BAVARI
Le prime fonti storiche e archeologiche relative al popolo germanico dei Baiobari o Baiovari e concernenti le province romane di confine, Rezia II e Norico, tra i fiumi Lech ed Enns, in seguito divenute la regione centrale del ducato di stirpe bavara, iniziano intorno al 500, in connessione con la politica di alleanze del sovrano ostrogoto Teodorico (493-526) e l'espansione del regno franco.
Se si prescinde da operazioni militari come la difesa di Juthungen da parte di Ezio (430 ca.) e dalle guarnigioni ricordate nella Rezia e nel Norico e dalla Notitia dignitatum, la fonte storica di maggiore rilievo sulle popolazioni germaniche della zona è costituita dalla Vita sancti Severini, redatta da Eugippio nel 510 ca., e concernente le imprese compiute dal santo (m. nel 482) nelle regioni del Norico e della Rezia (Lotter, 1979); vi si trova descritta la difficile situazione dei provinciales (i romani nati in quella regione) costretti dalle continue aggressioni di predatori e di guerrieri germanici - Eugippio cita innanzitutto Alamanni, quindi Turingi ed Eruli - a vivere in luoghi difesi e fortificati (oppida vel castella), sino al loro pressoché totale trasferimento in Italia voluto da Odoacre nel 488. Pur non facendo menzione dei B., è tuttavia significativo che la Vita sancti Severini testimoni la coesistenza in loco, anche sul piano commerciale, della popolazione romana e della stirpe germanico-orientale dei Rugi, insediatasi a N del Danubio.Recenti ricerche archeologiche hanno messo in luce alcuni elementi caratteristici dell'ultima fase della dominazione romana (Keller, 1988): da un lato i romani abbandonarono nel corso del sec. 5° gran parte dei centri abitati non fortificati e anche alcuni castella, d'altro canto, già a partire dal sec. 4°, è attestata l'esistenza di nuovi insediamenti di gruppi appartenenti alla stirpe germanica dell'Elba, ai quali si aggiunsero, intorno al 400 e oltre, foederati provenienti con le loro gentes dal bacino dei Carpazi. Si suppone che nel corso del sec. 5° stazionassero nella Rezia anche truppe mercenarie di origine elbo-germanica (Die Bajuwaren, 1988).I reperti germanici di maggiore rilievo sono rappresentati da oggetti in ceramica lavorata a mano del tipo c.d. Friedenhain-Prestovice, ricorrenti soprattutto nelle regioni a N del Danubio, dall'antica zona di confine a O fino alla Boemia a E, ma testimoniati anche nei campi fortificati lungo il Danubio nella Rezia II (per es. Ratisbona e Passau) e nei relativi sepolcreti (Straubing). Dato che questo tipo di suppellettile in argilla appartenente alla tradizione elbo-germanica compare sia in Boemia sia, più tardi, nella regione bavara, si configura dal punto di vista archeologico un argomento a favore della tesi (espressa in ambito storico già verso la metà dell'Ottocento, ma finora contestata) secondo cui il nome Baiobari sarebbe da intendere come 'uomini della Boemia' (Typen der Ethnogenese, 1990).I reperti archeologici attestano oggi con sempre maggiore evidenza che, nella regione che avrebbe costituito in seguito l'antica Baviera, le componenti etniche coinvolte nella genesi della stirpe bavara furono molteplici. Nei decenni precedenti e seguenti il 500, accanto ai romani che continuavano a vivere in alcuni centri fortificati (per es. Passau), ai mercenari rimasti nelle campagne e ai gruppi appartenenti alla cultura di Friedenhain-Prestovice, si erano insediati, stanziandosi in territori aperti sino ad allora scarsamente abitati, anche nuclei di Alamanni, Turingi e Germani orientali (forse Longobardi). Tale fenomeno è attestato da oggetti facenti parte di corredi funerari e legati all'abbigliamento (in primo luogo le fibule delle vesti femminili), rinvenuti in piccoli sepolcreti ma soprattutto nelle due grandi necropoli presso Straubing (Typen der Ethnogenese, 1990) e Altenerding (Sage, 1984; Bierbrauer, 1985), ove in aree separate si trovarono inumati anche personaggi di origine ostrogota; da un punto di vista sia quantitativo sia qualitativo predominano peraltro i reperti alamanni.Questi dati sembrerebbero suggerire che, dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476), o forse già prima, la dominazione alamanna si fosse estesa anche alla Rezia; maggiore importanza avrebbe avuto la dominazione ostrogota sull'Italia e sulle province retiche e noriche occupate già negli anni 489-490 e definitivamente nel 493. Intorno al 506-507 Teodorico dovette offrire protezione ad Alamanni sconfinati sul suo territorio (nell'area settentrionale delle Alpi) per difenderli dall'espansione franca. Un sistema di controllo e un nuovo assetto nelle regioni retiche tra le Alpi e il Danubio erano indispensabili per i rapporti tra gli Ostrogoti e il regno dei Turingi. La genesi etnica dei B. avvenne quindi con tutta probabilità durante la dominazione ostrogota (Die Bajuwaren, 1988). Nell'anno 536, quando queste regioni a N delle Alpi dovettero essere cedute al regno franco, essa era evidentemente ormai consolidata, poiché il ducato di Baviera (attestato per la prima volta nel 555) venne certo organizzato poco dopo quella data.
