Uomo politico messicano (San Pablo Guelatao, Oaxaca, 1806 - Città di Messico 1872). Dopo tre anni di guerra civile fu eletto presidente della Repubblica (1861) e affrontò l'aggressione francese al Messico (1862), culminata con l'instaurazione dell'impero di Massimiliano d'Asburgo (1864), che fu poi sconfitto e fucilato (1867). Rieletto (1867 e 1871), emanò un'amnistia e introdusse un programma di riforme liberali.
Discendente da Indiani, fu per alcuni anni avvocato, poi governatore di Oaxaca (1847); esiliato (1853) da A. López de Santa Ana, tornò presto in patria; caduto Santa Ana, fu, durante le presidenze di Juan Álvarez e di Ignacio Comonfort (1855-57), ministro di Giustizia e degli Affari ecclesiastici, e redasse la legge J. che limitava i privilegi della Chiesa e dell'esercito; poi (1857) ministro degli Interni e vicepresidente. Quando il conservatore F. Zuloaga depose Comonfort (dicembre 1857), J. non riconobbe il nuovo regime, e stabilì a Veracruz un governo provvisorio, liberale e riformatore soprattutto in campo ecclesiastico. Dopo tre anni di guerra civile ("guerra della Riforma") contro i conservatori Zuloaga e M. Miramón, J., sostenuto dagli USA, riuscì a entrare a Città di Messico (1861) e, riconosciuto da Francia e Gran Bretagna, fu eletto presidente della Repubblica. La grave situazione finanziaria e la sospensione dei pagamenti dei debiti assunti dal governo di Miramón verso Francia e Gran Bretagna provocò l'intervento militare francese (1862) e più tardi l'instaurazione dell'impero di Massimiliano (1864). Rifiugiatosi dapprima al Nord, J., dopo la ritirata del corpo di spedizione francese (1866), riprese la lotta, che culminò (1867) con la fucilazione di Massimiliano a Querétaro. Rieletto presidente dal Congresso convocato a Città di Messico (dic. 1867), poi di nuovo nel settembre 1871, J. emanò una larga amnistia e introdusse numerose riforme liberali.