PINCELLOTTI, Bartolomeo
– Nacque probabilmente a Roma intorno al 1707 da Francesco, scalpellino di origine carrarese, e da Lucrezia Guidi (Cervini, 1995; Antinori, 2003, pp. 233 s.).
Fu avviato all’attività di scultore verosimilmente dal padre e dovette forse completare la propria formazione nell’atelier di un maestro affermato. Dal 1717 è documentata la sua presenza nelle congregazioni dell’Università dei Marmorari di Roma (Desmas, 2012, p. 346). Nel 1728 sposò Lucia Battaglia (ibid., pp. 39 s.), dalla quale ebbe quattro figli (Antinori, 2003, p. 242; Pampalone, 2004).
Degli esordi di Pincellotti è la notevole coppia di statue in marmo di S. Giacomo e S. Filippo, scolpite rispettivamente all’età di ventidue e ventitré anni su commissione di Domenico Maria Lombardi, depositario generale della Camera apostolica, e collocate nel 1730 nella chiesa dei Ss. Giacomo e Filippo a Taggia (Cervini, 1995).
Tra il 1730 e il 1731 realizzò i due Putti con gli emblemi del cuore fiammeggiante e della mitra sul frontespizio della porta in cornu Epistulæ di accesso al coro della basilica di S. Agostino a Roma (Titi, 1763, p. 402), en pendant con un’analoga coppia posta in cornu Evangelii ed eseguita da Pietro Bracci, con le opere del quale le sculture di Pincellotti rivelano significative tangenze stilistiche.
Nell’impresa della decorazione architettonica in stucco compiuta dal padre Francesco per la facciata dello scomparso oratorio dei Ss. Angeli Custodi a Roma, realizzato da Sebastiano Cipriani per volontà del cardinale Camillo Cybo, Bartolomeo fu pagato nel 1731 per l’esecuzione di un rilievo in stucco raffigurante un Angelo nell’atto di soccorrere un bambino minacciato dal Male in forma di serpente, ora perduto (Antinori, 2003, pp. 237 s.). Nel medesimo arco di tempo fu coinvolto nel grandioso cantiere della basilica del palazzo reale di Mafra, voluta dal re Giovanni V di Portogallo, per la quale terminò la statua di S. Gregorio Magno all’età di venticinque anni (de Carvalho, 1950; Vale, 2010).
Dagli inizi del quarto decennio Pincellotti fu attivo nelle più impegnative fabbriche romane del pontificato di Clemente XII. Nel gennaio del 1733 fu chiamato a partecipare alla decorazione scultorea della cappella Corsini in S. Giovanni in Laterano, progettata da Alessandro Galilei per ospitare le tombe dei membri della famiglia del pontefice, e per la quale realizzò le statue giacenti dell’Umiltà e dell’Obbedienza sul timpano dell’altare maggiore (Kieven, 1989). Nell’agosto del 1734 ricevette il compito di scolpire la figura di S. Giovanni Battista, portata a compimento entro gli inizi del 1736, per la balaustrata della facciata orientale della basilica lateranense, costruita sempre su progetto di Galilei (Desmas, 1998). Nel corso del 1735 fu pagato a più riprese per la fattura della statua dell’Amenità dei prati e dei giardini collocata all’estrema destra dell’attico della fontana di Trevi e, dopo la morte dello scultore Paolo Benaglia, portò a termine anche le due Allegorie della Fama che sorreggono lo stemma clementino sulla sommità della mostra architettonica (Pinto, 1986; Antinori, 2003, p. 241).
Prima della fine di luglio del 1733 il cardinale di origine tabiese Niccolò Maria Lercari, che aveva deciso di concorrere alle spese per la realizzazione della tomba di Benedetto XIII nella basilica di S. Maria sopra Minerva, affidò l’esecuzione della statua dell’Allegoria dell’Umiltà a Pincellotti (Agresti, 2010; Desmas, 2012, p. 283), del quale certamente conosceva le prove giovanili nel proprio borgo natale.
L’opera era forse già terminata nel 1735, ma il monumento, al quale collaborarono anche Carlo Marchionni (progetto architettonico, putti e bassorilievo istoriato) e Pietro Bracci (statue di Benedetto XIII e dell’Allegoria della Religione) con il patrocinio e il sostegno finanziario dei cardinali Alessandro Albani, Francesco Antonio Fini e Angelo Maria Querini, nonché del padre domenicano Tommaso Ripoll, fu inaugurato soltanto nell’agosto del 1737 (Antinori, 2011).
Entro il 1737 Pincellotti ultimò il busto del cardinale Angelo Maria Querini per il monumento a lui eretto nel duomo nuovo di Brescia dai deputati della città; un secondo busto del prelato eseguito dallo scultore si conserva nel locale oratorio della Congrega Apostolica (Sala, 1834; Noack, 1991). Nel febbraio del 1735 fu ammesso nella Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, posta dal 1692 sotto il protettorato del cardinale Pietro Ottoboni. Per la chiesa dell’episcopio di Porto, diocesi di cui questo mecenate era titolare, Francesco e Bartolomeo Pincellotti eseguirono rispettivamente gli stemmi e i medaglioni con le effigi dei pontefici delle epigrafi commemorative di Alessandro VIII e Benedetto XIII. Alla stessa sede era destinata anche la statua di S. Ippolito, copia di un’antica scultura romana integrata nel XVI secolo, scolpita nel 1737 da Bartolomeo e posta su un piedistallo lavorato da Francesco nella basilica di S. Lorenzo in Damaso (Antinori, 2003, pp. 241, 243, con bibl. precedente).
