, o di poco successiva, a quella del Tractatus Tyberiadis, come si legge nel proemio. L'opera è citata da Baldo in due luoghi diversi del commento al Codex (super I. i. C. ad legem iuliam maiestatis [C. 9, 8, 1] e alla l. filium C. de suis et legitimis [C. 6, 55, 71). Mss.: Bologna (Bibi. del Coll. di Spagna, 231), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 339v-342), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 3870 f. 173, 26669 f. 369), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5045 ff. 70v-73), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ross. lat. 820 ff. 177-178v; Vat. lat. 2289 ff. 69v-70v, 104v106v); Tractatus de insigmis et armis. Venne composto dopo il 1355, se deve attribuirsi importanza decisiva al ricordo - che si trova in esso - dell'incontro di B. con Carlo IV. Fu pubblicato da Nicola Alessandri da Perugia, genero di B., il 20 gennaio 1358 dopo la morte dell'autore (come s'apprende dalle annotazioni contenute nei due manoscritti di Wolfenbúttel, in quello di Basilea e nel d'Ablaing 29 [segnalate dal Paradisi] e da quella del ms. 95 1 di Lipsia. Si noti che il manoscritto d'Ablaing 12 reca "io Ianuarii"; e quello di Basilea ha l'anno "Millesimo CCCLXXXVIII"). Mss.: Autun (Bibl. du Séminaire, un ms.), Basilea (Universitátsbibl., F. 11. 13 ff. 337r-344r), Berlino (Preussische Staatsbibl., 833 ff. 246v ss., 845 ff. 130v134, 846 ff. 146v-149), Bologna (Bibl. Univ., Lat. 1888 ff. 81-gov), Cambridge (Trinity College Library, 1139 ff. 97-103; Univ. Library, 610 [Dd. X. 52]), Cracovia (Bibl. Univ., 349 ff. 275-276v), Cues (Hospitalsbibl., 257 ff. 146v-150V, 289 ff. 28v-32), Firenze (Bibl. Naz., Il. 11. 369 ff. 108-110), Francofort.- s. Meno (Stadt- und Universitátsbibl., ff. 283-286), Greif:swald (Bibl. der Nikolaikirche, io. B. V f. 231), Halle (Universitátsbibl., Ye fol. 68, ff. 438b-442b'), Klosterneuburg (Bischófliche Bibl., XXX. B. 9), Leida (Bibl. der Riiksuniversiteit, d'Ablaing 28 ff. 49r-52r, 29 ff. 140r-144v), Lione (Bibl. de l'Université, 7 ff. 117123), Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 187189, 951 ff. 175v-182V; Haenel 15 ff. 337-339v), Londra (British Museum, Cottonian Nero A. VIII. ff. 118-125; un ms. Stowe f. 45 [traduzione francese]; Arundel, ms. 489 ff. 163-164v, ms. addit. 29901 ff. 7986), Madrid (Bibl. del Duque de Osuna, un ms.; Bibl. del Escorial, C. 11. 8 f. 84v ss.; Bibl. Nacional, 2209 ff. 168-170v, 7099 ff. I-5v), Metz (Bibl. Municipale, 296), Milano (Bibl. Braidense, AE. XII. 40 ff. 180r-183r), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 14134 ff. 153-155), Oxford (Bodleian Libr. 107 col. 484 f. -,6, 120 Col. 488 f. 23 íuna traduzione]; New Coll. Libr., 204), Parigi (Bibl. Mazarine, 1434 [448] ff. 106-108), Perugia (Bibl. Com., E. 49), Praga (Bibl. Capit., 1131 ff. 281r284r; Bibl. Univ., 430 ff. 159r-161v), Reims (Bibl. Munic., 768 [H 6471 f. 229, 829 [H 6391 f. 143), St- Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 162V-166r), Stoccarda (Wiirttembergische Landesbibl., HB. VI. 45 ff. 184r-185v), Strasburgo (Bibl. Munic., 1036 ff. 15-18v), Torino (Bibl. Naz., 343. h. IV. 24 f. 287, 358. h. V. 15), Trento (Bibl. Comunale, 18), Treviri (Stadtbibl., gio ff. 138-141, 1112 ff. 229-231, 1854 ff. 33-35, 1859 ff. 127 SS.), Venezia (Bibl. Marciana, L. IV. XXXI ff. 224-227), Vienna (Oester. Nationalbibl., 3154, 5045 ff. 74v-77, 5063 ff. 270-274, 5513 ff. 351v-354v, 5450 f. 1, CCCXI ff. 224-228), Wolfenbiittel (Herzog August Bibl., 81- 5. Aug. ff. 288-29IV, 167 Helmst. ff. 159-162V, 81. 2. Aug. ff. 288-29IV), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Pal. lat. 691 ff. 252V-256, 4956; Ross. lat. 1061 ff. 74-76; Vat. lat. 2289 ff. 15-17, 2625 ff. 194-199, 2641 ff. 19-22, 2678 ff. 74-76, 2693 ff. 121-125, 10726 ff. 326v-329V); Tractatus de iudice suspecto recusando. Probabilmente, più che un trattato è un consilium (cfr., nell'edizione veneziana del 1615, il f. 181ra). L'attribuzione a B. di quest'opera, aggiunta alla serie dei tractatus dal Diplovataccio, sembra priva di fondamento ad alcuni (Feenstra). Ms.: Torino (Bibl. Naz.'F. 111. 4); Tractatus de iudiciis, o iudiciorum, o de ordine iudiciorum; oppure ordo iudiciarius, o iudicii. Il Diplovataccio conosceva due scritti così intitolati, dei quali l'uno - attribuito anche a Iacopo Gentili [?] da Perugia - era a parer suo opera di B., l'altro - scivolato in qualche manoscritto fra i consilia di B. - non doveva ritenersi composto dal maestro di Sassoferrato. 2 questa un'opera in cui la sovrapposizione di mani differenti pare più probabile: alcuni - ad esempio - hanno pensato che i brani di essa sottoscritti "Bartolus legum doctor" venissero inseriti in un preesistente trattato Ad summariam notitiam da un giurista che li traeva dalle opere di B. Come spesso accade, il nome di colui dai cui scritti eran tratti i brani integrativi avrebbe finito col riferirsi all'insieme risultante dall'opera originaria e dalle aggiunte. Mss.: Basilea (Universitátsbibl., F. 11. 13 ff. 353v-360r), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 216v-218v), Cambridge (Gonville and Caius Coll. Libr., 157 ff. 45v-48v), Gottinga (Universitá ts bibl., Iurid. 90 f. i [attribuito a Giovanni d'Andrea?]), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 299v-302V), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 5452 f. 22, 6643 ff. 151-157, 24157 ff. 275 ss.), Roma (Bibl. Angelica, 275 ff. 91-94), StOccarda (Wiirttemberg. Landesbibl., HB. VI. 45 ff. 182ra-183v), Treviri (Stadtbibl., 923 ff. 63v-66), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Borgh. 260 f. 216, 492 ff. 74-75v; Ross. lat. 821 ff. 366-368, 1058 ff. 203-204; Vat. lat. 2289 ff. 13-15, 250V-252, 2656ff. 110-111v). Un Liber iudiciorum si conserva a Napoli (Bibl. Naz., Il. A. 34); Tractatiís de iurisdictione. Il Diplovataccio negava che questo trattato fosse di B., "quia stylus non est ipsius". Un esemplare manoscritto se ne trovava in un codice della biblioteca di quell'erudito; Tractatus de manumissionibus. Se ne conosce un solo n"ianoscritto, conservato a Madrid (Bibl. del Escorial, e. 1. 1 f. 115); ma si tratta probabilmente d'un frammento della Lectura super Novo; Liber minoricarum decisionum. Il trattato venne composto nel 1354 (Wadding, sulla fede d'un ms. da lui visto; jemolo, SegoIoni); Giovanni da Legnano lo rielaborò ed inserì nel suo commento alle Clementinae. Mss.: Berlino (Preuss. Staatsbibl., Theol. lat. fol. 425), Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 229), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 323r332r), Capistrano (Bibl. dell'Oratorio, VII ff. 166-178v), Cues (Hospitalsbibi., 257 ff. IIIV-122, 288 ff. 3-25), Dresda (Sáchsische Staatsbibliothek, 87 ff. 150v-161v), Epinal (Bibl. de la Ville, 8), Firenze (Bibl. Medicco-Laurenziana, 55 f. 278, 95 f. 40), Graz (Universitátsbibl., 465), Grottaferrata (Bibl. dell'Abbazia, Z. y. I ff. 327v ss.), Halle (Universitátsbibl., Ye fol. 14 ff. 103a-130b), Kónigsberg (Universitiitsbibl., 136 ff. 344v-365v), Leningrado (Bibl. Pubbl., un ms.), Liegnitz (Bibl. della chiesa di Pietro e Paolo, 26 ff. 372-398, 55 ff. 128-145), Lipsia (Universitátsbibl., 905 ff. 242-247v, 1089 ff. 181-181v), Londra (Brit. Museum, Arundel, ms. 432 ff. 164-178), Madrid (Bibl. del Escorial, un ms. forse distrutto), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 12232 ff. 192 ss., 14014 ff. 177 ss.), Napoli (Bibl. Naz., III. A. 3), Olomouc (Bibl. Capit., 428 ff. 208V-235v), Reims (Bibl. Munic. 829 [H 6391 f. 178), Stoccarda (Wúrttembergische Landesbibl., HB. VI. 119 ff. ir-26r), Torino (Bibl. Naz., G. 1. 3, H. V. 42, 293. f. VI. 23), Treviri (Stadtbibl., 1854 ff. i-ii), Venezia (Bibl. Marciana, L. IV. XXXI ff. 206-220), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat. 1398 ff. 80-93; Pal. lat. 1914, 4956; Ross. lat. 805 ff. 192-206; Vat. lat. 2244 ff. 130-142, 2289 ff. 18v-30, 2596 ff. 187-194, 2640 ff. 21-37, 2641 ff. 240-249, 2696 ff. I ss., 4847 f. 164); Tractatus dé mortuo. Il Diplovataccio (p. 465) dà notizia, derivandola da Angelo Gambiglioni, di "quidam tractatus quem (Bartholus) fecit sine allegationibus qui incipit, mortuum esse, et cet.". Potrebbe essere una cosa sola col Tractatus quomodo et qualiter probetur mors;
Tractatus de natura actionis et interdictorum. E' ricordato dal Diplovataccio (p. 464) e doveva trovarsi in un manoscritto della sua raccolta: s'ignora dove possa leggersi (Feenstra), se non manoscritto a Stoccarda (Wúrttembergische Landesbibl., HB. VI. 45 ff. 167r-175V); Tractatus de nobilitate mulierum, o de dignitate continua, o de multis qualitatibus personarum, od anche de dignitatibus. là la repetitio alla I. si ut proponis C. de dignitatibus (C. 12, 1, 1), che figura in molti manoscritti e edizioni come trattato. Grande fortuna incontrò quest'opera, annotata più volte e perfino tradotta in volgare da Lapo da Castiglionchio. Mss.: Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 204-208), Milano (Bibl. Braidense, AE. XII. 40 ff. 176v-igor), Napoli (Bibl. Naz., Misc. I. A. 16 f. 144), Perugia (Bibl. Com., E. 49), Venezia (Bibl. Marciana, L. IV. XXXI ff. 227-231), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5063, 5513), Wolfenbúttel (Herzog August Bibl., SI. 5. Aug. ff. 28IV287V), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat. 1642 ff. 1-12). Devono forse aggiungersi il ms. C. Il. 8 ff. 230 ss. della Bibl. del Escorial a Madrid e il ms. Urb. Lat. 1599 f. 157 della Vaticana; Tractatus de officio iudicis. Forse lo stesso che il Tractatus de ritu iudiciorum ad practicam (Feenstra). Mss.: Basilea (Universitátsbibl., F. Il. 13 ff. 337r-344r [secondo il Feenstra questo ms. contiene appunto il De ritu iudiciorum ad practicam]), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 83V-89v); Tractatus de percussionibus ex quibus moritur quis ex intervallo, an ex illis mortuus dicatur. Al ms. (segnalato dal Feenstra) di St. Omer (Bibi. de la Ville, 539 ff. 184r185r) si aggiungano quello viennese (Oester. Nationalbibl., 5108 f. 330V [segnalato dal Paradisi]), e quello torinese (Bibl. Naz., G. 1. 