BELLARDI (Ballardi, Beilardi)
Non conosciamo alcuna notizia sull'attività di questa famiglia di banchieri lucchesi in Italia; le fonti in cui sono nominati ci informano, infatti, esclusivamente della loro presenza in Inghilterra tra il 1294 e il 1313, cioè sotto Eduardo I ed, Eduardo II. In tale periodo, secondo un calcolo compiuto dal Rhodes, essi prestarono ai due sovrani inglesi un totale di, 10.074 libbre e.12 scellini.
I membri più importanti della famiglia sembrano esser stati Coluccio e Giovanni. Il primo documento inglese relativo ai Bellardi ci mostra Coluccio agire insieme con Brunetto Bulgarini il 29 sett. 1294. Sebbene non appaia nel 1294, è probabile che anche Giovanni si trovasse in Inghilterra in quel tomo di anni. Egli compare per la prima volta in un atto del 23 luglio 1297 con il quale Eduardo I esentava l'abate e il convento di Westminster dal pagamento di una multa inflitta perché avevano lasciato scappare alcuni prigionieri loro affidati dal sovrano: tra questi prigionieri è Giovanni. Non sembra, tuttavia, che la sua colpa dovesse esseíe molto grave; il re dovette comunque facilmente perdonarlo. Infatti il 20 maggio 1299 concedeva licenza a Giovanni e a Coluccio di aprire, insieme con Giovanni Saleys, un banco di cambio a Dover, e il 1° agosto dello stesso anno autorizzava i due Bellardi e il Saleys ad aprime un altro a Semermue. Da questa data fino al 1313 la compagnia Bellardi svolse una regolare attività in Inghilterra, attestata da numerosissimi documenti.
Indicati come "King's merchants" in un atto del 5 apr. 1300 e compresi tra i maggiori banchieri agenti per, conto di Eduardo I in un documento del 15 luglio, Coluccio e Giovanni ricevono l'8 giugno dello stesso anno una particolare esenzione per il loro banco di Dover: il monarca ordinava infatti ai magistrati che sorvegliavano l'attività dei banchieri di non controllare più i Bellardi. La stessa esenzione è poi confermata da un ordine sovrano del 25 ag. 1302.
Numerose ricognizioni di debiti da parte di Eduardo I mostrano la notevole attività dei Bellardi e l'importanza che essi assunsero alla corte inglese. Ad essi si rivolse il re nel 1304 per ottenere metà della somma di 4.000 marchi (l'altra metà fu chiesta ai Frescobaldi) necessaria al figlio Eduardo per andare in Francia a rendere l'omaggio feudale a Filippo il Bello per il ducato di Guienne., Né solo il monarca ricorreva ai Bellardi: anche gli altri membri della sua famiglia si rivolgevano ad essi. Il 4 ott. 1304 la regina Margherita chiedeva in prestito a Coluccio 500 libbre e il 22 marzo dell'anno seguente Giovanni di Brabante, genero del re, otteneva dai due banchieri lucchesi la cospicua somma di 1.000 libbre.
Gli affari dei Bellardi ebbero in quegli anni un andamento particolarmente favorevole. Dal libro dei conti dei Gallerani risulta che la filiale parigina di questa compagnia era in continuo rapporto con Paganello di Poggio, rappresentante dei Bellardi e probabilmente capo di una loro filiale in Francia. Ci è giunta notizia, tra l'altro, di un'operazione bancaria che ebbe luogo tra i Bellardi da un lato e le compagnie Fini, Speziali e Gallerani dall'altro: il contratto, stipulato a Parigi il 25 apr. 1303, riguardava una partita di 1.575 libbre di tomesi. Anche in Irlanda le attività dei Bellardi dovevano prosperare se il 22 nov. 1105 Giovanni Vanni - il cui nome è legato a quello di Coluccio e Giovanni sin dal 1301 - nominava un rappresentante della compagnia per quell'isola nella persona di un tale Elisio da Lucca.
Rapporti di affari ebbero anche i Bellardi con l'Italia: nel 1302 essi agivano come rappresentanti in Inghilterra di Amedeo di Savoia e tra il 1305 e il 1306 Paganello di Poggio compiva due operazioni con i Gallerani, agenti presso la curia pontificia.
La morte di Eduardo I (1307) non fece diminuire gli affari della compagnia: il nuovo re Eduardo II mostrò verso Giovanni e Coluccio la stessa benevolenza usata dal padre (il quale, tra l'altro, il 10 nov. 1303 aveva graziato Giovanni dalla pena per l'omicidio di un inglese di nome Robert Geffray). Concessa loro la cittadinanza londinese, il nuovo sovrano stabilì per i due Bellardi il 3 marzo 1309 l'esenzione fiscale a vita. Numerosi documenti ci mostrano inoltre come il giovane sovrano si servisse della compagnia lucchese per ottenere prestiti forse più ingenti di quelli richiesti da Eduardo I. Per pagare tali debiti il monarca ordinò il 29 ag. 1311 ai ricevitori della dogana di Kingston-upon-Hull di versare le entrate della dogana stessa a Coluccio e Giovanni. L'ordine fu ripetuto il 15 dic. 1311 e in questo stesso giorno il re dette ai Bellardi, in garanzia del suo credito, la custodia del castello di Kirkby-Moorside.
L'attribuzione alla compagnia delle imposte di Kingston-upon-Hull fu stabilita dal sovrano ancora il 24 genn. 1312.
Gli ultimi documenti in cui compaiono i nomi di Giovanni e Coluccio sono quelli del 15 dic. 1311; in tutti gli atti del 1312 e in quello del 1313 agisce a nome della compagnia Giovanni Vanni. È probabile che i due Bellardi siano morti negli ultimi giorni del 1311 o nel corso del 1312 e che la società si sia estinta dopo la morte dei titolari: nessun documento ne dà notizia dopo il 13 luglio 1313.
Oltre a Giovanni e Coluccio compaiono nei documenti inglesi altri tre membri della famiglia Bellardi, i quali però non sembrano collegati con l'attività della compagnia. Un Walter Bellardi è ricordato il 10 maggio 1300 tra i cavalieri assegnati a Soan, moglie di Edmondo. di Kemesek; il 25 maggio 1306 lo stesso Walter è indicato in un atto giudiziale. In quest'ultimo documento si fa menzione anche di un Guglielino Bellardi, mentre un Riccardo Bellardi è nominato il 21 ott. 1304 rappresentante in Irlanda di Roberto, priore di Bath.
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