Altre sue opere note sono: un Busto muliebre firmato, segnalato sul mercato antiquario (Barberini, 2002), forse da identificare con il ritratto di Giulia Augusta Albani Chigi (Petrucci, 2003); i perduti Trofei militari, scolpiti su modello di Filippo della Valle, già sui tre ingressi del quartiere dei Soldati sul lato destro delle Scuderie del Quirinale (Roisecco, 17502, II, p. 341); la statua di Alessandro VIII Ottoboni (1737) commissionata dal cardinale Annibale Albani per Urbino (Antinori, 2003, p. 243).
Dal 1735 sino alla morte compensò le remunerazioni ottenute grazie alla sua professione dedicandosi al redditizio commercio della legna e della calce (Desmas, 2012, pp. 39-42).
Morì il 13 maggio 1740 a Roma. Fu sepolto nella chiesa di S. Crisogono, sede dell’Arciconfraternita del Ss. Sacramento e di S. Maria del Carmine, di cui era camerlengo (Antinori, 2003, pp. 243 s.).
Dopo la sua morte, la commissione delle due statue, che Pincellotti si era impegnato a eseguire per la balaustrata di coronamento della chiesa del Ss. Nome di Maria al foro Traiano nell’ottobre del 1739, fu dirottata su Michel-Ange Slodtz (Agresti, 2011).
Fonti e Bibl.: G. Roisecco, Roma antica e moderna, Roma 17502, I, pp. 504, 553, II, pp. 253, 341, 441, 449; F. Titi, Descrizione delle pitture, sculture e architetture esposte al pubblico in Roma, Roma 1763, pp. 161, 219, 353, 402; A. Sala, Pitture ed altri oggetti di belle arti di Brescia, Brescia 1834, pp. 47, 118; G. Campori, Memorie biografiche degli scultori, architetti, pittori, Modena 1873, p. 181; R. Wittkower, P. B., in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXVII, Leipzig 1933, p. 52; A. Riccoboni, Roma nell’arte. La scultura nell’evo moderno. Dal Quattrocento ad oggi, Roma 1942, pp. 301 s.; A. de Carvalho, A escultura em Mafra, Mafra 1950, fig. 41; A. Nava Cellini, La scultura del Settecento, Torino 1982, pp. 53 s., 260; J.A. Pinto, The Trevi Fountain, New Haven-London 1986, pp. 150, 265, 271; E. Kieven, Überlegungen zu Architektur und Ausstattung der Cappella Corsini, in L’architettura da Clemente XI a Benedetto XIV. Pluralità di tendenze, a cura di E. Debenedetti, Roma 1989, pp. 87 s.; B. Noack, Il presbiterio del Duomo Nuovo. Un episodio del Barocco romano a Brescia, in Arte lombarda, n.s., XCVIII-XCIX (1991), 3-4, pp. 97-102; F. Cervini, Interventi pittorici e scultorei nella chiesa parrocchiale dei Santi Giacomo e Filippo a Taggia tra XVII e XVIII secolo, in Restauri in provincia di Imperia 1986-1993, a cura di F. Boggero - B. Ciliento, Genova 1995, pp. 44 s., 47; A.L. Desmas, La façade de la basilique de Saint-Jean-de-Latran. Nouveaux documents, in Mélanges de l’École française de Rome. Italie et Méditerranée, CX (1998), 2, passim; M.G. Barberini, Prudenza Capizucchi ed un ritratto di Domenico Cardelli scultore romano, in Sculture romane del Settecento, a cura di E. Debenedetti, II, Roma 2002, p. 261; A. Antinori, Francesco e B. P.: una ricostruzione del catalogo con nuove attribuzioni nel contesto di imprese architettoniche per Camillo Cybo, ibid., III, Roma 2003, pp. 233-270; F. Petrucci, in Donne di Roma dall’Impero romano al 1860... (catal.), Roma 2003, pp. 107 s.; A. Pampalone, Parrocchia di Sant’Andrea delle Fratte. Rione Colonna, in Artisti e artigiani a Roma. Degli Stati delle Anime del 1700, 1725, 1750, 1775, I, Volume in onore di Elisa Debenedetti, Roma 2004, pp. 111 s.; A. Agresti, Pietro Bracci e la protezione degli Orsini: dal monumento a Benedetto XIII al monumento a Benedetto XIV, in Paragone, s. 3, LXI (2010), 94, pp. 54, 57; T.L.M. Vale, Scultura barocca italiana in Portogallo. Opere, artisti, committenti, Roma 2010, p. 109 e nota 113; A. Agresti, La chiesa del Ss. Nome di Maria alla Colonna Traiana: un crocevia dei linguaggi della scultura romana intorno al 1740, in Nuovi studi, XVI (2011), 17, pp. 161 s., 165; A. Antinori, Carlo Marchionni in Santa Maria sopra Minerva: un inedito monumento in onore del beato Benedetto XI e i contratti per le sculture del sepolcro di Benedetto XIII, in Palazzi, chiese arredi e scultura, a cura di E. Debenedetti, I, Roma 2011, pp. 141 s.; A.L. Desmas, Le ciseau et la tiare. Les sculpteurs dans la Rome des papes, 1724-1758, Rome 2012, passim.