GIOVANNI Colombini, beato
È il fondatore dei gesuati congregazione religiosa di laici, detti così dall'invocare che facevano di frequente il nome di Gesù. G. Colombini, ricco mercante senese, già gonfaloniere e senatore della sua città, leggendo per caso, verso il 1355 o poco prima, la storia di S. Maria Egiziaca, propose di mutar vita e distribuire il suo ai poveri, per dedicarsi tutto alla pietà, particolarmente alla cura degl'infermi. Separatosi dalla moglie Monna Biagia, da lui indotta a imitare il suo esempio, e dapprima seguito dal suo compagno d'infanzia Francesco di Mino Vincenti, poi da tre patrizî della famiglia Piccolomini e da altri laici d'ogni ceto, si diede a predicare in Siena e nel suo territorio. Bandito dalla repubblica per le ostilità di alcuni nobili senesi, riparò con 25 compagni in Arezzo, poi a Città di Castello, a Pisa e in altre città della Toscana compiendovi prodigi di cristiana pietà. Tornò poco dopo in patria, dove il senato lo richiamava a causa della peste. Nel 1367, tornando Urbano V da Avignone, il C. coi suoi compagni andò a incontrarlo a Corneto, e ottenuta dopo alcuni mesi in Viterbo l'approvazione apostolica del suo nuovo istituto, morì il 31 luglio dello stesso anno, lasciando una raccolta di "infocate e dolcissime epistole" che costituiscono un pregevole esempio della letteratura ascetica nel secolo XIV, oltre che testimoniare del fervore religioso di G.
Gregorio XIII lo beatificò, fissandone la festa al 31 luglio.
I gesuati non ebbero regole stabili che nel 1426, quando uno dei loro membri più illustri, il beato Giovanni da Tossignano, ne compilò le costituzioni sulla base della regola di S. Agostino. Nel 1499 Alessandro VI ordinò che si chiamassero "gesuati di S. Girolamo", loro speciale patrono fin dagl'inizî della congregazione. Per circa due secoli e mezzo essi non furono che semplici laici, detti volgarmente i "padri dell'acquavite" perché, oltre a preparare rimedî che distribuivano gratuitamente ai poveri assistendo gl'infermi negli ospedali e nelle case, si occuparono della distillazione dei liquori. Nel 1606 Paolo V permise loro di applicarsi anche agli studî e di ricevere gli ordini sacri. Portavano una tonaca bianca con cappa grigia, cappuccio similmente grigio e sandali di legno. Si diffusero rapidamente, oltre che in Italia, anche nel Mezzogiorno della Francia. Tra i gesuati illustri sono da ricordare, oltre al beato Giovanni da Tossignano vescovo di Ferrara, i beati Antonio da Siena, Girolamo da Venezia, Giannetto da Verona, lo storico Paolo Morigia, ecc. Le ingenti ricchezze accumulate con la distillazione dei liquori furono la causa principale della decadenza della congregazione, soppressa da Clemente IX nel 1668.
Il beato G. indusse altresì la sua cugina beata Caterina a seguire la povertà evangelica, ond'ebbero origine verso il 1367 le monache gesuate.
Bibl.: G. Colombini, Lettere, per cura di A. Bartoli, Lucca 1856; F. Belcari, Vita del b. G. C., Firenze 1505; G. B. Rossi, in Acta Sanctor., luglio, VII, p. 354 segg.; P. Morigia, Historia degli huomini illustri che furono gesuati, Venezia 1604; F. Pösl, Leben des sel. C. aus Siena, Stifters der Jesuaten, Ratisbona 1846; Comtesse de Rambuteau, Le bienheureux C., 4ª ed., Parigi 1899 (trad. ital., Siena 1894); G. Pardi, Della vita e degli scritti di G. C. da Siena, in Bull. senese di storia patria, II (1895), pp. 1-50, 202-30.