BHARTṚHARI
. Poeta lirico ed erotico indiano della metà del sec. VII, il primo di cui l'Europa abbia avuto (1651) notizia. È autore di tre Centurie di sentenze, rispettivamente sull'amore, sulla buona condotta e sulla rinunzia (Śṛṅgāraśataka, Nītiśataka, Vairāgyaśataka; v. india: Letteratura). Secondo Max Müller (Indien in seiner weltgeschichtlichen Bedeutung, Lipsia 1884, p. 322 segg.) egli è da identificarsi col grammatico buddhista Bhartṛhari, autore di un commento al Mahābhāṣya di Patañjali e dell'opera di filosofia della lingua, Vākpadīya. Ouesti sarebbe vissuto, accettandosi quanto ci narra il pellegrino cinese I-tsing, alla metà del sec. VII (A Record of the Buddhist Religion, translat. by J. Takakusu, p. 178 segg.) e si sarebbe sette volte fatto monaco e sette volte sarebbe ritornato alla vita mondana. Ma tale opinione è giustamente oppugnata dal Winternitz (Geschichte der indischen Litteratur, III, 141), perché I-tsing ricorda del suo Bhartṛhari soltanto l'opera grammaticale, non già quella poetica, per la quale ultima il nome di Bh. è rimasto celebre in India, e perché le Centurie non rivelano un autore buddhista, bensì un śivaita. Non è affatto accettabile l'opinione di coloro che assegnano Bh. al primo secolo (Telang), né la tradizione che lo identifica col fratello del celebre re Vikramāditya o Candragupta II (375-418).
Delle tre Centurie la più notevole è quella d'amore, nella quale il poeta, diversamente da quanto faccia nella Centuria della buona condotta, in cui non si ripetono che noti concetti indiani di etica della vita, manifesta con acutezza d'indagine psicologica, con mirabili paragoni e con efficacia poetica descrittiva, idee tutte sue personali - fondate sulla grande conoscenza del mondo - sull'amore e sulla donna, l'uno e l'altra esaltati nel miglior modo, ma in cui tuttavia si nota il contrasto dell'animo suo nella considerazione dei godimenti e dei mali che amore e donna sanno produrre. E tale contrasto lo condurrà poi a scrivere la Centuria della rinunzia, ove la vita del penitente è celebrata in tutta la sua eccellenza sopra quella dell'uomo che vive in eterna illusione la vita del mondo.
Edizioni e traduzioni: Bhartriharis sententiae... ed., latine vertit et comment. instruxit P. von Bohlen, Berlino 1833; Subhāṣita Triśatī of Bhartṛhari, with the Commentary of Rāmacandra Budhendra, Bombay 1902; P. von Bohlen, Die Sprüche der Bhartrihari aus dem Sanskrit in Deutsch übertragen, Amburgo 1835; I. Pizzi, Le sentenze di Bhartrihari tradotte dal sanscrito, Torino 1899 (solo le centurie della condotta e della rinunzia); P. E. Pavolini, Poeti d'amore nell'India, Firenze 1900 (pp. 10 segg.: scelta).
Bibl.: E. La Terza, in Atti del XII Congresso Internazionale degli Orientalisti (18997.