Nel De origine actibusque Getarum di Giordane, completato nel 551 (MGH. Auct. ant., V, 1, 1882), e forse già negli scritti di Cassiodoro, redatti intorno al 520 e ampiamente utilizzati da Giordane come modello, sono ricordati i Baiobari (o Baioarii), quali vicini, sul versante orientale, degli Svevi (gli Alamanni). Venanzio Fortunato nel 565 scriveva nella Vita s. Martini (IV, vv. 640-646; MGH. Auct. ant., IV, 1, 1881, p. 368) che da Augusta, dopo avere attraversato il fiume Lech, si arrivava nella terra dei Baiovarii. Nell'Italia ostrogota e bizantina si era evidentemente bene informati riguardo a questa etnia altomedievale di recentissima formazione.Secondo la tradizione, il primo duca che governò la Baiuvaria, passata sotto i Franchi nel 536, fu uno dei grandi di Clotario I, Garibaldo I, i cui discendenti diedero origine alla dinastia degli Agilolfingi. Garibaldo sposò la seconda moglie di Clotario, Walderada, una delle figlie del re longobardo Wacho; mentre il figlio Tassilone I gli succedette alla guida del ducato bavarese intorno al 590, un altro suo figlio, Gundoaldo, assunse il ducato longobardo di Asti, diventando il capostipite di numerosi re longobardi. Ancora maggiore fu l'importanza storica della figlia di Garibaldo, Teodolinda (m. nel 626), consorte prima di Autari (584-590) e poi di Agilulfo (591-616) ed ella stessa personalità tra le più significative del regno longobardo, che contribuì alla conversione del suo popolo dall'arianesimo alla fede cattolica. I legami dinastici tra la nobiltà bavara e quella longobarda, continui fino all'ultimo duca di Baviera Tassilone III (748-788), costituiscono l'espressione dei rapporti culturali ed economici che riunivano le due regioni attraverso le Alpi. Essi testimoniano altresì la grande autonomia del ducato franco degli Agilolfingi, venuta meno solo a seguito della caduta di Tassilone III (Die Bajuwaren, 1988).Secondo il prologo della Lex Baiuvariorum, sistema giuridico bavarese che nelle sue parti più antiche risale al sec. 6° (MGH. LL in 4°, V, 2, 1926), il duca di Baviera veniva nominato di volta in volta dal re franco, nonostante il diritto ereditario e il fatto che la sua carica fosse paragonabile a quella di un re. I rapporti all'interno del gruppo etnico tuttavia non ne erano minimamente intaccati, come traspare anche dal fatto che la Lex Baiuvariorum rispecchia una 'struttura della stirpe' sorprendentemente integra, nonostante la formazione tarda dell'etnia. Nella struttura sociale, accanto al ceppo ducale, esistevano altre cinque famiglie o schiatte (genealogiae); seguivano poi, a loro volta differenziate, le classi dei liberi, dei liberti e degli schiavi. Dalla Lex Baiuvariorum si ricava inoltre che in origine l'allevamento aveva un ruolo preminente nei confronti della cerealicoltura (Die Bajuwaren, 1988).Secondo le fonti storiche (prive di riscontri archeologici), nonostante l'immigrazione di slavi, nel sec. 7° il ducato bavaro dovette estendersi in area alpina verso S, in val Pusteria e nelle valli dell'Inn e dell'Isarco; il confine orientale sembra fosse segnato in principio dal corso dell'Enns e in seguito dal Melk. Intorno alla metà del sec. 8° fu annesso il territorio della Carantania slava, confinante con le Alpi Orientali.La città eletta a residenza degli Agilolfingi fin dagli inizi fu il castrum Regina (Radespona; od. Ratisbona). Questo accampamento della legione romana, ben fortificato grazie a una cinta muraria realizzata in opera quadrata (compiuta nel 179), doveva essere ancora intatto quando, poco prima dell'età di s. Severino, venne occupato da germani, divenendo il centro del potere politico dei B. nel momento della formazione dell'etnia (Regensburg, 1979; Die Bajuwaren, 1988, p. 136 ss.).Già in epoca tardoantica il cristianesimo si era diffuso nelle regioni della Rezia e del Norico, come documentano anche le testimonianze archeologiche, sopravvivendo laddove continuava a sussistere la popolazione romana. Contrariamente ai sovrani ostrogoti, prima dell'anno 536, e al popolo confinante dei Longobardi, ariani almeno fino all'epoca della regina Teodolinda ma ancora oltre, almeno il