CAETANI, Bonifacio
Nacque nel novembre del 1514, primogenito di Camillo, signore di Sermoneta, e di Beatrice Gaetani d'Aragona. Nel maggio del 1527, occupato dagli Spagnoli il feudo di Sermoneta, fu consegnato in ostaggio al viceré Moncada, dal quale a quanto pare fu restituito al padre nel marzo 1528.
Nel 1530 fu inviato a studiare a Roma, ospite del cardinale Alessandro Farnese, poi papa Paolo III, assai legato alla famiglia Caetani. Nel febbraio 1535 sposò Caterina Pio di Savoia, figlia di Alberto, conte di Carpi.
Nel 1550 entrò al servizio del re di Francia Enrico II in qualità di capitano d'arme, con una pensione di 4.000 franchi annui. Sia il servizio, sia la pensione - rimasti peraltro puramente nominali per parecchi anni - furono concordati durante il viaggio compiuto in quell'anno alla corte francese dal cardinale Nicola, fratello del C., in visita privata di omaggio a Enrico II.
Invano il C. progettò di dare esecuzione a questo impegno militare durante la guerra di Siena: accordatosi con Piero Strozzi per arruolare milizie nello Stato della Chiesa e recarle in soccorso alle forze franco-senesi, ne fu infatti impedito dalla sopravvenuta sconfitta dello Strozzi a Marciano. Comunque questa sua intenzione non era tale da migliorare i rapporti della sua famiglia con il governo di Napoli, tradizionalmente ostile ai castellani di Sermoneta, che controllavano a proprio vantaggio le montagne e le zone paludose della Marittima.
Questa annosa animosità napoletana, ulteriormente alimentata alla corte vicereale dalla tradizionale rivalità della famiglia Colonna contro i Caetani, doveva naturalmente individuare nel C., appena successo al padre, nel 1554, il primo avversario da affrontare al momento della grave crisi ispano-pontificia del pontificato carafiano. Appunto nel 1555 il viceré cardinale Pacheco progettò di impadronirsi di Sermoneta come primo atto di guerra contro Paolo IV. Il disegno prevedeva un colpo di mano contro la fortezza ad opera di Antonio Caetani, signore di Maenza, un congiunto ed emulo del C., cui avrebbe dovuto recare soccorso un contingente di truppe imperiali reduci da Siena. Il C. tuttavia fu tempestivamente avvertito ed il sostegno militare di Paolo IV, troppo interessato alla funzione strategica di Sermoneta per sottovalutare il pericolo, volse a scoraggiare la congiura: Antonio Caetani riparò a Napoli ed il C. poté occupare i suoi feudi.
Nel maggio del 1555 il C. fece parte del folto seguito che accompagnò in Francia il cardinale Carlo Carafa, legato al re Enrico II. Nell'ambasceria egli rappresentava, con i molti esuli napoletani e fiorentini, le forze italiane più decisamente ostili agli Spagnoli e quindi le ragioni generali del conflitto ispano-pontificio che aveva assunto con l'attribuzione ai Carafa dei feudi colonnesi un sapore troppo scopertamente personalistico e nepotistico. Tornò nei suoi stati al principio dell'anno seguente, in tempo per organizzare la difesa di Sennoneta contro l'imminente attacco spagnolo. Durante la guerra gli fu affidata dal papa la difesa della Marittima, con piena autorità civile e militare su Cori, Sezze, Carpineto, Piperno e Terracina.
Pochi documenti rispecchiano il senso di quel curioso conflitto come la lettera che nel corso della campagna Marcantonio Colonna, esponente militare spagnolo, inviò al Caetani. Scriveva a quest'ultimo il Colonna di aver disposto che i soldati spagnoli non dovessero fare "nelle terre sue un minimo danno…: così ancora V. S. mi farà piacere dal canto suo ordinar questo medesimo…, a ciò si provveda ad ogni inconveniente. dall'una e l'altra parte, desiderando che si viva quietamente" (Letteredi Onorato Caetani, p.210).
Comunque, per quanto prudente fosse il contributo militare del C. alla guerra carafiana, Paolo IV dovette rimanerne soddisfatto, poiché gli confermò, anche dopo la conclusione del conflitto, il governo civile e militare della Marittima ed il 27 apr. 1557 lo nominò capitano generale delle milizie pontificie.
Dal successore del Carafa, Pio IV Medici, il C. ebbe incarico di provvedere alla difesa del litorale della Marittima dalle incursioni dei pirati, con la costruzione di torri di avvistamento e di difesa. In seguito i rapporti tra papa Pio IV e il C. dovettero guastarsi notevolmente; non si conoscono i motivi dell'ostilità del pontefice verso il signore di Sermoneta, né se essa si manifestò in iniziative concrete, forse impedite, come poi ritenne il C., dalla morte dello stesso papa. Pare comunque che il pontefice meditasse di togliere lo Stato al signore di Sermoneta, per attribuirlo ai propri nipoti. Certo è che il C., qualche anno dopo la morte del suo nemico, ne conservava ancora un acre ricordo: "Pio IV de mala memoria…" - scriveva - "homo diabolico più presto che capriccioso; Iddio sia benedetto per liaverlo tolto da questo mondo perché quel giorno perirono anche le sue male e perverse cogitazioni" (G. Caetani, Domus Caietana, II, p. 96).
Degli ultimi anni del C. è la costruzione del palazzo baronale di Cisterna, sede poi della famiglia. A Cisterna morì il 1º marzo 1574. Dal suo matrimonio con Caterina Pio di Savoia nacquero Onorato, che fu capitano generale della fanteria pontificia e combatté alla battaglia di Lepanto; Enrico, cardinale; Camillo, patriarca di Alessandria, nunzio apostolico in Germania e in Spagna; Beatrice, che sposò Angelo Cesi; Cecilia; Giovanna, che sposò Virgino Orsini e Isabella.
Fonti e Bibl.: Lettere di Onorato Caetani…, a cura di G. B. Carinci, Roma 1893,pp. 201216; Varia. Regesto delle carte più antiche dell'archivio Caetani, a cura di G. Caetani, Città del Vaticano 1936, pp. 355 s.; A. Guglielmotti, Storia delle fortificazioni nella spiaggia romana, Roma 1880, pp. 452 ss.; L. von Pastor, Storia dei papi, VI, Roma 1927, p. 669; G. Caetani, DomusCaietana, I, 2, San Casciano Val di Pesa 1927, pp. 65, 67, 208; II, ibid. 1933, ad Indicem.