Architetto e scultore (Firenze 1377 - ivi 1446). Riconosciuto, già dai suoi contemporanei (dall'Alberti che gli dedicò il suo trattato Della Pittura, all'autore della nota biografia, dai più identificato con Antonio Manetti), tra i fondatori del rinascimento per le sue opere architettoniche e il suo studio della prospettiva e delle proporzioni, il B. si formò, e fu attivo all'inizio, come orafo e scultore, iscritto all'arte della seta dal 1398 e maestro dal 1404. Di questa sua attività rimangono alcune figurette di profeti e santi dell'altare di San Jacopo nella cattedrale di Pistoia, la formella con il Sacrificio d'Isacco del concorso (1401) per la seconda porta del Battistero fiorentino, dove, con chiaro riallacciarsi a Giovanni Pisano, mostra una rinnovata e forte tendenza drammatica e dinamica; e ancora il Crocefisso ligneo in S. Maria Novella e, forse, i tondi con gli Evangelisti nella Cappella de' Pazzi. Dopo il concorso per la porta del Battistero, vinto dal Ghiberti, gli interessi del B. sembrano concentrarsi da un lato sullo studio dell'antico, in un'indagine documentata e filologica delle forme e dei procedimenti architettonici, compiuta anche con viaggi a Roma, dall'altro sull'analisi della visione e rappresentazione dello spazio che ebbe come esiti dimostrativi due famose tavolette prospettiche con le vedute del Battistero e del palazzo dei Signori, perdute ma puntualmente descritte dal suo biografo. È su questi due motivi, e con una cosciente partecipazione al fervore civile e culturale che caratterizza la Firenze del primo Quattocento, che si fonda la scelta architettonica del B. Dal 1417 fu impegnato nella più grande impresa fiorentina del tempo, l'ardimentosa erezione della cupola di S. Maria del Fiore: impostata sul tamburo ottagono, è costituita da due calotte costruite in successivi corsi autosufficienti (la disposizione dei mattoni a spina di pesce permetteva alla struttura di sostenersi senza bisogno di armature), rafforzata da 24 costoloni in pietra, 8 visibili all'esterno all'intersezione delle vele archiacute, e si conclude nella lanterna (progettata nel 1436), ideale punto di fuga cui concorrono tutti gli elementi verticali e orizzontali dell'edificio; e ancora progettò le quattro edicole semicircolari (la prima compiuta nel 1445) negli intervalli dei corpi aggettanti dell'ottagono. Emblematica soluzione di problemi tecnici, visivi, formali, la cupola è conferma del carattere intellettuale del lavoro costruttivo, atteggiamento mentale che è alla base di tutti gli altri progetti brunelleschiani: l'Ospedale degli Innocenti (iniziato nel 1419, organizzato planimetricamente intorno a due chiostri con il loggiato esteso su tutto il fronte della facciata), gli edifici ecclesiastici nei quali sviluppa due temi fondamentali che si fanno via via più complessi, quello basilicale in S. Lorenzo (dal 1420 circa) e in S. Spirito (prog. 1436 circa, iniziato nel 1444), e quello della pianta centrale, dalla Sacrestia Vecchia di S. Lorenzo (1419-28; aula cubica cui è raccordata una cupola a creste e vele per mezzo di pennacchi emisferici, con un lato aperto su un altro analogo spazio più piccolo che ospita l'altare) alla Cappella de' Pazzi in S. Croce (1430 circa, lo spazio cubico centrale è affiancato da due mezzi cubi voltati a botte; è dubbia l'appartenenza del portico della facciata al progetto originale), all'incompiuta Rotonda degli Angeli (1434, i lati dell'ottagono centrale dovevano aprirsi in cappelle con la parete di fondo piana affiancata da due curve, originando un poligono esterno di 16 lati), e infine, nell'ambito dell'edilizia civile, il suo intervento nel palazzo di Parte Guelfa e il nucleo originale di palazzo Pitti. Genio poliedrico, inventore di macchine e congegni, architetto militare, il B. rivela nelle sue opere ricerche costanti di modularità, di rapporti matematici tra pianta e sezione, chiarezza delle proporzioni, spesso esaltate dalle scure membrature in pietra serena.