Stato dell’Africa occidentale, confinante a O con il Togo, a E con la Nigeria, a N con Burkina Faso e Niger, si affaccia a S sul Golfo di Benin (Golfo di Guinea). Fino al 1975 si è chiamato Dahomey.
Il territorio è formato da antichi rilievi che non superano i 700-800 m s.l.m. e costituiscono la dorsale divisoria tra i bacini nigeriano, voltaico e guineano. Il massiccio dell’Atakora, a NO, è la parte residua di un rilievo arcaico di rocce quarzitiche; altrove dominano, invece, rocce granitiche. Il rilievo digrada sia, a N, verso il solco del Niger, sia, a S, verso una bassa pianura costiera, orlata da cordoni sabbiosi che chiudono ampie lagune.
La temperatura, che nella pianura litoranea presenta valori medi elevati (intorno a 26,5 °C), con limitate variazioni stagionali, si abbassa di qualche grado a N, dove le escursioni termiche sono più marcate. Le precipitazioni non superano, in genere, i 1000-1500 mm annui, ma presentano regimi diversi: tropicale nella fascia dei rilievi centro-settentrionali, con la tipica alternanza di una stagione piovosa (maggio-settembre) e di una asciutta (ottobre-aprile); verso l’equatoriale nelle zone costiere, dove si alternano quattro stagioni, di cui due piovose (marzo-luglio e settembre-ottobre), e due asciutte, e l’umidità media aumenta notevolmente.
La vegetazione è dominata dalla savana, progressivamente arborata verso S, mentre la foresta è presente solo lungo il corso dei fiumi; assai diffusi, nella pianura meridionale, i palmeti.
Dal punto di vista idrografico, il Benin è diviso tra i bacini dell’Ouémé e del Couffo, che, prendendo origine dall’altopiano, fluiscono direttamente verso il Golfo di Guinea, e del Niger, che drena invece la porzione settentrionale del territorio.
La popolazione, dal punto di vista etnico e linguistico, è piuttosto eterogenea: il gruppo più numeroso è quello dei Fon (39%), che occupa le regioni meridionali; a E è presente un grosso nucleo di Yoruba (12%), mentre a N prevalgono i Bariba (8%), sudanesi ma con caratteri arcaici. La distribuzione territoriale è irregolare, con una crescente densità abitativa nella fascia costiera (supera i 200 ab./km2) cui si contrappongono le regioni settentrionali, nelle quali (in prossimità del confine con Niger e Burkina Faso) la densità si riduce a 20-40 ab./km2. Valvola di sfogo del sovrappopolamento è l’emigrazione verso il Ghana e paesi limitrofi, non verso la Nigeria che ha mantenuto chiuse le proprie frontiere. Il maggior centro demografico ed economico del paese è Cotonou (che supera i 600.000 ab.), seguito dalla capitale Porto Novo (con più di 200.000 ab.). Altre città con più di 100.000 ab. sono Djougou e Parakou; per il resto si tratta di piccoli o grandi centri rurali e di una notevole quantità di villaggi tradizionali.
Accanto alla lingua ufficiale vengono comunemente parlati numerosi idiomi tribali. Prevalgono culti animistici, con minoranze cattoliche e musulmane.
Il Benin rimane un paese povero e fortemente arretrato: disoccupazione e sottoccupazione sono fenomeni molto accentuati, un terzo circa di bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione. L’agricoltura è l’attività principale (50% della popolazione attiva complessiva), con un apporto di circa il 36,9% al PIL del paese (2004). Le principali coltivazioni sono costituite da mais e manioca e rendono il Benin autosufficiente dal punto di vista alimentare. Si pratica l’allevamento, che dispone solo di magri pascoli naturali, con una produttività modesta rispetto al numero di capi: quasi 2 milioni di bovini, 2 milioni di ovini e caprini, 322.000 suini (2005); praticata la pesca, soprattutto nelle lagune e nelle acque interne. Le attività industriali sono modeste e il loro sviluppo è condizionato dalla carenza di fonti di energia (il Benin importa rilevanti quantità di elettricità dal Ghana). Prevalgono le lavorazioni dei prodotti agricoli, per rifornire i mercati locali. Le riserve petrolifere si sono esaurite nel 1998, rimangono i giacimenti offshore di Sémé.
