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BECCARIA

di Ettore Rota - Enciclopedia Italiana (1930)
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BECCARIA

Ettore Rota

. Antica famiglia di Pavia, tuttora vivente, d'origine incerta. Personaggi storici di questa famiglia appaiono solo nel sec. XII. Nel 1180, un Lanfranco B. è podestà di Tortona. Un Murro (altri Moro) verso la metà del '200 sostiene la suprema magistratura di Pavia e organizza la difesa della città contro Manfredo Lancia Malaspina, podestà di Milano; poi è podestà di Bergamo (1251-52) e di Piacenza (1258). Morì nel 1259, secondo altri nel 1262. È di questo stesso tempo l'abate Tesauro di Vallombrosa "gentileuomo dei signori da Beccheria di Pavia in Lombardia" (Giov. Villani, Ist. fior., VI, c. 65), accusato di favorire i ghibellini; ricordato da Dante (Inf., c. XXXII, v. 118 segg.). Questo abate sanzionò gli statuti abbaziali di Vallombrosa nel 1253. Zannone o Giovannone, figlio di Murro, podestà di Alessandria nel 1258, di Voghera l'anno dopo, e capitano del popolo a Pavia, nel 1267, afferma in Pavia la potenza della famiglia, come capo incontrastato dei ghibellini popolani. Delineatosi verso il 1290 il contrasto fra le due famiglie B. e Langosco, contrasto aggravato dalla rivalità quasi perenne fra Pavia e Milano, fedele quella all'Impero, ostile ad esso questa, il conflitto delle due parti per la supremazia locale doveva provocare l'alternarsi, nel dominio, delle due famiglie. Prima, dal 1290, dominò quella dei B., con Manfredi I, figlio di Zannone, ritenuto non inferiore in potenza ai Visconti, che sostenne l'urto dell'espansione di questi, appoggiandosi ai marchesi di Monferrato e di Saluzzo. Venuto alla signoria nel 1300 Filippone, conte di Langosco, i B. dovettero esulare. La discesa di Enrico VII, ristabilendo i Visconti a Milano, procurò un appoggio ai B. fautori dell'impero, e Manfredi rientrò in patria nel 1315, dopo aver concluso con i Visconti un patto d'amicizia che rasentava il vassallaggio. Morì il 22 marzo 1322 e gli successe il figliuolo Musso, che mantenne verso i Visconti le stesse relazionî iniziate da suo padre. Pertanto, durante la lotta tra Giovanni XXII e i Visconti, i Beccaria furono coinvolti nelle stesse censure dei Visconti, e più volte scomunicati. Fra essi, il più notevole fu Beccario, cavaliere imperiale, giureconsulto di chiara fama, vicario di Monza (1315), podestà di Savona e di Como per due volte, di Milano (1325), di Bergamo, di Mantova, di Vercelli, di Lucca, di Genova, di Asti. Di lui rimane un codice dantesco, il cod. Beccario, in Piacenza. Nel 1336, fece allestire e ornare la cappella del Sacramento, nel duomo di Pavia, dove poi fu tumulato (1356). Per tutto questo periodo, il più glorioso dei B., essi vissero, come dice M. Villani, "parenti stretti e dimestichi della mensa dei Visconti". Dai Visconti, i B. ebbero aiuti contro Giovanni di Boemia e contro Ludovico il Bavaro, per mantenere o per ricuperare il dominio di Pavia, ma soprattutto per estendere i proprî possessi nell'ampia zona dell'Oltrepò e della Lomellina. I B. la munirono tutta di fortezze e la governarono con piena giurisdizione e con autorità di conti palatini. Tanta potenza illuse i B., dopo la rovina di Giovanni di Boemia, di poter costituire una signoria indipendente a cavaliere del Po, tra la Sesia e il Lambro e sui fianchi dell'Appennino. Un primo vano tentativo (1342) ricollocò Pavia sotto la doppia supremazia dei Visconti e dei B., ma con una più stretta dipendenza verso Milano. Quando, nel 1354, l'arcivescovo Giovanni Visconti fece conoscere il proposito di assumere il diretto dominio di Pavia, i B. sentirono crescere attorno a loro l'opposizione, già delineatasi, degli eremitani dî S. Agostino, che predicavano e volevano la restaurazione della vecchia autonomia comunale e un regime democratico. Le condizioni economiche create alla popolazione dai B., e la predicazione di fra' Iacopo Bussolari (1356), costrinsero i B. a lasciare Pavia. Con l'assoluto dominio della città acquistato da Galeazzo II nel 1359, mediante l'aiuto di Giorello B., figlio di Musso, i B. furono riammessi in Pavia e riconfermati nei loro possessi e nei vecchi privilegi: ma vissero come semplici cittadini, ansiosi soltanto di ricuperare il primato politico di un tempo, che tentarono invano di riavere dopo il 1402, durante la minorità dei due figli di Gian Galeazzo. Filippo Maria, come fu proclamato duca di Milano, volle spegnere nei B. ogni aspirazione di dominio e mandò a morte Lancellotto e Castellino B. accusati di cospirare contro di lui (1415-18). Fu la fine del vecchio feudalesimo pavese, che di poi si volse allo studio e ad opere di chiesa. Un Francesco B., già condottiero dei cavalli del duca Filippo Maria Visconti, e soldato del re di Francia, si ritirò nel convento francescano di Monteluco presso Spoleto ove morì il 16 agosto 1454. Altri B. quali Ludovico e Pietro si trovano lettori di giure nell'Università di Pavia, l'uno nel 1431, l'altro nel 1443. Il Robolini afferma che Cesare B. ha tratto origine dai B. del ceppo pavese.

