BERLINGHIERO
Pittore lucchese del 13° secolo. Oltre che per le firme su due crocifissi provenienti da Lucca e da Fucecchio, B. è testimoniato soltanto da un documento diretto: insieme ai due figli Barone e Bonaventura, appare elencato nella lista dei cittadini lucchesi che il 25 marzo 1228 sottoscrissero la pace tra Lucca e Pisa; nel documento, che è conosciuto solo in copie settecentesche (Lucca, Bibl. Statale, 1902), il nome appare nella forma Berlingerius Melanese Maius, da tradurre B. di Melanese il Vecchio. Numerose sono poi le citazioni incidentali del suo nome quale patronimico dei figli Barone, Bonaventura e Marco, tutti e tre pittori (v. Bonaventura Berlinghieri); esse lo presentano dal 1232 al 1235 come vivente, dal 1236 in poi come defunto; la firma del crocifisso di Fucecchio lo dice volterrano di nascita. Il fatto che nel 1228 appaia accompagnato da due figli maggiorenni fa ipotizzare la sua nascita verso il 1175 e l'inizio della sua attività verso il 1200.La ricostruzione dell'attività di B. si basava fino a poco fa sul solo crocifisso conservato a Lucca, un tempo nel monastero di S. Maria degli Angeli, ora nel Mus. Naz. di Villa Guinigi, segnalato da Ridolfi (1873), firmato Berlingerius me pinxit; recentemente (Caleca, 1981) la firma Berlingerius Vulterranus me pinxit è stata scoperta durante il restauro del crocifisso proveniente dalla chiesa di S. Salvatore di Fucecchio (un tempio in diocesi di Lucca), noto fin dall'Ottocento (Tempesti, 1812).Delle due opere firmate, il crocifisso di S. Maria degli Angeli appare senza dubbio più antico: esso presenta il Cristo triumphans, fiancheggiato nei tabelloni dalla Madonna e da s. Giovanni a figura intera; nelle tabelle sono raffigurati i simboli degli evangelisti, mentre nella cimasa c'è la Madonna Assunta tra due angeli e nel suppedaneo il Diniego di Pietro; l'iconografia si basa sulle tradizioni lucchesi, anche se elimina del tutto le scene della Passione nei tabelloni e sostituisce nella cimasa l'Assunzione all'Ascensione; da un punto di vista stilistico, i precedenti culturali di una tale opera vanno ricercati negli ambienti fortemente grecizzanti della Toscana occidentale, in particolare nell'équipe di miniatori operosa a Pisa e a Volterra, cui si deve, nel 1168, la decorazione della Bibbia per il S. Vito di Pisa, ora conservata presso la certosa di Calci (Pisa), cui sovrintendevano Vivianus e il volterrano Adalbertus. È questo, con ogni evidenza, l'ambiente di formazione di B., tra l'altro volterrano di nascita; i miniatori volterrano-pisani del pieno sec. 13° attingono infatti molti elementi della cultura alla variante toscana della tradizione delle bibbie umbro-romane, ma dimostrano anche una conoscenza di prima mano della cultura bizantina sia di Costantinopoli sia della Sicilia normanna. Che una cultura del genere, largamente coincidente con quella del certo più giovane Giunta Pisano, porti poi, nel prosieguo del percorso di B., ad affinità assai più marcate con quest'ultimo pittore non può quindi far meraviglia.Tali caratteri infatti presenta la croce di Fucecchio, che la firma recentemente recuperata ha fatto rientrare nel corpus di B., dopo una serie di opinioni critiche incerte tra una provenienza da Pisa, Lucca o Firenze. L'opera attualmente è frammentaria: la parte principale, con il Cristo triumphans e nei tabelloni la Madonna e s. Giovanni, è a Pisa (Mus. Naz. e Civ. di S. Matteo), mentre la tabella terminale di sinistra, con un santo diacono e s. Barbara è tuttora a Fucecchio (Mus. Civ.).Si tratta di un'opera da collocare negli anni estremi di B., in prossimità della morte (1234-1235), come si rileva anche dal confronto con il dossale di S. Francesco (Pescia, S. Francesco) del figlio Bonaventura; B. si mostra aggiornato sul linguaggio patetico di Giunta.Già dalla seconda metà dell'Ottocento sono state attribuite a B. numerose opere, ma poche sono le proposte da considerare ancora accettabili; intorno alla croce di S. Maria degli Angeli si è venuto gradualmente aggregando un nucleo assai omogeneo di opere, che si possono datare tra il secondo e il terzo decennio del secolo. Un preciso elemento di datazione esisterebbe per la c.d. Madonna di sotto gli Organi del duomo di Pisa, che sarebbe stata preda bellica nel castello di Lombrici (Camaiore, Lucca) nel 1225-1226 (Garrison, 1947). Fanno parte del gruppo anche la Madonna con il Bambino già nella Coll. Strauss, ora a New York (Metropolitan