Buenos Aires
Capitale e motore dell'Argentina
Buenos Aires fu all'origine della formazione dell'Argentina e ne è a buon diritto la capitale: la varietà dei suoi abitanti, discendenti degli Spagnoli e di immigrati soprattutto europei ‒ in primo luogo Italiani ‒, le dà i caratteri più tipici della popolazione argentina. Attraverso il suo porto e le strade che vi arrivano passa la ricchezza del paese, e le sue istituzioni culturali sono un riferimento per gran parte dell'America Latina. Recenti vicende politiche ed economiche hanno rallentato lo slancio e la vivacità della città, ma essa può contare proprio sulle sue risorse umane per riprendere la via dello sviluppo
Buenos Aires fu fondata nel 1536 da Pedro de Mendoza che, sbarcato nell'estuario del Río de la Plata, sulla costa atlantica dell'America Meridionale, costruì un villaggio fortificato, Nuestra Señora Santa María del Buen Aire. La popolazione indigena si ribellò all'invasione e nel l541 incendiò il villaggio e cacciò gli occupanti. Soltanto nel 1580 il governatore delle Province del Río de la Plata, Juan de Garay, con sessantasei spagnoli provenienti da Asunción ‒ oggi capitale del Paraguay ‒ ricostruì il villaggio.
Nei primi tempi, le autorità di Madrid considerarono Buenos Aires un centro secondario dipendente da Asunción, a sua volta subordinata al viceré che aveva sede nella lontanissima Lima. La città tuttavia si sviluppava, specialmente grazie al commercio: nel 1617, ottenne un proprio governatore; nel 1776 poi, anche per fronteggiare i continui tentativi inglesi e portoghesi di impadronirsi del territorio del Río de la Plata, fu creato un nuovo vicereame, separandolo da quello di Lima, e Buenos Aires ne divenne capitale.
Buenos Aires si era arricchita grazie al commercio, legale e illegale: il contrabbando era quasi una necessità, perché il governo spagnolo concedeva il diritto di importare ed esportare soltanto al porto di Lima, troppo lontano da Buenos Aires: le merci argentine rischiavano di rovinarsi prima ancora di arrivare a Lima, dove potevano essere vendute; e se gli Argentini volevano dei prodotti di importazione dovevano aspettare anni e anni. La città si era popolata non soltanto di Spagnoli e creoli, ma anche di immigrati portoghesi ed ebrei. Ai grandi proprietari terrieri, discendenti dei primi conquistadores, si era aggiunta una borghesia commerciale che nella seconda metà del 18° secolo si era entusiasmata per la rivoluzione e l'indipendenza degli Stati Uniti e aveva conosciuto le idee dell'Illuminismo e della Rivoluzione francese. Quando Napoleone occupò la Spagna e gli Inglesi tentarono (1806 e 1807) di invadere l'Argentina per staccarla dalla madrepatria, i porteños (il nome che si erano dati i cittadini di Buenos Aires: "abitanti del porto") seppero difendere la città. Ma l'isolamento dalla Spagna e il successo militare li convinsero di non aver più bisogno della protezione spagnola: nel 1816 fu dichiarata l'indipendenza dell'Argentina (v. anche Argentina, storia della) dalla Spagna e Buenos Aires fu proclamata sua capitale.
Dopo l'indipendenza, gli Inglesi fecero grandi investimenti a Buenos Aires per ammodernare il porto e costruire le ferrovie. Le linee ferroviarie collegavano, a raggiera, il porto di Buenos Aires con regioni sempre più lontane, dove diventò vantaggioso coltivare la terra e allevare bestiame. Ma gli Argentini erano troppo pochi per costruire quelle ferrovie e coltivare quei terreni. Nell'ultimo ventennio del 19° secolo, quindi, l'Argentina attirò un'immigrazione massiccia, specie dall'Europa meridionale e centrale, che in parte si fermò nella capitale, cambiandone a fondo il carattere demografico e trasformandola in una grande metropoli. L'afflusso di Italiani (più di metà della popolazione è di origine italiana) creò quartieri, come quello della Boca, che erano vere e proprie 'piccole Italie'. Buenos Aires è forse la più europea delle città americane, anche se gli immigrati da altre parti del mondo si sono mescolati con la popolazione spagnola e con i numerosi Italiani. Perfino lo spagnolo che si parla a Buenos Aires è stato modificato dalle lingue e dalla pronuncia dei diversi gruppi di immigrati. Quelli italiani hanno addirittura creato involontariamente un idioma, chiamato lunfardo.
