BENIN.
– Demografia e geografia economica. Storia.
Demografia e geografia economica di Lina Maria Calandra. – Stato dell’Africa occidentale, sul Gol fo di Guinea. La popolazione (6.769.914 ab. al censimento 2002, 10.599.510 secondo una stima UNDESA, United Nations Department of Economic and Social Affairs, del 2014), suddivisa in un variegato mosaico di gruppi (bariba, peul, somba ecc.), cresce a un ritmo sostenuto (2,7% nel periodo 2010-15), con una speranza di vita alla nascita di 59,3 anni (2013). Si distribuisce soprattutto nelle aree rurali (56%) del Sud, lungo il litorale. La capitale, Porto-Novo, non raggiunge i 300.000 ab. e Cotonou (sede del governo) i 700.000. Il tasso di alfabetizzazione è basso (38%). L’economia, dipendente dagli aiuti e vulnerabile agli shock esterni, si basa sul cotone (25-40% delle esportazioni), che rappresenta gran parte della produzione nel settore agricolo (32% del PIL e 70% della forza lavoro). Il PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) di 1874 dollari è tra i più bassi al mondo (165° posto in base all’Indice di sviluppo umano).
Storia di Paola Salvatori. – L’uscita di scena di Mathieu Kérékou, quasi ininterrottamente al potere dal 1972, prima come dittatore (fino al 1990) poi come presidente (1996-2006), chiudeva una fase della storia del Paese approdato a una sostanziale stabilità politico-istituzionale, pur in un permanente contesto di forte sottosviluppo e diffusa povertà. L’elezione di Thomas Boni Yayi, presentatosi come indipendente alle consultazioni del 2006 e risultato vincitore al secondo turno con il 75% dei consensi, costituì un ulteriore passo in questa direzione. Economista, già presidente della Banca di sviluppo dell’Africa occidentale, Boni pose tra le priorità della sua agenda di governo la lotta alla corruzione e il rilancio dell’economia, da attuarsi attraverso programmi di privatizzazione e di incentivazione del microcredito e attraverso il miglioramento dei rapporti commerciali con i Paesi vicini. Conquistato un secondo mandato nel 2011 con il 53% dei consensi al primo turno, Boni abolì la pena di morte e nel 2012 venne nominato presidente dell’Unione africana per un anno. Nonostante il riconoscimento internazionale, sul piano interno Boni incontrò una crescente resistenza anche a causa delle misure repressive messe in atto dopo la scoperta di un presunto complotto ai suoi danni. Particolare preoccupazione destò inoltre il progetto di riforma costituzionale volto a consentire la possibilità di un terzo mandato presidenziale. Nel dicembre 2013 la sanguinosa repressione della marcia pacifica organizzata dai sindacati per ottenere aumenti salariali portò alla proclamazione di uno sciopero generale, prolungatosi per oltre quattro settimane, durante il quale alle rivendicazioni economiche si unirono le proteste contro la corruzione e gli attentati alle libertà personali. Nel maggio 2014 il B. partecipava insieme a Nigeria, Ciad, Camerun, Niger alla riunione svoltasi a Parigi per elaborare un piano d’azione regionale per combattere il gruppo islamista nigeriano Boko Haram.