BEOZIA (βοιωτία, Boeotia; A. T., 82-83)
Regione della Grecia centrale. Dal 1900 al 1910 costituì un dipartimento amministrativo a sé con capitale Livadia (Lebadea, Levádeia); attualmente è unita all'Attica (v.) nel nomós di Attica e Beozia. La sua superficie è di 2580 kmq. senza Orōpós; la popolazione presenta una forte percentuale di Albanesi. divisa in due eparche, con capoluogo rispettivamente a Livadia (12.600 ab.) e a Tebe (Thèvai, 7150 ab.).
Si affaccia da un lato sul Golfo di Corinto, dall'altro su ambedue i mari euboici congiunti dall'Euripo; un ponte gettato su questo stretto la collega sin dal 411 a. C. all'Eubea.
Consta essenzialmente di due bacini, quello del lago Topólia (Copaide) con la piana di Cheronea, e quello di Tebe, continuato ad E. nelle basse terre di Tanagra e Oropo. Verso N. è limitata nettamente dagli aridi monti della Locride Opunzia, mentre ad O. verso la Focide il confine è segnato approssimativamente dai contrafforti del Parnaso (Lákoura) che toccano il fiume Cefiso (Kēphisós), determinando la stretta di Parapotámioi, e dal rivo Mõlos che si riversa nel Golfo di Corinto. All'Attica e alla Megaride la Beozia oppone il Citerone, che verso E. si allarga in un altopiano digradante verso l'Asopo (ora Variénēs), il fiume più importante della zona, che sbocca presso Oropo, città la cui appartenenza oscillava in antico fra l'Attica e la Beozia. Il tratto più caratteristico della regione è il lago Copaide alto sul mare 97 m., con una superficie di 230-250 kmq., prosciugato definitivamente tra il 1883 e il 1889: era un lago temporaneo che, formato dalle acque del Cefiso e del Melas (ora Mavropótamos) da O., e di varî altri affluenti minori da S., si prosciugava quasi interamente d'estate, smaltendo l'acqua attraverso emissarî sotterranei detti anticamente bárathra (in gr. mod. katavóthrai) che si perdevano ad oriente nel massiccio calcareo dello Ptõon (Palagía, 726 m.) cui si collegano il Messapio (Ktypãs, 1025 m.) e l'Ipato (Hýpaton; Sagmatås, 749 m.) alimentando però due veri laghi permanenti, il Paralímnē e l'Hyliké. Le elevazioni di Phíkion (Sphíngeion; Phagãs, 567 m.) completano il circuito del lago. La (prima si prolunga verso O. sino a raggiungere l'Elicona con una specie di istmo di poca altitudine (in certi punti appena 20 metri dal livello del lago), su cui sorgeva in posizione dominante l'antica Onchesto. Di qui passava la strada principale della Beozia, che toccava Coronea, Aliarto (ora Mytilḗnē) e Tebe. Questa città (205 m.; v.) di capitale importanza nella storia della Beozia, è situata nel centro di una catena di colline che attraversano il bacino da E. a O., prendendo ad E. di Tebe il nomeumesso (Mesovoůni), ed elevandosi fino a 614 m. (Sorós). La parte a settentrione di questa linea collinosa è divisa dal Tespio (Thespios; ora Kanaváris) nell'Aónion Pedíon (verso il lago di Hylikḗ) e nel Tenérion Pedíon (fin presso Onchesto). Tale zona è bassa (90-100 m.) ed era originariamente paludosa, mentre il terreno al S. di Tebe è più alto e disposto a terrazze (300 m.), ondulato e abbastanza fertile. Ai due sbocchi dell'Euripo sono i porti di Anthedon e Aulide; sul Golfo di Corinto si aprono la baia di Domvrai̊na (presso l'antica Thisbae) e il Kólpos Livadóstras (ant. Kreusis).
