Bielorussia
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Geografia umana ed economica
Stato dell'Europa nord-orientale. Al censimento del 1999 gli abitanti risultavano 10.045.237, ma la popolazione declinava a un ritmo lento e costante (−0,6% nel periodo 2000-2005) a causa del raggiungimento di un modello demografico maturo, con un basso indice di natalità (10,8‰ nel 2005) e un elevato indice di mortalità (14,1‰), per cui a una stima del 2005 gli abitanti risultavano inferiori ai 10 milioni (9.755.000 ab.). La popolazione urbana continuava a rappresentare circa i tre quarti di quella totale, e una notevole parte di essa viveva nella capitale Minsk o nella sua agglomerazione. Gomel´, la seconda città del Paese, e gli altri centri maggiori conservavano pressoché inalterate popolazione e posizione gerarchica nella rete urbana. Diversamente dalle altre repubbliche dell'Europa orientale nate dalla dissoluzione dell'URSS, la B. manteneva stretti rapporti con la Russia, e l'uso del russo, a cui nel 1995 era stata restituita dignità di lingua ufficiale accanto al bielorusso, rimaneva assai diffuso. Sul piano economico la B. risentiva pesantemente del distacco dal sistema di collaborazione che si era costituito tra i Paesi socialisti europei, e solo nei primi anni del 21° sec. si erano cominciati ad avere i primi risultati positivi, tra cui un discreto progresso del PIL (+4,7% nel 2001 e nel 2002, +6,8% nel 2003, +6,4% nel 2004), sostenuto dal buon andamento del commercio estero. L'inflazione, tuttavia, continuava a restare elevata (17,4% nel 2004; ma nel 2002 era arrivata al 42,5%): un dato che attestava i mali strutturali di questa economia di Stato. Il governo adottava nuove misure che rendevano più difficile ogni tipo di privatizzazione e rafforzavano ancora di più la presenza dello Stato nelle imprese, mantenendo la strategia di aiuto ai settori deficitari e di interesse soprattutto nei confronti del sociale. Tra i settori produttivi, quello industriale registrava i migliori risultati (+9,1% nel 2003), sostenuto da una forte domanda da parte della Russia, principale partner commerciale della B. (70% delle importazioni e 47% delle esportazioni). In particolare crescevano i comparti chimico (fertilizzanti), petrolchimico (vendita di prodotti raffinati all'Unione Europea) e meccanico (camion, trattori ecc.). A Minsk erano presenti industrie microelettroniche e informatiche.
Storia
Agli inizi del 21° sec. il regime accentratore e autoritario instaurato dal presidente A. Lukašenko (in carica dal 1994) non subì incrinature nonostante il crescente isolamento diplomatico del Paese, condannato dalle organizzazioni internazionali e umanitarie per l'aperta violazione dei diritti umani. La dura repressione nei confronti degli oppositori politici e il totale controllo dei mezzi di informazione rimasero infatti una costante della politica del governo, che privava di significato gli appuntamenti elettorali, a cui la popolazione era comunque chiamata a partecipare. Scontato fu così il risultato delle elezioni legislative dell'ottobre 2000, vinte dai candidati governativi, e di quelle presidenziali del settembre 2001, che confermarono al potere Lukašenko. Una nuova ondata di arresti precedette le elezioni legislative dell'ottobre 2004, nelle quali le forze di opposizione, presentatesi unite nella coalizione denominata Five Plus, risultarono nuovamente battute. Riuscì invece a ottenere la maggioranza dei consensi il referendum istituzionale, svoltosi contestualmente, teso a consentire a Lukašenko di presentarsi per un terzo mandato. Nel corso del 2005 la situazione rimase tesa e giunse al culmine nel marzo del 2006, quando le nuove elezioni presidenziali sancirono ancora una volta la vittoria a larga maggioranza di Lukašenko. Le manifestazioni di protesta organizzate delle opposizioni che denunciavano irregolarità nello svolgimento del voto, contestate anche dall'opinione pubblica internazionale, furono sciolte con l'uso della violenza dalle forze dell'ordine. In politica estera il Paese mantenne i suoi tradizionali rapporti con la Russia, da cui dipendeva per il rifornimento energetico, sebbene si verificasse un certo raffreddamento nelle relazioni tra i due Stati e si allontanassero le prospettive di riunificazione politica e monetaria pure ventilate nel corso dei primi anni del Duemila. Tra le cause della tensione sorta tra i governi di Minsk e di Mosca vi era il riavvicinamento di quest'ultimo all'Unione Europea e agli Stati Uniti dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 a New York e a Washington, a fronte del crescente attrito che invece contrassegnava le relazioni diplomatiche della B. con le potenze occidentali. I contrasti maggiori riguardavano i rapporti con Washington, che accusava il Paese di rifornire di armi gli Stati che appoggiavano il terrorismo internazionale, primo fra tutti l'Irāq, con il quale la B. aveva stretto rapporti economici e commerciali.
Nel corso del 2002 la tensione si acuì, e crebbe ulteriormente di fronte alle critiche mosse da Lukašenko all'attacco statunitense contro l'Irāq (marzo 2003). I rapporti con l'Unione Europea, dopo un brusco peggioramento durante il 2002, conobbero una lenta ripresa, e nell'aprile 2003 vennero revocate le disposizioni (emanate nel nov. 2002) che impedivano a Lukašenko, e ad alti funzionari di governo, l'ingresso nei Paesi dell'Unione. Nel corso degli anni successivi, tuttavia, il mantenimento di una dura politica repressiva da parte di Lukašenko creava nuovi elementi di attrito.