Nella regione abitata nel 15° sec. da popolazioni Adja e Popo nella zona di Allada, in seguito a lotte intestine si formarono nel 16° sec. i regni di Iakin (o Porto Novo) e di Dahomey (o Abomey, dal nome della capitale). Nel 17° sec. iniziò l’espansione del Dahomey, che nel secolo successivo avviò commerci con Inglesi, Francesi e Portoghesi, presenti con propri insediamenti sulla costa e dediti alla tratta degli schiavi. La Francia concluse il primo trattato di commercio e di protezione col Dahomey nel 1851 e con Porto Novo nel 1863. In seguito occupò la regione, dando nome di Établissements du Benin al protettorato sulle regioni costiere; la denominazione fu mutata in Dahomey dopo l’occupazione dei territori interni. Nel 1904 il paese entrò nella federazione dell’Africa Occidentale Francese.
Nel 1960 il Dahomey ottenne l’indipendenza e si diede una Costituzione di tipo presidenziale. L’eterogeneità etnica del nuovo Stato e le difficoltà economiche provocarono un’instabilità politica caratterizzata da ripetuti colpi di Stato, fino all’avvento (1972) di un governo militare presieduto da M. Kérékou. Riduzione della dipendenza economica dalla Francia, nazionalizzazione di alcuni settori chiave dell’economia, sviluppo agricolo più equilibrato, decentramento amministrativo furono le principali scelte del nuovo regime, che si proclamò marxista-leninista e costituì il partito unico (Parti de la révolution populaire du Benin) e mutò la denominazione del paese in Repubblica Popolare del Benin. Con la fine del bipolarismo conseguente alla dissoluzione del blocco sovietico, il Benin si orientò nuovamente in senso occidentale, abbandonando l’ideologia di Stato informata al marxismo-leninismo e aprendosi al multipartitismo. Fu adottata una nuova Costituzione (1990) e si svolsero regolari elezioni legislative e presidenziali (1991), che portarono alla presidenza della Repubblica N.D. Soglo. Nel corso degli anni 1990 il Benin mantenne una relativa stabilità politico-istituzionale, nonostante l’assenza di una maggioranza parlamentare definita e malgrado le agitazioni sociali, che ebbero luogo in seguito alle riforme economiche varate dal governo d’intesa con il Fondo Monetario Internazionale. Nelle elezioni legislative del 1995, il malcontento popolare si tradusse in un’affermazione delle forze di opposizione, la cui alleanza permise nelle elezioni presidenziali del 1996 la vittoria di Kérékou, che fu rieletto nel 2001. Tornato al potere, l’ex dittatore si impegnò in una politica di riconciliazione nazionale. Nel 2006 Kérékou non poté ricandidarsi avendo superato i limiti di età previsti dalla Costituzione. Le elezioni tenutesi nel mese di maggio videro l’affermazione del candidato indipendente T. Boni Yayi, poi supportato dalla maggioranza uscita dal voto per il rinnovo del Parlamento nel marzo 2007. Negli anni seguenti il rallentamento della crescita economica, uno scandalo finanziario che costò la perdita dei risparmi a migliaia di beninesi e la permanente corruzione incisero negativamente sulla popolarità di Boni Yayi, che fu tuttavia riconfermato presidente nelle elezioni di marzo 2011, contestate dalle opposizioni. Il capo dello Stato poté inoltre contare, dopo le consultazioni parlamentari dell’aprile successivo, su una maggioranza superiore a quella precedente. Nel 2012, l'imprenditore P. Talon fu accusato di essere alla testa di un complotto per assassinare Boni Yayi, ma la Francia rigettò la richiesta di estradizione in Benin. Dopo aver conquistato il maggior numero di seggi nelle elezioni parlamentari dell'aprile 2015 senza però arrivare alla maggioranza assoluta, Boni Yayi – più volte al centro delle polemiche politiche per i presunti tentativi di emendare la Costituzione e restare al potere – non si è presentato alle presidenziali di marzo 2016; ribaltando il risultato del primo turno, al ballottaggio si è imposto Talon, riconfermato alle presidenziali dell'aprile 2021. Alle elezioni politiche tenutesi nell'aprile 2019 senza la partecipazione dell’opposizione, esclusa dalla tornata elettorale, l’Unione progressista ha ottenuto 47 seggi in Parlamento, mentre il Blocco repubblicano se ne è aggiudicati 36; le consultazioni del gennaio 2023 hanno nuovamente registrato l'affermazione dei partiti filogovernativi, che hanno ottenuto 81 seggi su 109 in Parlamento, segnando anche il ritorno dell’opposizione dopo quattro anni di assenza.
Palazzi reali di Abomey (1985).