DINA (Dinis de), Bartolomeo
Nacque da illustre famiglia di Valenza (prov. Alessandria), intorno al 1360. Nell'agosto del 1388 era studente di diritto a Pavia e partecipava come testimone alla licenza in medicina di Antonio Caresini di Venezia: l'esame avvenne innanzi ad Enrico Dina, prevosto di Valenza e vicario episcopale, appartenente alla stessa famiglia. Ottenne la licenza in diritto canonico il 22 nov. 1397, davanti ancora ad Enrico Dina. Suoi presentatori all'esame furono Gualtiero Zazzi e Francesco Castiglioni; tra gli esaminatori erano Cristoforo Castiglioni, Signorino Omodei e Gian Pietro Ferrari. Quasi un anno dopo, il 17 nov. 1398, il D. si laureò in utroque. L'11 nov. 1402 fu ammesso al Collegio dei dottori giuristi dello Studio. Nel 1403 venne nominato lettore straordinario delle Decretali.
Come si evince da un esposto inoltrato rettore dei medici e degli artisti, Bonifacio da Genova, alla duchessa reggente, Caterina Viscontil il D. entrò in conflitto con il lettore di medicina Luchino Bellocchi, pretendendo che gli fossero assegnate le aule in cui questi insegnava. Infatti, quelle che gli erano state date non erano - a sua detta - né decorose, né sufficienti per il suo pubblico di uditori, costituito da prelati ed altri rispettabili personaggi. L'arbitrato sulla lite fu demandato dalle parti a Benedetto da Piombino, il quale, sebbene - secondo il rettore degli artisti - ritenesse che in diritto avesse ragione il Bellocchi, tuttavia, volendo rappacificare i litiganti, sentenziò che le aule rimanessero nella disponibilità del medico, finché non gliene fossero preparate altre sufficienti, dopo di che gli sarebbe subentrato il Dina. Questi tuttavia ottenne una ducale che ordinava che gli fossero assegnate le aule del Bellocchi, nonché quelle attigue, occupate da Martino de Viqueria, e ciò malgrado fosse un lettore di nuova nomina, mentre il collega aveva insegnato ininterrottamente per dodici anni a Pavia ed a Piacenza. Di qui la protesta del rettore degli artisti. L'episodio si inquadra nei contrasti tra le due università dei medici e dei giuristi. Questi ultimi agli inizi dell'anno accademico avevano voluto scegliersi le aule migliori, lasciando ai medici le altre. Neppure il famoso Marsilio di Santa Sofia, chiamato "medicine monarcha", era stato risparmiato, con grave scandalo degli artisti.
Il 15 maggio 1404 il D. passò alla lettura del Sesto e delle Clementine, in sostituzione di Roberto de Fronzula, con lo stipendio di ottanta fiorini. Nella sua nuova veste partecipò il 12 luglio successivo all'esame di laurea di Giovanni da Camerino, che si addottorava in diritto civile, e il 4 settembre a quello in diritto canonico di Giovanni Poling di Costanza.
Nell'anno accademico 1404-1405 il D. fu deputato alla lettura ordinaria de mane delle Decretali, con lo stipendio ridotto a settanta fiorini, ma pochi giorni dopo, a seguito delle sue rimostranze, gli fu riportato ad ottanta.
Il 14 apr. 1405 presenziò alla laurea di Niccolò Pinelli di Genova ed il 10 maggio a quelle di Antonio Rustici di Treviglio. Nel 1406 lo stipendio gli fu aumentato a cento fiorini. Egli mantenne la lettura delle Decretali fino al 1411. Il 25 ott. 1408 partecipò alla laurea in diritto civile di Filippo Caccia di Novara. Dal 1408 al 1410 figura negli atti di Albertolo Griffi vicario episcopale di Pavia, esaminati dal Parodi.
Nel 1412 lo ritroviamo come lettore nel nuovo Studio di Torino, assieme a Signormo Omodei, Pietro Besozzi e Francesco De Thomatis. La sua presenza è documentata fino al 1417, anno in cui il suo stipendio, come quello dei colleghi, ammontava a cento fiorini, pari a trentadue soldi viennenses.
