BERLINGHIERO (Berlingerius, Berling-hierus Melanesi)
Attivo a Lucca nei primi decenni del sec. XIII, se ne ignorano le date di nascita e di morte. Il patronimico Berlinghieri, abitualmente usato, è una dizione arbitraria che risale al secolo XIX; l'indicazione "milanese", nel senso di originario da Milano, deriva dalla erronea lettura, e dalla traduzione in inglese, fatta da Crowe e Cavalcaselle (cfr. Garrison, 1951, pp. 11 ss.), di un documento del 22 marzo 1228.
Il documento, nel quale B., insieme con i figli Barone e Bonaventura anch'essi pittori, giurava per il Comune di Lucca la pace con Pisa, esiste solo nella copia (Lucca, Bibl. governativa, ms. 1902) fatta nel sec. XVII dal padre Marco Grossi, che non ne dice la fonte. Il B. si firmava, come riporta il Garrison (1951), "Berlinghierus Melanese maius ", che, sempre secondo il Garrison, andrebbe letto "Berlinghierus Melanesi maioris ", cioè "Berlinghiero di Melanese il vecchio ", dove "Melanese" è nome proprio.
L'unica opera firmata (" Berlingerius me pinxit ") è il Crocifisso su tavola proveniente dalla chiesa di S. Maria degli Angeli, oggi nella Pinacoteca nazionale di Lucca, databile nel decennio 1210-1220; il Cristo è rappresentato trionfante, e con le figure dei Dolenti ai due lati del tabellone. Se per questi ed altri particolari iconografici la pittura discende dal capostipite Crocifisso di maestro Guglielmo a Sarzana, e dalle croci lucchesi delle chiese di S. Giulia, di S. Michele e di quella dei Servi (questa conserv. alla Pinacoteca nazionale di Lucca), ne è mutato, però, sostanzialmente il linguaggio che non continua la squisitezza coloristica di quelle croci. Il bizantinismo neoellenistico della cultura di B., negato dal van Marle, è stato affermato invece dalla Vavalà (1938, pp. 453 ss.). In realtà, il procedimento delle lumeggiature bianche e la raffinatezza di fattura sono nettamente bizantini, ma l'assestarsi calmo dei contorni, la stessa dolcezza del volto, denotano un sentimento poetico tutto occidentale.
Al B. fu attribuita, dal Lasareff, la Madonna con Bambino della collezione Straus di New York e, dal Garrison (1947), la Madonna con Bambino detta "Madonna di sotto gli organi" della cattedrale di Pisa, in parte ridipinta, che la tradizione vuole asportata dai Pisani nel 1225 dal castello di Lombrici (Camaiore, Lucca). Identici sono, nelle due Madonne che hanno lo stesso sentimento di calma patetica proprio anche del Crocifisso di Lucca, i lunghi ovali dei volti ugualmente inclinati, i nasi affilati, il disegno dell'occhio e del piccolo mento; anche i panneggi hanno precisi riferimenti col perizoma del Crocifisso di Lucca.
Per molti aspetti la Madonna di Pisa è da mettere in contatto, per il Garrison, con un esemplare bizantino della Focide dell'XI sec., o con una derivazione lucchese del XII sec. da quel prototipo; perciò questi data l'opera nelle due prime decadi del sec. XIII, ma la considera anteriore al Crocifisso firmato (ciò non contrasterebbe con la leggenda che la dice trasportata a Pisa nel 1225). La Madonna Straus invece, addolcita da un uso più sensitivo del chiaroscuro, sarebbe da datarsi al terzo decennio e costituirebbe quindi l'ultima opera conosciuta di Berlinghiero.
La morte di B. avvenne tra il 1228, quando firma la pace con Pisa, e il 1243, quando un altro documento lo dà come già morto.
B. fu a capo di una scuola largamente attiva a Lucca nella prima metà del sec. XIII, di cui fecero parte i figli Bonaventura, Barone, Marco ed altri pittori, e la cui influenza si fece sentire anche a Pisa e a Firenze.
