BROUGHAM and Vaux, Henry Peter, 1° barone
Nato a Edimburgo il 10 settembre 1778 e dedicatosi all'avvocatura, iniziò nel 1802 la collaborazione all'Edinburgh Review, di cui divenne l'arbitro. Trasferito al fòro di Londra nel 1803, viaggiò nell'anno seguente in Olanda e in Italia. Dal 1803 in parlamento si era fatto conoscere, nel partito Whig, come fervido avversario della tratta degli schiavi. Nel 1806 fu segretario di una missione diplomatica nel Portogallo. Eletto nel 1810 membro della Camera dei Comuni, vi ottenne subito fama di grande oratore, sostenendo anzitutto gli interessi del ceto mercantile colpito dalla politica di lord Castlereagh. Non rieletto nel 1812, rientrò in parlamento solo nel 1815, attaccandovi vivacemente la Santa Alleanza. Sin dal 1811 era consulente legale della principessa di Galles, i cui rapporti col marito erano già assai tesi; ma non è mai stato possibile conoscere con certezza fino a qual punto egli fosse responsabile della condotta così poco sensata che la principessa Carolina ebbe nelle sue vertenze col principe reggente. Il B. sostenne sempre di aver fatto il possibile per trattenerla in Inghilterra e, dopo gli scandali della sua condotta in Italia, per dissuaderla ormai dal rimpatriare. Con tutto ciò essa divenne regina e fu sottoposta a un clamoroso processo, la sua difesa fu sostenuta dal B. che si espose con ciò al risentimento di Giorgio IV.
In un discorso pronunciato il 3 febbraio 1824 alla Camera dei Comuni il B. denunciò l'oppressione che gli Austriaci esercitavano in Italia. Sospeso il suo atteggiamento d'oppositore durante il breve ministero tory del Canning, il B. riprese il suo posto sui banchi dell'opposizione, della quale poteva essere considerato il capo nella Camera dei Comuni. Pertanto, dopo le elezioni del 1830 che diedero la maggioranza ai Whigs, il B. si fece innanzi con un suo progetto di riforma elettorale e lord Grey, nel costituire il suo famoso ministero, fu ben contento di poterlo trasferire nell'alta camera con un titolo di barone e la carica di cancelliere. In questo ufficio egli si rivelò non solo come un formidabile lavoratore, ma anche come il promotore d'importanti riforme nell'organizzazione giudiziaria, quali l'istituzione di un comitato giudiziario nel seno del Consiglio privato. A quell'epoca egli attirò l'attenzione del popolo londinese percorrendo le vie della metropoli con una carrozza chiusa di nuovo modello, che da lui prese il nome. Nei contrasti entro il ministero Grey egli apparve poco sincero, essendosi destreggiato per conservare la carica di cancelliere nel ministero costituito da lord Melbourne. L'indiscrezione, imputata con grande verosimiglianza al B., quando il Times poté pubblicare la notizia del congedo dato dal re Guglielmo IV a lord Melbourne, mentre ne erano tuttora ignari gli altri suoi colleghi di ministero, contribuì assai ad escludere da allora in poi il B. da una diretta partecipazione al governo. Appoggiò il secondo ministero del Melbourne, ma poi oscillò fra intese coi radicali e incoraggiamenti ai Tories. Dal 1833 era membro corrispondente dell'Istituto di Francia e da quegli anni fece lunghi soggiorni in Francia, a Cannes, allora un villaggio di pescatori, che egli contribuì efficacemente a trasformare in una stazione climatica importante. Straniandosi poco alla volta da quella società inglese di cui era stato un favorito, si avvezzò a considerarsi quasi altrettanto francese. Accusò avventatamente Alexis de Tocqueville di inasprire i rapporti anglo-francesi e nel 1848, quando fu convocata l'assemblea costituente francese, cedette alla tentazione di gareggiarvi col Lamartine come ricostruttore di istituti giuridici e politici. Avviò dunque pratiche per farsi naturalizzare francese allo scopo di diventare eleggibile all'assemblea; si ritrasse in tempo da quella strana manifestazione di virtuosismo, quando gli si fece comprendere l'impossibilità di ottenere la doppia cittadinanza, senza perdere i suoi titoli ed emolumenti in Inghilterra. I suoi avversarî politici venuti a conoscenza di quella senile velleità del B. ne approfittarono per minare con successo la sua influenza nella Camera dei lord. Il tentativo di naturalizzazione in Francia gli alienò totalmente anche i Whig, suoi antichi amici politici. Oramai egli non si appoggiava più che sui Tories, arrivando al punto di rinnegare il suo antico entusiasmo per il risorgimento italiano. Nell'estate del 1849 attaccò lord Palmerston nella Camera dei lord per la sua politica, che giudicava troppo favorevole alla Repubblica Romana e al regno di Sardegna. Nel decennio seguente il B. si consacrò di nuovo agli studî, presiedendo la Social Science Association. Trent'anni prima era stato nominato rettore dell'università di Glasgow; nel 1859 divenne cancelliere di quella di Edimburgo. Il B. fu del resto sempre fautore di uno studio attento delle questioni sociali e incoraggiò visibilmente in tale direzione le giovani reclute, fatte dai Tories sotto la guida del Disraeli, la cosiddetta Young England. In politica estera era però divenuto sempre più pavido e si trovava in disaccordo con l'opinione pubblica del suo paese, come gli accadde quando fu tra i pochi uomini politici inglesi che appoggiarono lord Palmerston nell'assecondare, come dovette pur fare il conte di Cavour, le richieste di Napoleone III dopo l'attentato d'Orsini, per una legislazione repressiva contro i rifugiati stranieri (il Conspiracy Bill). Una delle ultime iniziative parlamentari di lord B. fu nel 1864, per raccomandare un tentativo di mediazione nella guerra americana di secessione. Morì a Cannes il 7 maggio 1868, a quasi 90 anni.
Bibl.: I suoi scritti, raccolti da lui stesso, in 11 voll., Glasgow 1855-61 e Edimburgo 1872-73; i suoi discorsi, in 4 voll., Edimburgo 1838; la sua autobiografia, Life and Times of Henry Lord Brougham, voll. 3, 1871. Sul B. vedi A. Aspinall, Lord B. and the Whig Party, 1927.