20 [identificato dalla Campitelli. Il ms. reca l'inscriptio: de vulnibus]); Tractatus de peremptione instantiae. Il Diplovataccio lo aggiunse alla serie dei tractatus, traendolo da un manoscritto della sua raccolta; annotava però che quest'opera è propriamente una repetitio alla I. properandum C. de iudiciis (C. 3, 1, 13); Tractatus de permutationibus beneficiorum. A parpre del Feenstra, sembra da attribuire - sulla fede dei manoscritti - a Federico Petrucci da Siena e Lapo - da Poggibonsi. Mss.: Berlino (Preuss. Staatsbibl., Lat. 305 ff. 117-126 [con attribuzione ai suddetti]), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 132r-144v [con identica attribuzione]); Tractatus de positionibus, o positionum. Benché il Diplovataccio (p. 465) non esiti ad attribuire quest'opera a B., studiosi moderni dubitano fortemente della sua autenticità (Meijers, Feenstra). Mss.: St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 173V-174V), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ross. lat. 1061 ff. 51-52); Tractatus de praeceptis. Con quest'iscrizione è conservata una breve opera nel ms. 264 della Bibl. del Coll. di Spagna di Bologna; Tractatus de praescriptionibus. Il Diplovataccio (p. 465) asserisce: "Composuit etiam tractatum de praescriptionibus", ma qualcuno ha dubitato recentemente che quest'opera sia tutt'una con quella di Dino (Feenstra). Ms.: Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 11605 ff. 13IV-134); Tractatus de praesumptionibus, o praesumptionum. Il Diplovataccio riferisce in un'annotazione editoriale: "iste tractatus est do(mini) Bart(holi) prout communiter ab omnibus tenetur, et ita inveni in codicibus antiquis manuscriptis". V'è stato chi ha sostenuto esser di B. soltanto l'ultima parte, che consta di nove praesumptiones (van de Kamp). Mss.: Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 136), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 106v-107r), Grenoble (Bibl. Publique, 628 E 225V [frammento]), Lione (Bibl. Munic., 387 ff. 64v-65v), Modena (Bibl. Estense, 382), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 6603, 19506 E 308), St. Omer (Bibl. de la Vúle, 539 ff. 67r-68r), Stoccarda (Wúrttemberg. Landesbibl., HB. VI. 45 ff. 176vb177r), Torino (Bibl. Naz., 358. H. V. 15), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ross. lat. 1058 ff. 102V-103; Vat. lat., 2289 ff. 25125IV, 2640 f. 241, 10726 ff. 14, v-142, 11605 114v-115); Tractatus de Procuratoribus. Se ne conosce un manoscritto conservato a Madrid (Bibl. del Escorial, d. 11. 12 f. 249); Tractatus de Pugna. Sono stati espressi dubbi sulla fondatezza dell'attribuzione a B. (Meijers, Feenstra). Mss.: Gnesen (Bibl. Capitolare, 35 ff. 394-397), Treviri (Stadtbibl., 1859), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Chis. lat. E. 212 ff. 118-119); Tractatus de quaestionibus. In un'annotazione editoriale il Diplovataccio, dopo aver respinto attribuzioni divergenti (ad Alberto da Gandino, a Dino Rossoni, ad Angelo degli Ubaldi, a Guido da Suzzara e ad Andrea da Pisa), passava a dimostrar positivamente l'appartenenza a B. di quest'opera, fornendo un elenco di citazioni da svariati giuristi concordi nell'attribuirla a B. (fra essi Angelo Gambiglioni). Ma negativa è pur oggi l'opinione dominante (Kantorowicz, seguito da Meijers, Fiorelli, Feenstra). Mss.: Autun (Bibl. du Séminaire, un ms.), Firenze (Bibl. Marucelliana, C. 393 ff. 205r-210r), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 325 v330, con interessante accenno, nell'explicit, ai problemi d'attribuzione), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4499 f. 182), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 f. 75v-83r), Tours (Bibl. Publique, 653 ff. 6 ss.), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5108 ff. 12V-19V), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ottob. lat. 2526 ff. 205V-210; Vat. lat. 2244 ff. 142-146v). A Grenoble (Bibl. Publique, 628 f. 220) si conserva un Memoriale questionum domini Bartholi super maleficiis per alphabetum, opera sicuramente compilatoria; Tractatus quaestionis ventilatae coram domino nostro Iesu Christo inter virginem Mariam ex una parte et Diabolum ex alia parte. Sembra una rielaborazione di due brevi opere precedenti (Stintzing). Non mette conto riferire le argomentazioni di chi ha negato a B. questo scritto (ad esempio lo stesso Bethmann-Hollweg). Fuori d'Italia il trattato ha avuto l'onore di due traduzioni tedesche (alla fine del sec. XV e al principio del XVI) e dell'inserzione nell'Index librorum prohibitorum per i regni di Spagna, Sicilia e Indie a metà del '600: episodio, quest'ultirno, che spinge di frequente studiosi di parte cattolica a spender fin troppe parole per rivendicare l'ortodossia religiosa di Bartolo. Mss.: Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 126; Bibl. Com. dell'Archiginnasio, A. 34 f gi), Leida (Bibl. der Rijksuniv., d'Ablaing 29 ff. 157r162r), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 129V-135v), Lucca (Bibl. Capitolare, 101, 510), Madrid (Bibl. del Escorial, d. IL 12 ff. 249 ss.), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 10770 ff. i 89v195v).. Città del Vatic. (Bibl. Vat., Vat. Lat. 2625 íf 174-177, 10726 ff. 121 ss.; Ross. lat. 1124 ff. 75-83); Schlestadt (Stadtbibl., m6).
Tractatus quomodo et qualiter probetur mors. Un'annotazione editoriale del Dìplovataccio raccoglie la testimonianza di Angelo Gambiglioni: "iste est tract(atus) Bart(holi) licet scripserit sine alle(gationibus) secundum Ang(elum) de Are(tio)", concordante con quella riferita nella Vita oliveriana a proposito d'un Tractatus de mortuo (cfr. supra): sembrano una sola opera. Il Diplovataccio nella medesima annotazione osservava: "huiusmodi trac(tatus) est de verbo ad verbum infra in tract(atu) de test(ibus) Bart(holi) in S mortuum hominem dixit qualiter causa, etc. et ideo ibi vide". Non se ne segnalano manoscritti; Regulae statutorum. È una sorta di repertorio ragionato delle opinioni espresse da B. nelle varie opere (e soprattutto nelle lecturae) sui problemi sollevati dai diritti particolari: in alcune raccolte a stampa di tractatus e nei Tractatus Universi Iuris (II, Venezia 1584, ff. 163r-164v) è attribuito allo stesso B., ma deve ritenersi senza dubbio compilazione tarda. Potrebbe esser la stessa opera che figura col titolo De statutis? Mss.: Oxford (Bodleian Libr., Q. T. 1. 2), Coburgo (Landesbibl., CaS. 12 [Cas. 87631 ff. 140ra152va: vi si trova citato Baldo); Tractatus de regimine civitatis. Composto dopo il 1355, se deve darsi peso al fatto che B. vi fa menzione dell'incontro con Carlo IV. Mss.: Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 342-346), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 ff. 70v-72, 106v-109); Tractatus de renunciationibus. L'attribuzione a B. di questo scritto sembra priva di fondamento (Feenstra). Ms.: Bruxelles (Bibl. Royàle, 2724 ff. 218V-220V); Tractatus de repraesaliis, o repraesaliorum. La Bartoli Vita oliveriana del Diplovataccio dice che "de... tractatu represaliarum meminit idem Bartholus in I. Provinciales ff. De verborum significatione (D. 50, 16, 190), ubi dicit intendere facere tractatuin de represaliis" (e, di fatto, nella lectura di B. al luogo citato si trova espiessa quest'intenzione). In effetti, secondo la Bartoli Vita a stampa, l'opera sarebbe stata composta a Perugia nel 1354- Il Savigny l'attribuiva a Giovanni da Legnano. Mss.: Basilea (Universitátsbibl., C. 11. 2 ff. 348vb-357ra), Berlino (Preuss. Staatsbibl., Lat. 171 ff. 133-146), Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 82), Bruges (Bibl. de la Ville, 374, ff. 95r-108r), Bruxelles (Bibl. Royale, 2719 ff. 221r-226r), Cues (Hospitalsbibl., 257 ff. 106-111r, 264 ff. 41-64v [con attribuzione a Giovanni da Legnano?]), Dresda (Sáchsische Staatsbibl., 87 ff. 162170v), Epinal (Bibl. de la Ville, 8), Erfurt (Stadt- und Hochschulbibl., 227 ff. 162170), Firenze (Bibl. Mediceo-Laurenziana, 95 f. 52V; Biblioteca Nazionale, II. 11. 369 ff. 70-76), Lione (Bibl. de l'Université, 7 ff. 123v-145), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 307v-317v), Londra (Brit. Museum, Harleian, ms. 861 ff. 12 ss.), Madrid (Bibl. del Escorial, un ms. forse distrutto), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 6573, 26669 f. 258), Oxford (Bodleian Libr., un ms.; New College Library, 161 ff. 95102), Parigi (Bibl. Mazarine, 1434 14481 ff. 44-50), Reims (Bibl. Munic.'829 [H 6391 f. 135), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 34r-48r), Stoccarda (Wúrttembergische Landesbibl., HB. VI. 45 f. 135r-142ra), Treviri (Stadtbibl., gio ff. 1-12), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5108 ff. 41-54v, 5513 f. 367; Schottenstiftsbibl., 134 ff. 212V-220r), Wolfenbúttel (Staatliche Bibl., 39. 2. Aug. ff. 354368), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat. 1398 ff. 94-102V; Ross. lat. 821 ff. 375-380; Vat. lat. 2244 ff. 106-114, 2289 ff. 80-87v, 2589 ff. 57v-68V, 2641 ff. 26-34, 2644 ff. 106-114v, 5773 ff. 76v-83); Tractatus de reprobatione testium. Il Diplovataccio, che lo aggiunse alla serie dei tractatus già noti, distingueva in esso mani diverse: "Haec esse Bart(holi) creduntur, et sequens caput incip(iens) 'Testium facilitati, est Iac(obi) Aegi(di). Deinde addita quaedam Ang(eli) de Peru(sio)". I problemi d'attribuzione sollevati da quest'opera sono fra i più complessi. Mss.: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 107r-113r), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 274-275V, 276v283v), Oxford (Bodleian Libr., Q. T. i. 5), St. Dié (Bibl. Mun., 20), Treviri (Stadtbibl., 1859), Città dei Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 10726 f. 29); Tractatus de ritu iudiciorum ad practicam, super stilo et observantia curiae imperialis, quem debent servare iudices in cognitionibus et decisionibus causarum. Il Diplovataccio attribuiva senza esitazione quest'opera a B., ma osservava che fin dalle prime stampe essa era accompagnata da glosse, delle quali ignorava l'autore. Mss.: Basilea (Universitátsbibl., F. 11. 