ceto aristocratico della maggior parte delle stirpi germaniche abbracciò la religione cattolica con Garibaldo I, a partire dagli anni del suo ducato. La prima missione testimoniata presso i B. fu quella franco-irlandese, partita da Luxeuil dopo il 600 e guidata da Colombano ed Eustasio. Con l'arrivo, nel 700 ca., dei missionari franchi Ruperto, Emmeram e Corbiniano la Baviera dovette subire un'ulteriore fase di cristianizzazione; tuttavia solo nel 739, con Bonifacio, furono organizzate le prime diocesi, con sedi episcopali a Ratisbona, Passau, Salisburgo e Frisinga; un arcivescovado in Baviera (con sede a Salisburgo) venne istituito da Carlo Magno nel 798.Fino al 788 sorsero nella regione in breve tempo più di cinquanta monasteri; un ruolo determinante svolsero quelli che si trovavano presso le sedi episcopali (Die Bajuwaren, 1988, p. 281 ss.). Varie chiese e anche parti di edifici monastici sono stati oggetto di indagini archeologiche (ivi, pp. 293 ss., 311 ss.); è il caso di Ilmmünster, le cui lastre di recinzione del coro, decorate a rilievo, trovano riscontro in esempi della regione alpina e in area italiana (Dannheimer, 1989).Il patrimonio di reperti bavari di epoca altomedievale proviene soprattutto da necropoli; gli insediamenti di quel periodo sono conosciuti infatti solo in minima parte e forniscono materiale archeologico di scarso interesse. Poiché intorno al 700 scomparve l'uso di seppellire i defunti con abiti e corredo, la cultura materiale altomedievale in qualche modo conosciuta si limita al 6° e 7° secolo. Tra i reperti di scavo più antichi, conformemente alle diverse componenti dell'antica stirpe bavara, ricorrono con frequenza oggetti di provenienza straniera, come per es. fibule o altri monili. Solo per il sec. 7° è possibile individuare alcune forme tipiche della regione bavara: una determinata tipologia di orecchini, a cestello oppure a pendenti a 'nappa', armille, guarnizioni per una sorta di giarrettiere in ferro ageminato (Christlein, 1966; Dannheimer, 1968a; 1968b). Nei monili di forma circolare, come pure in altri oggetti, come per es. guarnizioni di cinture, è possibile cogliere più chiaramente di quanto non avvenga altrove a N delle Alpi influssi del mondo bizantino-mediterraneo. Non mancano inoltre, accanto alle imitazioni, pezzi originali di importazione provenienti dal Sud, come per es. lo scudo italico di Ischl a. d. Alz. Accanto ai monili possono considerarsi manufatti di un artigianato effettivamente autonomo, ma modesto, soprattutto le guarnizioni ageminate delle cinture proprie dell'abbigliamento maschile, tra cui quella molteplice, portata secondo la moda longobarda. Anche le c.d. crocette auree, che secondo l'uso longobardo si trovavano nelle sepolture ricche, erano realizzate in genere da orafi locali e solo di rado possiedono un'effettiva qualità artistica. La maggior parte del materiale rinvenuto in occasione di scavi è costituita, nelle sepolture maschili, da semplici guarnizioni di cintura, armi e strumenti, mentre in quelle femminili ricorrono monili (fibule, aghi, perle e anelli), pendenti per cintura, utensili e amuleti.Alcuni rari oggetti di valore artistico, appartenenti anzitutto all'ultima fase altomedievale, sono di ambito religioso: mentre nella Baviera di epoca carolingia la plastica architettonica è legata alla produzione delle regioni alpine e all'area italiana, nella metallistica del tempo, testimoniata in forme assai rudimentali e tramandata quasi esclusivamente in ambito religioso, è possibile individuare forti influssi provenienti dalle Isole Britanniche e, in alcuni casi, veri e propri pezzi di importazione come la croce; al seguito dei missionari irlandesi dovettero partire alla volta del continente anche artigiani. Nel sec. 8° sono ben individuabili caratteristici motivi ornamentali di carattere fitomorfo - spesso semplificati in linee e fasce - o zoomorfo, la cui testimonianza più significativa è rappresentata dal c.d. calice di Tassilone, donato appunto dal duca Tassilone III al monastero di Kremsmünster (Kremsmünster, tesoro dell'abbazia).
Bibl.:
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