BRESSANONE (A. T., 2425-26)
Città della provincia di Bolzano. dal quale centro è distante 39 km., è caratteristica come centro agricolo meridionale alto-atesino, situata nel mezzo di un ampio bacino soleggiato, alla confluenza della Rienza con l'Isarco, a 561 m. d'altitudine. La città, quasi tutta allineata sulla destra dell'Isarco, è costituita di case in muratura e in legno, ricche di poggioli e di veroni fioriti, chiusi sulla facciata da invetriate e tutti rivestiti all'interno di legno, con tetti pure coperti molto spesso d'assicelle di legno. La città contava, nel 1921, 4853 ab., ma la popolazione dell'intero comune di Bressanone era di 6854 ab. (oltre il capoluogo, 315 ab. vivevano nel piccolo centro di Castello, gli altri nelle case sparse) mentre nel 1910 era di 6545 e nel 1900 di 5783 ab. Il territorio comunale è di soli 320 ettari di superficie, di esso però quasi la metà è a coltura intensiva e un quarto circa a prato o a pascolo. La viticoltura e la frutticoltura sono assai fiorenti. Degna di menzione è anche l'industria della lana. La città ha grande importanza anche quale centro commerciale per tutto il distretto. Per il clima infatti relativamente mite (media annua di temperatura 8° 7; del gennaio − 2° 5: del luglio 19° 4; media annua delle precipitazioni 711 mm.), per l'aria pura e asciutta e per la magnifica posizione Bressanone è rinomato luogo di cura e di villeggiatura specialmente primaverile e autunnale. Numerose sono le pensioni e parecchie le case di cura, fra cui uno stabilimento idroterapico, sede vescovile, ha un regio ginnasio liceo, un ginnasio vescovile, un seminario, un collelegio delle Dame inglesi, ecc. Bressanone è sulla ferrovia del Brennero, 9 km. a sud di Fortezza, dove la ferrovia della Pusteria s'innesta a quella del Brennero; è a 15 km. dal passo del Brennero. Dalla città irradiano numerose strade verso il fertile e verde altipiano di Scaves; una tramvia elettrica porta al villaggio di Varna (671 m. sul mare), situato a 4 km. più a N., luogo di villeggiatura molto frequentato.
Di recente sono stati aggregati al comune di Bressanone quelli di Albese di Monteponente, quasi tutto il comune di Millan-Sarnes e Elvas, frazione del comune di Naz. La popolazione totale del comune di Bressanone raggiunge, dopo tali aggregazio1ii, 8708 ab.
Monumenti. - Bressanone è il centro più ; mportante dell'arte alto-atesina che qui può essere studiata nella continuità della sua evoluzione, dall'epoca romantica al barocco, sulla scorta di monumenti di prim'ordine. Fra tutti il più notevole è il chiostro, costruito circa il 1200 e rimaneggiato con vòlte a crociera nel sec. XIV. Esso è decorato da tutta una serie d'affreschi dal sec. XIII al principio del XVI con scene prevalentemente bibliche, mitologiche e storiche. Autore principale ne fu Iacopo Sunter (seconda metà del secolo XV); ma anche altri artisti sono ricordati nei documenti. Sino alla metà del '400 i pittori del chiostro risentono precipuamente l'influsso italiano; dopo, il tardo gotico prende il sopravvento e forma una scuola brissinense con caratteri di spinto naturalismo che rasenta spesso la caricatura. Attigua al chiostro si trova la chiesa di S. Giovanni o Battistero, del sec. XI, tutta affrescata internamente nei secoli XIII e XIV con rappresentazioni del trono di Salomone, di storie del Battista e allegorie e altre scene sacre. Altrettanto importanti sono le pitture romaniche (circa il 1200) nel sottotetto della vicina chiesa di Nostra Signora. Monumento imponente dell'epoca barocca è il duomo, costruito nel 1745-54 dall'architetto G. Delaia di Bolzano.
