bilancia dei pagamenti
Conto in cui vengono registrate tutte le operazioni svolte da un’economia nei confronti del resto del mondo nell’arco di tempo considerato (mese, trimestre o anno) e contabilizzate in valuta domestica.
Il saldo della b. dei p. è pari alla somma algebrica delle partite correnti e del conto dei movimenti di capitale (➔ capitali, movimento dei). Le partite correnti sono a loro volta pari alla somma algebrica del saldo della bilancia commerciale (➔), della b. dei servizi, che include le esportazioni e le importazioni di servizi per trasporti, viaggi e altri servizi vari (assicurazioni, comunicazioni ecc.), e dei trasferimenti unilaterali (cioè senza contropartita), sia pubblici sia privati.
Il saldo delle partite correnti misura – al netto dei cosiddetti effetti di valutazione – la variazione della posizione netta di un’economia nei confronti del resto del mondo. Un saldo positivo si associa quindi a un maggiore credito (minore debito) netto verso il resto del mondo.
Il saldo dei movimenti di capitale è pari alla differenza fra la variazione dello stock di passività finanziarie estere e la variazione dello stock di attività finanziarie estere. Un saldo positivo dei movimenti di capitale è associato a un afflusso netto di capitali dall’estero.
Essendo un conto redatto secondo la logica della partita doppia, il saldo della b. dei p. è per costruzione nullo. Tuttavia, se le operazioni svolte dalla banca centrale che riguardano le riserve ufficiali (➔ base monetaria) sono scomputate dal saldo dei movimenti di capitale realizzati dal settore privato (tecnicamente si parla di operazioni poste sotto la linea), il saldo complessivo può risultare diverso da zero. In questo caso diventa di cruciale importanza il regime di cambio esistente. In regime di cambio flessibile, il saldo della b. dei p. dovrebbe essere teoricamente nullo (e di conseguenza la variazione dello stock di riserve ufficiali dovrebbe essere analogamente nulla), in quanto la banca centrale non è tenuta a svolgere alcun intervento sul mercato valutario, che risulta caratterizzato da un tasso di cambio di equilibrio, in grado di eguagliare domanda e offerta di valuta. In un regime di cambio fisso, la banca centrale dovrebbe invece intervenire sul mercato valutario per garantire il mantenimento del valore prefissato del tasso di cambio, mediante operazioni di compravendita di valuta, utili a contrastare gli eccessi di domanda e di offerta generati dalle operazioni svolte dal settore privato. In tale situazione il saldo della b. dei p. può essere differente da zero, e misura la variazione dello stock di riserve ufficiali che concorre a influenzare l’evoluzione dello stock di base monetaria.