BIANCHI
Famiglia di artisti di origine lombarda, che per quasi due secoli fu al servizio dei Medici e dei Lorena, con incarichi attinenti alle collezioni d'arte granducali.
Non si conosce la data di nascita di Giovanni, specialista del taglio e del commesso di pietre dure, che nel 1580 fu chiamato a Firenze dal granduca Francesco I insieme con altre maestranze lombarde specializzate. In quegli anni era stato ripreso il progetto di Cosimo I di costruire nella chiesa di S. Lorenzo una terza sagrestia, tutta in marmi mischi e mosaici, progetto ampliatosi fino a trasformarsi nella monumentale cappella dei principi.
Il Baldinucci, primo biografo di Giovanni e dei suoi discendenti, precisa che la specialità del taglio delle pietre dure fioriva allora particolarmente in Lombardia, ma che a Firenze, e proprio con l'arrivo delle maestranze lombarde, si venne formando rapidamente una scuola nella quale quest'arte raggiunse un livello eccezionale. Non si ha notizia di particolari lavori eseguiti da Giovanni a Milano o Firenze; è noto solo che rimase al servizio dei Medici fino alla morte, in qualità di "ingegnere e direttore de' lavori di pietre dure", e che fu amico del Cigoli.
Morì a Firenze nel 1616. Secondo il De Boni, che non precisa però la fonte della notizia, avrebbe sposato a Firenze una certa "madonna Buonavita", dalla quale ebbe due figli: Sebastiano e Francesco. Il cognome Buonavita quasi sempre ricorre accanto a quello di Bianchi nelle notizie che riguardano il figlio Francesco e, in alcuni testi, anche altri discendenti.
Sebastiano, morto nel 1646, se è esatta la notizia del Baldinucci che la sua morte avvenne dodici anni prima di quella del fratello Francesco, ebbe dopo il 1616 la carica, che era stata del padre, di custode della Galleria medicea che, a sua volta, lasciò al figlio Giovanni. Questo Giovanni, morto ottuagenario nel 1701 e nato quindi intorno al 1620, potrebbe essere quel Giovanni Bianchi che il Baldinucci ricorda nelle Notizie di Costantino de' Servi (III, Firenze 1702, p. 9) fra gli esecutori del celebre tavolo ottagono in pietre dure su disegni di I. Ligozzi e B. Poccetti (ora nel Museo delle pietre dure di Firenze), alla cui realizzazione si attese dal 1633 al 1649.La supposizione sembra confermata dal fatto che Giuseppe Bianchi, nel suo libretto Ragguaglio... (Firenze 1759), ricorda che il nonno Giovanni spesso accennava alla straordinaria lunghezza di quel celebre lavoro. Giovan Francesco Maria, figlio di Giovanni, succedette anche egli al padre nella carica di custode ed è ricordato come fonte di informazioni nel già citato Ragguaglio (p. XII).
Sebastiano, altro figlio di questo Giovanni, nacque nel 1662 e fu il membro più illustre della famiglia, lodatissimo come uomo di particolare cultura ed esperto numismatico non solamente dal figlio Giuseppe nel Ragguaglio, ma anche dal Bencivenni-Pelli e, a detta di quest'ultimo, dagli antiquari del suo tempo. Conoscitore di lettere latine e greche, di storia e d'arte antica, compì per volontà di Cosimo III un lungo corso di studi per prepararsi a curare con sicura competenza le collezioni granducali: studiò a Bologna nel 1685, poi a Roma, nel 1687 fu in Francia e poi ancora a Milano e a Padova, ricevendo infine la nomina di "Antiquario". Delle collezioni a lui affidate stese cataloghi rimasti inediti e ricordati sia dal figlio Giuseppe - che nel già citato Ragguaglio, sottolineandone i pregi, esprime l'intenzione, poi non realizzata, di pubblicarli, - sia dal Bencivenni-Pelli, che ricorda come Sebastiano avesse collaborato alla pubblicazione, iniz. nel 1731, del Museo fiorentino. LoHeinecken, il Brulliot, il Nagler gli riferiscono incisioni non meglio specificate, segnate "S B", e una stampa con i Simboli della Passione, firmata "S.B.fecit", ma resta dubbio se siano proprio sue o dell'omonimo nonno. Morì nel 1738.
Suo figlio,Giuseppe, ebbe, alla morte dello zio Giovan Francesco Maria, la carica di "primo custode" della Galleria; copriva tale carica quando pubblicò un incompiuto Ragguaglio delle antichità e rarità che si conservano nella Galleria Mediceo-Imperiale di Firenze (Firenze 1759). Venti anni dopo il Bencivenni-Pelli, rilevando le lacune di quest'opera, esprimeva il parere che esse fossero state volute dall'autore per costringere i forestieri in visita a ricorrere ai suoi servizi e che per le parti più ampiamente svolte, essendo di scarsa cultura, egli si fosse servito dei fogli inediti del padre. Di lui fa menzione anche il Gotti che riferisce come sia stato allontanato da Pietro Leopoldo nel 1769: "non so dire per quale ragione ma senza dubbio non onorevole". Si ignora la data di morte.
Bibl.: F. Baldinucci,Not. dei professori del disegno…, IV, Firenze 1728, pp. 74-77 (per tutta la famiglia); G. Bencivenni-Pelli,Saggio istor. della Real Galleria di Firenze, Firenze 1779, I, pp. 317 s., 369, 389 (per Sebastiano II), 402 s. (per Giuseppe); II, p. 211 (per Sebastiano II); L. Lanzi,Storia pittorica della Italia, Bassano 1795-1796, I, p. 247 (per Giovanni I); C. H. von Heinecken,Dict. des artistes dont nous avons des estampes, II, Leipzig 1788, p. 678 (per Sebastiano II); P. Zani,Encicl. metodica... delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, p. 43 (per Giovanni I e Sebastiano I); F. Brulliot,Dict. des monogrammes, II, Munich 1832, pp. 26, 343 (per Sebastiano II); F. De Boni,Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 102 (per Giovanni I); A. Zobi,Not. stor. riguardanti l'Imp. e R. Stabil. dei lavori di commesso e pietre dure, Firenze 1841, pp. 151, 229 e nota a (per i due Giovanni); G. K. Nagler,Die Monogrammisten, München-Leipzig s.d., I, p. 725; IV, p. 1107 (per i due Sebastiano); A. Gotti,Le gallerie di Firenze, Firenze 1872, pp. 131, 156 (per Sebastiano II e Giuseppe); U. Thieme-F. Becker,Künstler-Lexikon, III, pp. 582 s., 585.