BRAGA
(lat. Bracara Augusta)
Città del Portogallo nordoccidentale, capoluogo dell'omonimo distretto, posta presso la riva sinistra del fiume Este. Le origini della città sono piuttosto oscure, benché appaia certo che il suo sviluppo effettivo si ebbe solamente con la romanizzazione, allorché B. divenne il centro amministrativo più importante della regione, elevato al rango di capitale di un conventus giuridico della provincia tarraconense. Situata a non grande distanza da un fiume navigabile, il Cávado, la città si trova al centro di una pianura fertile, con agevoli collegamenti viari verso le coste della Galizia e del Minho, nonché in direzione delle regioni montuose dell'interno, ricche di giacimenti minerari.Dell'antica importanza di B. sono prova i numerosi, anche se frammentari, ritrovamenti archeologici. La città visse momenti difficili, soprattutto nel sec. 5°, al tempo delle invasioni barbariche, come testimoniano gli scritti dei contemporanei Idazio e Paolo Orosio.È impossibile determinare con esattezza il momento in cui il cristianesimo fu introdotto a B., ma sicuramente era già diffuso nel Basso Impero. Oltre a oggetti di uso quotidiano con temi di ispirazione cristiana, è pervenuto un importante sarcofago in marmo, che dovrebbe risalire agli inizi del sec. 5°, recante diversi simboli cristiani.Nel sottosuolo della cattedrale sono attualmente in corso scavi archeologici, che hanno messo in luce i resti di un grande edificio di epoca romana. Alcune iscrizioni precedentemente ritrovate lasciano supporre che in questa zona potrebbero essere esistiti un mercato e un santuario dedicato a Iside.Si ha inoltre memoria di un'iscrizione oggi scomparsa, presumibilmente del 463, attestante la realizzazione di lavori di miglioramento dell'edificio (Belino, 1900, p. 73). L'esistenza a B. di un centro religioso di considerevole importanza è testimoniata comunque dal fatto che vi si svolse, nel 561, il primo concilio bracarense. Inoltre le indagini archeologiche svolte nella cattedrale hanno rivelato i resti del coro primitivo, la cui terminazione absidale, almeno all'interno, sarebbe stata a pianta semicircolare.Questa non dovette tuttavia essere l'unica chiesa paleocristiana di Braga. Nel Mus. Pio XII è conservato infatti un capitello di grande qualità (inv. nr. 279), con croci e foglie d'edera inserite nell'acanto al centro di ogni faccia, proveniente dalla zona di Maximinos, dove, nei pressi dell'attuale chiesa, sono state rinvenute anche diverse sepolture. Inoltre, sul retro di un edificio della Rua Damião de Góis, per un'estensione di m. 10 di lunghezza, sono emersi i resti di un mosaico a tessere vitree, un frammento del quale è conservato nello stesso museo. Nei dintorni della città esistevano anche altri edifici religiosi, tra i quali spicca la basilica di Santa Marta, sul monte della Falperra. Scavi archeologici hanno portato alla luce i resti di una struttura, presumibilmente a tre navate e con abside semicircolare, la cui pianta denota influenze nordafricane nella zona presbiteriale, con due ambienti laterali che fiancheggiano l'abside. La basilica era posta su una collina fortificata e possedeva diversi edifici annessi, costituenti forse il nucleo di un primitivo complesso monastico.B. fu capitale del regno degli Svevi, installatisi nella Galizia all'epoca delle invasioni e la cui prima conversione risale forse al tempo di Requiário e del metropolita Balcónio (448 ca.). Poco tempo dopo la città venne rasa al suolo a seguito dell'invasione dei Goti ariani, capeggiati da Teodorico (456). Requiário venne ucciso e i suoi successori accettarono di sottomettersi all'eresia ariana. Fu solamente dopo un secolo che gli Svevi aderirono definitivamente alla religione cattolica, con la conversione del re Carriarico e della sua corte (550) e successivamente, nel primo anno del regno di Teodomiro (558-559), con l'adozione ufficiale del cattolicesimo quale religione del regno. Sono strettamente legati a questo evento il vescovo Lucrezio, che presiedette il primo concilio bracarense, e s. Martino di Dumio, giustamente considerato