Bucarest
Una città in transizione
All'inizio del 20° secolo Bucarest, capitale della Romania, era una città-giardino, piacevole per i parchi, l'abbondanza di acque e l'aspetto monumentale. Poi, nel corso del Novecento, cambiò aspetto e si sviluppò principalmente come città industriale, fino alla crisi, dovuta al mutamento di sistema politico ed economico successivo alla dissoluzione dell'URSS. Da tale crisi la città sta ora lentamente riemergendo
Nel luogo dove sorge Bucarest (in rumeno Bucuresti) esisteva un antico villaggio, di cui però non sappiamo molto: i più antichi documenti che riguardano la città, infatti, sono della metà del Quattrocento. Nell'ampia pianura della Valacchia, tra Transilvania e Danubio, nella Romania meridionale, l'insediamento si sviluppò dapprima come località commerciale, grazie al fatto di trovarsi lungo il fiume Dimbovita, un piccolo affluente del Danubio da sempre utilizzato come via dei traffici diretti verso l'importante città di Brasov.
Nel Cinquecento vi fu costruita una fortezza e alla fine del Seicento la città divenne capitale dei principi di Valacchia, vassalli dell'impero ottomano: ma vassalli combattivi, e Bucarest, cresciuta nel corso del Cinquecento, si trovò al centro di lotte violente: fu incendiata alla fine del 16° secolo e subì frequenti devastazioni anche nei secoli seguenti, durante le guerre che l'impero asburgico e la Russia fecero contro l'impero ottomano. Alla metà dell'Ottocento risale l'incendio più grave, che distrusse tre quarti della città vecchia, compreso il palazzo dei principi di Valacchia. Si salvarono i quartieri sulla riva sinistra del fiume Dimbovita e alcune chiese antiche ‒ quelle, costruite tra il Cinquecento e il Settecento, di Curtea Vece, di Mihai Voda, del Patriarcato, di Stavropoleos ‒ che testimoniano l'importanza anche religiosa di Bucarest, sede del Patriarcato ortodosso di Romania.
Ricostruita come capitale del principato di Romania (poi regno, dal 1866), Bucarest ebbe l'aspetto di una capitale europea, secondo i monumentali stili architettonici dell'epoca e il gusto dei sovrani, appartenenti alla famiglia tedesca degli Hohenzollern; fu abbellita da grandi parchi ‒ che sfruttavano la ricchezza di acque della città e ne costituivano il carattere dominante ‒ ed ebbe importanti istituzioni culturali. Nel corso della Seconda guerra mondiale fu occupata dai Tedeschi e poi dall'esercito sovietico, dopo che un'insurrezione popolare aveva rovesciato nell'agosto del 1944 il regime filonazista.
Nella seconda metà del Novecento, per garantire l'indipendenza economica del paese, i governi si proposero una rapida crescita produttiva che portò allo sviluppo delle attività industriali presenti a Bucarest: nelle industrie cittadine, per esempio, si arrivò a produrre i tre quarti del ferro e dell'acciaio rumeni. Le attività tradizionali, quelle commerciali, sono sempre rimaste vivaci, anche grazie alla rete ferroviaria, che da tutta la Romania converge su Bucarest, e alla presenza di due aeroporti internazionali. Nel secondo Novecento, così, la città si è molto ampliata, arrivando a un decimo (circa 2.000.000 di abitanti) della popolazione rumena.
Un violento terremoto nel 1977 ha procurato gravi danni nella città vecchia, mentre i quartieri moderni, con i loro massicci edifici pubblici e le ampie strade, ne hanno risentito di meno. In seguito ai profondi cambiamenti politici che portarono alla fine della Repubblica Popolare (1989) e allo smantellamento delle industrie di Stato, Bucarest ha affrontato un periodo di drammatiche difficoltà, come del resto tutto il paese, per la fortissima disoccupazione e la povertà dilagante. Hanno molto colpito l'opinione pubblica mondiale le penose condizioni dei 'bambini di strada', orfani o abbandonati, che vivono di espedienti, abitando perfino nei sotterranei e nelle fognature della città. Verso il passaggio del millennio Bucarest ha cominciato, poco per volta, a riprendersi, anche per i grandi investimenti immobiliari realizzati da imprenditori dell'Europa occidentale.