Il clima della Beozia è di carattere più continentale di quello dell'Attica, per la conformazione speciale del paese che è cinto da monti i quali limitano l'influenza del mare. Le precipitazioni oscillano tra i 500 e i 700 mm., con massimi durante i mesi invernali. Nella pianura di Copaide il caldo è malsano per le esalazioni dei tratti paludosi, e per giunta vi soffia uno speciale vento caldo, calante dal Parnaso e dall'Elicona. All'aria pesante del paese (crassus aer) gli antichi attribuivano speciali influenze sul carattere degli abitanti, la cui ottusità di mente e tendenza alla crapula erano proverbiali specialmente presso gli Ateniesi.
Fra i prodotti del paese, è notevole il marmo di Livadia; inoltre i giacimenti di argilla plastica intorno a Tanagra (celebri figurine di terracotta nell'antichità), la schiuma di mare (sui colli presso Tebe) e la lignite (Asopo), prodotti questi due ultimi che sembra non siano stati sfruttati dagli antichi. Intorno al lago Copaide, famoso per le grosse anguille, crescevano magnifiche canne. Ora, dopo la bonifica, vi prospera una delle migliori qualità di grano di tutta la Grecia. Il paese si presta anche all'allevamento del bestiame. Un ricordo di ciò è forse nel nome di Hippia dato alla zona ad O. del lago. È dubbio se una volta vi si allevassero dei bovini, al quale fatto potrebbe riconnettersi il nome stesso del paese.
Bibl.: C. Bursian, Geographie von Griechenland, I, Lipsia 1862; H. Kiepert, Lehrbuch dre alten Geographie, Berlino 1878; C. Neumann e J. Partsch, Physikalische Geographie von Griechenland, Breslavia 1885; J. C. Frazer e A. W. van Buren, Graecia antiqua, Londra 1930, tav. IX.
La Beozia nell'antichità.
Secondo le concezioni degli antichi la Beozia sarebbe stata prima abitata dagli Ecteni, il cui re sarebbe stato Ogige. Essendo questa popolazione perita per malattia pestilenziale, sarebbero sopraggiunti gli Ianti e gli Aoni, questi ultimi emigrati dal promontori o Sunio nell'Attica, e si sarebbero stanziati presso il laghetto Ilice (Hyliki), a oriente del lago Copaide sino al NI. Ipato a nord-est. Secondo altre tradizioni questi sarebbero non già invasori, ma indigeni. Sopraggiunto Cadmo dalla Fenicia, gli Ianti avrebbero abbandonato la Beozia, gli Aoni si sarebbero mescolati alle genti fenicie di Cadmo. Un'altra tradizione ci parla di Traci, Pelasgi e altri barbari che sarebbero entrati violentemente nel territorio dei Beoti (Strabone, IX, pag. 411), senza nessuna determinazione che ci valga a mostrare la connessione con le altre tradizioni. Possiamo solo argomentare che i Traci sono stati portati in Beozia dalla leggenda per l'influenza dei Tracidi, un gruppo gentilizio di Delfo, e niente di più probabile che si escogitasse la combinazione secondo la quale i Traci per recarsi a Delfo sarebbero passati per la Beozia. Quali siano le basi di queste combinazioni non è facile determinare, tranne per la venuta di Cadmo, suggerita dal nome Cadmea, col quale era conosciuta la rocca di Tebe (v.). Mette appena conto osservare che Cadmo è eroe schiettamente greco come Fenice (v. cadmo e fenice).
Omero conosce i Tebani col nome di Cadmeoni. Tuttavia presso Omero si trova anche la denominazione di Beoti nel Catalogo delle navi e in qualche altro luogo. Prendendo come storici i dati dell'epopea, si inferì che i Beoti, abitando prima nella Tessaglia, emigrarono nella regione detta dei Cadmeoni; ma poiché Omero conosce anche i Beoti si suppose che un'avanguardia di Beoti avesse prima della guerra di Troia preceduto l'emigrazione in massa. Il dialetto beotico è un misto di dialetto tessalico e dorico e ciò è sufficientemente spiegato dalle circostanze geografiche, specie ove si ponga mentre che i Dori penetrarono nel Peloponneso non già attraverso la Beozia e la Megaride, ma dalla parte di occidente: onde coi Dori la Beozia ebbe solo contatti.