L'architettura ha impresso a Bressanone un aspetto fra italiano e tedesco, molto caratteristico. Le vie strette, i porticati bassi ed oscuri, i balconcini sporgenti compongono un insieme che sa ancora di Medioevo. Nelle forme del tardo Rinascimento è invece costruito il palazzo vescovile, con un cortile a logge e statue d'imperatori e vescovi, di G. Reichle (1599). Bressanone possiede un'importante collezione d'arte alto-atesina nel Museo diocesano nel quale è conservato anche il ricco tesoro del duomo. Una piccola raccolta di documenti e di oggetti interessanti Bressanone è ordinata nel municipio. In stretto rapporto con Bressanone si sviluppò il convento di Novacella (Neustift) che ebbe una fiorente scuola di miniaturisti. La sua chiesa, originariamente romanica, fu rifatta nel sec. XVIII. Interessanti il chiostro gotico, e la cappella di S. Michele, di pianta rotonda, del sec. XI, parzialmente trasformata nel sec. XV. Nel convento si conserva una ricca biblioteca con molti libri miniati e una raccolta di quadri, in gran parte del secolo XV e principio del sec. XVI, di notevolissimo interesse per la storia dell'arte alto-atesina. (V. tavv. CLXXIX e CLXXX).
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Storia. - Bressanone è ricordata la prima volta nell'827, sotto il nome di Pressena. La forma usuale dei documenti antichi c Brixina; quella latina e poi italiana Bressanone; la tedesca Brixen. Con diploma del 901 l'imperatore Lodovico il Fanciullo dona la località a Zaccaria, vescovo di Sabiona. Prescelta da allora in poi a residenza occasionale di quei presuli, verso la fine del sec. X divenne sede stabile del vescovado trasportato al piano, e capitale quindi del principato vescovile istituito nel 1027. Cinta di mura dai vescovi Erivardo ed Artivico in quella prima metà del sec. XI, fu la prima città - in ordine di tempo - dell'Alto Adige. Il vescovo Alberto d'Enno, nella prima metà del secolo XIV, ampliò la cinta muraria, per includervi le nuove parti della città. Bressanone del resto non ha storia. All'infuori di qualche incendio e dell'invasione di contadini nella guerra rustica del 1525, la quiete della città non fu mai turbata sino quasi al secolo scorso. L'avvenimento più notevole di questo periodo fu il sinodo del 1080 che depose Gregorio VII (v.) ed elesse l'antipapa Clemente III. Solo in seguito alla Rivoluzione francese mutarono le sorti della città, quando nel 1797 vi entrarono per poche settimane i Francesi del Joubert; nel 1803 il principato vescovile fu secolarizzato, e nel 1806 s'iniziò il dominio bavarese. Col 1814 ha principio la dominazione austriaca. L'occupazione italiana data dal novembre 1918.
Vescovado e principato vescovile. - È possibile che quello che fu poi il vescovado di Bressanone risalga alla ecclesia Breonensis (ossia dei Breuni: v.), retta da parecchi vescovi senza fissa dimora, uno dei quali sarebbe stato lo stesso S. Valentino episcopus Raetiarum del sec. V. Quel vescovado si sarebbe quindi denominato ecclesia secundae Raetiae. Soltanto nel sinodo di Grado, si ricorda per la prima volta un vescovo di Sabiona: prova evidente che almeno in quella seconda metà del secolo VI la diocesi aveva trovato finalmente una stabile residenza sulle alture sabionensi, al di sopra della Chiusa, dove tuttora si possono vedere i vasti edifici del castello e del convento benedettino. Ma in seguito alla donazione imperiale del 901 i vescovi di Sabiona cominciarono a discendere saltuariamente al piano, per abitare a Bressanone, finché verso la fine dello stesso secolo X il vescovo Alboino ebbe a trasportare definitivamente la sede vescovile nella nuova capitale.
La diocesi, originariamente dipendente dal patriarcato di Aquileia, fu soggetta dal 798 in poi all'arcivescovado di Salisburgo.
Essa comprendeva fin da allora il bacino dell'Isarco - tranne l'estrema parte inferiore - nell'Alto Adige, la val di Fassa nel Trentino, Livinallongo nel versante del Cordevole, le sorgenti della Drava, e, di là dal Brennero, la valle dell'Inn fino alla Ziller. Nel 1789 ottenne pure Ampezzo, che aveva appartenuto direttamente ad Aquileia e poi a Gorizia; nel 1818 l'alta Val Venosta, il Vorarlberg col principato di Liechtenstein, e qualche altro arrotondamento a scapito delle diocesi di Coira, di Costanza, di Augusta, di Frisinga, di Salisburgo e di Gurk; ma dovette cedere, oltre che una curazia a Belluno, tutta la val di Fassa ed alcune parrocchie del basso Isarco (compresavi la vecchia sede vescovile di Sabiona) alla diocesi di Trento.
