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BRENNERO

di Li. B., G. Ge. - Enciclopedia Italiana (1930)
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BRENNERO (A. T., 24-25-26)

Li. B.
G. Ge.

Valico alpino assai importante, divide le Alpi Retiche dalle Alpi Noriche e forma lo spartiacque fra la Sill, affluente dell'Inn, e l'Isarco, affluente dell'Adige, segnando così il limite fra il bacino imbrifero dell'Adriatico al sud e del M. Nero col Danubio al nord. Il colle del Brennero forma un pianoro lungo circa 5 km., chiamato Valle Vipitena. Verso la parte centrale è il Passo del Brennero, a 1370 m. d'altitudine, per il quale passa la linea di confine fra l'Italia e l'Austria. A poco più di 1 km. da esso, verso nord, c'è il laghetto del Brennero (1309 m. s. m., 6, 185 ett. di superficie), formato dal torrente Sill; a 4 km. a sud del passo è la stazione idrotermale delle Terme del Brennero (1326 m. s. m.): vi sgorga una sorgente debolmente mineralizzata, radioattiva, sub-termale, usata per bagni e bevanda, indicata nelle affezioni respiratorie, nell'anemia e clorosi, nelle forme nervose e di esaurimento, nella diatesi urica, nelle malattie dell'apparato digerente, nelle forme reumatiche. Vi è uno stabilimento di cura con albergo. La località è anche stazione climatica. Dalla sella del Brennero scendono verso sud la Valle dell'Isarco e verso nord la Valle della Sill, ambedue ripide e strette. Il Brennero è già dal 1772 attraversato da una buona carrozzabile. Dal 1867 vi passa la ferrovia che unisce Innsbruck con Bolzano, linea importantissima commercialmente, rappresentando la comunicazione più breve e più diretta fra l'Italia e la Germania meridionale e centrale. La ferrovia, ora tutta a doppio binario, ha una lunghezza, da Bolzano a Innsbruck, di 129 km.; la sua massima pendenza sul versante meridionale è di 1:44 e sul settentrionale di 1:40; è opera mirabile sia per i grandi dislivelli che supera, sia per la quantità di gallerie (27), di viadotti e di ponti che attraversa.

Amministrativamente il passo appartiene al comune di Colle Isarco (prov. di Bolzano; v.).

Bibl.: R. v. Klebelsberg, Der Brenners, in Zeitch. Alp. Ver., 1920; A. Penck, Der Brenner, in Zeitsch. d. D. Ö. Alp. Ver., 1887; H. Wopfner, Die Besiedlung unserer Hochgebirgstäler, in Zeitsch. d. D. Ö. Alp. Ver., 1920; C. Viesi, Sulla via del Brennero: Vipiteno e Colle Isarco, Roma 1925.

Storia. - La montagna di qua e di là del Brennero era anticamente designata col nome generico di Vallis Vipitena, donde il tedesco Wipptal; e Wibetwold o Mittenwald si chiamò più propriamente la foresta che si estendeva sulle alture del valico. Del nome di Brennero, anche se derivato dall'antichissima popolazione dei Breuni (v.), non si ha testimonianza prima del sec. XIV.

Quando venisse valicato per la prima volta da una rudimentale strada di comunicazione, è controverso fra gli studiosi: poiché lo stanziamento di popolazioni di razza originariamente affine sui due opposti versanti, quali troviamo nell'età del ferro, non è sufficiente prova che quei popoli dovessero comunicare fra loro.

Dopo la conquista romana (15 d. C.), da Maia una strada mulattiera, staccandosi dalla via Claudia Augusta (Altino-Trento-Maia-passo di Rezia-Danubio), doveva attraversare il passo di M. Giovo (Jaufen), toccare Vipiteno e inerpicarsi per il Brennero; mentre da Aquileia partiva un'altra scorciatoia - Compendium la chiama l'Itinerario di Antonino - che, attraverso la Pusteria, giungeva di nuovo a Vipiteno, e per il Brennero si spingeva a Veldidena nei dintorni dell'odierna Innsbruck. Ma bisogna ammettere che ci fosse anche un raccordo lungo l'Isarco fra la Claudia Augusta e la via Aquileiese a Fortezza, dacché già verso la metà del sec. II esisteva, a sbarramento di quella linea, una dogana, ai confini fra l'Italia e la Rezia, nella vasta plaga che pare si chiamasse di Sublavione (fra la Colma e l'antichissima sede vescovile di Sabiona, che di quel nome è probabile rappresenti la continuazione). Sulla prima costruzione della strada del Brennero mancano notizie; e può anche darsi risultasse da graduali migliorie.

