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Boemia

di Eugenio Ragni - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Boemia (Boemme)

Eugenio Ragni

Regione dell'Europa centro-orientale, oggi inclusa nella Repubblica Cecoslovacca, con capitale Praga. D. ricorda la B. tre volte, e sempre nella Commedia: la indica brevemente come 'l regno di Praga, in Pd XIX 117; in Pg VII 98-99, invece, con una perifrasi in cui sono ricordati i fiumi che l'attraversano, la Moldava che è affluente dell'Elba, e l'Elba che sbocca nel mare: la terra dove l'acqua nasce / che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta. D. cita inoltre due sovrani boemi del suo tempo, Ottocaro II (1230 circa - 1278) e suo figlio Venceslao (1278-1305), nel passo già ricordato di Pg VII 97-102; Venceslao sarà nuovamente ricordato come quel di Boemme, in Pd XIX 125 (Boemme e Buemme sono le forme dialettali toscane usuali nel Due e Trecento: si incontrano ad esempio in Monte Andrea Per molta giente par ben che si dica, 8, nella forma Buem; ma Bueme nella risposta dell'anonimo); nel commento alla Commedia dell'Anonimo; in Fazio degli Uberti (Di quel possi tu ber, 33).

Ai tempi di D. la B. costituiva un regno assai esteso, particolarmente sotto Ottocaro II, comprendendo, oltre alla Moravia e alla B., le contee di Glatz e Troppavia a nord, a sud l'Austria, la Stiria, la Carinzia e la Carniola, con sbocco sull'Adriatico a Duino e nel Quarnaro presso Fiume. Confinava pertanto a nord con la Slesia (che sotto Giovanni r farà anch'essa parte del regno boemo), a est col regno d'Ungheria, a ovest col regno di Baviera e, in Italia, con le terre del patriarcato di Aquileia.

La potenza del regno boemo toccò l'apogeo intorno alla metà del XIII secolo, sotto Venceslao I (1230-1253) della dinastia Přemysl e soprattutto sotto Ottocaro II, suo secondogenito. Ancor prima di succedere al padre, come margravio di Moravia Ottocaro occupò una notevole porzione del territorio austriaco (1251). Tre anni dopo, a conclusione di una lotta con Bela IV d'Ungheria, si giungeva a riconoscere alla B. il possesso dell'Austria; nel 1260 ai territori del regno si aggiungeva la Stiria. Nel 1269, inoltre, Ottocaro ricevette in eredità dal cugino Ulrico la Carinzia e la Carniola, ottenendo inoltre il protettorato sopra il territorio del patriarcato di Aquileia. L'anno dopo, alla morte di Bela IV, egli penetrò anche in Ungheria.

La fine dell'interregno in Austria arrestò l'espansionismo boemo che fino allora non aveva mai incontrato seri ostacoli. Rodolfo d'Asburgo, eletto nel 1273 re di Germania e imperatore - nonostante l'accanita opposizione di Ottocaro, che neppure volle riconoscerlo a elezione avvenuta, - rivendicò i territori che la B. aveva incorporato nel periodo dell'interregno; e poiché Ottocaro mostrò di non voler cedere, gli suscitò contro le forze di una coalizione composta di quasi tutte le nazioni dell'impero. Sconfitto, Ottocaro fu costretto a rinunciare all'Austria, alla Stiria, alla Carinzia e alla Carniola, ricevendo in cambio l'investitura ufficiale della Boemia-Moravia (pace di Vienna, novembre 1276). Non rassegnato, tentò poco dopo una riscossa: ma a Dürnkrut, presso Vienna, il 27 agosto 1278 trovò la sconfitta e la morte.

Per cinque anni, essendo Venceslao, l'unico figlio di Ottocaro, un fanciullo di sette anni, la nazione restò sottoposta al pugno di ferro di Rodolfo d'Asburgo; il quale aveva militarmente occupato la Moravia e aveva inoltre posto sul trono di B., tutore di Venceslao, un nipote di Ottocaro, Ottone di Brandeburgo.

Quando nel 1283 Venceslao salì finalmente sul trono paterno, non esercitò dapprima personalmente l'azione politica, che fu invece diretta da un nobile, Zàvis di Falkenstein, nuovo marito di Cunegonda, vedova di Ottocaro II e madre di Venceslao. Rodolfo d'Asburgo, giacché il Falkenstein tendeva a una politica di rivendicazioni territoriali, fece di tutto presso Venceslao (che nel 1287 divenne suo genero) per mettere in cattiva luce il nobile boemo; e vi riuscì: caduto in disgrazia e imprigionato, Zàvis di Falkenstein fu decapitato nel 1290.