Nel 1418 l'Omodei e il Besozzi tornarono a Pavia, senza aver ottenuto il pagamento dei loro salari: del D. non si hanno più notizie. Egli, infatti, non risulta nei rotuli pavesi e neppure negli ordinati del Comune di Torino.
Durante il periodo torinese il D. intraprese un viaggio "in partibus Alemanie", con ogni probabilità all'inizio del 1415. Infatti, il 6 maggio di quell'anno rifiutò la difesa d'ufficio di alcuni cittadini torinesi, privi di avvocato, che erano in lite con Ludovico d'Acaia, dichiarandosi indisposto per l'insolito viaggio appena compiuto (Arch. di Stato di Torino, Provincia di Torino, mazzo 3, n. 1, cc. 70v-71r). In tale occasione egli comunque aggiunse che, se anche fosse stato in salute, non avrebbe assunto in ogni caso il loro patrocinio, essendo al servizio del principe e perciò tenuto ad ossequiarlo, tanto più che riceveva da lui degli emolumenti. Ed in effetti tra la fine dello stesso anno e gli inizi del 1416 sottoscrisse un "consilium" di Signorino Omodei, convalidato anche da Pietro Besozzi e da Michele de Amberris, avente per oggetto la stessa questione, ed in cui si sostenevano le ragioni di Ludovico d'Acaia (ibid., mazzo 3, n. 1). Non sono invece suoi i consigli attribuitigli dal Besta (La scuola, p. 267 nota 4).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Torino, Provincia di Torino, mazzo 3, n. 1; Torino, Arch. stor. com., Ordinati, voll. 55, pp. 40v-41r; 57, p. 73v; Arch. di Stato di Pavia, Mss. Ticinensi 757: I. Parodi, Syllabus lectorum, I, sub nomine Dina Bartolomaeus; Codice diplom. dell'Univ. di Pavia, I (1361-1400), Pavia 1905, docc. 301, p. 149; 616, pp. 368 s.; 719, p. 405; II, 1 (1401-1440), ibid. 1913, docc. 41, pp. 28 ss.; 57, p. 39; 87, p. 56; 91, p. 58; 96, p. 61; 109, p. 67; 112, p. 69; 131, p. 79; 134, p. 80; 140, p. 83; 160, p. 94; 166, p. 97; 173, p. 103; 175, p. 106; 177, p. 107; 180, p. 110; 181, p. 110; II, 2 (1441-1450), ibid. 1915, doc. 700, p. 552; G. Robolini, Serie cronol. dei professori dell'università di Pavia, che ivi lessero dall'anno 1368 al 1447…, in Notizie appartenenti alle storie delle sue patrie, V, 2, Pavia 1836, pp. 117 s.; T. Vallauri, Storia delle univ. degli studi del Piemonte, I, Torino 1845, p. 51; C. Prelini, Serie cronol. dei professori dell'univ. di Pavia dall'anno 1362 all'anno 1752, in Mem. e doc. per la storia dell'univ. di Pavia e degli uomini più illustri che vi insegnarono, I, Pavia 1878, p. 34; G. C. Buraggi, I giureconsulti dell'univ. di Torino nel Quattrocento, I, Signorino Omodei, in Atti della R. Accad. delle scienze di Torino, XLIX (1913), pp. 4 nota 2, 5 nota 1, 7 nota 2; E. Besta, La scuola giuridica pavese nel primo secolo dopo la istituzione dello Studio generale, in Contributi alla storia dell'univ. di Pavia pubbl. nell'XI centenario dell'ateneo, Pavia 1925, pp. 266 s.; Id., Fonti, in Storia del diritto italiano, a cura di P. Del Giudice, I, 2, Milano, 1925, p. 882; M. Speroni, Un giureconsulto lombardo del primo Quattrocento: P. Besozzi, in Studi senesi, LXXVI (1974), p. 186.