In Beozia troviamo resti significativi dell'età detta con vocabolo ibrido eneolitica, il che fa supporre che vi deve aver fiorito anche la civiltà neolitica. La Beozia diventò poi centro importante della civiltà detta micenea, specialmente Orcomeno, con la sua tomba a cupola, detta "il tesoro di Minia", il palazzo miceneo restituito alla luce, nella Cadmea, presso gli avanzi di mura di quest'acropoli, l'acropoli di Gla nel lago Copaide. Oltre Tebe e Orcomeno anche Tespie, Platea e Tanagra dovettero aver fiorito nella età micenea. se anche non sono finora ritornati alla luce monumenti di primaria importanza come quelli di Tebe e Orcomeno. Non v'ha dubbio che questi grandi monumenti presuppongano uno stato monarchico, e di una monarchia arieggiante all'orientale. Però nel Calalogo delle navi omerico non troviamo per la Beozia tracce di tale monarchia. Nemmeno viene rappresentata come un unico stato, ma divisa in du- stati; da una parte tutta la zona orientale, la cui flotta è comandata da cinque capi: dall'altra Aspledone e Orcomeno presso la riva occidentale del lago Copaide hanno una flotta a sé, comandata da due capi. Nel primo gruppo di città è nominata Nisea, il che induce a credere che la Beozia si estendesse sino al territorio di Megara, e invece di Tebe viene nominata Ipotebe. Ciò si deve all'influenza della leggenda, conosciuta da Omero, che Tebe fosse stata distrutta da Capaneo e dal figlio Stenelo (Iliade, IV, 404-407); e siccome al tempo d'Omero Tebe esisteva, così fu escogitata l'ipotesi che fosse stata rifabbricata sotto la rocca.
I tempi antichissimi per la Beozia come per qualunque altra regione della Grecia sono avvolti nella più fitta caligine. C'è una tradizione che Tebe pagasse un tributo a Orcomeno, ma se questa notizia accenni a un primato temporaneo d'Orcomeno nella Beozia, o sia il riflesso di qualche concetto mitologico non siamo in grado di stabilire con certezza. Può essere che la grandiosità e la magnificenza degli edifici d'Orcomeno destando l'ammirazione abbiano fatto pensare a un primato di Orcomeno su tutta la Beozia.
È in ogni modo più che dubbia l'interpretazione di queste lotte come l'effetto della conquista di pretesi Beoti invasori sugl'indigeni, bastando a spiegarle la tendenza all'espansione di ogni centro rigoglioso. Sembra che una lega beotica abbia esistito fin dalla prima metà del sec. VI, come s'induce dalle monete. In epoca alquanto più recente, accanto allo stemma della lega, nelle monete si leggono le iniziali dei nomi Acrefie, Coronea, Aliarto, Micalesso, Platea, Tanagra e Tebe. Il sacrario di Posidone a Onchesto e quello di Atena Itonea a Coronea furono due centri religiosi di gran rinomanza, specialmente il primo che fu anche centro d'un'amfizionia, ma non per questo si può argomentare che quelle città avessero avuto un primato politico.
Uno dei fatti più certi dell'antica storia di Beozia è il distacco di Platea dalla lega beotica e la sua partecipazione all'alleanza ateniese nel 519, dominando sopra Atene i Pisistratidi; notizia dataci da Tucidide e certo più attendibile di quella di Erodoto che fa unire Platea ad Atene subito dopo la cacciata dei tiranni. Questo contegno dei Pisistratidi reca un po' sorpresa, considerando che quando Pisistrato da Eretria meditava in seguito all'insistenza di Ippia di riconquistare la tirannide i Tebani avrebbero concorso con offerte di denaro alla restaurazione di essa. Ma non è improbabile che si tratti in questa occasione di debiti privati che Pisistrato contrasse con Tebani e con altri. Certo i Tebani tentarono di rivendicare il possesso di Platea, profittando della rivoluzione in Atene, ma si tennero paghi per allora all'arbitrato dei Corinzi, i quali, delimitando la frontiera dell'Attica e della Beozia, riconobbero l'unione di Platea con l'Attica. Dopo la cacciata d'Isagora da Atene, i Tebani volevano profittare, per ritogliere Platea ad Atene, della spedizione in grande stile meditata da Cleomene. Ma questa fallì per l'avversione dei Corinzî e il dissidio del re euripontida Demarato con lui, onde i Tebani rimasero soli coi Calcidesi a combattere contro Atene, e furono sgominati presso l'Euripo.