l'apostolo degli Svevi.Martino, originario della Pannonia, divenne abate di un monastero da lui stesso fondato presso una basilica costruita come ex voto del re Carriarico, nella villa di Dumio, a meno di una lega dalla sede bracarense. Prima di succedere a Lucrezio sul seggio metropolitano di B., era già stato nel 556, vescovo-abate dumiense. Recenti scavi archeologici hanno rivelato parte del complesso monastico di Dumio, costruito sopra un'antica villa romana, di cui si conservano elementi architettonici. Del monastero propriamente detto è stata scavata una porzione ancora ridotta, essendosi l'intervento concentrato essenzialmente nella chiesa dove Martino fu sepolto. Si tratta di un edificio a pianta triloba, con il braccio occidentale più lungo degli altri. Non è possibile stabilire se tale braccio, apparentemente più sviluppato, fosse tagliato da un muro trasversale coincidente con l'allineamento della facciata attuale, così da permettere di supporre l'esistenza di un nartece, analogamente a quanto si riscontra in altri esempi altomedievali della regione, come, per es., a São Frutuoso di Montélios, dove il nartece venne sostituito nel 16° secolo. Contrariamente a quanto avviene in quest'ultimo caso, però, la chiesa di Dumio presenta absidi a profilo semicircolare sia all'interno sia all'esterno; non vi sono indizi dell'esistenza di deambulatori nelle absidi, ma il transetto era delimitato da triplici arcate, poggianti su colonne binate; vi sono altresì tracce della presenza di colonne addossate alle pareti. Nonostante l'edificio sia di dimensioni relativamente ampie, si deve interpretarlo come chiesa martiriale. All'iniziativa dello stesso Martino si deve la costruzione di un refettorio, dove si trovava una lapide con versi da lui stesso composti, e di un battistero, cosa che non sorprende in un complesso monastico ed episcopale. Intorno all'edificio - che era già stato parzialmente messo in luce intorno alla metà del sec. 18° - sono stati rinvenuti alcuni frammenti marmorei decorati, tessere vitree e resti di affreschi.La chiesa fu interamente riedificata all'epoca della Reconquista, conservando la stessa pianta, ma con perimetro allargato. È possibile che lo spazio interno sia stato trasformato a seguito del suo adattamento a chiesa parrocchiale e a centro di devozione a s. Martino. All'interno dell'edificio, gli scavi hanno rivelato i resti di quello che si suppone sia stato il battistero della seconda chiesa, poggiante su uno strato di opus signinum vicino all'angolo nordoccidentale del transetto e servito da una canalizzazione diretta verso l'esterno. Lungo l'asse della navata, quindi in un luogo di grande significato simbolico, sono stati identificati i resti di un forno per la fusione della campana, databile allo stesso periodo. Nel coro della chiesa medievale sono emersi i resti di tre altari, relativi alle successive modifiche dell'area presbiteriale, l'ultima delle quali della fine del Medioevo. Una di tali modifiche, probabilmente quella intermedia, potrebbe avere coinciso con l'allestimento della tomba nella quale, alla fine del sec. 11°, furono traslate le reliquie del santo. Vi sono elementi per ritenere che il sarcofago attualmente conservato nel Mus. D. Diogo de Sousa fosse un tempo collocato nel presbiterio, su due colonne a lato dell'epistola, e vi sia rimasto fin verso la metà del 15° secolo. Questo notevole pezzo fu attribuito da Schlunk (1947) alla seconda metà del sec. 11° o agli inizi del successivo, cioè all'epoca della restaurazione del vescovado di B., sulla base di parallelismi tra la sua iconografia e le miniature dei manoscritti mozarabici di Beato.Sei anni dopo la morte di s. Martino (579), B. cadde sotto la dominazione dei Visigoti, i quali si convertirono al cattolicesimo poco tempo dopo (587), sotto Recaredo. La Chiesa bracarense conobbe un periodo di splendore, ma poco si sa della cattedrale e permangono molti dubbi sul panorama artistico della diocesi. Nei dintorni di B., in borghi oggi inclusi nella città, esistevano, oltre a quella di Dumio, altre chiese; da ricordare anche