BARTOLOMEO d'Ancona
Vescovo di Pesaro, di origine certamente anconitana ("... ego domnus Bartholomeus... Sancte Marie Pensaurensis episcopus... Ego B. de Ancona,Pensauriensis episcopus...", in un atto del 3 genn. 1230) e non bolognese, come supposto da alcuni, fu consacrato nel terzo anno di pontificato di Onorio III, cioè tra il 24 luglio 1218 e il 23 luglio 1219. Non doveva passare molto tempo dal suo ingresso nella diocesi marchigiana che egli venne in urto con il capitolo della sua Chiesa. Una lite complessa, irta di motivi molteplici, ma sostanzialmente riconducibili alle lesioni di diritti e privilegi di vario tipo, che l'una parte sosteneva d'aver subito dall'altra e viceversa; lite che, iniziatasi probabilmente intorno all'anno 1220, si trascinò per diverso tempo davanti a varie istanze ecclesiastiche, fino a un lodo del febbraio 1225, pronunciato a Fano dal legato apostolico Pandolfo Savelli: il canonicato vacante, che era stato il motivo principale del dissidio, rimaneva, in base alla decisione del Savelli, a quell'Alberto che, occupandolo e mantenendolo contro la proibizione del vescovo, si era attirato ripetutamente sul proprio capo la scomunica (nella quale erano incorsi anche l'arcidiacono Berardo e altri canonici che avevano appoggiato Alberto). Per B. si trattava, sostanzialmente, di una sconfitta, pur se formalmente resa meno dura dall'invito al rispetto e all'obbedienza dovuta al vescovo con cui si inizia il lodo del legato apostolico, tanto più che anche in altre questioni, di carattere economico, che lo dividevano dai canonici, era rimasto soccombente secondo l'arbitrato del Savelli. Contrasti tra vescovo e capitolo dovettero riprodursi anche in seguito. Il 30 marzo 1237 Gregorio IX citava B. a comparirgli innanzi a Viterbo, in conseguenza di un'azione penale mossa contro il vescovo dal canonico Giovanni; il 4 marzo 1239 B., benché una sentenza arbitrale resa qualche anno prima (forse nel 1235 o 1236) gli fosse stata favorevole, trasferiva al capitolo ogni suo diritto e ogni sua azione sull'oratorio di S. Mauro (molto verosimilmente adiacente alla chiesa cattedrale), luogo di culto di importanza notevole nella storia ecclesiastica e civile di Pesaro: riccamente dotato, in questo probabilmente si riunivano i consigli del Comune e si rendeva giustizia. Oltre che con il capitolo si ricordano controversie di B. con i castellani del castello di Licciola e i parrocchiani delle due chiese di questo, S. Angelo e S. Andrea (1232),nonché con l'abate di S. Tommaso in Foglia (1232).
All'attività più specialmente religiosa e pastorale di B. - che il 29 nov. 1229 era a Rimini, per assolverne gli abitanti, su incarico di Gregorio IX, dalle censure ecclesiastiche di cui quest'ultúno li aveva colpiti - è legato l'insediamento a Pesaro dei francescani, già qualche anno prima del 1235; ad essi il vescovo concesse il monastero di S. Pietro, ricordato da Cencio Camerario, per il quale il vescovado pagava un censo alla Camera Apostolica. E quando, intorno al 1238, il pesarese Berardo, figlio di Ugolino, promosse con una cospicua donazione la fondazione della chiesa e del monastero di S. Maria di Valmanente e l'insediamento in esso di una comunità religiosa che doveva poi fondersi con gli agostiniani, B. fu pronto a secondare la nuova creazione monastica.
B. morì con tutta probabilità nel 1257: il 3 luglio di quell'anno è infatti ricordato a Roma (forse in attesa della consacrazione) il vescovo eletto per la sede pesarese, Uguccione .
Fonti e Bibl.: A. Abati Olivieri, Lettera sopra alcuni vescovi ignoti all'Ughelli, in Nuova raccolta d'opuscoli scientifici e filologici..., IX, Venezia 1762, pp. 137-139; Id., Memorie della Badia di S. Tommaso in Foglia, Pesaro 1778, pp. 145-146; Id., Memorie per la storia della chiesa Pesarese nel sec. XIII, Pesaro 1779, pp. 94-107, qI-138; L. Tonini, Rimini nel sec. XIII..., Rimini 1862, pp. 52, 465 s.; G. Cappelletti, Le chiese d'Italia..., III, Venezia 1845, pp. 356-358; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica,LXXXVI, Venezia 1857, pp. 366 s.; L. Bartoccetti, Serie dei vescovi delle diocesi marchigiane,in Studia Picena, XV (1940), p. 116.