BOCCA
Il primo della famiglia che acquisì rinomanza nel campo della libreria e dell'editoria fu Giuseppe, nato in Asti da Giuseppe e da Antonia Maria Boatero, probabilmente nel 1790 o, secondo altre fonti, nel 1788.
Ebbe negozio dapprima a Milano in Corsia de' Servi, piazza S. Paolo, e successivamente in Corsia del Duomo; poi, venduta la libreria a Luigi Dumolard, passò nel 1829 a Torino, dove subentrò ai fratelli Carlo e Maurizio, che avevano iniziato una timida attività editoriale.
Di idee liberali, si fece presto amico di letterati, filosofi e uomini politici, che nel suo negozio di piazza Castello e poi (dal 1857) in quello di via Carlo Alberto trovarono un fidato luogo d'incontro oltre che un attivo centro di cultura; dal 1829 divenne libraio di Carlo Alberto (carica confermata quando questi salì al trono). Nel campo editoriale l'iniziativa di maggior successo nei primi anni fu la pubblicazione, oltre alle Tre nuove tragedie (Gismonda da Mendrisio, Leoniero da Dertona,Erodiade), de Le mie prigioni, che Silvio Pellico aveva da poco terminato.
Il 1º sett. 1832 veniva firmato il contratto: per 900 lire piemontesi l'autore cedeva al B. il diritto di stampare e ristampare l'opera, obbligandosi a non dare ad altri editori analoga facoltà. La clausola si rivelò però inutile perché, quando il libro vide la luce ai primi di novembre, dopo aver vinto, grazie all'intervento di personalità di governo, le ultime difficoltà frapposte dalla censura piemontese, fu subito ripubblicato da numerosi tipografi pirata e rivenduto in Italia e all'estero. I benefici economici, che dal successo si ripromettevano sia il B. sia il Pellico, andarono così in gran parte frustrati, tanto che la seconda edizione, immediatamente allestita dall'editore, trovò difficoltà ad essere esitata. Un altro inconveniente che avrebbe potuto avere conseguenze anche peggiori, il sequestro dell'opera richiesto dal governo di Vienna e accordato da quello subalpino, fu felicemente superato sul piano pratico grazie alla benevolenza di Carlo Alberto e al segreto accordo con i suoi ministri.
Il gran rumore che Le mie prigioni suscitarono convinse il B. dell'opportunità di insistere nello stampare altri scritti del Pellico; sono del '33 il Tommaso Moro, del '34 i Doveri degli uomini, del '37 i due volumi di Poesie inedite, ma nessuno ebbe successo. Delle opere fin qui pubblicate dal B. l'unica ricordata da Angelo Brofferio nella coeva stesura manoscritta dei Cenni storici intorno all'arte tipografica…, (pubblicata solo nel 1876) è la Storia dell'antica legislazione del Piemonte del conte Federico Sclopis, apparsa nel 1833.
Fino al 1841 la produzione del B. fu di prevalente interesse regionale e riguardò per lo più autori locali. Negli anni seguenti la già scarsa produttività della casa diminuì ancora: i tempi e il rigore delle varie censure non invogliavano a investire sostanze in edizioni di difficile smercio soprattutto in un paese come l'Italia, dove il commercio già languiva per le troppe barriere doganali, la concorrenza sleale di tanti tipografi, la gelosia o l'ignoranza di molti librai. Né il B. era personalità tanto intraprendente quanto il concittadino e contemporaneo Pomba; con tutto ciò nei rapporti con gli autori che a lui si rivolgevano fu di una onestà esemplare, tanto da essere ricordato da loro con giudizi lusinghieri. Dopo la prima guerra d'indipendenza, nella lenta ripresa dell'attività editoriale piemontese, il B. ritornò alla ribalta con gli ultimi scritti politici del Gioberti.