la necropoli altomedievale di São Vítor e la lapide funeraria di Remisnvera (m. nel 618) nella chiesa di São Vicente.Un caso a parte è rappresentato dalla cappella-mausoleo di São Frutuoso, nella parrocchia di São Jerónimo de Real, nella località di Montélios, insigne monumento del preromanico peninsulare. Fruttuoso, santo bracarense, esercitò il suo apostolato durante il periodo di dominazione gota, essendo stato eletto vescovo di Dumio intorno al 653. Trascorsi tre anni, fu elevato al seggio metropolitano di B., che ricoprì fino alla sua morte, avvenuta il 15 aprile 665. Nell'arco della sua vita si distinse come fondatore di monasteri, l'ultimo dei quali dedicato al Salvatore appunto nella vicina località di Montélios, luogo da lui prescelto anche per il suo mausoleo, una cappella (in seguito sostituita dall'attuale chiesa di São Francisco) con pianta a croce greca, probabilmente corredata da un nartece sul lato occidentale; contrariamente al corpo d'entrata, delimitato da muri rettilinei, i tre restanti bracci presentano una pianta semicircolare all'interno e quadrata all'esterno.Qualche dubbio permane circa la configurazione originaria dell'edificio, che presenta nelle sue parti principali evidenti caratteri classicheggianti: capitelli a foglie d'acanto, fregi, frontoni triangolari che coronano le absidi, modanature sobrie e archi ciechi che movimentano il paramento murario. Per questa ragione è impossibile ritenere la cappellamausoleo di Montélios un esempio di architettura visigota o mozarabica.Il restauro della cappella ha fornito nuovi dati per la comprensione delle sue fasi costruttive: tanto la struttura architettonica quanto la decorazione evidenziano due momenti e forse addirittura due concezioni distinte. Pur ammettendo che il tracciato interno dei tre bracci della croce, a forma di ferro di cavallo, sia un indizio del fatto che si tratta di un'opera del sec. 10°, appare però indiscutibile l'esistenza, fin dal principio, di una crociera delimitata da triplici arcate sulle quali sono poggiati dei timpani, le une e gli altri con profilo a ferro di cavallo: in questa zona si trovano i capitelli più antichi. Altrettanto non si può affermare per i piccoli deambulatori che, nelle tre absidi, creavano l'effetto di una selva di colonne; già viste da alcuni autori prima della demolizione della struttura interna della cappella, esse sono testimoniate anche dal ritrovamento di alcuni dei plinti di fondazione. Si tratta di un elemento che suggerisce un'epoca più tarda, posteriore alle grandi esperienze dell'architettura carolingia e in relazione con lo sviluppo del culto delle reliquie. D'altro canto ciò implicava l'alterazione del tipo di copertura delle absidiole, che sarebbero state chiuse da una piccola cupola centrale, circondata da un anello di volte a botte o a crociera. Indizi di un tale cambiamento sono peraltro presenti non solo nelle absidiole, ma anche nelle restanti parti dell'edificio. Sono stati infatti scoperti i resti di finestrelle gemine nei frontoni che coronavano ciascun braccio della croce, che si possono spiegare con l'esistenza di un'originaria copertura a botte, come nel mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. Anche nel braccio occidentale i restauratori hanno rinvenuto le tracce di due tipi di volta; secondo Moura Coutinho (1978) la più antica era a ferro di cavallo, sostituita più tardi da un'altra a botte. A questa successione di volte potrebbero corrispondere anche le tracce dei tetti rinvenuti a quote diverse nel tiburio. Infine, durante il restauro della cupola del transetto sono apparsi, alla sua base, due filari di pietra che, secondo Palol (1967), potevano costituire l'imposta di una volta anteriore.Queste differenziazioni si ripetono nella decorazione architettonica dell'edificio. I bellissimi capitelli a foglie d'acanto, lavorati a trapano, a quanto pare posteriori all'epoca di s. Fruttuoso, presentano grandi affinità stilistiche con alcuni capitelli della moschea di Córdova, del tempo di 'Abd al-Raḥmān II (833-848). I pezzi sussistenti a Montélios furono posti in