13 ff. 344V-353r), Coburgo (L.andsbibl., Cas. 12 [Cas. 87631 ff. 135ra139rb), Erfurt (un ms. indicato dal Muther), Lipsia (Universitátsbibl., 970 ff. 276-277), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 83v-89), Vienna (Oester. Nationalbibl., 4134), Wofenbtel (Staatliche Bibl., 529 ff. 49-50v, 567 ff. I-2V). Ai manoscritti indicati dovrà forse aggiungersi il 382 ff. 195-196 della Staatliche Bibliothek di Wolfenb&tel ed uno della Bibl. du Séminaire di Autun; Tractatus de sequestrationibus. L'affermazione della paternità bartoliana di questo scritto è soltanto verosimile. Mss.: Roma (Bibl. Angelica, 530 f. 278), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 10726 E 100); Tractatus de substitutionibus. Mss.: Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 199V-231), Treviri (Stadtbibl., 923 E 101), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 f. 80); Tractatus de successionibus ab intestato. In un brano della Vita oliveriana (p. 464), che sembra conservare tracce di ripensamenti, il Diplovataccio attribuisce questo trattato a quel "Dynus de Pistorio" che è stato identificato (Maffei) con Dino Torsiglieri e rinvia, per l'intera questione, all'esame fattone dal Caccialupi. Nel passo citato, oltre all'acribia del Severinate, acquista rilievo una delle tante impennate anti-bartolistiche, e proprio a conclusione dell'accurata disamina: "quicunique sit author illius tractatus, verum est quod dicit". Mss.: Berlino (Preussiche Staatsbibl., Theol. lat. fol. 312), Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 82), Bruxelles (Bibl. Royale, 2717 ff. 261V-263r, 2724 ff. 98r101r), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 295-298 [con la nota: "tractatus de successionibus ab intestato per bartolum post dynum *]; 917 ff. 321v-324V), Magdeburgo (Landeshauptarchiv, 63 ff. 194r-203r [196205]), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4557'4591), StOmer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 61r-65r [con attribuzione a quel Dino, cui si accennava poco fa]), Siviglia (Bibl. Colombina, AA. 140. 8), Stoccarda (Wúrttembergische Landesbibl., HB. VI. 119 ff. 72r-77v [con la nota: "... Bar. de Saxiferrato (!) Perusinus, secundum alios est tractatus cuiusdam domini de Mugello legum doctoris, secundum alios est DynL.."]), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5283 ff. 22-26v), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ottob. lat. 1598 ff. IS ss.); Tractatus super constitutione "ad reprinendum* e Tractatus super constitutione "qui ?sunt rebelles. Composti dopo il 1355, questi c, .e trattati col progredire della diffusione dtll'opera di B. - vennero di solito aggiunti dalla fine del Quattrocento in poi alle edizioni dell'Authenticum glossato, quale undecima collatio (cfr. anche l'annotazione del ms. 334 [3251 f. 126v della Bibl. Publique di Angers e l'inscriptio del ms. 144 del Magdalen College di Oxford). Non possono sottovalutarsi i nessi fra questa circostanza e la voce, diffusa da Bartolomeo Cepolla ed accolta dal Diplovataccio (p. 467), secondo la quale gli imperatores "dederunt potestatem Bartolo ut glossaret extravagantem 'ad reprirnenduin, et 'qui sunt rebelles'". Nei manoscritti i due trattati si trovano o congiunti o separati. Il primo si trova,nei mss. di Basilea (Universitátsbibl., C. V. 33), Treviri (Stadtbibl., 1854 ff. 38v-50), Vienna (Oesterreichische Nationalbibl., 5035 ff. 296308v, 5129 ff. 324-345v); il secondo nei mss. di Lione (Bibl. de la Ville, 387 [316] f. 94v), Parigi (Bibl. Mazarine, 1434 [448] ff. 5-14, 1-3), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5125 ff. 169v-174v), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ross. 820 ff. 168-172V, 966 ff. 312-315, 1061 ff. 13Iv ss.; Vat. Lat. 2244 ff. 130 Ss.). Tutt'e due i trattati si leggono, l'uno dopo l'altro, nei mss. di Angers (Bibl. Publ., 334 1325] ff. 117 ss.), Bologna (Bibl. del Collegio di Spagna, 82), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 12Ir-140v, 2725 ff. 118r-145V), Coburgo (Landesbibl., Cas. 12 [Cas. 87631 ff. 110ra-124vb, 125ra-129va), Cracovia (Bibl. Univ., 349 ff. 295-311, 412 ff. 235-251), Danzica (Bibl. der Marienskirche, un MS. ff. 219232V), Graz (Universitátsbibl., 59), Halle (Universitátsbibl., Ye fol. 14 ff. 53r-gov, 68 ff. 175r-206v), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 ff. 2-2IV), Madrid (Bibl. del Escorial, e. I. 10 ff. 59 ss.; Bibi. Nacional, 696 ff. 289-322), Marburgo (Universitátsbibl., un ms. ff. 65-96), Modena (Bibl. Estense, 407. VI. F. 22), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 5452 ff. 1-18, 6643 ff. I SS.), Oxford (Magdalen Coll. Libr., 144 ff. 329344), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4499 ff. 214V ss., 4514 ff. 61 ss.), Torino (Bibl. Naz., G. 1. 3), Trapani (Bibl. Fardelliana, un nis. ff. 96-107V), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5125, ff. 153-169v), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Reg. 1891 ff. 28-43v; Ross. lat. 821 ff. 351-354, 846 ff. 123 ss.; Vat. lat. 1437 ff. 67-74V, 2244 ff. 115-130, 2289 ff. 30-47v, 2605 ff. 179-188V, 2641 ff. 2-16, 10726 ff. i-:Z8V); Tractatus super electione opinionis verioris. Dovrà attribuirsi - sulla fede di alcuni manoscritti e d'alcune edizioni (ad esempio, nei Tractatus Universi Iuris, XVIII, Venetiis 1584 ff. 221r-222r) - a Matteo Mattesillani (Feenstra). Mss.: Leida (Bibl. der Rijksuniversiteit, d'Ablaing 28 ff. 29r-30r), Lipsia (Universitátsbibl., 1089 ff. 186v-187), Madrid (Bibl. del Escorial, d. Il. 9 ff. 85 S.), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 175v-177v); Tractatus de tabellionibus. Qualcuno ha pur difeso la discutibile autenticità di questo trattato (vari de Kamp; per la negativa cfr. Savigny, Stintzing, Feenstra, Era). Mss.: Lipsia (Universitátsbibl., 942 ff. 13-28), Madrid (Bibl. del Escorial, d. Il. 7 ff. 277v ss.), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 168v-173v), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ross. lat. 1058 ff. 92-95, 1061 ff. 85-87; Vat. lat. 2289 ff. 75V-78); Summa circa testes et examinationem eorum. Sembra tutt'altra cosa dal Tractatus de testibus, e comunque, secondo il Feenstra, sarebbe ingiustificata l'attribuzione a Bartolo. Mss.: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 101r-103r), St. Omer (Bibl. de la Ville, 539 ff. 149v-153v); Tractatus de testibus, o de testimomis, o testimoniorum. Il Diplovataccio oliveriano lo dà senz'altro a B. (p. 464): il medesimo erudito, in una nota editoriale, avverte che "isturn pro tract(atu) Bart(holi) alleg(ant) Doct(ores)" e che "Bal(dus) ... dicit, quod Bar(tholus) a Saxofer(rato) praeceptor suus illustris composuit tract(atum) de test(ibus) et morte praeventus incompletum reliquit". Dovrebbe esser stato composto dopo l'incontro con Carlo IV. Mss.: Basilea (Universitátsbibl., C. 111. 13 ff. 124r-145v), Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 264, 271), Cues (Hospitalsbibl., 257 ff. 165-177V), Graz (Universitátsbibl., 59), Grottaferrata (Bibl. dell'Abbazia, Z. y. I ff. 313 ss.), Liegnitz (Bibl. della chiesa di Pietro e Paolo, 55 ff. 96108), Lipsia (Universitátsbibliothek, Haenel 15 ff. 250V-269), Londra (British Museum, Royal, ms. io. B. IX ff. 226v-23I), Madrid (Bibl. Nacional, 2209 ff. 202V-207), Modena (Bibl. Estense, VI. F. 22 ff. 76-84), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 19514 f. 274, 26669 f. 190), Oxford (Bodleian Libr., Q. T. I - 5), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4557 f. 257v), Reims (Bibl. Municipale, 829 [H 6391 f. 170v), Siviglia (Bibl. Colombina, AA. 140. 7), Torino (Bibl. Naz., 358. h. V. 15 f. 77), Treviri (Stadtbibl., 916 ff. 350-355, 1859), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat., 1398 ff. 132-155v; Reg. lat. 1891 ff. 43-48v; Ross. lat. 805 ff. 219-233, 821 ff. 354v-363v, 1061 ff. 54-57, 117 ss.; Vat. lat. 2289 ff. I-IIV, 2641 ff. 40-51, 2683 ff. 295306, 5773 ff. 41-45). Sembra necessario escludere dall'elenco dei manoscritti contenenti questo trattato il codice 2724 ff. 101r-104r della Bibl. Royale di Bruxelles (Feenstra); Tractatus Tyberiadis, o de fluminibus. Di tre libri consta questo trattato: il primo di essi reca pure il titolo di Tractatus de insula, il terzo quello di Tractatus de alveo. Nei manoscritti si trovano anche i libri I e Il separati. La Bartoli Vita a stampa lo data da Perugia all'anno 1355; un'annotazione editoriale del Diplovataccio attesta il consolidamento d'una communis opinio favorevole all'autenticità dell'opera: "iste tract(atus) est do(mini) Bar(tholi) prout conimuniter tenetur". Mss.: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 224r-242r. Il Feenstra ha precisato che i fogli 242r-245r contengono una repetitio alla l. quominus ff. de fluminibus [1). 43, 12, 2]), Cues (Hospitalsbibl., 257 ff. 124-144v), Firenze (Bibl. Riccardiana, 1030 ff. 184-218), Grottaferrata (Bibl. dell'Abbazia, Z. y. I ff. 277 ss.), Lione (Bibl. de l'Université, 7 ff. 150-173), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 545.2 ff. 25 ss., 6636 ff. 241-254, 26669 ff. 127 ss.), Toledo (Bibl. Capitolare, 12. 16), Torino (Bibl. Naz., 360. h. 111. 15), Treviri (Stadtbibl., 923 ff. 129139), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat., 1398 ff. 157-170v; Chis. E. VII. 212 ff. 79-113; Reg. lat. 1891 ff. 2-24V, 25-27 [de alveo]; Ross. lat. 1061 ff. 11-13 [de alveo]; Vat. lat. 2289 ff. 48-57, 57-65v [de insula], 65v-69 [de alveo], 2625 ff. 135-147, 2641 ff. 54-63, 2660 ff. 171-192); Tractatus de tyrannia, o tyrannidis, ovvero de tyranno, o de tyrannis. L'autenticità dell'opera si induce anche dal fatto che l'autore di essa cita come proprio il primo libro del Tractatus Tyberiadis; e sempre a favore dell'autenticità il Diplovataccio, in una nota editoriale, adduceva anche una testimonianza di Baldo. Mss.: Bologna (Bibl. del Coll. di Spagna, 126), Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 140V-145r), Cambridge (Corpus Christi Coli. Libr., 469 f. 158V), Coburgo (Landesbibl., Cas. 12 [Cas. 87631 ff. 130ra-134rb), Cracovia (Bibl. Univ., 349 ff. 276V-280, 412 ff. 251-254V), Cues (Hospitalsbibl., 257 ff. 144V-146v), Firenze (Bibl. Naz., Il. IV. 108 ff. 28-34), Graz (Universitátsbibl., 59, 465), Lione (Bibl. Munìc., 365 [2931 ff. 19 ss.), Lipsia (Universitátsbibliothek, Haenel 15 ff. 302v-307V), Londra (British Museum, Arundel, ms. 489 ff. 168v-172; Cottonian, ms. Vitellius E. X ff. 235-252), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 3870 f. 176, 7580 ff. 48 ss.), Perugia (Bibl. Comunale, E. 49), Reims (Bibl. Munic., 829 [H 6391 ff. 145v), Torino (Bibl. Naz., 298. h. i i. i [?]), Treviri (Stadtbibl., 923 ff. 112V-119, 1859), Venezia (Bibl. Marciana, L. IV. XXXI ff. 220-224), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Ross. lat. 1061 ff. 135v-139v; Vat. lat. 2289 ff. 87v-9I, 2623 ff. 130-131, 2641 ff. 22-26, 9428 ff. 178-195v, 10726 ff. 192-196); Tractatus de usuris. Mss.: Miinster (Universitátsbibl., 607 f. 128V), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 2289 ff. 100-101); Tractatus verborum directorum obliquorum et communium in successionis materia. Mss.: Leida (Bibl. der Rijksuniversiteit, d'Ablaing 28 f. 32r-v), Lipsia (Universitátsbibl., Haenel 15 f. 322r-v), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 19506 f. 333).