Insegna di questa famiglia è un'aquila bicipite coronata, sotto cui sono partiti in cinque piani i 13 monticelli rossi in campo d'oro. Lo stemma dei B. si vede nell'esergo della rara moneta aurea dei B., detta zecchino, di cui un solo esemplare esiste ora in Pavia, e su cui leggesi: Mus(ius) Beca(ria) Pav(ie) Prin(cipes).

Bibl.: G. A. Boni, Beccariae gentis Monumenta, Papiae 1580; S. Marini, Beccariae gentis immagines, Ticini 1585; F. Sansovino, Della origine... delle famiglie illustri, Venezia 1609; G. Robolini, Notizie apartenenti alla storia della sua patria, Pavia 1823-1834; Testoni e Saladini, Teatro araldico, Lodi 1841; G. Romano, I Pavesi nella lotta fra Giovanni XXII e M. e G. Visconti, Pavia 1889; id., Eremitani e canonici regolari in Pavia, in Arch. St. Lomb., 1895; M. Caffè, Beccario Beccaria, ibid., 1881, pp. 522-527; A. Cerioli, Pietra de' Giorgi nell'Oltrepò Pavese, Milano 1907, II, pp. 267 segg.

Vedi anche
Francesco Bussone detto il Carmagnòla Condottiero (Carmagnola 1385 circa - Venezia 1432); al soldo di Facino Cane, seguì alla sua morte le sorti della vedova Beatrice di Tenda, risposatasi con Filippo Maria Visconti, ed ebbe parte notevole nella ricostruzione dello stato visconteo. Allontanato dalla diffidenza del duca, che pure gli aveva ... Ghibellini Sostenitori della fazione tedesca capeggiata dagli Hohenstaufen, signori di Waibling (da cui il nome) e duchi di Svevia, in contrapposizione ai Guelfi. conte Titolo nobiliare che nella gerarchia araldica segue quello di marchese. A Roma, nell’età repubblicana, il c. (comes) assisteva e consigliava i magistrati preposti al governo delle province. Con Costantino il termine indicò una serie di pubblici funzionari: alcuni dirigevano importanti uffici centrali ... Appennino (o Appennini) Catena montuosa che, riallacciandosi alle Alpi a nord del Golfo di Genova, forma, per 1350 km, la spina dorsale della penisola italiana fino allo Stretto di Messina, oltre il quale continua nei rilievi settentrionali della Sicilia. La distinzione dell’A. dal sistema alpino, nella linea ...
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Altri risultati per BECCARIA
  • Beccarìa
    Enciclopedia on line
    Famiglia patrizia pavese di incerta origine; i suoi primi rappresentanti appaiono nel sec. 12º, ma è già potente nel 13º con Zannone o Giovannone capitano del popolo a Pavia (1267) e capo dei ghibellini. In lotta con i Langosco, di parte guelfa, dovettero esulare nel 1300, per ritornare nel 1315, alla ...
Vocabolario
beccarite
beccarite s. f. [dal nome dell’esploratore fiorentino O. Beccari (1843-1920)]. – Minerale, varietà di zircone d’un bel colore verde oliva proveniente da Ceylon; è usata come gemma.
insociabilità
insociabilita insociabilità s. f. [der. di insociabile], non com. – L’essere insociabile: replicati ritorni nel primo stato d’insociabilità (Beccaria).
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