Al tempo delle guerre persiane i Beoti come i Tessali fecero adesione alla causa nazionale; infatti i Tespiesi e gli altri Beoti delle città minori mandarono alle Termopili 700 opliti, i Tebani 400. Ma, circondato l'esercito di Leonida alle Termopili, i Beoti si arresero a Serse, mentre Platea naturalmente alleata d'Atene seguì la causa nazionale insieme con Tespie. Dopo la battaglia di Platea ci fu una spedizione comandata dallo stesso Pausania contro Tebe, dove furono puniti con la morte coloro che avevano consigliata l'adesione alla Persia, e fu instaurata la democrazia considerando quasi un tradimento dell'oligarchia quel che era stata un'assoluta necessità della situazione creatasi col forzamento delle Termopili. Come fosse congegnata questa democrazia, non sappiamo; certo una città come Tespie, che aveva seguito la causa nazionale, non poté essere posta sotto l'egemonia di Tebe; Platea era già alleata degli Ateniesi; probabilmente con l'istituzione della democrazia si stabilì l'indipendenza di ciascuna città beota, ciò che una fonte attesta esplicitamente (Giustino, III, 6, 10). La egemonia di Tebe fu, insieme con l'oligarchia, ripristinata dopo la battaglia di Tanagra, in cui gli Ateniesi soccombettero ai Beoti e Lacedemoni alleati (457), ma ebbe vita effimera poiché in seguito alla rivincita che si presero gli Ateniesi contro i Beoti a Enofita, tutta la Beozia cadde sotto l'influenza ateniese. Ma dopo l'insuccesso ateniese a Coronea (447), fu ristabilita l'egemonia di Tebe con l'oligarchia, e allora con tutta probabilità fu emanata la costituzione esposta con tutti i particolari dallo storico d'Ossirinco la quale aveva certo i precedenti nelle altre costituzioni oligarchiche prima delle guerre persiane e dopo la battaglia di Tanagra.
Secondo questa costituzione potevano far parte del governo tutti i cittadini che avessero un certo censo, e il governo aveva questi organi: un collegio di undici polemarchi e un consiglio di 660 membri, in ragione di 60 per ogni polemarco. Questi polemarchi erano così distribuiti: quattro per Tebe, due per gli Orcomenî e Isiei, due per Tespie, Eutresi e Tisbe, uno per Tanagra, un altro per Aliarto, Lebadea e Coronea, uno per Acrefie, Cope e Cheronea, le quali ultime città si alternavano a turno, nell'elezione annua dell'unico polemarco loro assegnato. Come si vede, di 660 buleuti 240 erano forniti da Tebe, ciò che bastava ad assicurarle una prevalenza. Questo consiglio era poi diviso in 4 sezioni; una sbrigava gli affari correnti e preparava il lavoro per le sedute del consiglio plenario, il quale aveva potere legislativo, senza nessun intervento di assemblea popolare. Le singole città avevano anch'esse un consiglio di quattro sezioni sullo stampo del consiglio centrale, e avevano magistrati corrispondenti ai beotarchi, se anche non collegiali. Il consiglio federale sedeva nella zona della Cadmea, curava la riscossione delle imposte e mandava giudici alle singole città. Il reclutamento dell'esercito era coordinato alle circoscrizioni sopra ricordate: ogni polemaico disponeva di 1000 opliti e 100 cavalieri, di guisa che ne risultava un esercito di 11.000 opliti e 1100 cavalieri. Tebe era stata alleata di Sparta, fin dalla guerra d'Archidamo, e aveva distrutto nel 427 Platea, alleata di Atene, dopo una guerra cominciata nel 432, poco prima delle ostilità con cui si iniziò la guerra del Peloponneso. Terminata nel 405 la guerra con la catastrofe ateniese, sia che la strapotenza di Lisandro destasse preoccupazioni, sia che fosse mal contenta che la guerra si decidesse tutta a vantaggio di Sparta, Tebe insieme con le altre città della Beozia