Quando Marco Aurelio dopo la guerra contro i Marcomanni insediò a Castra Regina (Ratisbona) la terza legione romana, la strada fu certo totalmente riattata, come dimostra tuttora una serie di pietre miliari che da Settimio Severo (195) arrivano fino a Caracalla (215). Abbandonata la Claudia forse già a Castel Feder presso Ora, la grande via Retica, attraverso Pons Drusi (presso Bolzano), Sublavio (già ricordato), Vipitenum (Vipiteno), Veldidena (Wilten, presso Innsbruck), ecc., s'allacciava di nuovo alla Claudia ad Abudiacum (Eppach sul Lech).

Se alcune monete romane rinvenute a Terme del Brennero e una pietra miliare dell'imperatore Massimino, da secoli esistente a Lueg. presso Gries, nello spartiacque danubiano di quel valico, testificano che la grande via romana seguiva lo stesso tracciato della attuale, non manca chi attribuisca remota antichità anche alla strada che doveva attraversare l'alpe poco ad occidente del passo principale, oltre la Steinalm, a quasi 2000 metri. In realtà simili parallelismi d'una strada lungo valle e d'un sentiero sulla montagna si riscontrano anche più in basso, nella stretta dell'Isarco inferiore e alla chiusa di Salorno (ove la "semita Caroli", ossia di Carlomagno, si tiene sulla cresta delle montagne).

La nuova via del Brennero soppiantò ben presto in importanza la Claudia Augusta, diventando l'arteria normale per il congiungimento di Roma coi quartieri militari sul Danubio, la strada più battuta del traffico, e specialmente la via maestra per l'introduzione della civiltà latina fra le popolazioni del nord. Tuttavia la sua importanza diminuì sensibilmente, soprattutto nel tratto retico, dai tempi di Diocleziano in poi; finché con le invasioni barbariche decadde affatto. Cessato il suo ufficio commerciale, essa restò una strada essenzialmente militare: da Ottone I in poi una settantina di volte la expeditio romana si effettuò attraverso il Brennero, sia che prendesse poi la direzione di Trento, sia che si avviasse per la strada di Allemagna dalla Pusteria alla Piave.

Soltanto nel sec. XIII, alla ripresa dei commerci, mutarono le sue sorti. Nel Quattrocento, attraverso Venezia, la via del Brennero poté segnare la strada del traffico internazionale dall'Inghilterra e dalle Fiandre al mare indiano, e ancora una volta costituire il tramite precipuo per la diffusione dell'umanesimo e dell'arte italiana in terra tedesca. Poi, lo spostamento dei centri del commercio mondiale le ritolse la sua importanza.

Il valico fu occupato da un plotone dei nostri alpini nel pomeriggio del 10 novembre 1918. In conformità del patto di Londra del 26 aprile 1915, il trattato di S. Germano del 10 settembre 1919 riconobbe al Brennero il confine della nuova Italia.

Bibl.: O. Waka von Rodlow, Die Brennerstrasse im Altertum und Mittelalter, Praga 1900; L. Steinberger, Über Namen und Geschichte des Brennerpasses, in Mitteilungen des Instituts für österr. Geschichtsforschung, 32 e 33, Innsbruck 1911 e 1912; P. Scheffel, die Bernnerstrasse zur Römerzeit, Berlino 1912; C. Viesi, Sulla via del Brennero, Roma 1925; W. Cartellieri, Die römischen Alpenstrassen über den Brenner ecc., Lipsia 1926; O. Stolz, Verkehrsgeschichte des Jaufen, in Schlernschriften, XII, Innsbruck 1927; K.M. Mayr, Archäologische-epigraphische Notien, in Bozner Jahrbuch, I, Bolzano 1927; J.A. Rohracher, Die Römerstrasse im Pustertale: Éber die Lage der Römerstationen Littamum und Sebatum, in Der Schlern., IX, f. 9; X, f. 2, Bolzano 1928-1929; A. Egger, La stazione romana Sublavio presso Colma, in Archivio per l'Alto Adige, XXIII, Gleno 1928; R. Heuberger, Von Pons Drusi nach Sublavione, in Klio, XXIII, f. 1, Lipsia 1929; R. Heuberger, Römerstrasse und Brennersattel, in Der Schlern., X, f. 4, Bolzano 1929.

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