Mus. of Art), la Madonna con il Bambino a Raleigh (North Carolina Mus. of Art; Valentiner, 1957) e il trittichetto a sportelli con la Madonna con il Bambino tra la Crocifissione, il Giudizio finale e quattro santi, già a Bruxelles (Coll. Stoclet), ora a Cleveland (Mus. of Art; Francis, 1967).Per quanto riguarda la fase più tarda dell'attività di B., la riscontrata affinità con l'opera firmata dal figlio Bonaventura indica la difficoltà che si presenta a chi voglia ricostruire un catalogo attendibile: infatti i documenti attestano una vasta attività dei tre figli di B., Barone, Bonaventura e Marco, ed è assai probabile che padre e figli collaborassero spesso insieme; dall'analisi dei numerosi dipinti attribuiti ad ambito genericamente berlinghieresco (per es. il Maestro della Croce delle Oblate; Ragghianti, 1955), si potrebbero forse, con le dovute cautele, aggregare gruppi pertinenti all'una o all'altra personalità, o individuare opere di collaborazione.Tra i figli di B., Barone, forse il maggiore, dopo la menzione del 1225, compare in tre atti riguardanti importanti commissioni: nel 1243 una tavola per l'arcidiacono lucchese, nel 1256 un crocifisso per Casabasciana (Bagni di Lucca), nel 1282 un crocifisso, una Madonna e un S. Andrea per il S. Alessandro di Lucca; di lui non resta nessuna opera firmata e vani sono stati i tentativi di attribuirgli congetturalmente una serie di dipinti.Marco, forse il minore dei fratelli, è presente in Lucca nel 1232, 1236, 1239 (Angiola, 1980). Egli è stato identificato (Garrison, 1946) con il Marcus pictor de Luca, autore della decorazione di un sacramentario per l'abbazia di Camaldoli (Arezzo), ora a Londra (BL, Egert. 3036), mentre la Bibbia da lui eseguita, secondo i documenti, nel 1250 per lo Spedale di S. Martino di Lucca è stata identificata con un manoscritto di Lucca (Bibl. Capitolare, 1); infine, egli è stato identificato anche con il Marcus pictor de Luca che nel 1255 dipinse in Bologna nel palazzo del Podestà e con il Marcus pictor che nel 1259, sempre in Bologna, risulta iscritto alla Società dei Toschi. Nei due codici a lui attribuibili Marco appare assai legato all'ultima fase del padre B. e anche al fratello Bonaventura, quale è testimoniato dal dossale di Pescia. Plausibile, ma non certissima, è l'attribuzione a Marco (Garrison, 1946) dell'affresco con la Strage degli innocenti per la chiesa del Santo Sepolcro nel complesso di S. Stefano in Bologna.
Bibl.: R. Tempesti, Antiperistasi pisane sul risorgimento e cultura delle belle arti, Pisa 1812; M. Ridolfi, Sopra i tre più antichi dipintori lucchesi dei quali si conoscono le opere, Atti della R. Accademia Lucchese di Scienze, Lettere e Arti 13, 1845, pp. 345-393: 355-370; E. Ridolfi, Diporti Artistici, Diporto II, ivi, 19, 1873, pp. 151-229: 160-161; Venturi, Storia, V, 1907, p. 11; E. Lazzareschi, Un nuovo contributo allo studio dell'iconografia francescana, Bollettino della R. Deputazione di Storia Patria per l'Umbria 14, 1908, pp. 431-457; O. Sirén, Toskanische Maler im XIII. Jahrhundert, Berlin 1922, pp. 33-137; E. Sandberg-Vavalà, La Croce dipinta italiana e l'iconografia della passione, Verona 1929, pp. 539-548, 709-710 (rist. Roma 1980); E.B. Garrison, A Berlinghieresque Fresco in St. Stefano, Bologna, ArtB 28, 1946, pp. 211-232 (rist. in id., Early Italian Painting Selected Studies, I, London 1984, pp. 17-49); id., Post-War Discoveries, III, The Madonna ''di sotto gli organi'', BurlM 89, 1947, pp. 274-279; id., Italian Romanesque Panel Painting, Firenze 1949; C.L. Ragghianti, Pittura del Dugento a Firenze, Firenze 1955; E.B. Garrison, Thirteenth Century Survival and Revival in Florence and Lucca, in id., Studies in the History of Mediaeval Italian Painting, III, 1, Firenze 1957, pp. 66-71; W.R. Valentiner, A Madonna by Berlinghiero Berlinghieri, The North Carolina Museum of Art Bullettin 1, 1957, 2, pp. 1-3; H.S. Francis, Berlinghiero. The Stoclet Tabernacle, The Bullettin of the Cleveland Museum of Art 54, 1967, pp. 92-96; E.M. Angiola, Nuovi documenti su Bonaventura e Marco di Berlinghiero, Prospettiva, 1980, 21, pp. 82-84; A. Caleca, in M. Burresi, A. Caleca, Momenti dell'arte a Volterra, cat., Pisa 1981, nrr. 1-2, pp. 17-19; id., Pittura del Duecento e del Trecento a Pisa e a Lucca, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 233-264: 234; id., s.v. Berlinghieri, Bonaventura; s.v. Berlinghieri, Marco, ivi, II, pp. 557-558.A. Caleca