Di alcune opere, attribuite a B. dai compilatori di cataloghi di singole raccolte o da scrivani fantasiosi oppure dai nuovi devoti del terrestre numen, più o meno vicine alla forma-tractatus, s'ignora quasi tutto; gioverà elencarne qui di seguito alcune: De appellationibus nel ms. Theol. lat. fol. 503 della Preussìsche Staatsbibliothek di Berlino (si confronti il MS. 275 ff. 75v-78 dell'Angelica di Roma: "Quibus modis possit obici sententie"); Tractatus de censibus divi abbatis [Niccolò de' Tedeschi?] nel ms. 19514 della Staatsbibl. di Monaco di Baviera; De cessionibus nei ff. 12IV-122 del ms. 1434 [448] della Bibl. Mazarine di Parigi e nei ff. 234-236 del ms. io. B. IX della collezione regia a Londra, nel British Museum; De concubinis nei fogli 158 e seguenti del ms. e. 1. 5 della Biblioteca del Escorial; De emphyteusi nel ms. 1030 della Riccardiana di Firenze; De executione nei ff. 69v-75 del MS. 2724 della Bibl. Royale di Bruxelles; Tractatus de formis appellationum in beneficialibus secundum stylum curie nei ff. 158-161 del ms. 264 della Hospitalsbibliothek di Cues; Forme iudiciales nel ms. 19514 della Bayerische Staatsbibl. di Monaco; Glosse ordinarie contrarie in iure canonico ai ff. 178-189 del codice 257 della Hospitalsbibliothek di Cues; Tractatus de interfecto et ordinatore [?] nel MS. 26669 della Staatsbibl. di Monaco di Baviera; Tractatus molendinorum nei ff. 50-53 del ms. 1854 della Bibl. Comunale di Treviri; Tractatus numquid tacite potest clericus prorogare iurisdictionem [?] secularis [?] nel ms. 24147 della Staatsbibl. di Monaco di Baviera; De protestationibus ai ff. 119-12ir del ms. 1434 [448] della Bìbl. Mazarine, segnalato dal Paradisi (nell'explicit è attribuito a B.); De rebus creditis nel ms. Il. A. 3 della Bibl. Naz. di Napoli; De removendis petitionibus nel ms. 530 dell'Angelica di Roma; De successione nei ff. 75v-76v del MS. 2724 della Bibl. Royale di Bruxelles; Tractatus de vetitis observandis nel ms. 387 1316] ff. 86 ss, della Bibl. Municipale di Lione, segnalato dal Paradisi. Un discorso a parte meritano le opere compilatorie derivate dalle opere di Bartolo.
Numerosi manoscritti conservano Casus summarii, o casus breves, in gran parte ispirati alle opere di B. Al Digestum Vetus sono i casus dei mss. di Berlino (Preuss. Staatsbibl., Lat. 170), Greìfswald (Bibl. der Nikolaikirche, io. B. V ff. 7-93), Monaco di Baviera (Bayerische Staatsbibl., 17761-63 [non è certo]), Stoccarda (Wiirttembergische Landesbibl., HB. VI. 36 ff. 153rb-2igrb), Wolfenbiittel (Herzog August-Bibl., 33. 11. Aug. ff. 165223), Zeitz (Domherren Bibl., 40). Casus summarii al Digestum Infortiatum si leggono nei fogli 224-268 dello stesso codice di Wolfenb&tel. Casus summarii al Digestum Novum si trovano nel citato manoscritto berlinese, in quelli di Greifswald (ai ff. 93v-153) e di Stoccarda (Wiirttembergische Landesbibl., HB. VI. 36 ff. 219V-261v) e pure - a quanto pare - in quelli di Monaco e Zeitz. Casus summarii al Codex sono nei fogli 41162 dei manoscritto di Wolfenbiittel, il quale pure ne accoglie altri, ai Tres Libri J. 268302), alle Institutiones (ff. 305-336) ed all'Authenticum (ff. 338-368). Casus summarii ai Tres libri si leggono anche in un ms. di Tours (Bibl. Publique, 650 ff. 294-309). Alcuni "casus Bart(holi) de exheredationibus, testibus etc." si possono leggere nel MS. 275 della Biblioteca Angelica di Roma ai ff. 90 e seguenti.
Non pochi manoscritti e numerosissime edizioni a stampa della glossa ordinaria contengono glosse aggiunte a quella accursiana, recanti il nome di B.: è assai probabile che si tratti di semplici estratti dalle grandi opere esegetiche (Feenstra). Si elencano - a mo, d'esempio - alcuni di quei manoscritti. Digestum Vetus: Berna (Stadtbibliothek, Cod. 6 [BB]), Madrid (Bibl. del Escorial, v. I. 10), Venezia (Bibl. Marciana, ZL. CC., ZL. DXIII.), Città del Vaticano (Bibl. Vaticana, Pal. lat. 732, 733, 734, 736, 739, 740). Ad essi dovranno aggiungersi un ms. del Musée Municipal di Roermond ed uno della Biblioteca del Castello di Bergh (Feenstra). Digestum Infortiatum: Graz (Universitátsbibl., 44 [?]), Roermond (Musée Municipal, un ms., segnalato dal Feenstra), Venezia (Bibl. Marciana, ZL. CCII.), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat. 1460; Borgh. 375; Pal. lat. 745; Urb. lat. 166). Digestum Novum: Venezia (Bibl. Marciana, un ms., segnalato dal Paradisi), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Borgh. 373; Pal. lat. 749, 753; Ross. lat. 586). Glosse al Digesto sono in manoscritti di Parigi (Bibl. Mazarine, 1408; Bibl. Nat.'Lat. 4442 fl 90, 4573 ff. 2, 14, 61, 4706 ff. 54, 210, 2H). Glosse al Codex: Madrid (Bibl. del Escorial, d. 1. 8), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat. 1462; Borgh. 372, 373; Pal. lat. 757, 759, 760; Reg. lat. 1120; Vat. lat. 11152). Glosse all'Authenticum: Città del Vaticano (Bibl. Vat., Barb. lat. 1463). Glosse alle Institutiones: Chantilly (Musée Condé, 722). Numerosi altri mss. contenenti glosse siglate "Bar." sono segnalati dal Legendre.
Nel MS. 27s della Bibl. Angelica di Roma, ai ff. 288-288v si dànno "excerpta de lect(ura) Bart(holi) sup(er) trib(us) Lib(ris); ed excerpta dalle lecturae sul Digesto si leggono nel Vat. lat. 2617 ff. 181-184.
Glossae contrariae o contrarietates glossae è intitolata un'opera apparentemente conipilatoria, in cui si elencano glosse ordinarie fra loro contrarie: alcuni manoscritti l'attribuiscono a Bartolo. Basterà indicame alcuni: Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 3353), Kónigsberg (Universitátsbibliothek, 136 ff. 337v-344v), Vienna (Oester. Nationalbibl., 5450 ff. 2v-8v), Città del Vaticano (Bibl. Vat., Vat. lat. 10726 f. 474). Dovrà studiarsi anche il contenuto del ms. 5125 ff. 209-213v della Nationalbibl. di Vierma.
Distinctiones Bartoli vennero raccolte da Mariano Socini (forse il giovane): già nel secolo XVI si discuteva quale dei due Socini d'identico nome fosse autore della collectio. Questa venne stampata a Basilea nel 1563: è l'edizione da cui derivano quella lionese del medesimo anno e quella veneziana del 1564. Indipendente sembra l'edizione pubblicata a Basilea nel 1566, recante numerose aggiunte. Un ms. di Graz (Universitátsbibliothek, 839) contiene distinctiones Bartoli al Vetus, all'Infortiatum e al Novum; e distinctiones al Digesto un ms. di Stoccarda (Wiirttembergische Landesbibl., HB. VI - 41).
Naturalmente le edizioni degli opera bartoliani offrono un repertorium, che non è sempre identico e - per il fatto di recare il nome di B. - viene compreso fra le opere derivate: inutile dime di più. Ed esistono alcuni repertoria separati, manoscritti e a stampa: fatiche di bartolisti. Quello di Antonio Mincucci da Pratovetere (giurista del secolo XV) ebbe l'onore di sei edizioni incunabole (G. K. W. 2249-2254); quello di Pier Comelio Brederode' composto sul finire del secolo XVI, venne pubblicato a Basilea nel 1589, a Francoforte nel 1610 e nel 1660. Degno di studio è pure l'anonimo repertorio, composto probabilmente a Liegi nel 1440 (Feenstra) e conservato in alcuni manoscritti: Bruxelles (Bibliothèque Royale, 2719 ff. 133r-185v), Edimburgo (University Library, Adv. 10, 1. 5 ff. ir-58r), Londra (Brit. Museum'Arundel, ms. 464 ff. I-13Iv). La stampa napoletana del 1477 (G. K. W. 3658) ne attribuisce la compilazione a B. stesso. Si ricordino ancora i Repertoria ad omnia Bartoli opera dei manoscritti di Bruxelles (Bibl. Royale, 2724 ff. 2-32V), Lipsia (Universitátsbibl., 1053 ff. 181-242), Parigi (Bibl. Nat., Lat. 4557), Venezia (Bibl. Marciana, L. V. CXVII. ff. 1-32).
