LAURENZIANA (o Medicea Laurenziana), BIBLIOTECA
Questa, che è tra le più insigni biblioteche del mondo, ripete i suoi principî dalla libreria domestica iniziata da Cosimo il Vecchio (1389-1464), costituita di manoscritti acquistati in parte in Italia, in parte all'estero. Era chiamata "Libreria domestica" o "privata", per distinguerla dall'altra istituita nel convento di S. Marco pur da Cosimo, che ne aveva voluto l'accesso libero agli studiosi. Continuarono ad arricchirla il figliuol suo Pietro (1416-1469), che molti codici fece acquistare e molti ne fece trascrivere, e in particolar modo il nipote Lorenzo il Magnifico (1448-1492), il quale dovunque sapeva che fossero in viaggio cultori degli studî e amatori di cose antiche li sollecitava a far acquisto di manoscritti, interessandosi specie dei greci. Sembra che egli non solo pensasse, ma ponesse anche mano alla costruzione d'un edificio apposito per codesta sua biblioteca. Cacciato però di Firenze Piero, figlio di Lorenzo, quanto del tesoro bibliografico dei Medici sopravanzò al saccheggio fatto del loro palazzo, fu confiscato e per maggior sicurezza fatto depositare dalla Signoria nel convento di S. Marco. Le angustie del pubblico erario costrinsero successivamente la Signoria a trarre partito di quei tesori; e la libreria non tardò quindi a essere acquistata dai frati di S. Marco per la somma, sembra, di tremila fiorini larghi. Per il tumulto del Savonarola (aprile 1498) depositata provvisoriamente nel pubblico Palagio, ritornò nell'ottobre del 1500 nel convento di S. Marco, i cui frati però, stretti da gravi debiti, la vendettero al card. Galeotto Franciotto (nipote di papa Giulio II), che la comprò per il cardinale Giovanni de' Medici (poi papa Leone X), figlio del Magnifico. Trasportata così a Roma, la libreria vi stette, accrescendosi di nuovi codici, nel palazzo dei Medici, fino al 1522, quando il card. Giulio de' Medici (poi papa Clemente VII) la fece riportare a Firenze, incaricando Michelangelo di costruirle una degna sede nei chiostri della basilica di S. Lorenzo. Le consacrò solerti cure Clemente VII, che provvide alla conservazione della biblioteca con bolla spedita in Roma ai 15 di dicembre 1532; e finalmente Cosimo I sollecitò il compimento del salone destinato a ospitarla. Questo maestoso salone fu arredato di artistici banchi (detti comunemente plutei), lavorati su disegni michelangioleschi, da Batista Del Cinque o Battista Botticelli e dal Ciapino, e fu ornato d'un ricco soffitto, opera d'Antonio di Marco di Giano detto il Carota e di Giovanbattista detto Batista o maestro Tasso, eccellentissimo nell'intaglio del legno. L'artistico pavimento fu opera di Nicolò di Raffaello detto il Tribolo; le vetrate delle finestre, dipinte a fuoco, si debbono a Giovanni da Udine, scolaro di Raffaello. Ne costruì il vestibolo (o ricetto) con il singolare scalone il Vasari.