Vicini all'arte di B. sono i due Crocifissi della pieve di S. Maria Assunta a Villa Basilica (Capannori, Lucca) e del Museo di palazzo Venezia a Roma; quest'ultimo, proveniente dal distrutto oratorio di S. Donnino a Lucca e già attribuito a Bonaventura dal Garrison, è stato riferito a un seguace di Bonaventura e assegnato agli anni 1260-1270. A B. fu attribuito, dal Sirèn e dal Toesca, il Crocifisso del Bigallo a Firenze, intorno al quale R. Offner (The Mostra del Tesoro di Firenze Sacra, in The Burlington Magazine, LXIII [1933], pp. 72 s.) raggruppò altre opere che mise sotto il nome del "Maestro del Bigallo ". Alla scuola di B., secondo il Garrison (1949), appartiene il Crocifisso in S. Maria Assunta di Tereglio (Coreglia Antelminelli, Lucca) circa, degli anni 1235-1245, e la Madonna con Bambino (1235-1245 circa) del North Carolina Museum of Art.
Dopo la lunga svalutazione di tutta l'arte del Medioevo - durata praticamente dal Trecento fino al Romanticismo -, con la riscoperta dei cosiddetti "primitivi ", anche la pittura di B., come quella del figlio Bonaventura, godette di un rilievo forse esagerato rispetto ai suoi meriti, che un recente riesame critico dell'intero periodo ha ridimensionato.
Fonti e Bibl.: E. Ridolfi, Diporti artistici, in Atti della R. Acc. Lucchese, XIX(1873), p. 160; Id., L'arte in Lucca studiata nella sua cattedrale, Lucca 1882, p. 172; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, Storia della pittura ital., I, Firenze 1886, p. 241; A. Mazzarosa, Lucca. Dipinto di B., Arte e Storia. X (1891). pp. 53 s.; A. Venturi, Storia dell'arte ital., V, Milano 1907. pp. II, 122; O. Sirèn, Toskanische Maler im XIII Jahrhundert, Berlin 1922, pp. 42-46, 48 s.; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, I.The Hague 1923. p. 319; G. Soulier, Les influences orientales dans la Peinture toscane, Paris 1924, pp. 344 s.; V. Lasareff, Twonewly-discovered pictures of the Lucca schoo, in The Burlington Magazine, LI (1927), pp. 56 ss.; P. Toesca, Storia dell'arte ital., I. Il Medioevo,Torino 1927, pp. 934, 989, 1036 n. 41; E. Sandberg Vavalà, Quattro croci romaniche a Sarzana e a Lucca, in Dedalo, IX(1928), pp. 65-96, 129-144; G. Giannini, Mem. stor. di Tereglio, IV, La chiesa dell'"Immagine", in Boll. stor. lucchese, II(1930), pp. 123-144, 220-240; G. Sinibaldi-G. Brunetti, Catal. della mostra giottesca, Bergamo 1937, n. 82, pp. 6-9, 10 s.; E. Sandberg Vavalà, La croce dipinta ital., Verona 1938, pp. 541-548; L. Coletti, I Primitivi, I, Novara 1941, pp. XXIX s.; R. Longhi, Giudizio sul Duecento, in Proporzioni, II(1948), p. 30; E. B. Garrison, Aberlinghieresque fresco in S. Stefano, Bologna, in The Art Bulletin, XXVIII (1946), pp. 211-232; Id., Post-war discoveries. Early Italian painting, III, The Madonna "di sotto gli organi" in The Burlingron Magazine, LXXXIX (1947), pp. 274-279; Id., Italian romanesque panel painting, Florence 1949, pp. 12, 187, 231 e passim; Id., Towards a new history of early Lucchese Painting, in The Art Bulletin, XXXIII (1951), pp. 11 ss., 27; W. R. Valentiner, A Madonna by B. B., in North Carolina Museum of Art Bulletin, nn. 1-2, 1957-1958; U. Thieine-F. Becker, Künstler-Lexikon,III, p. 422.