BARTOLOMEO da Urbino
Non si conosce la data della sua nascita. Tardi biografi gli attribuiscono il cognome di Carusi, mentre la bolla pontificia di nomina all'episcopato del 1347 si rivolge a lui come a "Bartholomaeo Hominis de Taiuti" (E. Van Moè, p. 268 n. 1).
Appartenne all'Ordine degli eremitani di S. Agostino. Frequentò probabilmente lo Studio di Parigi. Nel 1321, secondo una notizia del Ghirardacci, sarebbe stato lettore a Bologna, dove rimase a lungo: vi era ancora nel 1343. In questa città molto probabilmente B. conobbe il Petrarca, il quale frequentava in, quegli anni i corsi di diritto, ed il giureconsulto e canonista Giovanni d'Andrea, amico anch'egli del Petrarca. Nel suo Ieronimianum Giovanni ha espressioni di grande stima per B., "vir devotione sincerus et fervidus caritate, grandis scientia nec minor facundia", che gli aveva fatto avere una lettera di s. Agostino, da lui lungamente e invano cercata. Con un altro amico del Petrarca fu probabilmente in rapporto: Roberto dei Bardi, che egli chiama "venerabilis meus pater et dominus".
Partecipò alla polemica sull'autorità del pontefice - che vide gli agostiniani impegnati nella difesa delle teorie curialiste - sia compendiando il De regimine Principum di Egidio Romano, sia componendo un trattato De Romani Pontificis Christi Vicarii auctoritate,contro i sostenitori di Lodovico il Bavaro (il trattato, inedito, esisteva ancora nell'Archivio dell'Ordine, in Roma, nel sec. XVIII, secondo Ossinger, p. 2 11). A Bologna ebbe come maestro Dionisio di Modena (più tardi, dal 1343 al 1344, priore generale dell'Ordine), che lo seguì nella composizione della sua opera di maggior mole: una raccolta in ordine alfabetico di larghi excerpta delle opere di S. Agostino, di cui B. era studioso assiduo, completata da un indice di tutte le opere usate. La raccolta, su consiglio di Dionisio, fu intitolata Milleloquium veritatis Augustini (Augustinianum l'aveva chiamata Giovanni d',Andrea nel suo Ieronimianum,ed alla analoga opera dell'amico si richiama esplicitamente Bartolomeo). Con questo lavoro B. riprendeva e portava a termine un'opera che già Agostino d'Ancona (secondo una notizia di Gior.dano di Sassonia, che scriveva intorno al 1357) aveva progettata e intrapresa, ma lasciata incompiuta per il sopravvenire della morte. Fra il 1343 e il 1344 (poiché la lettera dedicatoria parla di Dionisio da Modena già priore generale) il Milleloquium era offerto a Clemente VI, particolarmente amante di simili compendi. Su richiesta di B., Petrarca componeva alcuni versi da porre a conclusione di quell'opera, che egli stimava "maioris opere quam glorie": nella lettera che accompagnava i versi il poeta sottolineava l'indole modesta dell'amico, che per amore dell'utilità altrui aveva piegato a tale lavoro "maiora, nisi fallor, ausurum ingenium". ErMilleloquium fu più volte stampato: a Lione nel 1555; a Parigi nel 1645, 1649, 1672; a Brescia nel 1734 In premio della sua fatica B. ebbe da Clemente VI la sede episcopale di Urbino, sua patria: la bolla di nomina è datata 12 dic. 1347; la consacrazione avvenne per mano di Annibale da Ceccano, vescovo di Tuscolo.
Per incarico di Clemente VI (come risulta dall'epistola dedicatoria, che esprime anche la gratitudine dell'autore per il beneficio ricevuto), il vescovo urbinate compose anche un florilegio delle opere di s. Ambrogio, in tutto analogo a quello già compiuto per s. Agostino: il Milleloquium D. Ambrosii,stampato a Lione nel 1556.
Morì nel 1350.
Le opere inedite che di lui ci rimangono sono: Tractatus de re bellica spirituali per comparationem temporalis,dedicata a Galasso di Montefeltro (cod. Vat. Urb. lat. 880; Paris, Bibl. Nationale, 428, 16436; Roma, Bibl. Angelica, 67); Memoriale militiae spiritualis (Oxford, Bibl. Bodleiana); Opus de pugna spirituali (München, Staatsbibliothek). Si ha notizia di una Interpretatio Evangeliorum Quadragesimae e di un trattato De quatuor donis (o De quatuor novissimis). Si è ritenuto che i D. Aurelii... tam in vetus quam in novum Testamentum Commentarii, editi da Giovanni di Gast a Basilea nel 1542, fossero un riinaneggiamento, ad opera di un falsario luterano, di un'opera di B.: il Denille ha mostrato come tali Commentarii non abbiano nulla a che vedere con Bartolomeo.
Fonti e Bibl.: Roma, Bibl. Casanatense, cod.1557, Iohannis Andreae Quarta et ultima pars Ieronimiani, C. 3 v; F. Petrarca, Familiarium Rerum, I, VIII, 6, a cura di V. Rossi, II, Firenze 1934. pp. 173 ss.; Iordani de Saxonia Liber Vitasfratrum, a cura di R.Arbesmann-W. Húmpfner, New York 1943, pp. XVI LXXV, LXXIX, 239, 475 s.; I. Pamphilus, Chron. Ord. Fratrum Eremitarum S. Augustinì, Romae 1581, ff. 53 ss.; C. Ghirardacci, Hist. di Bologna. Parte seconda, Bologna 1669, pp. 22, 165; J. F. Ossinger, Bibl. Augustiniana, Ingoistadii 1768, I, pp. 210 ss.; H. Denille, Luther und Luthertum, 1, 2, Quellenbelege, Mainz 1905, pp. 195-197; R.Sabbadini, Le scoperte dei codici latini e greci nei sec. XIV e XV, Firenze 1914, pp. 163 ss.; D. A.Perini, Bibliographia Augustiniana, I, Firenze 1922, pp. 203 ss.; E. Van Moè, Les Ermites de St. Augustin amis de Petrarque, in Mélanges d'Archéol. et d'Hist. publiés par l'Ecole française de Rome, XLVI (1929), pp. 258 ss.; U. Mariani, Il Petrarca e gli Agostiniani, Roma 1946, pp. 49 ss.; B. Ministeri, De vita et operibus Augustini de Ancona, Romae 1953, pp. 126 ss. e passim; B. M. Peebies, The verse embellishments of the "Milleloquium sancti Augustini", in Traditio, X (1954), pp. 555-566; Dict. d'Hist. et de Géogr. Ecclés., VI, coll. 1034 s.