Dei Singularia Bartoli raccolse Antonio Mincucci da Pratovetere, alla fine del suo Repertorium: sono uno scamo elenco di passi della compilazione giustinianea. Se ne conosce un manoscritto conservato ad Autun (Bibliothèque du Séminaire, segnalato dal Paradisi), cui si potrà forse aggiungere il ms. di Madrid (Bibl. del Escorial, d. IL 8 ff. 176 ss.: "textus et glosse singulares" al Codex, mutili in principio). Vennero stampati pure col titolo di Leges et glossae Bartoli singulares et notabiles in edizioni degli opera che non contengono il Repertorium di Antonio Mincucci (Feenstra). Il Feenstra ha segnalato altri Textus et glosse singulares di B. editi a Colonia nel 1505 e nel 1506 insieme con quellì di Baldo, Angelo degli Ubaldi, Antonio da Butrio, Angelo Gambiglioni e Bartolomeo da Saliceto. Gabriele Saraina rielaborò i singularia raccolti dal Mincucci; quest'altra recensione fu stampata fra i Singularia doctorum a Lione nel 1560 e nel 1570 ed a Francoforte nel 1596 (Savigny, Feenstra). Dei singularia sono nel ms. e. I. 2 ff. 275 ss. della Biblioteca del Escorial.
Grandissimo significato è, invece, quello delle compilazioni dal titolo Contrarietates Bartoli. Vengono poste abitualmente fra gli "estratti dagli scritti di B." (Savigny, Feenstra), e tali sono almeno da un punto dì vista tutto esteriore. Esistono così quattro diverse raccolte di brani dalle opere di B., nei quali "ipse sibi ipsi est contrarius"; e propriamente dovrebbero intitolarsi tutte Concordantiae contrarietatum Bartoli, come quella di Cristoforo Nicelli. Quand'anche rechino titoli che al lettore di frontespizi sembrano equivoci o ellittici (Contrarietates Bartoli ad se ipsum), sono opera di compilatori più o meno tardi. Un progresso reale ha compiuto la comprensione del "bartolismo", quando è stato chiarito il significato di tali raccolte: "Le, contrarietates ', che gli attenti esegeti delle opere bartoliane stabilivano tra passi diversi di quella produzione sterminata, venivano rilevate col presupposto che appunto ciò non fosse casuale, ma dipendesse da un motivo riposto, che non poteva mancare e che perciò bisognava scoprire. Le contraddizioni dovevano comporsi in una 1 solutio. Metodo antico questo, che la Glossa aveva applicato al, Corpus, giustinianeo, ed i Postglossatori alla Glossa; e che ora i giuristi estendevano alla dottrina di Bartolo, dimostrando così ancora una volta quale fosse l'autorità che la circondava" (Paradisi). Metodo imposto da un problema che è proprio della riflessione giuridica, quando questa come tale si eserciti su un dato assunto nella sua unità, e il dato normativo si articoli appunto - all'intemo di quell'unità - in precetti non tutti rispondenti a prìncipia et radices fra loro ftmgibw, sì che i precetti ad essi sottesi chiedano al giudice decisioni discordes su fattispecie solo astrattamente simili (cioè solo astrattamente rispondenti ad eadem ratio). Problema esclusivo del giurista vivente a diritto comune, pel quale esistono in concreto (de facto) più rationes: altri secoli verranno, e gli uomini - per sfuggire a insuperabili antinomie - dovranno parlare di doppie verità. Nasce il problema, imponendo un particolare metodo, quando la riflessione si attua come coscienza di queste diverse rationes concrete; né fu casuale che la formabrocardum si sviluppassse in una temperie culturale e giuridico-politica segnata da una sistematica pluralità di ordinamenti. È chiaro che la posizione stessa d'un tale problema nel caso nostro presuppone il vigore d'una auctoritas Bartoli, vale a dire il pieno dispiegarsi di quel moto di pensiero e di vita cui si dà il nome di "bartolismo".
Le raccolte finora identificate sono dunque quattro: Matteo Mattesillani, Contrarietates Bartoli, che deve probabilmente riconoscersi in due manoscritti della Biblioteca Vaticana (Ross. lat. 805 ff. 167-170v; Vat. lat. 2656 ff. 83-84v) e in due della Bibl. del Escorial (d. 11. 7 ff. sog ss., d. 11. 8 ff. 188 ss.) e venne edita in una raccolta di Repetitiones, disputationes necnon tractatus iuris variorum doctorum, pubblicata a Venezia nel 1472 (H. 2640) e più volte ristampata. Cristoforo NicelIi, Concordantiae contrarietatum Bartoli, edite a Pavia nel 1495 (H. 11747) ed a Lione nel IS15, inserite poi ai luoghi opportuni in numerose edizioni delle opere di Bartolo. Paolo Briccio, Conciliationes fere centum et quinquaginta contrarietatum Bartholi..., edìte a Camerino nel 1581. Si conoscono ancora delle Contrarietates Baldi ad Bartolum (Madrid, Biblioteca del Escorial, d. 11. 8 ff. 193 ss.) e delle Quaestiones Bartoli ... in quibus ... ipse sibi ipsi est contrarius (Feenstra: Bruxelles, Bibliothèque Royale, 2719 ff. 252r-256r [datate: Bologna 1406]; Londra, British Museum, Arundel, ms. 464 ff. 13Iv-145r; Madrid, Biblioteca Nacional, 696 ff. 82Vgir): opere che, tutte, meriterebbero d'esser finalmente studiate.
Chi ponga mente al signìficato del "bartolismo", darà l'importanza che meritano ai commenti che giuristi più recenti dedicarono alle lecturae di Bartolo. Il primo che si conosca è quello di Alessandro Tartagni, al quale s'è dovuto accennare ripetutamente. Il Savigny osservava che l'inserzione di queste apostillae nelle edizioni degli opera bartoliani ai luoghi opportuni era stata preceduta da numerose stampe separate (si confrontino H. 15321-15324, 15327-15329). Il Mazzuchelli dava notizia di Lucubrationes di Giovanni Gerolamo Albani sulle lecture di B. e di Commentaria in lecturas Bartoli in primam et secundam Infortiati di Niccolò Spinelli (ma deve trattarsi, piuttosto, d'una edizione delle letture bartoliane).
Né queste soltanto sono le opere fiorite durante il "bartolismo" intorno al nome del maestro: fra gli scritti certamente estranei all'opera di B. ed attribuiti già con troppo scarsa cautela a lui si potrà ricordare, infine, quel Commentarius constitutionis pacis Constantiae che potrebb'esser tutt'uno con l'opera di Baldo assunta nella glossa ordinaria (si trova frammentario nei ff. 72V-76v dei MS. 2719 della Bibliothèque Royale di Bruxelles). Un abbaglio di Giulio Ferretti il vecchio (che trasse in inganno anche il giovane) aveva portato il nome di B. sull'opera di Andrea Bonello da Barletta, Contrarietates iuris civilis Romanorum et Langobardorum.
Non si ritiene opportuno discorrere, scendendo a dettagli pur sommari, di tutti gli altri scritti - più o meno originali - che i bartolisti vollero autentici.
Restituita criticamente, per quanto le conoscenze attuali consentano, l'opera di B. alle sue fonti verisimilmente genuine, rimane ora da affrontare il complesso di problemi storici ch'essa prospetta. E anzitutto va osservato che tutto quello che la critica fliologica antica e moderna èriuscita a sceverare dell'opera autentica di B., liberandola da attribuzioni arbitrarie e banali che le edizioni a stampa hanno contribuito a perpetuare, nulla ha tolto alla figura di questo giurista, che anzi dalla purificazione di tante scorie ha avuto forse da guadagnare. Ce lo insegna, quello stesso Giason del Maino che indicammo come l'iniziatore di quest'opera di revisione critica, quando, nel passo ricordato in cui fa una prima denuncia di opere "quae attribuuntur Bartolo, et tamen non sunt Bartoli", tiene a dichiarare che quest'opera di revisione egli aveva condotto sulle testimonianze trovate "hinc inde apud iuristas, et incidenter disseminata", allo scopo, come testualmente si esprime, "ut ... praecipuam meam erga Bartolum observantiam, et summam devotionem posteris testatam relinquerem, quem semper in legibus ut terrestre numen colui, et eius vestigia semper quantum licuit adoravi" (Super Il Dig. Novi, de verb. obl., l. quidam cum filium, n. 42). Era un sentimento diffuso da secoli, e destinato a restare intatto per secoli, nella tradizione giuridica italiana e d'oltralpe, non un mito, anche se, specialmente fuori d'Italia, si avvolse nell'alone delle leggende più strane. Fatti storici, che sarebbe un errore comunque sottovalutare. La stessa esaltazione ricorrente nella tradizione bartolistica italiana è fatta talvolta con sfumature di termini che obbligano a riflettere. Così, in pieno Quattrocento, mentre Angelo Gambiglioni (morto dopo il 1451) con l'epiteto "lucerna iuris", che ricalca quello che era stato attribuito quattro secoli prima al "primus illuminator scientiae nostrae", Irnerio, rivela chiaramente l'attaccamento fedele alla tradizione medievalistica, Andrea Barbazza con l'epiteto di "Apollinis oraculum", Francesco della Corte ("Curtius", morto nel 1495) con l'accostamento di B. a Omero, Giovanni Battista Caccialupi (morto nel 1496) nel paragonare l'opera bartoliana a quella di Cicerone e di Virgilio, mostrano di muoversi già nell'atmosfera umanistica, che nulla ancora riusciva a intaccare dell'opera bartoliana così lontana da spiriti e forme di una giurisprudenza culta.
Naturalmente, non soltanto di queste esaltazioni enfatiche si alimentava la fama di Bartolo. La gloria lo aveva raggiunto già in vita, con riconoscimenti d'eccezíone: tale il privilegio di cui lo onorò l'imperatore Carlo IV in occasione della sua ambasceria a Pisa nel 1355, già ricordata, col quale veniva accordata a B. la facoltà di fregiarsi, lui e i suoi eredi, di un blasone con le insegne imperiali (descritto dallo stesso B. nel trattato De insigmis et armis, prooem.: "leonem rubeum cum caudis duabus in campo aureo"), la nomina a suo consigliere (ricordata da B. nel trattato-Super const. "Ad reprimendum", prooem.), nonché la facoltà, che si estendeva anche ai suoi discendenti maestri di diritto, di legittimare, come B. si esprime, "scholares auditorii nostri quos contingeret esse illegitime natos" (in l. Gallus S forsitan, ff. de liberis et posthumis [p. 28, 2, 29, 8]): facoltà che rientrava, com'è noto, tra gli iura reservata maiestatis, cioè di esclusiva competenza imperiale. La cittadinanza conferitagli nel 1348 dal Comune Ai Perugia già la rammentammo. E hanno una muta eloquenza le scarne parole che furono apposte come epigrafe del sontuoso monumento sepolcrale che gli venne eretto nella chiesa di S. Francesco: "Ossa Bartoli": confessione d'impotenza della parola dinanzi ai resti mortali di un uomo di tanta grandezza.
