BIANCO, Carlo, conte di Saint-Jorioz
Patriota, nato a Barge il 10 giugno 1795, morto a Bruxelles il 9 giugno 1843. Arruolatosi nei dragoni del re, divenne luogotenente nell'esercito sardo ed entrò presto in contatto con gli elementi liberali, partecipando a sette ed a cospirazioni. Carbonaro e amico di Santorre di Santarosa, fu tra i più attivi nel preparare la rivoluzione del 1821 nella quale ebbe parte notevole come membro della giunta di Alessandria. Costretto alla fuga dopo il fallimento dell'insurrezione, e condannato a morte in contumacia e alla confisca dei beni, si rifugiò a Barcellona. Entrato nelle file dei costituzionali spagnoli, si batté per questi con grande valore, comandando la colonna dei lancieri italiani. Represso il moto di Spagna, il B., liberato dalla prigionia sofferta in Malaga, si recò a Malta, dove pubblicò il libro Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, trattato dedicato ai buoni italiani da un amico del paese (Italia 1830). Passato poi in Inghilterra, visse miseramente dando lezioni d'italiano. Nel 1831 era a Lione, ove sperò invano di poter entrare in Italia con la spedizione che doveva capitanare il Regis. Soffocata anche questa speranza dal governo francese, andò in Corsica e poi a Marsiglia, dove entrò in rapporti col Mazzini e s'aggregò alla Giovine Italia. Col nome di Ghino di Tacco fu membro attivo e valido della giunta centrale, attendendo alla propaganda e all'organizzazione. Partecipò alla disgraziata spedizione di Savoia; e tenne fede all'antico ideale anche dopo il fallimento di essa, intervenendo nelle polemiche che la seguirono (1834). Firmò poco dopo il patto della Giovine Europa, e, costretto a lasciare la Svizzera, visse col figlio Alessandro giorni duri e dolorosi a Bruxelles. Oppresso dai debiti, vinto dai dispiaceri, deluso dal figlio, tentò di darsi al commercio, ma fallì miseramente. Angosciato e senza speranza, pose fine ai suoi giorni annegandosi. Al suo corpo, trovato alcuni chilometri fuori della città, gli amici resero solenni esequie, e alla sua figura tormentata e dolente dedicò nobili e commosse parole il Mazzini nell'Apostolato popolare del 31 agosto 1843. Un Manuale del rivoluzionario italiano fu l'eredità lasciata agli amici.
Bibl.: L. Carpi, Il Risorgim. ital., III, Milano 1887, pp. 175-184; G. Roberti, Un volumetto di lettere d'un condannato del '21, in Bollett. uff. del I Congresso stor. del Risorgimento ital., 1916, n. 4, pp. 151-156.