BERTRANDO di Deux (Déaulx)
Ecclesiastico francese, prende il suo nome da Déaulx, presso Vézénobres, Alais (Gard), di cui era originario. Vescovo di Embrun dal 1323, nel 1329 gli fu affidata da papa Giovanni XXII una missione in Guascogna e, nell'ottobre del 1333, la sua prima missione in Italia. Qui, il 9 ottobre di quell'anno, veniva incaricato di una mediazione fra il cardinal legato Bertrando del Poggetto e i signori che dominavano nello Stato pontificio; il 17 ottobre gli veniva poi affidata la "riforma" dell'intero Stato. Ma quest'ultimo incarico, che era conferito a così breve distanza dalla disastrosa sconfitta del legato e di Giovanni di Boemia a Ferrara nell'aprile del 1333, si dimostrò prematuro era troppo presto per mandare qualcuno, per di più di modesto rilievo, a cercare di porre riparo al fallimento della politica italiana del famoso cardinal legato. B. non tentò neanche di assolvere alla sua missione e fu mandato invece a Venezia a negoziare con Veneziani e Bizantini. Era a Bologna il 17 marzo 1334 al momento della ribellione contro Bertrando del Poggetto.
Benedetto XII trovò in B. un ottimo strumento per l'attuazione di una politica italiana radicalmente diversa da quella aggressiva perseguita da Giovanni XXII, e per l'importante tentativo di riassestamento e riordinamento dello Stato pontificio. B. fu nominato tra il 4 e il 6 maggio 1335 "visitatore e riformatore" di tutti i territori pontifici in Italia e delegato a ricevere l'omaggio di Roberto d'Angiò per il Regno di Napoli.
A Napoli e in Sicilia B. si recò nell'estate del 1335 e alla fine di settembre a Benevento e a Roma. I suoi compiti furono quelli di sedare le numerose ribellioni e i conflitti locali che travagliavano lo Stato pontificio e di codificare la legislazione tem orale dei precedenti governatori, legati e pontefici; in ambedue B. fu precursore dell'Albornoz, pur non disponendo di aiuti militari.
Le prime "costituzioni" promulgate da B. furono per le province della Campagna e della Marittima, nell'ottobre del 1335; poco dopo (dicembre 1335-gennaio 1336), a Roma, riusciva a ottenere una tregua tra gli Orsini e i Colonna. Seguendo generalmente la procedura di promulgarle in parlamenti provinciali, B. emanò altre costituzioni: per il Patrimonio di S. Pietro in Tuscia (7 marzo 1336), per il ducato di Spoleto (aprile-maggio 1336), per le Marche (22 apr. 1336) e per la Romagna (15 novembre 1336). è interessante notare come tale attività legislativa fosse decisa nelle sue linee generali dal papa stesso e come in certi casi questi giungesse fino a definirla nei particolari, come si ricava da due lettere a B., in cui chiede informazioni dettagliate sui privilegi concessi nelle province pontificie dai predecessori, o da alcune costituzioni (per esempio, quella sulla nomina dei marescialli), spedite da Benedetto XII a B. con istruzioni per la loro pubblicazione nelle varie province.
La legislazione di B. rivestì un carattere di notevole importanza, rimanendo in vigore fino alle constitutiones dell'Albornoz, di cui costituì una solida base. Meno validi i risultati raggiunti nella pacificazione dello Stato pontificio: egli non riuscì a persuadere Bologna a tornare all'obbedienza al pontefice ed ebbe scarso successo nei rapporti con piccoli signori come Gentile da Camerino, gli Ordelaffi, o Mercenario di Monteverde. A Roma si limitò a svolgere opera di mediazione nella contesa tra gli Orsini e i Colonna, riaccesasi con rinnovata violenza il 6 maggio 1333. Si interessò anche alla costruzione di fortezze, come a Montefalco nelle Marche e a Benevento, ma militarmente egli era troppo debole per potersi opporre ai tiranni della Marca, o anche soltanto per impedire irregolarità, come l'occupazione di Montalto da parte di Napoleone Orsini.
