La Bosnia-Erzegovina è stata al centro della guerra che ha interessato i territori della ex Iugoslavia all’inizio degli anni Novanta. A seguito del referendum del 1° marzo 1992, che sanciva l’indipendenza della Bosnia dalla Federazione, il 5 aprile i Bosniaci si dichiararono indipendenti, nonostante il boicottaggio e la posizione contraria dei Serbi. L’evento trascinò anche la Bosnia (dopo la Slovenia e la Croazia) nella guerra di dissoluzione della Repubblica Socialista Federale di Iugoslavia. Il violento conflitto civile, che interessò la Bosnia fino al 1995, vide il coinvolgimento dei tre principali gruppi nazionali (serbi, croati e musulmani), coinvolgendo sistematicamente la popolazione civile e riportando in Europa una guerra violenta alla quale la comunità internazionale, ancora in piena euforia post-Guerra fredda, non fu in grado di porre termine in tempi brevi. Il protrarsi della guerra e le informazioni sulle efferatezze commesse dalle parti in campo, nonché la ricomparsa di campi di concentramento nel cuore dell’Europa, misero a serio rischio la credibilità della comunità internazionale. Eventi tragici, ormai divenuti simbolo della guerra in Bosnia, furono l’assedio di Sarajevo (la città rimase quasi completamente isolata e sistematicamente bombardata dall’artiglieria serba) e l’attacco contro le città dichiarate ‘protette’ dalle Nazioni Unite, dove si erano rifugiati i musulmani che sfuggivano alla cosiddetta ‘pulizia etnica’ perpetrata in tutto il paese.
Nel corso del conflitto furono fatti vari tentativi di mediazione da parte dell’Eu, delle Nazioni Unite, degli Stati Uniti e, in ultimo, del cosiddetto ‘gruppo di contatto’ composto da Francia, Regno Unito, Russia, Germania e Stati Uniti (e in seguito anche dall’Italia). Nel 1994 fu raggiunto un primo accordo per la risoluzione del conflitto tra Croati e Bosniaci, a seguito del quale si formò una federazione croato-musulmana. Nel 1995, dopo la strage di Srebrenica, in cui i Serbi uccisero più di 8000 civili bosniaci musulmani, la Nato intervenne bombardando le forze serbe e, nel novembre dello stesso anno, gli allora presidenti bosniaco, croato e serbo, rispettivamente Alija Izetbegovi´c, Franjo Tu–dman e Slobodan Miloševi´c, firmarono gli Accordi di Dayton, che misero fine alle ostilità e posero le basi per l’attuale assetto istituzionale del paese. Durante la guerra furono commessi crimini contro l’umanità e i Serbi sono stati accusati di aver progettato la pulizia etnica dei Bosniaci, nelle aree controllate dalle loro forze armate. Le vittime del conflitto sono state stimate in quasi 100.000, di cui circa 40.000 civili.