BERLINGHIERI, Bonaventura
Figlio di Berlinghiero; se ne ignorano le date di nascita e di morte; è ricordato per la prima volta in un documento del 22 marzo 1228 relativo al giuramento della pace con Pisa da parte del Comune di Lucca. Assieme con il padre è la maggiore personalità della scuola pittorica lucchese del sec. XIII.
Il grande tabellone con S. Francesco e storie della sua vita, nella chiesa di S. Francesco di Pescia (Pistoia), è l'unica opera certa del B., che la datava 1235 e la firmava (" A.D. MCCXXXV Bonaventura Berlingeri de Luca me pinxit "). Il dipinto rivela acquisizioni e conoscenze di modi bizantini, specialmente per i toni terrei dei colori, i particolari iconografici, la forte stilizzazione lineare nell'altissima figura del santo. Maggiore scioltezza di linguaggio appare nelle sei storiette laterali, di un contenuto mesto e di un tono narrativo semplice e piano.
Un'altra opera, perduta, secondo G. Tiraboschi (Storia d. lett. ital., Modena 1774, IV, pp. 397 s.), sarebbe stata dipinta dal B. per la chiesa di Guiglia (Modena), feudo dei marchesi di Montecuccoli. Per il Coletti, una quasi identità degli schemi compositivi e di certi stilemi espressivi (ad esempio le caratteristiche ventose cigliate degli alberi) con la tavola di Pescia potrebbero far attribuire al B. il S. Francesco che riceve le stimmate dell'Accadernia di Firenze. Un gruppo omogeneo di altri dipinti (Madonna, Crocifisso e Santi, Firenze, Accad.; tre Storie della Passione, New Haven, Yale University; Crocifisso, Firenze, convento delle oblate), che rivelano un fare più nervoso e una bravura quasi compendiaria di pennellata, fu ascritto al B., "in vena di interpretare superficialmente qualche spunto di drammaticità giuntesca" (Coletti).
Suoi fratelli furono Marco e Barone. Marco fu attivo tra il 1245 e il 1260. è erronea (in Thieme-Becker) la sua partecipazione col padre e coi fratelli al giuramento di pace con Pisa del 1228. è ricordato nel 1250, in due documenti, come miniatore di una Bibbia; questa, dal Garrison (1951, p. 17), è stata identificata col codice i della Biblioteca Capitolare di Lucca, che è certamente berlinghieresco. La stessa mano - che interpreta più sommessamente di quella di Bonaventura la maniera di Berlinghiero - è riconoscibile per il Garrison nel Crocifisso della pieve di S. Maria Assunta a Villa Basilica (Capannori, Lucca; 195 1, p. 18) e nel Massacro degli Innocenti dipinto a fresco nella chiesa di S. Stefano di Bologna (1946). Nel 1255, a Bologna, un Marco da Lucca è pagato per aver dipinto nella cappella del palazzo del podestà; un Marco pittore compare anche nella Matricola dei pittori toscani a Bologna, che deve essere datata tra gli anni 1253-1254 e 1259. Ambedue i nomi sono stati identificati con Marco Berlinghieri, sulla base dell'improbabilità che due pittori, dello stesso nome e regione, abbiano operato contemporaneamente in Bologna.
Barone è figura completamente oscura. Per dare un corpus di opere al suo nome, il Sirèn accostò la pala di S. Zanobi (Firenze, Museo dell'Opera del duomo) al S. Francesco e storie della sua vita in S. Croce di Firenze, al Crocifisso dell'Accademia di Firenze e alla Madonna della coll. Hamilton (New York). Il gruppo, in sé non del tutto omogeneo, cui fu poi aggiunto il S. Michele di Vico l'Abate (Firenze), fu giudicato dal Longhi di "un fiorentino verso il 1240, uscito dalla cultura lucchese" e di una generazione anteriore a Coppo di Marcovaldo.
Fonti e Bibl.: L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, Bassano 1795-1796, I, p. 10; M. Ridolfi, Sopra i tre più antichi dipintori lucchesi, in Atti della R. Acc. lucchese, XIII(1845), pp. 355 ss.; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, Storia della pittura ital., I, Firenze 1886, pp. 241 ss.; E. Lazzareschi, Un nuovo contrib. allo studio dell'iconogr. francescana, Perugia 1909; M. Salmi, Una tavola primitiva nella chiesa di S. Francesco a Pisa, in Riv. d'Arte, VII(1910), pp. 67-72; W. de Grueneisen, Florence:… Madone du triptyque inédit de B. B…, in Studien zur Kunst des Ostens, Wien 1923, pp. 206-211, 212; R. van Marle, The development of the Italian schools of painting, I, The Hague 1923, pp. 319, 322 (per Barone), 319 (per Bonaventura), 319, 321 (per Marco); M. Hauttmann, Die Kunst des frühen Mittelalters, Berlin 1924, pp. 131, 670, 742; O. Sirèn, Quelques Peintures toscanes inconnues du XIIIe siècle, in Gazette des Beaux-Arts, XIII(1926), pp. 347-352 (per Barone); V. Lasareff, Two newly-discovered pictures of the Lucca school, in The Burlington Magazine, LI (1927), pp. 61 ss.; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Il Medioevo, Torino 1927, pp. 989, 1036 n. 41 (per Bonaventura e Barone), 989, 1069 (per Marco); R. Offner, Italian primitives at Yale University, New Haven 1927, pp. 9, 10, 11; M. Salmi, I mosaici del "bel S. Giovanni" e la pittura del secolo XIII a Firenze, in Dedalo, XI(1930-1931), pp. 543 ss.; G. Sinibaldi-G. Brunetti, Catal. della mostra giottesca, Bergamo 1937, pp. 15, 19; L. Coletti, I primitivi, I, Novara 1941, pp. XXIX s. (per Bonaventura), XXXI (per Barone); E. B. Garrison, A Berlinghieresque fresco in S. Stefano, Bologna, in The Art Bulletin, XXVIII (1946), pp. 211-232; A. Santangelo, Museo di Palazzo Venezia. I. I dipinti, Roma s. d., p. 27; R. Longhi, Giudizio sul Duecento, in Proporzioni, II (1948), pp. 8 s., 31; E. B. Garrison, Italian romanesque panel painting, Florence 1949, pp. 22 (per Marco), 13, 154 (per Bonaventura); Id., Towards a new history of carly Lucchese painting, in The Art Bulletin, XXXIII (1951), pp. 15 ss. (per Bonaventura), 16 ss. (per Marco); Id., A new history of Bonaventura di Berlinghiero's St. Francis dossal in Pescia, in Studies in the history Of Mediaeval Italian painting, Florence 1955, I, pp. 69-78 (con ulteriore bibliografia); U.Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, pp. 422 s.