Il 10 apr. 1337 B. fu richiamato dall'Italia e il 7 luglio era ad Avignone. Nonostante le critiche del rettore della Marca alla sua attività legislativa, il papa, soddisfatto di lui, lo creò cardinale prete di S. Marco il 18 dic. 1338. Dal novembre del 1343 B. svolse negoziati con il re di Aragona e con Giacomo di Maiorca, protetto dal pontefice. Il 12 maggio del 1344 fu nominato legato e il 2 giugno lasciò la Curia per la Catalogna. Ma la missione più importante della sua carriera iniziò con la nomina a legato nel Regno di Napoli e a vicario apostolico e riformatore generale dello Stato pontificio. Egli era stato già designato nel concistoro del 27 ottobre del 1345, ma, a causa di una malattia, le bolle di nomina furono promulgate soltanto, una tra il 13 e il 30 marzo, l'altra il 31 luglio 1346. Lasciò Avignone per l'Italia il 26 agosto di quell'anno con poteri amplissimi: il Léonard lo descrive "comme un vicepape", inviato per risolvere la difficile situazione creatasi a Napoli con l'assassinio di Andrea di Ungheria (18-19 sett. 1345).
Raggiunta Napoli il 20 novembre, B. dimostrò scarsa fermezza e parve riluttante a proseguire attivamente le indagini per l'assassinio di Andrea di Ungheria, senza riuscire a fare interrompere la relazione della regina con Luigi di Taranto. Persistendo essa nell'idea di sposare Luigi e profilandosi la minaccia di un'invasione ungherese, B. nell'aprile del 1347 fuggì dalla città pontificia di Benevento. Non seppe, aver ragione delle rivolte di Napoli e Gaeta, e le riforme amministrative che la regina aveva deciso su suo consiglio rimasero lettera morta. Il 3 maggio egli veniva aspramente rimproverato da Clemente VI per essersi dimostrato con Luigi di Ungheria un "nemico debole e accondiscendente".
Il 15 settembre e di nuovo il 12 ottobre 1347 Clemente VI inviava a B. l'ordine dimarciare su Roma e procedere contro Cola di Rienzo che nel maggio s'era impadronito della città. B. temporeggiò nella campagna romana, poi incontrò il tribuno a Roma, ma senza opporgli una valida resistenza politica. In novembre si ritirò a Montefiascone e tornò a Roma solo dopo la sconfitta e la fuga di Cola, il 15 dicembre, per restaurare il regime senatoriale sotto l'autorità pontificia.
Il 21 dic. 1347 B. si comportava di nuovo molto debolmente, allorché, incontrando Luigi di Ungheria nei pressi di Foligno, non osò rimproverargli neppure l'invasione del Regno che quello stava per intraprendere. Nel maggio del 1348, di fronte a questa invasione, il pontefice si lamentava nuovamente dell'inerzia di B. sì da discutere la sua sostituzione in concistoro, senza che venisse tuttavia presa alcuna decisione. Dal mese di febbraio del 1348 B. fu impegnato ad organizzare la difesa delle città guelfe e pontificie contro il condottiero Guarnieri di Urslingen. Svolse poi anche una certa attività per la pacificazione del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia, specialmente nei confronti di Giovanni prefetto di Vico, con il quale il 7 maggio concludeva un trattato; ma in quello stesso periodo si ribellò la popolazione di Cesano. La gotta e altre infermità gli resero più pesante il compito, né poté accettare la legazione in Ungheria di cui il papa lo aveva incaricato. Tornò quindi ad Avignone: qui il 4 nov. 1348 veniva eletto cardinale vescovo della Sabina e il 17 novembre il pontefice ne celebrava il ritorno parlando in suo onore.
Nel marzo del 1353 B. fece ancora parte di una commissione incaricata di rivedere le vecchie accuse di eresia contro i Visconti, e nel settembre di quell'anno gli fu affidata una missione in Portogallo. Morì il 21 ott. 1355. Anche se indubbiamente gioca a suo sfavore il paragone con l'Albornoz, bisogna riconoscere che egli fu un abile amministratore, pur mancando delle doti di grande uomo politico: troppo duro appare forse il giudizio del Mollat (1928) che lo definisce "il cardinale pusillanime".
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