Pittore (sec. 13º-14º). Alle poche notizie documentate fa da complemento una precoce e significativa valutazione critica risalente al Ghiberti che considera il C. "dottissimo" maestro. Fu attivo a Roma, dove i mosaici con scene della Vita della Vergine e il pannello votivo del committente nell'abside di S. Maria in Trastevere, eseguiti nel 1291, mostrano già le qualità peculiari della sua arte: i tradizionali schemi iconografici bizantini sono segnati da un cromatismo, da una concezione dello spazio, da forme classicheggianti che rivelano, oltre ad agganci con l'arte neoellenistica contemporanea, uno studio profondo del passato artistico presente a Roma, fino a risalire al momento paleocristiano. Intorno al 1293 eseguì gli affreschi di S. Cecilia in Trastevere, dei quali resta il largo frammento del Giudizio universale sulla controfacciata: qui, nella maggiore duttilità del mezzo tecnico, una grandezza nuova nella composizione, un modellato saldo, una pastosità cromatica, divengono espressione significativa del preumanesimo occidentale. Per ragioni stilistiche sono da attribuire al C., sempre a Roma, l'affresco sulla tomba di Matteo d'Acquasparta (m. 1302) all'Aracoeli, il rovinatissimo affresco absidale di S. Giorgio in Velabro e, unica testimonianza della sua pittura su tavola, un frammento con la testa del Redentore (Vaticano, camposanto teutonico). A Napoli, dove il C. è documentato al servizio di Carlo d'Angiò nel 1308, forse sono di sua mano alcune parti dell'Albero di Jesse in un affresco del duomo e una piccola parte degli affreschi di S. Maria Donna Regina. Ritornato a Roma, eseguì un mosaico per la facciata di S. Paolo fuori le mura, di cui rimane un frammento con una testa di angelo (1321; distrutti dall'incendio del 1823 furono anche i mosaici e gli affreschi che molto tempo prima, dopo il 1270, egli aveva eseguito nell'interno). Difficile è definire il rapporto del C. con Giotto, che la critica ha puntualizzato in maniera contraddittoria, forse più significativo è ricordare la personalità di Arnolfo di Cambio, presente a Roma sullo scorcio del secolo e attivo proprio a S. Paolo e a S. Cecilia.