Questa biblioteca, detta da allora "Medicea Laurenziana", fu inaugurata l'11 giugno 1571. Constava in quel tempo di circa 3000 codici, in parte "impressi", cioè a stampa, nella massima parte manoscritti, distribuiti in cinque classi, rilegati uniformemente in assicelle rivestite di pelle con stemma mediceo, fermagli, borchie, ecc., e incatenati ai testé accennati plutei. I successori di Cosimo I trascurarono in genere la biblioteca, di cui lasciarono la custodia al Capitolo di S. Lorenzo. La casa di Lorena, invece, l'arricchì di cospicue raccolte e ne concesse più larga la consultazione agli studiosi, provvedendo anche a metterle a capo bibliotecarî di singolare valore, come (nel 1741) Antonio Maria Biscioni, noto per il suo catalogo dei codici ebraici; quindi (nel 1757) Angelo Maria Bandini; successivamente Francesco del Furia (1803), autore del catalogo manoscritto dei varî fondi non illustrati nei celebri cataloghi del Bandini. Basti l'accennare ai mss. Gaddiani, Strozziani, Palatini, di S. Croce, ecc., e all'insigne collezione di codici e di caratteri orientali, costituenti questi ultimi, con i relativi punzoni, la Stamperia orientale medicea. È spiacevole peraltro che il nucleo originario della Medicea Laurenziana fosse nel 1783 manomesso, in forza d'un sovrano motu-proprio dell'8 giugno che disponeva il trasferimento nella Magliabechiana di tutti i codici "impressi": il quale ordine fu così rigorosamente adempiuto, che non si ebbe scrupolo a dilacerare i volumi parte manoscritti, parte impressi per consegnarne i fogli stampati alla Magliabechiana. Notevole incremento ebbe di poi la Laurenziana per la soppressione delle corporazioni religiose (1808) e per successive accessioni, fra le quali quanto mai preziose quella di 1220 esemplari di "edizioni principi" i raccolte dal Conte Angelo Maria d'Elci (in cui onore fu costruita, allato al salone di Michelangelo, la superba tribuna che le contiene: architetto Pasquale Poccianti, 1816-1841); quelle dei mss. Alfieri, Redi, Antinori, e quella di 1903 codici mss. (in 2202 volumi) della collezione Ashburnham (1884-1885), quasi tutti appartenenti già a biblioteche e ad archivî d'Italia, e dallo stato italiano riscattati. Né si deve dimenticare come lo stato le diede pure modo di aggiungere alla sua ristrettissima sede sia nuove stanze per le opere a stampa, sia alcune sale dove è stata sistemata da E. Rostagno una mostra permanente di ammiratissimi cimelî. Sui plutei, poi, del salone, sono stati esposti entro cassette una serie di "Codici danteschi" e parecchie pregevoli legature. Il governo fascista, aumentando l'esigua dotazione della Laurenziana, le ha dato i mezzi di acquistare anche una ricca serie di papiri greco-egizî, e diversi ostraka.
La celebrità della Laurenziana fra gli studiosi di tutto il mondo è dovuta essenzialmente non alla quantità ma alla qualità dei suoi codici. Le poche opere a stampa che essa possiede e che va via via acquistando, sono scelte quasi esclusivamente per uso di sussidio e di consultazione per chi ne studia i codici. A questo scopo come servì già, fino alla metà del sec. XIX, la Marucelliana amministrata dalla Laurenziana, giova anche l'attuale unione amministrativa della Riccardiana con essa (v. anche firenze; XV, p. 460).
Bibl.: G. I. Rossi, La Libreria Mediceo-Laurenziana, Firenze 1739, in-folio con 24 tavv.; A. M. Biscioni [e A. P. giulianelli], "Praefatio, sive Bibliothecae historia"), ecc., premessa al Catalogo de' codici ebraici, Firenze 1752, in-fol.; A. M. Bandini, Prefazione al vol. I del Catal. codd. gr., ecc., Firenze 1764, e al vol. IV del Catal. codd. latini, Firenze 1777; N. Anziani, La Biblioteca Mediceo-Laurenziana, Firenze 1872; K. K. Müller, Neue Mittheilungen über Ianos Laskaris und die Mediceische Bibliothek, Lipsia 1884; L'Eschilo Laurenziano, con Prefazione di E. Rostagno, Firenze 1896; E. Rostagno, Miscellanea Laurenziana. Codici smarriti o sottratti, in Riv. d. bibl. e d. archivî, a. IX, Firenze 1898, n. 12; Le biblioteche italiane nel MDCCCXCVIII, a cura del Ministero della pubblica istruzione (con la relazione di E. Rostagno sulla Laurenziana, pp. 147-161), Roma 1900; F. Pintor, La libreria di Cosimo de' Medici nel 1418, Firenze 1902; E. Michel, La bibl. Mediceo-Laurenz., Torino 1912.