BRANTÔME, Pierre De Boudeille, signore di
Uomo di corte e scrittore, nato da nobile famiglia perigordina intorno al 1540, morto il 5 luglio 1614. Iniziò giovanissimo la sua vita di cortigiano, e insieme i suoi viaggi: nel 1559 visitava l'Italia, ove ritornò altre due volte; nel 1561 la Scozia al seguito di Maria Stuarda; nel 1564, il Portogallo, la Spagna e, con una spedizione ordinata da Filippo II, il Marocco. Prese parte alle guerre civili del suo paese, e i sovrani ch'egli servì direttamente, Carlo IX ed Enrico III, gli dimostrarono una familiarità di cui egli non cessò di vantarsi; fece anche l'armatore e trasse profitti dalla pirateria. Nei contrasti di religione, s'accostò alle idee, ma non al partito, dei protestanti, contro i quali combatté nel 1568 a Mensignac e l'anno seguente a Jarnac; si trovò all'assedio della Rochelle (1572-1573); indi tornò a corte e chiuse la sua carriera militare. Mentr'era infermo e costretto a un lungo riposo in seguito a una caduta da cavallo, si pose a scrivere le memorie di quanto aveva veduto e cominciò in tal modo la serie delle sue opere, vivacissime, interessanti, improntate del suo carattere curioso, della sua esperienza del mondo, non meno che del suo spirito cinico e vizioso. Gli ultimi suoi anni visse nelle sue terre, piuttosto trascurato dal nuovo re Enrico IV e scontando i rancori e le inimicizie che s'era procurato attraverso le sue avventure guerresche e galanti. Fu detto che i costumi della corte dissipata, agitata e corrotta degli ultimi Valois, non potevano avere un testimone più fedele e più disposto a comprenderli e a rappresentarli: certo, egli diede libero corso nelle sue pagine, come in una conversazione tra cavalieri e viaggiatori e uomini di piacere, alla considerazione della vita segreta e sensuale; i fatti di guerra, i personaggi d'importanza storica, osservò con un machiavellismo spicciolo e brutale che esclude ogni preoccupazione di moralità personale o sociale. Ciò che prevale in B. è la rappresentazione simpatica e realistica di qualsiasi espressione di energia e di passione, o anche soltanto di cupidigia e di capriccio; non mancò di leggere gli storici del suo tempo (e fra gl'italiani soprattutto il Giovio), ma anche da essi derivò a preferenza gli episodî violenti e l'aneddoto colorito.
Compose Les vies des grands capitaines estrangers; Les vies des grands capitaines françois; Recueil des dames (distinto solitamente in vies des dames illustres e Vies des dames galantes); sono queste le sue opere principali e caratteristiche, e ad esse egli deve la sua celebrità di scrittore. Discorsi e operette minori: Discours sur les duels; Discours d'aucunes rodomontades et gentilles rencontres et parolles espaignolles; M. de le Noue, à sçavoir à qui l'on est plus tenu, ou à sa patrie, à son roy ou a son bienfacteur; Discours d'aucunes retraictes de guerre; un canzoniere amoroso, che rivela l'imitazione di Ronsard, e alcuni frammenti di traduzione in prosa da Lucano. Dei suoi manoscritti, alcune parti furono pubblicate per la prima volta in estratto, da Jean Le Laboureur nelle Additions aux mémoires de Castelnau (1659); la prima edizione, non ancora completa, delle sue opere, in 9 volumi, apparve fra il 1665 e il 1666 a Leida (ebbe subito una grande fortuna, e la signora di La Fayette ne trasse molte notizie per i suoi racconti storici, segnatamente per La princesse de Clèves, la cui azione si svolge alla corte dei Valois); la 2ª, in 15 voll., nel 1740 all'Aia; la migliore di cui oggi disponiamo è quella curata, in 11 voll., da L. Lalanne per la Société de l'Histoire de France: Øuvres complètes de Pierre de Bourdeille seigneur de Brantôme, Parigi 1864-1882 (nel 1896, come appendice all'edizione, e nella stessa collez., un volume del Lalanne, su Brantôme, sa vie et ses écrits).