Il Rinnovamento civile degli Italiani apparve, in due tirature distinte, nell'ottobre 1851 in Parigi per conto del libraio torinese; la Risposta a Urbano Rattazzi e Sopra alcune avvertenze di Filippo Gualterio, con la lettera Al generale Dabormida, furono stampate in un unico volume nel febbraio 1852; l'Ultima replica ai municipali nel maggio dello stesso anno. La prima delle tre pubblicazioni conseguì un grande successo, con "favolosi" guadagni per l'editore che aveva acquistato i diritti per 10.000 lire; per la seconda opera, complemento necessario del Rinnovamento, gli emissari del Gioberti, G. Bertinatti e G. N. Monti, ottennero condizioni più vantaggiose per il filosofo che, mantenendo la proprietà dello scritto, venne a percepire in più mille franchi subito e la metà degli utili a vendita ultimata. Sorte infelice toccò invece alla terza opera che, per volere dell'autore, fu bruciata la sera del 7 giugno 1852 nella villa del B. sulla collina torinese: su uno dei pochissimi esemplari sfuggiti al rogo e ritrovato da Gustavo Balsamo-Crivelli fu condotta, nel 1917, la ristampa presso l'erede dell'antico editore.
Nel 1857 il B., colpito da grave malattia, si ritirò dal commercio, lasciando ai figli Bernardo, Casimiro e Silvio (figlioccio del Pellico), nati dal matrimonio con Amalia De Lorenzi, la cura degli affari. Morì a Torino il 19 dic. 1864.
Dei tre figli, chi più si prodigò per il successo della casa fu Casimiro, nato il 7 apr. 1832: a lui si devono la fondazione delle filiali di Firenze (1864) e di Roma (1870) e lo straordinario sviluppo editoriale verificatosi particolarmente dopo il 1870, anno nel quale divenne unico proprietario dell'azienda, che continuò tuttavia a chiamarsi dei F.lli Bocca.
Diede anche forte impulso al settore dell'antiquariato librario, pubblicando tra l'altro, sotto il titolo di Biblioteca Storica Italiana, un ricco catalogo di opere relative alla storia d'Italia. Nel 1873 cominciò ad apparire la "Nuova collezione di opere giuridiche", con scritti di G. Carle, L. Mattirolo, G. Chironi, E. Galluppi, V. Manzini, C. Vivante, e qualche anno dopo, una serie di volumi di illustri storici italiani, tra cui N. Bianchi, D. Carutti, E. Ricotti. Contemporaneamente il B. diede vita, in collaborazione con la Deputazione di storia patria, alla rivista Curiosità e ricerche di storia subalpina (1874) e si assunse la continuazione dei volumi della Miscellanea (1871) e dei Monumenta Historiae Patriae (1876).
Interessato ai problemi della categoria, il B. propose la costituzione di un sodalizio che, prendendo cura della qualificazione dei soci, migliorasse le condizioni del commercio librario: la società nacque il 17 ott. 1869 e prese il nome di Associazione tipografico-libraria italiana; di essa l'editore torinese divenne il primo segretario.
Suo organo ufficiale fu, dal 1870, la Bibliografia italiana, continuazione della Bibliografia d'Italia, fondata nel 1867 a Firenze dallo stesso B. in società con Ermanno Loescher e la ditta Münster di Venezia, periodico che sarà a sua volta sostituito, nel 1886, dal Bollettino delle pubblicazioni ital. pervenute per diritto di stampa della Bibl. Naz. di Firenze.
Le ultime iniziative editoriali del B. furono la pubblicazione del primo volume della nuova collana di Cesare Lombroso, la "Biblioteca antropologico-giuridica", e dei fascicoli della terza annata dell'Archivio di psichiatria, iniziato nel 1881 dal Loescher. Alla sua morte, avvenuta il 10 maggio 1883, la ditta rimase affidata ai tutori dei due figli nati dal matrimonio con Giuseppina Mazzucchetti. L'attività della casa fu scossa, ma non paralizzata: nel 1884 poté uscire la Rivista storica italiana, fondata da C. Rinaudo e A. Fabretti.
Nel 1888, al raggiungimento della maggiore età, subentrò nella direzione degli affari il secondogenito, Giuseppejunior, nato il 13 marzo 1867, che dal gennaio 1890 divenne anche l'unico proprietario. La sua lunga vita vide l'ascesa e il tramonto della casa editrice. Convinto sostenitore delle dottrine positiviste, il B. legò la fortuna della ditta a quella della scuola lombrosiana, continuando a divulgarne gli insegnamenti anche quando, a causa del diminuito interesse dei lettori, le pubblicazioni costituirono economicamente un rischio se non una perdita.