ospitò i fuorusciti ateniesi perseguitati dai Trenta, e Trasibulo di Stiria mosse con la sua schiera proprio da Tebe, da cui si portò a File che divenne la sua base d'operazione per la guerra di riscossa. Così anche prima e durante la guerra di Corinto (395-386) vi erano tra gli oligarchi stessi dei simpatizzanti per Atene. La guerra di Corinto, combattuta con oro persiano, aveva riunito Atene, Corinto, Argo, la Beozia e altri stati minori contro Sparta, ma la pace d'Antalcida nel 386 si risolvé tutta in vantaggio di Sparta, e, in base al principio che tutte le città greche dovessero essere libere, Tebe perdé l'egemonia sulla Beozia. La parte degli oligarchi simpatizzanti per Sparta congiurò col comandante spartano che conduceva un esercito contro Olinto (382) per fare occupare la Cadmea da un presidio spartano, e Febida l'occupò a tradimento. A Tebe fu condannato a morte Ismenia accusato di aver ricevuto l'oro persiano al tempo della guerra di Corinto. Allora ebbe luogo in Tebe una riscossa del partito democratico di cui fu a capo Pelopida, e fu instaurato un governo democratico col programma d'una federazione beotica a parità di diritto di tutte le città; si convocò l'assemblea popolare e furono eletti tre beotarchi invece di undici. Gli Spartani non stettero inerti, e Cleombroto invase la Beozia.
Gli Ateniesi, i quali avevano aiutato la rivoluzione, cambiarono atteggiamento e condannarono a morte due strateghi ritenuti colpevoli d'averla favorita, dei quali uno si salvò con l'esilio. Ma gli Spartani non erano sicuri del loro contegno, onde Sfodria, armosta spartano rimasto a Tespie, invase il territorio ateniese. Inutilmente fu sconfessato e punito: l'alleanza di Atene con Tebe fu decisa. In quest'occasione fu formata da Atene la seconda lega marittima (v. atene). Fino all'anno 377 la rivoluzione fu circoscritta a Tebe, ma dopo questo termine si estese a tutta la Beozia, e in tutte le città le oligarchie furono soppresse.
Già nel 375 sotto gli auspici del re di Persia s'era conclusa la pace fra Atene e Sparta, perché Atene era scontenta di Tebe e vantaggi ulteriori dalla guerra non ritraeva; ma la pace fu rotta perché Timoteo occupò Zacinto e vi istituì la democrazia. Tebe però irritò Atene distruggendo una seconda volta Platea (373 a. C.) che con Atene aveva avuto solidarietà di fortuna sino dalla battaglia di Maratona; onde nel congresso tenuto a Sparta sotto gli auspici del re di Persia l'estate del 371 per una pace generale, Tebe si rifiutò di aderire perché non si volle riconoscere la formula Beoti invece di Tebani; ma Atene aderì alla pace. Quindi, continuate le ostilità, sebbene i Beoti fossero ormai quasi soli, Cleombroto e l'esercito spartano soccombettero a Leuttra (autunno 371). Tebe mandò un messaggero incoronato ad Atene per annunciare la vittoria, ma questi ebbe accoglienza fredda e quasi ostile. Poi Atene passò definitivamente dalla parte di Sparta. Epaminonda invase dopo la battaglia di Leuttra il Peloponneso, vi fondò Messene a centro della Messenia liberata dal giogo spartano, promosse la formazione della lega arcadica e nel 368 fondò Megalopoli. Contemporanea all'azione del Peloponneso fu quella in Tessaglia e in Macedonia; in Tessaglia Tebe venne invocata dall'oligarchia contro Alessandro di Fere; in Macedonia Pelopida andò come arbitro tra Alessandro II e Tolomeo d'Aloro. Pelopida sarebbe stato poi secondo la tradizione preso a tradimento da Alessandro di Fere, e qualche tempo dopo liberato da Epaminonda (1364). Ma l'azione principale di Tebe fu spiegata nel Peloponneso dove non mancarono complicazioni per le velleità di Mantinea di fare una politica