La credenza che la chiesa di Sabiona fosse stata fondata da S. Cassiano, e che questi sia da identificarsi col martire imolese della fine del sec. III, è priva di alcun fondamento; ma è vero tuttavia che il S. Cassiano di Imola fu scelto come più antico patrono di quel vescovado. Il primo vescovo di Sabiona storicamente sicuro è Ingenuino, il quale, sebbene partecipasse allo scisma dei "tre capitoli", è venerato per santo. I nomi dei suoi successori del settimo ed ottavo secolo sono tutti latini. Venerato quale compatrono della diocesi è pure il grande vescovo Alboino, ed ottennero il titolo di beati il vescovo Artevico nel sec. XI e Artemanno nel seguente. Poppone cinse la tiara pontificia col nome di Damaso II. Di Nicolò di Cusa, cardinale a metà del Quattrocento, è nota la funesta lotta con Sigismondo d'Austria. A cominciare dal secolo XVI il vescovado di Bressanone fu conferito a preferenza a membri della nobiltà trentina, specialmente della famiglia Sporo, la quale contò ben cinque vescovi. I coadiutori e suffraganei brissinesi erano tolti invece, a datare dal Trecento, specialmente dalle diocesi dell'Oriente.
Pressoché tutta la diocesi di B., il cui territorio prendeva anticamente il nome generico di "Montana", fu eretta in dominio temporale a favore dei vescovi stessi in virtù dei due diplomi imperiali concessi da Corrado II il Salico (1027) ad Artevico, nei riguardi della contea di Nori sull'Isarco e sull'Inn, e da Enrico IV (1091) al vescovo Altevino per la contea della Pusteria. Il provvedimento, come quello per il vescovado tridentino, mirava ad assicurare stabilmente la discesa in Italia agli eserciti imperiali.
I vescovi di B. preferirono tuttavia di non amministrare direttamente tali dominî, ma infeudarono di buona parte del territorio sull'Isarco i conti del Tirolo, mentre la Pusteria e i possedimenti oltre Brennero furono affidati ai conti d'Andechs. Alla cessazione di questi ultimi, nel 1248, subentrarono anche quivi i conti del Tirolo. Se non che, quando nel 1271 la famiglia divise i proprî beni fra il ramo tirolese e il goriziano, la Pusteria toccò ai conti di Gorizia, e solo alla loro estinzione (1500) ritornò ai conti del Tirolo, ove ai vecchi dinasti erano subentrati dal 1363 gli Asburgo.
I conti del Tirolo, incaricati nei primi decennî del sec. XIII dell'avvocazia della chiesa brissinese, mirarono in effetto a rendersene signori effettivi. Nei territorî a loro originariamente infeudati, ridussero ad una pura formalità il ricordo della primitiva investitura vescovile; e, mentre ebbero cura di sminuzzare e isolare i possedimenti alla diretta dipendenza del vescovo, anche su tali dominî ne ridussero l'effettiva autorità a una semplice parvenza. Quando il libello del 1511 legalizzò sotto tale punto di vista la supremazia territoriale della contea del Tirolo, la casa d'Austria aveva stabilizzata la sua posizione anche di fronte alla carica imperiale. Il territorio vescovile era del resto ridotto alle piccole giurisdizioni di Fassa, Chiusa, Bressanone, Livinallongo, Brunico e poche altre ancor più minuscole. Fra i diritti rimasti ai vescovi di B. è degno di ricordo quello di monetazione.
In conseguenza dei rivolgimenti dell'era napoleonica, il principato vescovile di B. fu secolarizzato nel 1803 e unito al Tirolo: il quale passò alla fine del 1805 in mano della Baviera. Nel 1810 però la Pusteria danubiana fu annessa alla provincia francese dell'Illirio, la parte verso l'Isarco - insieme con l'Ampezzano - al dipartimento della Piave del regno d'Italia, e la Val di Fassa al dipartimento dell'Alto Adige; e solo nel 1813 furono restituite alla contea principesca del Tirolo di bel nuovo austriaca. Provvisoriamente la parte della diocesi fuori del regno d'Italia è affidata a un amministratore apostolico, residente prima a Feldkirch, dal 1925 a Innsbruck; anche il decanato di Lienz, staccato dalla diocesi, attende una sistemazione definitiva.
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