BONALD, Louis-Gabriel-Ambroise, visconte di
Filosofo e scrittore politico francese, nato il 2 ottobre 1754 a Milhau nel Rouergue, morto a Lione il 23 novembre 1840. Di famiglia aristocratica, appartenne sotto l'antico regime al corpo dei moschettieri. Nel 1790 fu nominato membro dell'Assemblea per il dipartimento dell'Aveyron, ma le sue convinzioni religiose lo portarono a dimettersi, non potendo egli accettare la costituzione civile del clero. Emigrato in Germania, visse miseramente a Heidelberg. Nel 1796, mentre quegli che doveva essere il suo grande alleato nella campagna per la difesa del trono e dell'altare, Joseph de Maistre, pubblicava a Neuchâtel le Considérations sur la France, B. pubblicava a Costanza la sua famosa Théorie du pouvoir politique et religieux dans la societé civile. Ritornato in Francia nel 1797 sotto il nome di Saint-Séverin, con l'avvento di Napoleone fu cancellato dalle liste degli emigrati e poté riprendere il suo proprio nome, sotto il quale pubblicò, tra l'altro, quella che è considerata la sua opera capitale, la Législation primitive (1802). È il tempo in cui egli spera in Napoleone e vede in lui l'uomo che ha schiacciato la rivoluzione e salvato quanto si poteva salvare dell'antico governo: il suo pensiero a questo riguardo è espresso nel saggio che pubblicò parecchi anni dopo sul libro postumo di Madame de Staël, Considérations sur les principaux événements de la Révolution française: "Bonaparte non amava né le religioni liberali, né gli scrittori liberali, né i loro principî politici". Quando dovevano esser nominati i dieci consiglieri a vita dell'Università imperiale, il gran maestro Fontanes propose B., e Napoleone fini con l'accettarlo, per quanto diffidasse del dogmatismo del filosofo rivelantesi, come diceva Fontanes, "in ogni parola ch'egli scrisse". Ma B. non poteva essere che scarsamente favorevole a quell'università di cui l'imperatore voleva fare un grande "corpo laico" e la sua simpatia per Napoleone scemò via via che si acuiva il dissidio tra l'impero e la chiesa. Caduto Napoleone, B. è tra gli avversarî della Charte accordata da Luigi XVIII, sostiene con Chateaubriand e Lamennais la causa dell'assolutismo nel Conservateur, e quando questo giornale è soppresso dalla censura, fonda, con Lamennais, il Défenseur, organo della reazione monarchica. Membro dell'Académie française nel 1816 e pari di Francia nel 1823, rinunziò a questo grado dopo la rivoluzione del 1830 che fu per lui un colpo tremendo. Nel 1827 aveva pubblicato la sua ultima opera, Démonstration philosophique du principe constitutif des sociétés. Nel 1839 ebbe la consolazione di vedere il suo quartogenito - il futuro cardinal de Bonald - nominato arcivescovo di Lione.
B. è uno dei più insigni rappresentanti della scuola tradizionalista. Egli deduce da premesse metafisiche, per via d'argomentazione, tutto il suo sistema religioso-politico: il suo stile è cattedratico, geometrico, remoto da quel pittoresco e da quella verve mondana che distingue la prosa del suo confratello Joseph de Maistre. Alle teorie dei sensisti e degl'ideologi sull'origine del linguaggio, B. oppone il suo dogma della parola anteriore al pensiero, cioè rivelata da Dio all'uomo e da questo pensata: l'uomo ha dunque ricevuto nella parola il germe di tutte le verità essenziali, e della ragione non può servirsi se non come d'uno strumento d'interpretazione. Limitando all'estremo l'attività della creatura, si ha l'impressione che B. fissi l'universo in una specie di ieratica immobilità. Alla teoria del contratto sociale, egli non si contenta di opporre la teoria aristotelico-tomistica dell'uomo-animale politico, ma afferma, in nome di ciò ch'egli chiama volontà generale (cioè, non quello che tutti vogliono, ma ciò che è voluto in nome di tutti), la necessità naturale della monarchia ereditaria di tipo francese, in cui il re è la causa, la nobiltà il mezzo, la società l'effetto. A questa perfetta costituzione della società politica corrisponde una perfetta costituzione della società religiosa, cioè la chiesa cattolica. Ma B., a differenza di Joseph de Maistre, è gallicano e nega, tra l'altro, che l'infallibilità appartenga ad alcun individuo o frazione della società sacerdotale.
OPERE: Œvres, Parigi 1859, 3 voll.; Lettres inédites du vicomte de B. à madame Victor de Sèze, con intr. e note di H. Moulinié, Parigi 1915.
Bibl.: (H. de Bonald), Notice sur la vie et les ouvrages de M. le vicomte de B., Parigi 1841; E. Faguet, Politiques et Moralistes du XIX siècle, serie 1ª, Parigi 1891; P. Bourget e M. Salomon, B., Parigi 1905 (testi scelti e commentati); L. de Montesquieu, prefazione a Bonald, testi scelti, Parigi 1907; R. Mauduit, La politique de B., Parigi 1913; H. Moulinié, De B., parigi 1915; L. Dimier, Les maîtres de la contre-révolution au XIX siècle, Parigi 1917.