autonoma, in parte spiegata con l'aggiudicamento della Trifilia all'Elide nei preliminari di pace tentati a Susa, dove nel 367 prima gli Spartani avevano mandato come negoziatore Euticle e i Tebani in conseguenza mandarono Pelopida, né gli Ateniesi furono assenti in quest'occasione. Non si concluse niente a Susa perché Atene si rifiutò alle condizioni di lasciare libera Anfipoli; non si concluse niente al congresso di Tebe nel 366 per l'accennata resistenza dell'arcade Licomede. Epaminonda tentò di dar sviluppo alla marina tebana, e fece nel 364 una spedizione nel Chersoneso, ma non cercò di dare battaglia alla flotta ateniese. Finalmente in seguito a un dissidio nella lega arcadica, in cui Mantinea aveva rinnovata l'alleanza con Sparta mentre Tegea e Megalopoli erano fedeli all'alleanza tebana, Epaminonda invase di nuovo il Peloponneso nel 362, e presso Mantinea si venne a una battaglia che sarebbe stata una vittoria per l'esercito tebano, se non fosse caduto lo stesso Epaminonda. L'egemonia di Tebe finì con lui.
La costituzione della Beozia ebbe certo il carattere di federazione, poiché v'era una cittadinanza federale e una cittadinanza locale come risulta dalle iscrizioni. La federazione portava il nome di "beotica", e il potere deliberativo spettava all'assemblea federale. Non è dimostrato che quest'assemblea avesse un consiglio, poiché la bulè menzionata da Senofonte si riferiva probabilmente a Tebe. Forse le funzioni della bulè furono disimpegnate dal collegio dei beotarchi portati al numero di sette, a capo del quale stava un arconte. Dopo la costituzione della flotta fatta da Epaminonda nel 364, fu eletto per essa un magistrato apposito detto navarco. La federazione beotica fu sciolta dopo la battaglia di Cheronea (338), perché Tebe da prima era stata alleata di Filippo nella guerra focese contro i tiranni di Fere; poi, temendo troppo l'incremento della Macedonia, aveva stretto alleanza con Atene. Sgominato l'esercito alleato dopo Cheronea, Tebe fu trattata duramente, venne imposto un presidio macedonico nella Cadmea, e Platea risorse per opera di Filippo dalle sue rovine. Succeduto Alessandro a Filippo nel 336, sul principio non si mosse Tebe, come non si mosse Atene, ma, in seguito alla falsa notizia della morte di Alessandro in Illiria, Tebe e Atene si ribellarono. Tornato Alessandro, fulmineamente distrusse Tebe e vendette schiava la popolazione. Tebe poi fu rifondata da Cassandro nel 316 dopo che ebbe ricuperata la Macedonia contro Olimpiade, madre di Alessandro. Nel 313 si ricostituì la lega, nella quale Tebe entrò senza nessuna egemonia, che riconquistò più tardi, e accedettero alla lega nel 308 Calcide ed Eretria nell'Eubea. Dalle iscrizioni risulta l'esistenza di una magistratura detta degli ἀϕεδριατεύοντες, che si sono voluti identificare coi polemarchi perché in numero di sette anch'essi, ma senza un sicuro fondamento. Forse erano ausiliari civili dei polemarchi.
Divenuto Demetrio Poliorcete re di Macedonia, ed esercitando un'egemonia su tutta la Grecia, i Beoti sul 293 si ribellarono, e ciò ebbe la conseguenza che le garanzie costituzionali furono sospese, e fu posto a capo del governo beotico lo storico Ieronimo di Cardia (epimeleta e armosta, cioè curatore e ordinatore, eufemismo per governatore con potere assoluto); forse si mantenne con qualche restrizione la costituzione delle singole città. Solo nel 288 Demetrio restituì ai Beoti l'autonomia. Nel dilatarsi della lega etolica, la Beozia si mantenne indipendente, e, alla morte di Demetrio detto l'Etolico (229), si accostò all'Acaia e all'Etolia; ma ritornò qualche anno dopo all'alleanza macedonica.