A questo punto Venceslao rivendicò nuovamente le terre alpine già appartenute al padre; viste però inutili nonché pericolose le proprie azioni in questo senso, rivolse allora verso est le sue mire espansionistiche. Avanzata presso Bonifacio VIII la propria candidatura al trono di Polonia, ed essendogli stato preferito il duca della Grande Polonia (1295), egli meditò un'azione armata per impadronirsene. Ma nel 1296 il neo eletto re di Polonia fu assassinato, e Venceslao, sostenuto da Alberto d'Asburgo, poté così giungere pacificamente al trono di Polonia, sposando Elisabetta figlia del defunto re (sett. 1300). Estintosi nel gennaio 1301 in Ungheria il ramo regnante di Arpàd con la morte di Andrea III, i nobili ungheresi, non stimando degno di tale onore il candidato papale Carlo Roberto d'Angiò, offrirono la corona del loro regno a Venceslao; il quale, temendo una reazione dei principi europei, rifiutò, lasciando però che gli Ungheresi eleggessero il proprio figlio dodicenne, Venceslao. Questi infatti, dopo essersi unito in matrimonio con Elisabetta figlia di Andrea III per legittimare la successione, fu coronato re d'Ungheria a Buda il 27 agosto 1301, assumendo il nome di Ladislao V.

Bonifacio VIII e Alberto d'Asburgo, dal 1298 imperatore, cercarono allora di impedire a ogni costo una diretta ingerenza di Venceslao II nella politica ungherese, ingerenza facilmente prevedibile data la giovanissima età di Ladislao V. Dal canto suo il re di B. strinse alleanza con il potente antagonista del papa, Filippo IV di Francia, e tentò anche, senza molto successo, di allacciare rapporti d'amicizia con l'Inghilterra.

La tensione tra le due parti non pervenne tuttavia allo scontro aperto: la morte di Bonifacio VIII appena un anno dopo determinava il naturale scioglimento dell'alleanza franco-boema; inoltre una rivolta dei sempre insoddisfatti nobili, che mise in pericolo il trono di Ladislao, decise l'intervento in forze di Venceslao in Ungheria.

Di questo approfittò Alberto d'Asburgo per proclamare il bando contro il re boemo e varcare le frontiere della B., nel cui territorio operò le terribili distruzioni cui si riferisce D. in Pd XIX 115-117 Lì si vedrà, tra l'opere d'Alberto, / quella che tosto moverà la penna, / per che 'l regno di Praga fia diserto.

La drammatica situazione indusse Venceslao a tornare in patria col figlio, che abbandonava pertanto l'Ungheria. Al suo avvicinarsi Alberto retrocesse in Germania (1304), non sentendosi sufficientemente forte per uno scontro diretto. L'improvvisa morte di Venceslao il 21 giugno 1305 fermò i preparativi di una nuova spedizione tedesca contro la Boemia.

Venceslao III, successo al padre a soli 17 anni, abbandonò ogni pretesa al trono d'Ungheria, consegnando le insegne e il tesoro regale ungherese al cugino Ottone di Baviera; firmò inoltre una pace con Alberto d'Asburgo, cedendogli alcune province, che erano ragione di disputa. Non abbandonò tuttavia la politica espansionistica, e si diede a concentrare truppe presso le frontiere polacche; ma proprio quando si apprestava a partire, fu assassinato a Olomouc (4 agosto 1306).

Con lui si estinse la linea maschile della secolare dinastia Přemysel. Per circa un anno sul trono di B. sedette il figlio di Alberto d'Asburgo, Rodolfo; alla morte di lui (luglio 1307), i boemi elessero re Enrico di Carinzia, cognato di Venceslao II, il quale osteggiò il fratello di Rodolfo, che aveva occupato la Moravia. Cacciato Enrico di Carinzia dalla nobiltà, re di B. fu eletto nel 1310 Giovanni di Lussemburgo, figlio di Enrico VII e cognato di Venceslao III: l'Ascanius alter di Ep VII 18.

L'abile politica di questo sovrano guadagnò alla travagliata nazione la Slesia (1325-35), riconquistò dalla Germania il Cheb, i feudi di Bautzen e Görlitz. La sua politica fu tuttavia essenzialmente volta all'esterno, non amando egli troppo la Boemia. Tentò di assicurarsi una signoria in Italia, scendendo in aiuto di Brescia minacciata da Mastino della Scala. Al suo ingresso nella città (31 dicembre 1330) molte altre città padane si posero sotto la sua protezione; sue truppe furono inviate in aiuto di Lucca minacciata dai Fiorentini. La sua politica fu stroncata da una lega formata da Ludovico il Bavaro, i duchi d'Austria, papa Giovanni XXII e Roberto d'Angiò (1333). Morì a Crécy il 26 agosto 1346, partecipando con la Francia alla lotta contro l'Inghilterra; gli succedette il figlio Carlo I (Carlo IV imperatore), ‛ padre della patria ', che definirà l'assetto territoriale e giuridico dello stato boemo; al cui nome sono legati quelli di Cola di Rienzo e, soprattutto, di Francesco Petrarca.

Per la fortuna di D. in B., v. CECOSLOVACCHIA. v. inoltre GIOVANNI DI LUSSEMBURGO; OTTOCARO; VENCESLAO.

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Vocabolario
boèmo
boemo boèmo agg. e s. m. (f. -a). – Della Boemia, regione storica e geografica dell’Europa centrale, che forma oggi la parte centro-occidentale della Repubblica Ceca: il territorio b.; storia, letteratura b.; come sost., abitante, nativo,...
arcicoppière
arcicoppiere arcicoppière s. m. [traduz. del lat. mediev. archipincerna]. – Capo dei coppieri degli imperatori germanici; il titolo fu attribuito da Rodolfo I nel 1290 all’elettore re di Boemia.
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