Dopo la morte la fama di B. crebbe: soprattutto fuori d'Italia, dove l'opinio Bartoli domina incontrastata come una veritas che eventualmente - vogliamo precisare per obiettività storica - poteva piacere di volta in volta ai potenti o ai layci, vale a dire agli umili, non periti di leggi: cosa, quest'ultima, che, come riconosce il suo maggiore allievo, Baldo degli Ubaldi, "facit opinionibus suis multum honoris" (In usus feudorum, 1, 8 de successione feudi, cap. I sequitur). Culmina col decretum regium col quale, come già riferisce Giovanni Battista Caccialupi per averlo appreso dai suoi scolari iberici, "in Hispania et Lusitania... est sancitum publica costitutione quod in casibus in quibus reperitur contradictio doctorum opinio Bartholi praevaleat tamquam principalior et secundum illam iudicetur": si tratta della legge promulgata da Giovanni II nel 1427 per il León e nel 1433 per la Castiglia, e, per il Portogallo, di quella inscritta da Alfonso V nel suo codice del 1446, poi confermata da Emanuele 1 (1495-1521). Disposizione che un secolo e mezzo più tardi raggiungerà dalla madre patria anche il Brasile con la Ordenaoes Filipinas del 1603, dove troviamo sancito il principio secondo il quale, quando un caso non fosse deciso dalla Glossa d'Accursio o rimanesse indeterminato, "se guarde a opiniào de Bartolo, porque sua opiniào commummente he mais conforme á razào" (Lib. III, tit. LXIV, princ.): durevole fortuna che taluno di recente ha creduto di giustificare col conservatorismo tipico di questa - terra d'oltre oceano, alla cui classe dominante le teorie bartoliane potevano far comodo (De Almeida Costa).
Che poi queste esaltazioni dal terreno dei fatti storici finissero per sfociare in quello delle leggende, era naturale. Così, per limitarci ad alcuni casi tra i più clamorosi, in Boemia dallo storico incontro pisano dell'imperatore Carlo IV con B., già ricordato, nacque la leggenda di B. professore allo Studio di Praga e riformatore del diritto boerno: dove vediamo congiungersi all'esaltazione di Carlo IV come "padre della patria" quella di B. come ricreatore del diritto nazionale che si veniva depurando di antiche scorie di paganesimo per volontà di Carlo IV e con l'autorità del pensiero di B. (Vanééek). Di qui, la leggenda di B. "Bohemiae civis publice nominatus" (già in Bohuslav Balbin, gesuita boerno del sec. XVII); ed è superfluo aggiungere che queste varie leggende rispondevano di volta in volta a "bisogni"diversi (Vané~ck), come si deduce dalle diverse reazioni che di volta in volta suscitavano. Di qui, infine e sempre in rapporto con Carlo IV, la leggenda sorta nel sec. XVI sulla permanenza di B. in Germania alla corte di questo imperatore, e della paternità bartoliana della Bolla d'oro.
Per tornare all'Italia, verrebbe voglia di prendere lo spunto da un'ingenua domanda che si rivolgeva il Caccialupi proprio di fronte a codeste esaltazioni di cui Oltralpe era oggetto il nome di Bartolo. A proposito di quello ch'egli aveva sentito, come riferimmo, per la Spagna e il Portogallo dalla bocca di studenti lusitani, egli si chiede: "Si Hispani tantum deferunt Bartolo, nos Italici quid faciemus ?" (Tract. de modo studendi etc., doc. V, in fine); parole riferite poi dal Diplovataccio (nella Bartoli Vita, p. 476).
Nella sua patria, occorre appena dirlo, il pensiero di B. era succo e sangue della dottrina giuridica, dominando incontrastato le aule dei tribunali; il noto aforisma "nullus bonus iurista nisi sit bartolista" era patrimonio della coscienza comune. Consolidazioni ufficiali di questa fama possiamo vederle in alcuni episodi significativi della vita universitaria, come la creazione nello Studio di Padova di una cattedra - destinata alla lectura textus, Glossae et Bartoli nel 1544 e inquadrata in una completa riforma della facoltà; imitata nel 1570 dallo Studio di, Torino e nel 1587 da quello di Bologna, dove troviamo addirittura istituito un corso di repetitiones Bartoli. Altre università (Perugia, Macerata, Napoli) ne seguirono l'esempio al principio del Seicento. Questi episodi scolastici si spiegano a loro volta nel quadro della polemica, che impegnava vivamente tanta parte dell'europa colta, contro il mos italicus iura docendi, concentrata appunto nella tradizione bartolistica.
Quest'ultima considerazione fa da naturale passaggio per una parola conclusiva sulla personalità e l'opera di B., inquadrate nell'età che fu sua. Che fu età di crisi profonda per la coscienza italiana. Avvenimenti decisivi avevano incalzato tra gli ultimi lustri del sec. XIII e i primi del Trecento: con la tragica fine della dinastia sveva, era venuta meno l'unica base territoriale che l'Impero aveva avuta in Italia, il Regno di Sicilia, passato in mani straniere; le speranze riaccese dalla venuta di Arrigo VII di Lussemburgo si erano bruscamente spente con la misera fine di questo imperatore; la sede pontificale veniva trasferita da Roma ad Avignone. Erano altrettanti colpi mortali inferti a una coscienza che fermamente credeva in questa idealità delle potenze universali come direttricí supreme dell'humanum genus: che non era soltanto una fede politica, ma una concezione del mondo e della vita. La crisi investiva in pieno il mondo del diritto, che quella concezione aveva a fondamento di un sistema normativo, e traeva da essa l'afflato universalistico che ispirava al pensiero giuridico la suprema ídealità di un utrumque ius intesa come indissolubile rapporto dei due iura communia, il civile e il canonico, regolatori potenziali di tutti i negozi tra gli uon-ùni, nella duplice veste di cives Romani Imperii e di fideles Christi, rispettivamente in temporalibus e in spiritualibus. Con queste forti tare passive, si iniziava il secolo di Bartolo. E tuttavia, c'era il rovescio della medaglia. A una crisi spirituale così profonda, corrispondeva con strano contrasto il momento di massimo rigoglio della vita comunale, sia pure con intemperanze e disordini che riflettevano su un quadro di tanta grandiosità un pauroso giuoco di luci e d'ombre; mentre la vita economica, col potenziarsi di industrie e l'intensificarsi dei traffici transmarini e transalpini, toccava le punte del massimo splendore. Questi contrastanti aspetti della vita pratica non potevano a lor volta non incidere su un patrimonio ideologico che da tempo mostrava le sue stanchezze, e teneva ferma la dottrina giuridica su posizioni rigide che la realtà della vita rinnegava clamorosamente. Ed era fatale che la vita vincesse sulla ideologia. Non fu facile il superamento degli scherni tradizionali, alla ricerca di un nuovo equilibrio che senza rinnegare gli antichi ideali - che avrebbe significato distruggere le fondamenta di un principio d'ordine universale - poggiasse saldamente su nuove basi dogmatiche la nuova realtà. R in quest'opera ardua che il pensiero di B. signoreggia: ma per capirne la originalità e la grandezza, non si può prescindere dallo stato della scienza giuridica nel momento in cui egli iniziava l'attività intensissima di scienziato e di maestro, che si conclude tutta entro un periodo relativamente breve di appena quattro lustri. Ricordammo già il magistero di Cino da Pistoia, che B. da giovane, appena adolescente, ebbe la fortuna di ascoltare dai banchi dello Studio perugino, e dal quale sentì plasmato il proprio intelletto. Cino fu senza dubbio il portatore consapevole e critico - non recettizio - di quella parola innovatrice della metodologia e della tecnica del diritto che aveva assorbito dai dialettici francesi, e che egli ora veniva applicando con indipendenza di pensiero nella forma più corporea e massiccia del commento: il quale rappresentava un maturo superamento della glossa, non tanto per la scolastica distinzione che assegnava alla glossa la expositio sententiae et ipsius literae e al commento la expositio verborum iuncturam non considerans sed sensum, bensì mediante un più complesso processo mentale che portava alla scomposizione del testo nei suoi elementi strutturali e nei diversi momenti logici che Cino, sulla scia dei dialettici francesi, elencava rigidamente (lectio literae, divisio legis, expositio, positio casuum, collectio notabilium, oppositio, quaestio). Era senza dubbio una innovazione profonda, che doveva appunto inaugurare un'epoca nuova nella scienza del diritto. Nella comune cultura, questa innovazione viene messa in rapporto con la profonda rivoluzione che nel campo della speculazione pura si era andata compiendo, tra la fine del sec. XII e il sec. XIII, con la scoperta dell'Aristotile maggiore, e aveva sconvolto le basi e i canoni della conoscenza, fermi da secoli nei rigidi schemi del neo-platonismo, entro i quali la patri.stica aveva inquadrato e sistemato la dottrina cristiana. Il ricomposto sistema aristotelico sconvolge queste posizioni pietrificate da secoli, e impegna a una revisione ab imis di tutto il problema della conoscenza, investendo in pieno il problema stesso di Dio. Si comprende come fosse stata la teologia la scienza più precocemente interessata dalle idee nuove e impegnata nella grande opera di conciliazione tra l'auctoritas (rappresentata dalla secolare tradizione patristica sui testi scritturali) e la ratio, con le posizioni che la logica nova riscopriva e consolidava. Ora le analogie tra i processi mentali della scienza teologica con quelli della interpretatio iuris erano troppo evidenti per non giustificare una permeazione in quest'ultima dei nuovi canoni ermeneutici che si andavano affermando nella scientia Dei, particolarmente a opera di colossi del pensiero come Alberto Magno e Tommaso d'Aquino. Tutto questo è esatto, ma deve essere accolto con una importante riserva: e cioè tenendo presente che la interpretatio iuris possedeva una sua propria logica, sin dalle prime origini: il magistero imeriano, infatti, non altrimenti se non sul piano logico aveva per la prima volta dissociato una scientia leguin dalla enciclopedìa delle arti liberali, dove nessun posto autonomo aveva fino a quel momento trovato. Questa logica del diritto era stata maturata e affinata nei due secoli della scuola dei glossatori: ed è naturale che sia stata aperta e sensibile all'afflato di idee nuove che veniva d'Oltralpe, ma di cui già da decenni essa mostrava l'esigenza, accusando consapevolmente la crisi di una tecnica che andava ormai esaurendo, dopo un secolo e mezzo di sforzo creativo, l'originaria funzione. Quando i tempi maturarono, sui primi decenni, del Trecento, sullo sfondo di una coscienza nazionale in crisi, sotto le sollecitazioni di una realtà politica, sociale, economica, in fase evolutiva, il terreno della scientia legum era dunque preparato a dare i nuovi frutti. La mediazione ciniana ebbe senza dubbio importanza primaria: ma spetta a B. il merito di aver toccato le vette più alte. Questo egli raggiunse non solo mediante l'affìnamento della tecnica del commento, con la sua forza dialettica e con le sue eccezionali capacità di scavare nelle profondità della litera legis per estrarne la mens et ratio più riposte; ma soprattutto sfruttando, come nessuno mai più saprà fare, la carica innovatrice che si nascondeva nella nuova tecnica ermeneutica: perché proprio negli anfratti provocati dalla apparente frantumazione di quella litera nei suoi elementi strutturali, cominciavano a penetrare i germi di vita della nuova societas iuris, innestandosi al vecchio tronco della lex scripta, venerata come ius commune, ma da secoli immobile. Che voleva dire processo di ricambio tra la norma antica e la vita. Questi germi vitali egli seppe identificare con intuito sovrano: ed è qui la chiave della sua vera grandezza e la ragione della universalità del suo pensiero. La testimonianza più sobria, e a un tempo più eloquente, può esseme offerta proprio da quell'arido elenco delle sue opere, maggiori e minori, che la critica testuale consente oggi di attribuirgli con tranquilla coscienza, e più ancora, dal panorama che abbiamo cercato di offrire col massimo di ricchezza, se non di completezza, della tradizione manoscritta, che interessa, in proporzioni diverse (fatto storico anche questo), i più disparati luoghi del mondo civile. Non uno dei problemi vivi dell'età sua sfugge alla sua meditazione: e su alcuni di essi, tra i più ardenti e ardui, dove talvolta si trascinavano dispute secolari, non v'ha dubbio che egli ha lasciato parole valide per sempre: basterà ricordare la famosa teorica sugli ordinamenti particolari e sul fondamento giuridico della loro potestas statuendi; la non meno celebre distinzione tra "statuto personale" e "statuto reale", principio tutt'oggi in vita del diritto internazionale privato; la denuncia solenne della antigiuridicità di situazioni di fatto che il costume accettava, e che erano ai suoi occhi altrettante lacerazioni dell'ordine giuridico, come la tirannide' le rappresaglie, la guerra. Parole, che l'umanità avrebbe bisogno di ascoltare ancora.
