BRISEIDE (βριισηύς, Brisäis)
In origine dovette significare la fanciulla di Brisa, città di Lesbo conquistata da Achille. Poi divenne la figlia di Briseo; da ultimo B. apparve come nome proprio. Secondo l'Iliade, Achille conquistò B. in Lirnesso, la città del divino Mine, uccidendone lo sposo (appunto Mine, secondo talune fonti) e tre fratelli. Secondo le Ciprie, invece, B. era stata conquistata in Pedaso. Tarde fonti le attribuirono il nome d'Ippodamia. B. è il dono d'onore che i Greci assegnano ad Achille, e questi la tiene molto diletta, così che, quando Agamennone, costretto a restituire Criseide, si prende in cambio B., Achille rifiuta di partecipare ancora alla guerra. Briseide, restituita intatta ad Achille, piange amaramente sul cadavere di Patroclo e in onore di lui sacrifica le proprie chiome. Neottolemo, dopo la morte del padre, onora B. come se fosse la propria madre. Di B. cantarono, oltre Omero, altri molti, come Properzio, Ovidio, Orazio, Stazio; anche l'arte figurata se ne occupò sovente: nota in ispecie una bella pittura parietale pompeiana che rappresenta l'istante in cui B. è portata via dalla tenda d'Achille.
Bibl.: Schultz, in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Mythologie, I, i, coll. 820-21; Escher, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., III, coll. 856-57. V. anche Wilamowitz, Homerische Untersuchungen, Berlino 1884, p. 409 seg.; id., Die Ilias und Homer, Berlino 1920, p. 253.