BASILICATA (VI, p. 308)
Il nome Basilicata è stato, nel 1932, modificato in quello più antico ma meno appropriato di Lucania, che figura tuttora nell'uso comune e in tutti i documenti ufficiali, mentre nella nuova costituzione italiana (art. 131) si riparla di Basilicata come regione naturale.
Popolazione (p. 311). - Rimasta sempre immutata nei suoi vecchi confini e formante un'unica provincia (Potenza), con decreto del 2 gennaio 1927 è stata suddivisa in due provincie: di Matera con 3793,43 kmq. e di Potenza con 6193,88 kmq. comprendenti, secondo il censimento del 1936, rispettivamente 32 comuni con 39 centri e 157.022 ab. di cui solo il 5% in case sparse, e 88 comuni con 141 centri e 350.728 ab. di cui il 16% in case sparse. Recentemente i comuni di Banzi, Genzano e Palazzo San Gervasio sono stati staccati dalla provincia di Matera e sono passati a quella di Potenza per cui le due superfici si sono modificate, rispettivamente, in 3442 e 6545 kmq. (1945). Al 31 dicembre 1947 la popolazione della Basilicata è stata calcolata in 610.768 ab. (61 per kmq.) con un aumento dal 1936 al 1946 di 74.225 pari al 14,6% e di 7422 ab. per anno.
Al predetto censimento la B. comprendeva 28 comuni fino a 2000 ab.; 61 da 2 a 5000 ab.; 26 da 5 a 10.000 ab. e 9 con oltre 10.000. Di tutta la popolazione presente attiva, da 10 anni in su, 173.192 erano addetti all'agricoltura; 35.726 all'industria; 8351 al commercio, credito e assicurazioni. La natalità nella B. si mantiene intorno al 25‰, e la mortalità ha raggiunto il 17‰ circa, con una eccedenza positiva dell'8‰. Per ogni mille abitanti si realizzano poco più di 5 matrimonî in media ogni anno.
Condizioni economiche (p. 312). - Il censimento industriale del 1937-3g ha accertato 13.982 esercizî, di cui 13.689 attivi con 22.198 addetti. Di essi 862 agiscono a forza motrice e con potenzialità complessiva di 9812 CV, formando la vera attività industriale della regione. Prevalenti sono le industrie alimentari (3094 esercizî con 5519 addetti) e quelle, più che altro artigiane, del cuoio e pelli (2820-3159), legno e affini (1955 esercizî e 3256 addetti), edilizie (1758 esercizî e 4437 addetti), vestiario e abbigliamento (1744 esercizî e 2069 addetti), meccaniche (1242 esercizî e 1666 addetti).
La seconda Guerra mondiale non ha prodotto gravi danni; essi sono circoscritti più che altro alle strade ferrate, a non pochi ponti e ad alcune tipiche industrie alimentari, ma non se ne hanno elementi statistici. Più noti sono i danni nel settore agricolo accertati in 67 milioni di lire (1946), di cui 25 si riferiscono alle colture arboree e ai terreni per le erbacee, 23 milioni alle case coloniche ed altre costruzioni rurali, 10 milioni per asportazione di prodotti varî (cereali, fieno, paglia, vino, ecc.) e 9 per asportazione di un migliaio di capi di bestiame. Tuttavia la consistenza di quest'ultimo si mantiene intorno ai 64.000 capi bovini, 80.000 suini, 451.000 ovini, 130.000 caprini e 60.000 equini, ciò che porta a 21 capi circa per kmq. di territorio. La produzione agraria è, però, in limiti ancora inferiori a quelli prebellici con 1,5-1,8 milioni di quintali di cereali, da 80 a 100.000 di leguminose da seme, da 130 a 150.000 di patate, mezzo milione di ortaggi varî, 700.000 quintali di uva, 200.000 quintali di olive, da 250 a 300.000 quintali di frutta varie.
In Basilicata gli unici edifici monumentali che hanno riportato danni in conseguenza della guerra sono stati il Duomo e la chiesa di S. Michele di Potenza, colpiti in maniera piuttosto seria.