Fu appunto questa universalità del suo pensiero a provocare a sua volta quello che potremmo chiamare il "bartolismo" deteriore, per cui gli furono disinvoltamente attribuite opere che mai erano uscite dalla sua penna, per il ben noto fenomeno di concentrazione storica che fatalmente investe le personalità d'eccezione.
B. fu tra i massimi interpreti del suo tempo. Al di sopra della sua opera di scuola e di scienza, la sua figura eccede, con la sua gigantesca opera di pensatore, la statura del giurista sia pure grandissimo e prende il suo posto tra le figure umanamente più elevate del Trecento italiano - accanto a Dante, a Giotto, a Caterina da Siena -, con la vera e genuina funzione del costruttore e del liberatore: di chi, in parole più semplici, ha donato all'umanità una parola nuova, che l'ha aiutata a comprendere meglio se stessa, e a elevarsi.
Fonti e Bibl.: A. Rossi, Documenti per la storia dell'Università di Perugia..., in Giornale di erudizione artistica, V (1876), pp. 184-186, 187, 188 s., 366, 379 s., 380-382; VI (1877), pp. 4952; J. Ficker, Forschungen zur Reichs- und Rechtsgeschichte Italiens, IV. Urkunden, Innsbruck 1874, pp. 536-538; C. Cottae Tractatio de Iurisperitis, in G. Panziroli, De claris Leguni interpretibus libri, Lipsiae 1721, pp. 1524 s.; G. Rossi, La "Bartoli Vita" di Tommaso Diplovataccio secondo il codice Oliveriano 203, in B. da Sassoferrato. Studi e documenti per il VI centenario, Milano 1962, II, pp. 441-502; Th. Diplovatacci Bartoli Vita, in Bartoli a Saxoferrato ... Omnia, quae extant, opera..., I, Venetiis 1615, ff. 8v-gr; J. Fichardi Vitae Recentiorum Iureconsultorum..., in G. Panziroli, De claris..., pp. 412-414, 415 s.; M. Mantuae Epitome Virorum Illustrium qui vel scripserunt, vel Iurisprudentiam docuerunt in scholis..., ibid., pp. 446 ss. (cfr. Censura nonnullorum Iurisconsultorum ex diversis scriptis excerpta, n. 31 ibid., pp. 494 S.); M. Gribaldi Mophae Catalogus aliquot Interpretuni Iuris Civilis, ibid., p. 531; G. P. Lancellotti, Vita Bartoli iureconsulti ... cui accessit ... adversus detractores Baldi defensio, Perusiae 1576; G. Panziroli, De claris, pp. 153-158; P. Arferuoli, Notizie riguardanti la vita di Cino (tratte nel 1526 da un ms. del 1337), in L. Chiaipipelli, Vita e opere giuridiche di Cino da Pistoia, con molti doc. inediti, Pistoia 1881, p. 102; A. Oldoinus, Athenaeum Augustum, in quo Perusinorum scripta publice exponuntur, Perusiae 1678, pp. 47-50; 1. V. Gravinae De ortu et progressu iuris civilis liber, cap. CLXIV, Lipsiae 1717, pp. 112-M6 (cfr. C. Ghisalberti, Gian Vincenzo Gravina, giurista e storico, Milano 1962, pp. 150-156); G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, Il, 1, Bresga 1758, pp. 460-468; M. Sarti-M. Fattorini, De claris Archigynmasii Bononiensis Professoribus, I, Bononiae 1888, pp. 276, 299; Il, ibid., 1896, pp. 8 s., 346; G. Tiraboschi, Storia d. letter. ital., V, 2, Venezia 1823, pp. 421-427; G. B. Vermiglioli, Biogr. d. scrittori perugini e notizie delle opere loro, I, Perugia 1829, pp. 1736 (sub voce Alfani); G. Fierli, Celebriores Doctorum Theoricae..., Romae 1840, p. 34; F. C. Savigny, Storia del diritto romano nel Medioevo, Torino 1857, 11, pp. 631-657; III, pp. 309 s., 511-518; A. Vidalin, B. et les hommes illustres de son siècle, Paris 1856; C. Bemabei, B. da Sassoferrato e la scienza delle leggi, Firenze-Roma Torino 1881; C. N. S. Woolf, B. of Sassoferrato. His position in the history of medieval political thought, Cambridge 1913; J. L. J. van de Kamip, B. de Saxoferrato. 1313-1357. Leven-WerkenInvloed-Beteekenis, Amsterdam 1936 (trad. it., in Studi urbinati, IX [19351, pp. 5-158; sull'opera del van de Kamp cfr. la recens. di E. Meiiers, in Tijdschrift voor Rechtsgeschiedenis, XVI [19391, pp. 114-121, ora nel volume Etudes d'histoire du droit, III, Leiden 1959, pp. 283-290); G. Ermini, Storia della Università di Perugia, Bologna 1947, pp. 113-121 e passim.
Singole questioni attinenti alla vita di B. hanno trattato recentemente A. Lattes, Un punto controverso nella biografia di B., in Studii giuridici dedicati e offerti a Francesco Schupfer nella ricorenza del XXXV anno del suo insegnamento, 11, Torino 1898, pp. 19-30; H. U. Kantorowicz (Gnaeus Flavius), La lotta per la scienza del diritto, ed. it. della tedesca riveduta dall'autore, con pref. e note del giudice R. Majetti, Palermo 1908, p. 93; F. Buonamici, B. da Sassoferrato in Pisa, in Annali d. Università toscane, XXXIII (1915) pp. 1-28; R. Cecchetelli-Ippoliti, Il sepolcro di B. da Sassoferrato, in Atti e Mem. d. R. Deputaz. di storia patria per le Marche, s. 4, V, 1-2 (1928), pp. 155 ss.; N. Zingarelli, La vita, i tempi e le opere di Dante, Milano 1939, 1, p. 494; 11, p. 681; L. Martines, The Career and Library of a XVth-Century Lawyer (B. of Sassoferrato's Grandson), in Ann. di storia del diritto, III-IV (1959-1960), pp. 323-332; A. Fortini, Frate Pietro da Assisi primo maestro di B. da Sassoferrato, in B. da Sassoferrato, Il, pp. 251-260 (cfr. Rass. giuridica umbra, V [im], pp. 22-26); G. Ermini, B. da Sassoferrato avvocato nel 1338 della Curia Generale provinciale della Marca Anconitana, ibid., II, pp. 227-233; D. Segoloni, B. da Sassoferrato e la 'Civitas Perusina', in B. da Sassoferrato, II, pp. 513-671; V. Vaněček, La leggenda di B. in Boemia, ibid., I, pp. 369-393; D. Maffei, La «lectura super digesto Veteri» di Cino da Pistoia. Studio sui mss. Savigny 22 e Urb. lat. 172, Milano 1963, pp. 1 ss.
Della letteratura che esamina singole opere di B. si ricordino, in particolare: D. Maffei, La "Lectura super Digesto Veteri" di Cino da Pistoia. cit., e – per alcuni tractatus C. Ghisalberti, La condanna al bando nel diritto comune, in Arch. giuridico, CLVIII, 1-2 (1960), pp. 3-75 (sul Tractatus de bannitis); A. Solmi, Alberto da Gandino e il diritto statutario, in Contributi alla storia del diritto comune, Roma 1937, p. 376 n. 1; G. Rossi, Consilium sapientis iudiciale, Milano 1958, p. 120 n. 22; Id., La "Bartoli Vita", p. 465 n. 72 (sul Tract. de consiliis habendis per assessores); E. Meijers, rec. cit. a van de Kamp, ora in Etudes, cit., pp. 287 S.; J. Portemer, Recherches sur les "Pifferentiae iuris civilis et canonici" au tenips du Droit classique de l'Eglise, I, L'ex Pression de "Differentiae", Paris 1946, pp. 70-78 (ed ora anche in Bartolo da Sassoferrato, II, pp. 401 ss.); G. Forchielli, B. canonista?, in B. da Sassoferrato, II, pp. 238-241 (sul Tract. de differentiisinter ius canonicum et civile); C. Fumagalli, Il diritto di fraterna nella giurisprudenza da Accursio alla Codificazione, Torino-Roma-Milano 1912, p. 102 (sul Tract. de duobus fratribus); A. Marongiu, Il regime bipartico nel trattato sui guelfi e i ghibellini, in B. da Sassoferrato, II, pp. 333-342; M. A. Benedetto, Marchi di fabbrica e società in B. da Sassoferrato, ibid., II, pp. 27-35 (sul Tract. de insigmis et armis); E. Seckel, Beitrdge zur Geschichte beider Rechteini Mittelalter, Túbingen 1898, p. 358; W. Ullmann, B. and English iurisprudence, in B. da Sassoferrato, I, pp. 47-73 (sul Tract. de insigmis et armis); A. C. Jemolo, Il "Liber Minoritarum" di B. e la Povertà Minoritica nei giuristi del XIII e XIV secolo, in Studi sassaresi, II (1922), pp. 1-54; G. Sabatini, Frammento del "Tractatus Minoricarum" di B. da Sassoferrato, in L'Archiginnasio, XXI (1926), pp. 229-240 (sul Liber Minoricarum); P. Fiorelli, La tortura giudiziaria nel diritto comune, Milano 19531954, 1-11, passim; E. Meiiers, rec. cit. a vande Kamp, p. 287 (sul Tract. de questionibus); C. Manaresi, La quaestio inter virginem Mariani et Diaboluni di B., in Arch. giuridico, XXVI (1881), pp. 581-594; R. Jacquin, Le "Proces de Satan", in B. da Sassoferrato, II, pp. 269-280 (sul Tract. questionis ventilate inter virginem Mariani et Diabolum); D. Maffei, La "Lectura super Digesto Veteri"..., pp. 57, 59 (sul Tract. de successionibus ab intestato); E. Betti, La dottrina costruita da B. sulla constitutio 'Ad reprimendum " in B. da Sassoferrato, II, pp. 37-47 (sul Tract. super consistit. 'Ad reprimendum' . A. Era, Due trattati attribuiti a B.: "De tabellionibus" e "Contrarietates iuris civilis Romanorum et iuris Langobardorum", ibid., II, pp. 217-225; H. Coing, Die Anwendung des, Corpus Iuris, in den Consilien des B., in L'Europa e il diritto romano. Studi in memoria di Paul Koschaker, I, Milano 1954, pp. 71-97; C. Witte, De Bartolo a Saxoferrato, Dantis Allighierii studioso, commentatiuncula, in Dante-Forschungen, I, Halle 1869; C. Negroni, Dante Alighieri e B. di Sassoferrato, Lonigo 1890.
