LAGUMINA, Bartolomeo
Primogenito di Salvatore e Vincenza Faja, nacque a Palermo il 4 luglio 1850.
Rimasto orfano di padre in tenera età, fu posto dalla madre nel seminario di Palermo insieme con il fratello Giuseppe nel 1861. Qui studiò l'ebraico e la Sacra Scrittura sotto la guida del canonico Domenico Turano, al quale sarebbe successo dapprima alla cattedra del seminario, quindi a quella dell'Università di Palermo, infine al seggio vescovile di Agrigento. Ordinato sacerdote il 23 dic. 1872, il L. ottenne infatti l'anno seguente la libera docenza e successivamente la cattedra universitaria di ebraico presso l'ateneo palermitano dove, sotto la guida di Salvatore Cusa, intraprese lo studio dell'arabo, attirando l'attenzione di Michele Amari, l'illustre arabista siciliano, all'epoca senatore del Regno.
Per interessamento di Amari il L. si trasferì a Roma, per perfezionarvi la conoscenza dell'arabo sotto la guida di Celestino Schiaparelli e Ignazio Guidi. Nominato nel 1875, appena venticinquenne, ispettore del Museo nazionale di Palermo, vi acquistò fama con i suoi studi di numismatica, soprattutto arabo-normanna, che furono progressivamente pubblicati nell'Archivio storico siciliano.
L'opera maggiore di quegli anni fu il Codice diplomatico dei giudei di Sicilia (in Documenti per servire alla storia di Sicilia, s. 1, VI, XII, XVII, Palermo 1884, 1890, 1895) al quale attese con la collaborazione del fratello Giuseppe, futuro arcivescovo di Carpato. Si tratta di una raccolta di oltre mille documenti relativi alla storia delle comunità ebraiche di Sicilia, da Gregorio Magno fino all'espulsione degli ebrei nel 1492.
Nel 1883, il L. fu inviato dal ministero della Pubblica Istruzione ad Agrigento, a capo della Commissione per il restauro e la conservazione dell'antica Girgenti. Nel 1885 divenne titolare della cattedra di lingua e letteratura araba dell'Università di Palermo, dove successe a Cusa. A lato dell'insegnamento, egli proseguì gli studi e l'apprendimento delle lingue semitiche antiche e del sanscrito. In questi anni fu membro della Società siciliana di storia patria, della R. Accademia di scienze, lettere e belle arti di Palermo, della Società asiatica italiana.
Nel 1890, con il grecista G. Cozza-Luzi, pubblicava il testo arabo della Cronaca di Cambridge, codice bilingue contenente brevi notizie storiche relative alla Sicilia musulmana fra l'anno 827 e il 965 (La Cronaca siculo-saracena di Cambridge, testo greco, a cura di G. Cozza-Luzi; testo arabo, a cura di B. Lagumina, in Documenti per servire alla storia di Sicilia, s. 4, II, Palermo 1890). Ai Regi Lincei egli presentò l'edizione del testo arabo del Kitāb al-Nakhl, da un manoscritto ivi posseduto (Il "Libro della Palma" di 'Abū Hātim as-Sigistānī, testo arabo, in Atti della R. Acc. dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche e morali, s. 4, VI [1890], pp. 6-41) e, tre anni dopo, un'iscrizione araba di Ruggero II (Iscrizione araba del re Ruggero scoperta nella R. Cappella palatina di Palermo, ibid., s. 5, II [1893], pp. 231-234). In questi anni, che rappresentarono il culmine della sua attività scientifica, egli pubblicò inoltre il Catalogo delle monete arabe esistenti nella Biblioteca comunale di Palermo (Palermo 1892) e il Catalogo dei codici orientali della Biblioteca nazionale di Palermo (ibid. 1898; 1ª ed., Firenze 1888), nella serie "Cataloghi dei codici orientali di alcune biblioteche d'Italia", commissionato dal ministero della Pubblica Istruzione, senza abbandonare peraltro l'esame di reperti epigrafici e numismatici, in ebraico e in arabo, risalenti all'epoca della dominazione musulmana, i cui risultati apparivano nell'Archivio storico siciliano di quegli anni.
L'intensa attività di ricerca non rallentò l'impegno del L. nel ministero sacerdotale. Nel 1885 (o 1887) fu insignito da papa Leone XIII della laurea honoris causa in teologia, probabilmente dietro segnalazione del cardinale Michelangelo Celesia, suo estimatore, il quale, nel 1890, lo fece promuovere canonico della cattedrale di Palermo. Negli anni successivi fu segretario poi consigliere del Collegio teologico palermitano, deputato del Collegio di Maria della Sapienza e poi dell'Opera pia Filippone presso il Comune di Palermo. La carriera ecclesiastica del L. ricevette un'improvvisa accelerazione con l'elezione a vescovo di Agrigento, da parte dello stesso Leone XIII, nel 1898. L'anno dopo egli fece il suo ingresso nella diocesi, che avrebbe diretto fino alla morte.
L'investitura vescovile avrebbe rallentato e poi interrotto la sua carriera di studioso: nei dieci anni successivi pubblicò ancora pochi saggi di tema epigrafico e numismatico, fra i quali Iscrizione araba di Linosa (in Arch. stor. siciliano, n.s., XXXIII [1908], pp. 459 s.), che ne concluse la bibliografia scientifica.
La direzione della diocesi di Agrigento avrebbe d'ora in avanti assorbito tutta l'attività del nuovo presule, ma anche qui egli ebbe modo di valersi delle sue competenze di archeologo e antichista, in particolare nel restauro conservativo dell'antica cattedrale, volto a ripristinarne il profilo originario (nel corso di questo intervento fu rinvenuta un'antica cappella del XIV secolo).
Come vescovo, egli si sarebbe opposto fortemente al progetto di abolizione delle decime ecclesiastiche, con una lettera aperta al principe di Camporeale che avrebbe contribuito, secondo i suoi biografi ecclesiastici, a limitare gli effetti del provvedimento.
Il L. morì ad Agrigento il 2 nov. 1931, sei mesi dopo la morte del fratello minore Giuseppe. Fu sepolto, dopo solenni funerali, nella cattedrale della città.
Probabilmente il forte impegno a fianco della Chiesa siciliana più tradizionalista gli alienò il favore degli orientalisti laici della scuola di Ignazio Guidi. Ciò spiegherebbe - accanto alle innumerevoli attestazioni di stima e di cordoglio da parte delle gerarchie ecclesiastiche nazionali e delle autorità fasciste dell'isola - il silenzio mantenuto sulla sua morte da parte degli organi ufficiali della scuola orientalistica romana e l'assenza di un bilancio della sua opera scientifica.
Fonti e Bibl.: A. Giudice, Elogio funebre di s.e. rev.ma mons. B. L., in Boll. ecclesiastico della diocesi di Agrigento, XIX (1931), dicembre, pp. 1-74; G. Viola, In memoria di s.e. rev.ma mons. B. L., vescovo di Agrigento, Palermo 1931; Diz. dei siciliani illustri, Palermo 1939, pp. 280 s.