Soprannome del pittore Tommaso di Ser Giovanni Cassai (S. Giovanni Valdarno 1401 - Roma 1428). Fin dal Quattrocento fu accostato a Filippo Brunelleschi e a Donatello, anche se più giovane di essi d'una generazione, quale iniziatore della nuova arte nel campo specifico della pittura (Alberti, Manetti, ecc.). Le ricerche di Brunelleschi e di Donatello furono di capitale importanza per la sua formazione, che presenta anche come componente essenziale la rivalutazione critica della poetica giottesca sfrondata di tutte le involuzioni cui era giunta nella seconda metà del Trecento, come attesta già il trittico di S. Giovenale (Reggello, S. Pietro a Cascia) datato 1422 (lo stesso anno dell'iscrizione di M. all'arte dei medici e speziali) e considerato dalla critica la sua prima opera. Il grande affresco in terra verde dipinto da M. nel chiostro della chiesa del Carmine a Firenze, rappresentante la Sagra del Carmine (consacrazione della chiesa, avvenuta nel 1422), distrutto nel 16º sec., è noto solo dalle fonti, che ne magnificano l'acutezza dei ritratti dei contemporanei che vi apparivano, e da alcuni disegni tardocinquecenteschi. La Madonna col Bambino e s. Anna o S. Anna Metterza (1424 circa, Firenze, Uffizi), dipinta con Masolino, testimonia l'inizio del sodalizio artistico tra i due pittori. Nel gruppo della Madonna col Bambino di mano di M., l'artista afferma, nella forte consistenza plastica e nel gioco della luce, la nuova concezione dello spazio, la stretta relazione o meglio identificazione della figura con lo spazio prospetticamente inteso. La collaborazione tra i due artisti proseguì nella decorazione della cappella Brancacci al Carmine, iniziata intorno al 1424; portata avanti dal solo M. dopo la partenza di Masolino per l'Ungheria (1425), interrotta nel 1428, fu completata solo nel 1481-82 da Filippino Lippi. Pilastri corinzî inquadrano episodî del ciclo di s. Pietro che, introdotto dalle scene del Peccato originale (di Masolino) e della Cacciata dal paradiso (dipinto da M.), esprime il concetto della salvezza attuata attraverso la Chiesa di cui Pietro è simbolo. M. eseguì il Tributo, il Battesimo dei neofiti, S. Pietro che guarisce con la sua ombra, la Distribuzione dei beni, la Resurrezione del figlio di Teofilo (interventi posteriori di Filippino) e S. Pietro in cattedra. Gli affreschi, dopo il restauro (1988), rivelano pienamente la portata rivoluzionaria della pittura di M.: le azioni potentemente definite nello spazio in salde forme, lo statuario rilievo delle figure, i sobrî colori trasformati da una luce di ascendenza naturale che dà rilievo alla forma, non meno della composizione ponderata e lo studio del panneggio sicuramente condotto su modelli tridimensionali, sono mezzi espressivi della dignità e gravità morale proprî dell'arte e della mente dell'artista. Per la chiesa del Carmine di Pisa M. eseguì nel 1426 un polittico, smembrato nel 18º sec. e di cui si sono ritrovate undici parti, conservate in varî musei: lo sfondo dorato è in contrasto drammatico con la realizzazione rigorosamente prospettica del trono su cui siede la Madonna col Bambino costruiti in maniera salda e massiva (Londra, National Gallery) o con lo spazio costruito unicamente dalle persone protagoniste della Crocifissione (Napoli, Museo di Capodimonte). Le altre parti del polittico sono conservate a Pisa, Museo Nazionale (S. Paolo), a Malibu, P. Getty Museum (S. Andrea), e a Berlino, Gemäldegalerie (quattro figure di santi e tre parti di predella comprendenti cinque scene: Adorazione dei Magi, Crocifissione di s. Pietro e Decapitazione di s. Giovanni Battista, Storia di s. Giuliano e Miracolo di s. Nicola). Nell'affresco della Ss. Trinità (Firenze, S. Maria Novella), datato generalmente 1427, M. offre in maniera tangibile soluzioni d'impianto architettonico vicine a Brunelleschi e a Donatello (cappella Barbadori in S. Felicita, Tabernacolo della Mercanzia) e la larga modellazione e il colore denotano la fase ultima di M., alla quale è da attribuire anche un desco da parto (Berlino, Gemäldegalerie). Più antica del polittico pisano è una Madonna dell'umiltà (New York, Metropolitan museum of art). Sull'ultima attività romana di M. accanto a Masolino nella cappella di S. Caterina a S. Clemente la critica è discorde, come del resto su un suo intervento nel trittico di S. Maria Maggiore (Ss. Girolamo e Giovanni Battista, Londra, National Gallery) in un precedente soggiorno romano (1425). n Il fratello di M., Giovanni, detto lo Scheggia (San Giovanni Valdarno 1406 - Firenze 1486), autore del Martirio di s. Sebastiano (San Giovanni Valdarno, oratorio di S. Lorenzo), è stato identificato con il Maestro del Cassone Adimari (Firenze, Accademia).