opera in una seconda fase, dopo essere stati rilavorati sul posto: in una delle lesene un capitello è rimasto incompiuto e molti degli elementi presentano sul retro tracce del precedente utilizzo. I caratteri stilistici originari di alcuni dei pezzi rilavorati appaiono già abbastanza 'evoluti', particolarmente nei frammenti dell'altare - che alcuni autori definiscono già 'visigoti' - o in un grande capitello di lesena, certamente altomedievale.Pongono problemi anche i fregi in calcare, in particolare a seguito della scoperta di un pezzo del medesimo stile a São Torcato, nei pressi di Guimarães, che mostra sulla faccia posteriore un ajimez riutilizzato. I fregi più antichi non presentano una così accentuata lavorazione a cesello: è ciò che avviene, per es., in un frammento di pilastrino di pluteo, decorato con rosoni, scoperto nel corso del restauro della cappella di São Frutuoso, che rivela l'esistenza di una primitiva suddivisione dello spazio completamente differente da quella che venne creata con l'allestimento dei deambulatori.Occorre, infine, sottolineare il carattere 'mozarabico' della cornice all'esterno del tiburio, i cui archi, ora ogivali ora a ferro di cavallo, dovevano poggiare su colonnette (Moura Coutinho, 1978). Al di là dell'innovazione costituita dagli archi ogivali - certamente per influsso delle arcate cieche all'esterno delle absidi -, il medesimo sistema decorativo compare anche nella chiesa di São Pedro di Lourosa (912), così come nel minareto della Grande moschea e nella torre di San Juan a Córdova.Quando nell'883 il presbitero Cristóvão fece dono del monastero a Santiago de Compostela, il mausoleo di São Frutuoso si conservava ancora in buono stato e un documento del 911 lo descrive come "fortissime ab antiquis constructi". È possibile che con l'espandersi del culto del santo bracarense - posteriore, sicuramente, al sec. 9°, giacché in quell'epoca la chiesa era ancora consacrata al Salvatore - ci sia stata una grande ristrutturazione dell'edificio. Ne rimangono testimonianze abbondanti, sebbene risulti ancora poco chiara la distinzione tra gli elementi pertinenti al sec. 7° e quelli legati alle innovazioni della Reconquista.Nonostante B. dopo l'invasione araba cessasse di essere sede vescovile - questa venne trasferita a Lugo -, deve ammettersi come probabile la continuità del culto cristiano e appare sicura l'esistenza, nella città e nei dintorni, di diverse chiese di cui si ha notizia già nel 9° secolo. Tra queste va ricordata la basilica dedicata al Salvatore e alla Vergine - che non è possibile pensare che sia stata abbandonata - alla quale si riferiscono notizie del 1072, ma i cui parrocchiani gi'a anteriormente erano definiti "de familia Sancte Marie Bracarensis sedis".D'altra parte, gli scavi archeologici condotti negli ultimi anni nella Rua Nossa Senhora do Leite e all'interno del coro attuale della cattedrale hanno portato alla luce anche un elemento di finestra con arco a ferro di cavallo che può essere collegato a una ricostruzione dell'edificio nel 10° secolo. Pertanto, quando il vescovo Pedro prese possesso della diocesi, nel 1071, doveva già esistere una basilica dedicata alla Vergine. Di essa si conosce solo il coro, dato che il corpo longitudinale non è stato ancora scavato, ma si intuisce che il santuario presentava una pianta di caratteristiche e dimensioni simili alla basilica di Santiago de Compostela, consacrata nell'899. Il vescovo Pedro ne avviò una ricostruzione, presumibilmente poco prima del 1075, e il nuovo altare maggiore fu consacrato il 28 agosto 1089. Due anni più tardi, quando la riedificazione della chiesa si limitava all'area delle absidi, i lavori vennero interrotti. Con la nomina di Geraldo (1099) il cantiere dovette conoscere un nuovo impulso e, al momento della morte del vescovo, doveva essere quasi completato il transetto, cui fu addossata la cappella di São Nicolau, fatta erigere da Geraldo per la propria sepoltura.Nel 1102 la costruzione della basilica doveva essere avanzata. Le sue caratteristiche architettoniche inducono a credere che fosse stata pensata