In concomitanza con queste opere, il B. accolse nelle due famose collezioni della "Grande" e della "Piccola biblioteca di scienze moderne" (1897) volumi di sociologia, di diritto, di storia - tra cui la Storia dei Romani di Gaetano De Sanctis -, mentre venivano fatti conoscere per la prima volta in Italia scritti di Schopenhauer, Nietzsche, Wilde, Spencer, ecc. Accanto ad esse continuarono a sussistere la "Biblioteca di scienze sociali" (1883), con testi, tra gli altri, di A. Loria e di L. Einaudi, e la "Nuova collezione di opere giuridiche", che furono più tardi affiancate rispettivamente dalla Rivista italiana di sociologia (1897) e dalla Rivista italiana per le scienze giuridiche, fino all'aprile 1893 pubblicata dal Loescher. Il "Pensiero greco", nuova collana nata (1906) dopo il successo della traduzione dei Dialoghi di Platone a cura di R. Bonghi, propose testi di Aristotele, Empedocle, Teocrito, dei poeti lirici nelle versioni di Fraccaroli, Romagnoli, Taccone, Rostagni. Qualche anno dopo (1908) M. Rosi, F. Ruffini, A. Luzio diedero vita alla "Biblioteca di storia contemporanea", mentre A. Farinelli fondava (1916) la collezione di "Letterature moderne". Frammiste a queste pubblicazioni in serie, apparvero opere singole di interesse per lo più paleografico: i Monumenta palaeographica sacra (1899), i Magistri Salernitani nondum editi (1901), il Messale miniato del card. Rosselli (1906), tutte con numerose tavole in litotipia.
Anche nel campo degli studi musicali l'attività del B., appassionato violinista, esercitò una funzione determinante, promuovendo e diffondendo pubblicazioni di letteratura musicologica, in particolare le opere di Wagner, del quale fu tenace sostenitore. Successo più duraturo ottenne con la Rivista musicale italiana, fondata nel 1894.
La grande attività editoriale e l'ostinazione del B. nel continuare in un indirizzo produttivo non più seguito dal pubblico determinarono difficoltà economiche che le condizioni sociali e politiche del periodo successivo alla guerra mondiale aggravarono. La casa di Torino fu chiusa e il B. passò a Milano (1936), dove tentò di risollevarsi lanciando una serie di pubblicazioni di carattere filosofico, tra cui le opere edite e inedite del Gioberti (1938) e, dopo il 1940, anche quelle del Rosmini e altre dedicate ai problemi e alla storia dell'occultismo. Furono le ultime attività: poi la casa passò in altre mani. Il B. ritornò in Piemonte, a Luserna San Giovanni, dove morì l'8 luglio 1951.
Fonti e Bibl.: Sull'attività dei B. in generale si vedano: Le déclin de la Librairie B. de Turin, memoria dattiloscritta a firma M. R. (circa 1933) nella Biblioteca civica di Torino; M. Parenti, in Enciclopedia Italiana, App. I, Roma 1938, pp. 285 s.; P. Trevisani, Storia della stampa, Roma 1953, p. 305; Dizionario della letteratura contemporanea, I, Milano 1959, p. 476; Storia dell'editoria ital., a cura di M. Bonetti, I, Roma 1960, p. 53. In particolare, su Giuseppe: Archivio storico del Comune di Torino, Registro dei morti del 1864; Archivio di Stato di Torino, Commercio Cat. IV: Stamperie e tipografie; Ibid., Sezioni riunite: Patenti e biglietti; L'Indicatore torinese,ovvero Pianta della città di Torino, poi Guide di Torino di Marzorati, Torino 1815 e ss.; necrologi in Gazzetta di Torino, 22 dic. 1864, e in L'Opinione, 21 dic. 1864; un elenco delle edizioni in Bibliografia italiana, edita dallo Stella, Milano 1835-1846; M. Parenti, Bibliografia delle opere di Silvio Pellico, Firenze 1952, passim; V. Gioberti, Ultima replica ai municipali, Torino 1917, passim. Su Casimiro: Annuario della libreria e tipografia e delle arti affini in Italia, I (1884), pp. XVII-XIX. Su Giuseppe iunior: G. M. Gatti, Ricordo di G. B., in La Rassegna musicale, XXI (1951), pp. 295 ss.; Id., Torino musicale del passato. La libreria B., in Nuova rivista musicale italiana, I (1967), pp. 80-88.