Pittore (Vicchio di Mugello circa 1400, non 1387 come tramandato dal Vasari - Roma 1455). A vent'anni entrò nel convento di S. Domenico di Fiesole. Tra il 1438 e il 1445 decorò con affreschi (completamente restaurati tra il 1975 e il 1983) chiostro e celle del convento (ora museo) di S. Marco a Firenze. Fra il 1445 e il 1448 affrescò nel Vaticano una cappella distrutta nel 1540 circa, e, forse, anche il ciclo di S. Lorenzo e di S. Stefano nella cappella di Niccolò V nello stesso palazzo, altrimenti datata nel secondo soggiorno romano dell'artista. Nell'estate del 1447 iniziò, con Benozzo Gozzoli e altri, la decorazione della volta della cappella di S. Brizio a Orvieto, di cui dipinse solo due spicchi. Dal 1448 al 1450 il B. fu priore di S. Domenico di Fiesole. Circa il 1452 doveva dipingere gli armadî degli argenti per la Ss. Annunziata di Firenze, commessigli da Piero de' Medici nel 1448. Il secondo soggiorno romano fu forse assai breve, concluso dalla morte nel febbraio del 1455. L'Angelico si formò sotto gli influssi di Lorenzo Monaco e della scuola di miniatori fiorente nel convento di S. Maria degli Angeli; ma fu anche a contatto col gruppo degli innovatori quali il Ghiberti, il Brunelleschi e Donatello; a un iniziale influsso di Gentile da Fabriano e di Masolino seguì un deciso orientarsi verso Masaccio, pur ritenendo il B. A. le proprie qualità più intime e autonome, in un processo di formazione lento e profondo. Nei piccoli tabernacoli del museo di S. Marco e particolarmente nella Madonna della Stella, l'arte sua è già pienamente formata con quella dolcezza d'ispirazione e con quella cristallina purezza di concezione nella forma e nel colore che rimarranno sempre più tipiche in ogni altra opera successiva. Seguono nella cronologia delle opere principali: il Giudizio Universale, l'Incoronazione della Vergine, la Madonna dei linaioli (1433), la grande Deposizione dalla Croce (circa 1436) tutte nel museo di S. Marco, il polittico già a S. Domenico a Perugia e ora nella Galleria naz. dell'Umbria (1437 ca.). La stupenda serie degli affreschi del convento di S. Marco, caratterizzata da un'eccezionale semplicità, chiarezza delle forme e sapienza coloristica, culmina nella grande Crocefissione della sala del Capitolo. Gli affreschi della cappella di Niccolò V in Vaticano sono improntati a una solenne grandiosità, a un ampio respiro compositivo, ma non raggiungono la purezza e l'intensità d'espressione proprie delle opere precedenti, forse anche perché dovuti in parte ad aiuti. Numerosi i collaboratori e i discepoli. La qualifica di beato attribuitagli dalla tradizione gli è stata ufficialmente riconosciuta da papa Giovanni Paolo II con motuproprio del 3 ott. 1982. Festa, nell'Ordine, 18 febbraio.