Dopo le guerre persiane, sino almeno alla fine del quinto secolo e al principio del quarto, la popolazione della Beozia avrà sommato a circa 150.000 anime. Nel sec. IV è piuttosto aumentata che diminuita; ma nel sec. III, date le vicende non sempre liete della Beozia, è più probabile una diminuzione che un aumento o una stasi, specialmente dopo la distruzione di Tebe fatta da Alessandro. La popolazione andò sempre più assottigliandosi nei secoli seguenti, come risulta dal quadro sconfortante che ce ne fa Polibio. Non si hanno sufficienti dati per stabilire una proporzione precisa tra la popolazione libera e la popolazione servile, ma certo la schiavitù in Beozia doveva essere molto più esigua che negli stati industriali come Corinto e Atene.
Lo stato di decadenza della Beozia nei secoli III e II a. C. si accentuava sempre più. Il disgregamento politico procedeva in proporzioni notevoli, tanto che nella guerra di Perseo, Aliarto, Tisbe e Coronea si dichiararono per la Macedonia (171 a. C.) mentre le altre città si tennero all'alleanza romana. Nel 146 la lega fu sciolta, avendo i Beoti combattuto a fianco degli Achei. Aliarto era stata già distrutta al tempo della guerra di Perseo, le altre città decaddero tanto che Strabone poteva dire che delle città beotiche, tranne Tespie e Tanagra, non rimanevano che nomi e rovine (IX, p. 410, cfr. p. 403), certo con qualche esagerazione, ma non senza fondamento di verità. Plutarco (Della cessazione degli oracoli, 8) ci dice che ai suoi tempi tutta la Beozia era ridotta a un deserto e che appena poteva reclutare tremila opliti, quanti prima la sola Megara. Dione Crisostomo (VII, p. 1236) attesta che ai suoi tempi solo la Cadmea era abitata, la città bassa era completamente deserta.
È superfluo dire che le condizioni del risorgimento per la Beozia nel tempo del basso impero vennero a mancare, quindi la Beozia subì la sorte di tutti i paesi della Grecia infestati dalle invasioni barbariche dal sec. III d. C. in poi, fino al tempo dell'invasione turca (v. quindi grecia: Storia).
Bibl.: Per l'estensione ecc., vedi Beloch, Die Bevölkerung d. griech.-römischen Welt, Lipsia 1886. In generale l'articolo Boiotia di Fr. Cauer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, coll. 637 segg. Per il dialetto beotico, vedi Thumb, Die griechischen Dialekte, p. 209 segg.; G. D. Buck, The interrelations of greek dialects, Chicago 1907; Fr. Brchtel, Die griech. Dialekte, Berlino 1921, I, 215 segg. Per i monumenti preistorici della Beozia, vedi Tsuntas-Manatt, The mykenean Age, p. 374 segg.; De Ridder, Fouilles de Gha, in Bull. de Corr. Hell., XIX; Kambanis, Desséchement du lac Kopais par les anciens, ibid., XVI e XVII. Per le vicende della Beozia in età storica, oltre le più note storie greche, v. l'art. cit. di Fr. Cauer. Per le istituzioni della lega beotica (su cui nuova luce ha sparso lo storico d'Ossirinco, c. XI), vedi G. Glotz, Le Conseil fédéral des Béotiens, in Bull. de Corr. Hellénique, XXXII (1908), p. 271-278; e soprattutto, Hermann-Swoboda, Griech. Staatsaltertümer, Tubinga 1913, pp. 249-288 e Busolt-Swoboda, Griech. Staatskunde, II, 1926, p. 1409 segg. Per la popolazione: Beloch, Griech. Geschichte, II, i, 84; III, i, 286. Per l'età romana, vedi soprattutto Hertzberg, Die Geschichte Griechenlands unter der Herrschaft der Römer, I, 191, 441; II, 487; III, 397.