come un vero centro di pellegrinaggio; infatti intorno all'attuale edificio si leggono chiare tracce di elementi che corrispondono a questo primo ambizioso programma, interrotto a un certo momento per dar luogo a un'opera di minor rilievo. Nella zona del transetto, previsto a tre navate, con tribune, sono da segnalare in particolare la cappella nord, che risulta all'esterno dell'attuale edificio, nonché i resti di alcuni piloni divisori inglobati nel muro della seconda fase. Si può supporre che la struttura architettonica progettata - che doveva essere molto simile a Sainte-Foy a Conques - includesse anche un complesso capocroce con deambulatorio e cappelle radiali. Negli scavi effettuati all'esterno del coro attuale sono emerse infatti tracce di fondazioni ad ampia curvatura, nel presumibile punto d'attacco del deambulatorio.Dal 1110 inizia un periodo di grande instabilità per la sede vescovile di B.: nel 1118 Maurício Burdino venne deposto e fu nominato al suo posto Paio Mendes, il quale si adoperò alla riorganizzazione della vita diocesana. Nel 1128, comunque, il coro della cattedrale doveva ancora essere riedificato, dato che il futuro vescovo di Coimbra dovette essere consacrato nella cappella di São Nicolau. Ciononostante, nello stesso anno, l'arcivescovo ottenne il privilegio di battere moneta per il finanziamento dei lavori.L'edificazione della basilica si concluse ai tempi di João Peculiar (1138-1175) e a questa fase appartengono i portali. Dell'antico portico sono rimasti solo due archivolti esterni, in uno dei quali sono state individuate scene del Roman de Renard o almeno di alcuni dei suoi protagonisti.Il chiostro, di cui si hanno notizie gi'a nel 1110, fu ricostruito verso la fine del sec. 13° o nei primi anni del 14° e alcuni dei suoi capitelli sono conservati nel piano superiore del chiostro attuale, che sostituì quello medievale all'inizio del 19° secolo. Poco prima del 1325, nell'angolo formato dalla navata laterale sud e dal transetto, João Martins de Soalhães fece costruire una nuova cappella, adibita a mausoleo e fungente anche da sagrestia, sostituita dall'attuale alla fine del 17° secolo.Nel 1330 ca. si diede inizio a una delle più importanti opere del periodo gotico: la cappella di Nossa Senhora da Glória, destinata a propria sepoltura dall'arcivescovo Gonçalo Pereira (1326-1348), il cui sarcofago è considerato fra i capolavori della scultura gotica del Portogallo. Dal contratto dei lavori, del 1334, si sa che la figura giacente fu eseguita da uno scultore di Lisbona, Telo Garcia, mentre l'arca funeraria si deve al maestro Pero. Quest'ultimo, probabilmente di origine aragonese, era arrivato a Coimbra per eseguire un altro monumento funerario su incarico della regina s. Isabella.La cattedrale di B. conserva nel coro un'altra opera scultorea di grande qualità, la Sancta Maria Bracarensis. Si tratta di un pezzo risalente alla fine del sec. 14°, di autore anonimo, alla cui bottega sono state attribuite anche le statue della Vergine di Abadia (Amares) e di Jazente (Amarante).In questo stesso periodo inoltre l'arcivescovo Lourenço Vicente (1374-1397) fece risistemare la capela dos Reis, così detta perché vi furono trovati i monumenti funerari dei conti del Portogallo, Henrique e Teresa. La sua originaria costruzione doveva risalire al primo quarto del sec. 12°, essendo stata inserita a E del chiostro, nello spazio lasciato libero dopo l'abbandono del progetto per la basilica con transetto a tre navate. L'arcivescovo decise di sostituire questa più antica cappella con una nuova - quella oggi nota come di Nossa Senhora do Livramento - con abside poligonale e volte ogivali, che utilizzò come proprio mausoleo.L'ultima grande impresa del periodo gotico si deve a Fernando da Guerra (1416-1467), che ordinò la riedificazione della cappella di São Geraldo (o di São Nicolau).La cattedrale di B. continuò a essere oggetto di restauri e integrazioni, fra cui sono da ricordare la loggia di Jorge da Costa (1488-1501) e il nuovo coro - con l'altare e il retablo in pietra di ançã - commissionato da Diogo de Sousa (1505-1532).Per quello che riguarda l'edilizia civile e militare, permangono ancora dubbi sul tracciato delle cinte urbiche romana e altomedievale, che non seguivano comunque il medesimo percorso.Nel Basso Medioevo le mura vennero riedificate per iniziativa del re Dionigi I (1279-1325) e il più antico riferimento a quest'opera è contenuto in un documento del 1301; il castelo novo è citato nel 1315 e, nello stesso periodo, si hanno notizie anche sulle porte. Ma l'imponenza dell'impresa e la crisi seguita alla peste nera, nonché i contrasti politici e sociali del periodo, determinarono una lunga sospensione dei lavori. La cittadella sembra sia stata conclusa durante il regno di Ferdinando I (1369-1383), perché al di sopra della porta da traição si trovava uno stemma con un'iscrizione, datata al 1375 (1413 dell'era di Spagna): "O moi nobre Rey D. Fernando mandou fazer este castello. Era MCCCCXIII". Nel 1380, tuttavia, i lavori continuavano ancora sotto la direzione di tre capimastri e nel 1477 si costruivano la torre e la porta di Santiago, l'unico ingresso delle mura giunto integro fino a oggi. Si conservano inoltre alcuni tratti delle mura, per lo più inglobati nelle case, e l'antico mastio, parte del castello demolito all'inizio del Novecento. Una delle antiche porte della piazzaforte, forse quella di Maximinos, è stata ricostruita nel Mus. Nac. de Soares dos Reis.Nell'opera Civitates Orbis Terrarum di Georges Braun (Köln 1573-1618) vi è un'incisione con una veduta di B.: il denso tessuto edilizio, distribuito lungo un dedalo di vie, vi appare racchiuso da una forte cinta muraria, con otto porte e due posterule. Al centro si erge la cattedrale, nella quale si notano le trasformazioni subite all'inizio del 16° secolo. Di fronte a essa si vede uno dei più imponenti edifici dell'architettura civile della città: la primitiva sede del comune, un palazzo di grandi dimensioni, coronato da merli, la cui costruzione potrebbe risalire al sec. 14°, ma che venne ben presto demolito.A N della cattedrale si conservano ancora le strutture dell'antico palazzo vescovile, la cui origine risale all'epoca di Gonçalo Pereira (1326-1348), ampliato al tempo di Fernando da Guerra (1416-1467). Oltre alla cattedrale, questo è l'unico edificio di grandi dimensioni che sussiste all'interno della città. Anche se la pianta della costruzione appare abbastanza irregolare, in conseguenza di interventi successivi, la parte medievale conserva ancora oggi tutte le porte, le finestre e la merlatura originarie.Il Mus. de Arte Sacra e il Tesouro da Sé Primaz, annessi alla cattedrale, conservano preziosi pezzi di epoca medievale. Di particolare interesse è un cofanetto in avorio, di arte califfale, databile tra la seconda metà del sec. 10° e gli inizi del successivo, che mostra qualche affinità con il cofanetto della principessa Ṣubḥ (Zamora, cattedrale) e con quello di al-Mughīrān (Parigi, Louvre), datati rispettivamente al 964 e al 968. Al periodo mozarabico appartiene anche un calice in argento dorato e decorato a motivi fitomorfi - corredato di patena - che reca i nomi del conte Mendo e di sua moglie Toda ed è forse di fabbricazione locale. Oltre ad alcuni pezzi di scultura, meritano di essere citate una croce processionale con smalti e l'asta in rame dorato del c.d. baculo di s. Ovidio, di probabile origine francese.Il Mus. D. Diogo de Sousa, per il quale è in atto un progetto di ristrutturazione, è destinato ad accogliere la documentazione delle campagne archeologiche effettuate nella città negli ultimi anni. Il Mus. Pio XII conserva opere d'arte religiosa della diocesi: accanto alle immagini lignee e alle croci processionali, sono da citare le collezioni archeologiche e il lapidario, che comprendono importanti testimonianze dell'occupazione romana e medievale di questa regione. Vi sono conservati pezzi pertinenti a monumenti altomedievali, come Dumio, São Frutuoso, São João da Ponte, Tibães o Geraz do Lima, nonché materiali di età romanica provenienti da São Romão do Neiva e da São Bento da Várzea.
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