Sulle concezioni politiche di B. si vedano: L. Chiappelli, Le idee politiche del B., in Archivio giuridico, XXVII 1881), pp. 396 ss.; G. Salvemini, La teoria di B. da Sassoferrato sulle Costituzioni Politiche, in Studi storici, IV, Firenze 1901, pp. 151-167; J. N. Figgis, Studies of Political Thought from Gerson to Grotius, Cambridge 1907, passim; Id., B. and European political ideas, London 1905; Id., The divine right of kings, Cambridge 1914, passim; L. Rossi, B. da Sassoferrato nel diritto del suo tempo, Bologna 1917; E. Emerton, Humanism and Tyranny. Studies in the Italian Trecento, Cambridge 1925, pp. 119-154, 225-284; C. Curcio, L'eredità di Roma nel pensiero Politico del Medio Evo, in Riv. internaz. difilosofia del diritto, VIII, 2 (1928), pp. 179-224; Id., Il rinnovamento dell'idea di diritto nel pensiero ital. del Rinascimento, ibid., VIII, 3 (1928), pp. 285-304; R. W. Carlyle-A. J. Carlyle, A History of Mediaeval Political Theory in the West, VI, Edimburgh-London 1936, pp. 17-20, 26 s., 76-82 e passim; A. T. Sheedy, B. on social conditions in the fourteenth century, New York 1942; N. Valeri, Signorie e Principati, Milano 1949, p. 278; F. Crosara, Spunti bartoliani, in Annali d. Facoltà di giurisprudenza d. Univ. di Camerino, XIX (1952), pp. 63-101; Id., Dante e B. da Sassoferrato. Politica e diritto nell'Italia del Trecento, in B. da Sassoferrato, II, pp. 105-198; M. David, Le contenu de l'hégémonie impériale dans la doctrine de B., ibid., II, pp. 199-216.
Sulle dottrine pubblicistiche di B. amplissima è la letteratura, dalla cluale si potranno trascegliere alcune opere: V. E. Orlando, La legislazione statutaria e i giureconsulti ital. del secolo XIV, Roma 1884, passim; F. Ercole, Dal Comune al Principato. Saggi sulla storia del diritto Pubblico del Rinascimento italiano, Firenze 1929, passim; Id., Da B. all'Althusio. Saggi sulla storia del pensiero pubblicistico del Rinascimento italiano, Firenze 1932, passim; P. Zancla, La dottr. della sovran. dello Stato e il Probl. dell'autor. internaz. in B., Palermo 1933; A. Berliri, L'ordinamento tributario della Prima metà del sec. XIV nell'opera di B. da Sassoferrato, Milano 1952; A. Marongiu, Storia del diritto pubblico. Principi e istituti di governo in Italia dalla metà del IX alla metà del XIX sec., Milano-Varese 1956, pp. 17, 147, 281; G. L Barni, Appunti sui concetti di 'dignitas, nobilitas, officium' in B. da Sassoferrato, in Arch. giuridico, CLV, 1-2 (1958), pp. 130-144; G. De Vergottini, Lezioni di storia del diritto italiano. Il diritto pubblico italiano nei sec. XII-XV, II, Milano 1959, passini; A. Marongiu, Spunti di diritto parlamentare in opere di nostri scrittori tre-cinquecenteschi, in Ann. di storia del diritto, III-IV ( 1959-1960), pp. 85 ss.; C. Ghisalberti, La condanna al bando ...; D. Maffei, La donazione di Costantino nei giuristi medievali. Da Graziano a Bartolo, Milano 1964, pp. 185-190; J. Baszkiewicz, Quelques remarques sur la conception de 'dominium mundi, dans l'ovre de B., in B. da Sassoferrato, II, pp. 7-25; E. Betti, La dottrina costruita da Bartolo, ibid., II, pp. 37-47; B. Breschi, Alcune osserv. sul contributo recato da B. alla teoria degli statuti, ibid., II, pp. 49-59; A. Marongiu, Il regime bipartitico nel trattato sui Guelfi e i Ghibellini, ibid., II, pp. 333-343 (e in Riv. trim. di dir. e proc. civ., XIII [19591, pp. 1017-1023; P. Rasi, I problemi della circolazione stradale nell'opera di B. da Sassoferrato, ibid, II, pp. 431-439; F. Calasso, Il concetto di diritto comune, in Arch. giur., CXI (1934), parr. 18 s. (rist. in Introduzione al diritto comune, Milano 1951, pp. 69, 71 s.); Id., I glossatori e la teoria della sovranità, Milano 1957, pp. 70, 161; Id., Gli ord. giur. del Rinascimento medievale, Milano 1953, pp. 151, 206, 209, 218 s., 233 s., 261-267, 295 s.; Id., Medio evo del diritto, Le fonti, Milano 1954, pp. 22, 23, 500, 575 ss.; Id., Diritto. Partizioni: le basi storiche, in Encicl. d. dir., XII, pp. 832, 833, 835, 839.
Il contributo di B. all'elaborazione teorica del diritto internazionale privato e del diritto internazionale penale viene illustrato da A. M. M. Montijn, Aanteekening op de leer van her internationaal privaatrecht bii B., Utrecht 1887; F. Meili, Die theorischen Abhandlungen von B. und Baldus ùber das intèrnationale Privat. und Strafrecht zusammengestellt, Leipzig 1894; Id., Das internationale Civil. und Handelsrecht auf Grund der Theorie, Gesetzgebung und Praxis, I, Zúrich 19021904, passim; Id., B. als Haupt der ersten Schule des internationalen Strafrechts, estratto da Festschriftfür Paul Laband, Zúrick 1908; V.E. Hrabar, Le róle de Grotius dans le développement scientifique du droit international, in Revue de droit intern. et de législation comparée, s. 3, VI, 4-5 (1925), pp. 541 s.; G. L. Barni, B. da Sassoferrato ed il problema del limite della giurisdizione sul mare, in Riv. di storia del diritto ital., XXIV (1951), pp. 185-195; A. Checchini, Presupposti giuridici dell'evoluzione storica dalla, bartoliana, teoria degli statuti al moderno diritto internazionale privato in B. da Sassoferrato, II, pp. 61-104; H. Lange: Bartolus, Einfluss auf die Entwicklung des Schadensersatzrechts, ibid., Il, pp. 281-294; G. Luther, Der Einfluss von B. auf das Deutsche internationale Privat. und Strafrecht, ibid., II, pp. 309-331; W. Onclin, La doctrine de B. sur les conflits de lois et son influence en Belgique, ibid., Il, pp. 373-398; F. Schwind, L'influsso di B. sulla evoluzione del diritto internazionale privato, ibid., 11, 503-512; S. E. Thorne, Sovereignty and the conflict of laws, ibid., Il, pp. 673-689; P. Vaccari, Utrum iurisdictio cohaereat territorio. La dottrina di B., ibid., Il, pp. 735-753; F. Calasso, Medio evo del diritto, pp. 576 s.
Alcune prospettive canonistiche nell'opera di B. sono studiate da G. Le Bras, B. et le droit canon, in B. da Sassoferrato, Il, pp. 295-308; W. Ullmann, De Bartoli sententia: 'Concilium repreaesentat mentem populi ', ibid., Il, pp. 705-733; G. Forchielli, B. canonista?, ibid., II, pp. 235-250; L. Prosdocimi, Tra civilisti e canonisti dei secc. XIII e XIV. A proposito della genesi del concetto di 'stylus ', ibid., Il, pp. 413-430; G. Fransen, L'influence de B. sur les canonistes belges, ibid., Il, pp. 261-268.
Studiano il pensiero di B. su alcuni problemi di diritto civile U. Navarrete, La posesión de las, universitates, especialmente en caso de extinción de todos sus miembros, según B., in B. da Sassoferrato, Il, pp. 345-372; R. Trifone, La variazione del valore della moneta nel pensiero di B., ibid., Il, pp. 691-704; M. A. Benedetto, Marchi di fabbrica e società, pp. 27-35; G. Vismara, I patti successori nella dottrina di B. in B. da Sassoferrato, Il, pp. 755-783; H. Coing: Zur Ei,-entumslehre des B., in Zeitsch. der Sav.Stift. für Rechtsgesch., Róm. Abt., LXX (1953), pp. 348-371; F. Calasso, Il negozio giuridico. Lezioni di storia del diritto italiano, Milano 1959, pp. 299 s.
Sulla diffusione del pensiero di B., sul "bartolismo" e sulle opposizioni da questo incontrate si vedano: B. Brugi, Per la storia della giurisprudenza e delle università italiane. Saggi, Torino 1921, passim; Id., Per la storia ... Nuovi saggi, Torino 1921, passim; G. Astuti, Mos Italicus, e 'Mos Galicus, nei dialoghi, de iuris interpretibus, di Alberico Gentili, Bologna 1937, passim; W. Engelmann, Die Wiedergeburt der Rechtskultur in Italien durch die wissenschaftliche Lehre, Leipzig 1938, pp. 233-236; A. Marongiu, Legislatori e giudici di fronte all'autorità dei giuristi, in Studi di storia e diritto in onore di Enrico Besta, III, Milano 1939, pp. 441-464; G. Ermini, Corso di diritto comune, I, Milano 1946, passim; P. Koschaker, Europa und das R.Nmische Recht, Miinchen 1947, passim (trad. it., Firenze 1962); F. Wieacker, Privatrechtsgeschichte der Neuzeit, Góttingen 1952, passim; V. Piano Mortari, L' "argumentum ab auctoritate" nel pensiero dei giuristi medievali, in Riv. ital. per le scienze giuridiche, s. 3, VIII (1954), pp. 457-468; R. Vuoli, B. da Sassoferrato e la scolastica, in Ius, n. s., VII (1956), pp. 121-126; D. Maffei, Gli inizi dell'Umanesimo giuridico, Milano 1956, passim; Th. Viehweg, Topica e giurisprudenza, Milano 1962, pp. 73, 78-81; F. Calasso. L'eredità di B., in Ann. di storia del diritto, III-IV (19591-960), pp. 65-82 (e in B. da Sassoferrato, 1, pp. 1-21); B. Paradisi, La diffusione europea del pensiero di B. e le esigenze attuali della sua conoscenza, in B. da Sassoferrato, I, pp. 395-472; M. Andreev, Le droit romain et l'eclogue slave. ibid., I, pp. 107-129; A. H. Camrbell, Diritto scozzese e diritto romano, ibid., I, pp. 75-87; H. Coing, B. und der Usus Modernus Pandectarum in Deutschland, ibid., I, pp. 23-45; M. J. De Almeida Costa, Romanisme et Bartolisme dans le droit Portugois, ibid., I, pp. 313-334; R. Feenstra, B. dans les Pays-Bas (Anciens et modernes), ibid., I, pp. 173-281; E. H. Kaden, B. et son influence sur le droit criminel de Genève, ibid., I, pp. 335-345; G. Kisch, B. a Basilea, ibid., I, pp. 347368; P. Legendre, La France et B., ibid., I, pp. 131-172; W. Ullmann, B. and English juris Prudence, ibid., I, pp. 47-73; G. Wesener, Der Einfluss von B. de Sassoferrato in Oesterreich, ibid., I, pp. 89-106; V. Vané~ek, La leggenda di B. in Boemia, ibid., I, pp. 369-393; M. Wyszynski, Utrum statutum-consuetudo, Bartoli in ius Poloniae influxum habere potuerit, ibid., I, pp. 283-311; G. Kisch, B. und Basel, Basel 1960; F. Calasso, In orbem terrarum, in Introduzione al diritto comune, pp. 321 s., 326, 337; Id., Medio evo del diritto, pp. 616, 622; Id., Bartolismo, in Encicl. d. dir., V, pp. 71 ss.; Id., L'eredità di B., in B. da Sassoferrato, I, pp. 1-21.