BIANCHINI
. Famiglia di mosaicisti veneziani del sec. XVI. Il più noto di essi è Vincenzo, di G. Antonio, nato nel Friuli alla fine del sec. XV, morto a Venezia dopo il 1563. Egli svolse quasi tutta la sua attività in servizio della basilica di S. Marco, nella quale fu assunto, insieme con M. Luciano Rizzo, nel maggio del 1517. Come prova della loro abilità i due artefici fecero due angeli nel coro (firmati e datati, 1517). Tra altro, dal 1542 al 1552, eseguì l'Albero di Iesse, su cartone di Giuseppe Salviati, considerato il suo capolavoro. Nel 1563, terminava la figura del profeta Malachia, posta sull'arco dell'altare di S. Paolo. L'arte di Vincenzo, come quella dei mosaicisti veneziani del '500, è schiava della pittura, di cui cerca di riprodurre lo splendore e la ricchezza coloristica.
Fratello minore di Vincenzo, e mosaicista anch'esso fu Domenico B., detto il Rosso o Rossetto, assunto ai lavori di S. Marco nel 1537. Di sua mano sono: le figure dei Ss. Processo e Martiniano sull'arco di fronte all'altare della Madonna, un S. Michele Arcangelo sopra un pilastro, l'Ultima cena, su cartone del Tintoretto, sull'arco dell'altare di S. Paolo e, vicina a questa, il Figlio della vedova di Naim e la Guarigione della Cananea, su cartone del Salviati (1563). Figlio di Vincenzo, e di lui allievo, fu G. Antonio, assunto come mosaicista in S. Marco nel 1556. Nel 1557 fece due Santi ai lati dell'Albero genealogico di Maria compiuto dal padre. Forse si occupò anche di architettura, perché nel 1566 riceveva un pagamento per un modello della fabbrica di S. Gemignano.
Bibl.: P. Saccardo, Les mosaïques de Saint-Marc à Venise, Venezia 1897; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, Lipsia 1909 (con bibl.).