BERTOLD
(o Pertholt)
Miniatore tedesco attivo a Salisburgo nella seconda metà del sec. 11°, presso il monastero di St. Peter del quale era sacrestano, come si ricava dal colophon di un lezionario (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 780), in cui si firma Custos [...] Pertholt. La sua esperienza artistica si muove all'interno della nascente scuola miniaturistica di Salisburgo, le cui direttive di sviluppo si distaccano, pur derivandone, da quelle della scuola renana di Reichenau, di Treviri e di Echternach, centri irradiatori della cultura ottoniana. L'influsso bizantino che caratterizza la scuola di Salisburgo, in parte giunto dalla non lontana Venezia, in parte conosciuto tramite la parallela mediazione che ne veniva proposta nella scuola di Ratisbona, si fa particolarmente evidente nel lezionario miniato da B. per il monastero di St. Peter a Salisburgo. Esso contiene diciannove scene della Vita di Cristo e un gran numero di iniziali decorate con motivi a tralci vegetali. Interessante è l'introduzione di una cornice architettonica che ospita le scene miniate, secondo una scelta rappresentativa che denuncia la dipendenza dalle scuole di Treviri e di Echternach e che trova immediati precedenti in area salisburghese nell'inquadramento architettonico delle quattro figure di evangelisti che ornano a piena pagina l'Evangeliario di St. Peter a Salisburgo (New York, Pierp. Morgan Lib., M. 781), datato da Schnitzler (in Bloch, Schnitzler, 1970, pp. 133-135) tra il 1025 e il 1050. Particolarmente significativa è la similitudine compositiva tra la scena della Pentecoste nel Lezionario di B. (Swarzenski, 1901, tav. XXXII, nr. 89) e l'analoga scena nell'Evangeliario di Salisburgo (Swarzenski, 1913, tav. XIX, nr. 62). Quest'ultimo manoscritto rivela una stretta correlazione, nella presenza del timpano triangolare su colonne, con l'Evangelistario di Enrico II (Bamberga, Staatsbibl., Bibl. 95), opera miniata nell'abbazia di Reichenau tra il 1002 e il 1014; per quello che concerne la posizione degli evangelisti, Schnitzler (in Bloch, Schnitzler, 1970, p. 133), confortato da Swarzenski (1913, p. 51), trova punti di raffronto in un'altra opera prodotta a Salisburgo intorno al 1050, l'Evangeliario di Michelbeuren (Monaco, Bayer. Staatsbibl., Clm 8272).La capacità di elaborazione delle varie influenze bizantine e renane che venivano a convergere nella scuola di Salisburgo si ricava in particolar modo dall'impostazione delle figure miniate nel Lezionario di Bertold. Al di là di un preciso riferimento a quella serie di manoscritti della scuola di Reichenau raccolti sotto il titolo di gruppo di Liuthar, derivati dal Codex Egberti (980 ca., Treviri, Stadtbibl., 24) e prodotti tra la fine del sec. 10° e il primo quarto dell'11° a Treviri, esse rivelano un'originale tendenza alla monumentalità e alla drammaticità narrativa.Swarzenski (1913, pp. 50-54) attribuisce inoltre a B., sulla base di considerazioni stilistiche e iconografiche, l'evangeliario che si conserva ad Admont (Stiftsbibl., 511), negando invece il suo intervento nella decorazione miniata dell'evangeliario conservato a Graz (Universitätsbibl., 805), che viene peraltro assegnato a B. da Diringer (19672 p. 181).
Bibl.: G. Swarzenski, Die Regensburger Buchmalerei des X. und XI. Jahrhunderts. Studien zur Geschichte der deutschen Malerei des frühen Mittelalters (Denkmäler der süddeutschen Malerei des frühen Mittelalters, 1), Leipzig 1901, pp. 156-167; S. Beissel, Geschichte der Evangelienbücher in der ersten Hälfte des Mittelalters, Freiburg im Brsg. 1906, p. 274; P. Buberl, Über einige Werke der Salzburger Buchmalerei des XI. Jahrhunderts, KJbWien 1, 1907, pp. 29-60; G. Swarzenski, Die Salzburger Malerei von den ersten Anfängen bis zur Blütezeit des romanischen Stils (Denkmäler der süddeutschen Malerei des frühen Mittelalters, 2), II, Leipzig 1913, pp. 49-55; H. Tietze, Die Denkmale des Benediktiner-stiftes St. Peter in Salzburg (Österreichische Kunst-Topographie, 12), Wien 1913, pp. 147-156: 147-150; W. Arslan, Su alcune Croci pisane, RivA 18, 1936, pp. 217-244; H. Swarzenski, s.v. Bertold, in DMMR, 1949, p. 30; F. Unterkircher, La miniatura austriaca (Collana di storia della miniatura, 2), Milano-Frankfurt a.M. 1953, p. 10; A. Kern, Die Handschriften der Universitätsbibliothek Graz, II, 2 (Verzeichnis der Handschriften im deutschen Reich, II, 2), Wien 1956, pp. 52-53; D. Diringer, The Illuminated Book: its History and Production, London 1958 (19672, pp. 177-178, 181-182); M. P. Haarsen, Central European Manuscripts in the Pierpont Morgan Library (Mediaeval and Renaissance Manuscripts in the Pierpont Morgan Library, 2), New York 1958, pp. 17-20; G. Mandel, La miniatura romanica e gotica, Milano 1964, pp. 13-19: 16; C. R. Dodwell, D. H. Turner, Reichenau Reconsidered. A Re-assessment of the Place of Reichenau in Ottonian Art (Warburg Institute Surveys, 2), London 1965, pp. 27-30; P. Bloch, H. Schnitzler, Die ottonische Kölner Malerschule, II, Düsseldorf 1970, pp. 133-135, 143-144, 187; C. R. Dodwell, Painting in Europe. 800 to 1200 (The Pelican History of Art, 34), Harmondsworth 1971, pp. 71-72; O. Mazal, Himmels-und Weltenbilder. Kleinodien österreichischer Buchmalerei aus der österreichischen Nationalbibliothek, Wien 1973, pp. 42-43; K. Olter, Hauptwerke der Buchkunst aus St. Peter in Salzburg, in Das älteste Kloster im deutschen Sprachraum. St. Peter in Salzburg, cat., Salzburg 1982, pp. 154-164: 156-158; F. Avril, Les arts de la couleur, in F. Avril, X. Barral i Altet, D. Gaborit-Chopin, Les Temps des Croisades, Paris 1982, pp. 131-225: 184 (trad. it. Il tempo delle crociate, Milano 1983).S. Fabiano