L'industrializzazione della città, iniziata negli anni Trenta del Novecento, richiamò altri immigrati, soprattutto dalle campagne e dal Nord dell'Argentina. Negli anni Settanta, poi, Buenos Aires soffrì molto a causa del terrorismo e della durissima repressione militare e il laborioso ritorno alla democrazia nel 1983 non migliorò la situazione economica della città e dell'Argentina. L'elevata inflazione e la disoccupazione spinsero molti abitanti a emigrare all'estero o in altre regioni del paese, tanto che la popolazione di Buenos Aires è diminuita.
Capitale federale della Repubblica Argentina, Buenos Aires è la città più popolosa del paese (2.770.000 abitanti); nell'area metropolitana (Gran Buenos Aires), che comprende la città e 24 partidos (divisioni municipali), vivono ben 11.454.000 persone, vale a dire quasi un terzo della popolazione argentina. La città ha una pianta regolare: nel momento della sua rifondazione, infatti, Juan de Garay divise il terreno edificabile in lotti tutti uguali, assegnando poi a ciascun nobile cinque volte la superficie assegnata ai singoli soldati semplici (peones). Posta ai limiti della pampa, la sterminata pianura argentina, Buenos Aires si è sviluppata verso l'interno e ha avuto la possibilità di strutturarsi su strade larghe 100 m che si intersecano ad angolo retto e su grandi viali, le avenidas, spesso lunghi decine di chilometri (l'avenida Rivadavia si estende per ben quaranta chilometri!). Così dalla Plaza de Mayo, non lontana dal porto, alla Cattedrale, alla Casa Rosada ‒ attuale sede del governo ‒ e al municipio, tutti gli isolati hanno le stesse dimensioni. La città, arricchita da numerosi grandi parchi e da rigogliosi giardini, dopo la Seconda guerra mondiale è stata caratterizzata dalla costruzione di numerosi grattacieli, che però non hanno mutato di molto il suo carattere originario.
La presenza del porto e la grande concentrazione di abitanti hanno fatto di Buenos Aires il maggior centro economico dell'Argentina. Oltre alle industrie legate al porto, si sono sviluppate quelle della lavorazione delle carni, che danno il maggior contributo alle esportazioni del paese, e le industrie petrolifera, chimica, farmaceutica e tessile. È molto rilevante il settore terziario, cioè l'insieme di commercio, amministrazione, sanità, istruzione e altri servizi, sia pubblici sia privati. A Buenos Aires hanno sede anche le principali case editrici del paese e i due quotidiani più autorevoli dell'America Latina: La Prensa e La Nación.
La vita culturale è molto intensa, anche grazie all'arrivo di artisti, scrittori e saggisti europei emigrati o rifugiatisi in varie epoche a Buenos Aires. Una delle numerose università, quella statale, creata nel 1912, ha ospitato studiosi da tutto il mondo e ha formato scienziati di alto livello come il premio Nobel per la medicina Bernardo Alberto Hussay.
La città ha una tradizione musicale tenuta viva da istituzioni pubbliche e private, a cominciare dal Teatro Colón, che ha ospitato i maggiori artisti mondiali. È molto importante e amata anche la musica popolare più tipicamente argentina: sia quella degli abitanti della pampa sia il tango, nato proprio negli ambienti più umili della città.
Buenos Aires è stata fonte di ispirazione per molti poeti e scrittori, specie del Novecento, come Jorge Luis Borges, autore fra l'altro di Fervore di Buenos Aires, sicuramente il più noto, o Manuel Mujíca Laines, autore di Canto a Buenos Aires e di un ciclo di novelle su Buenos Aires, tra cui Misteriosa Buenos Aires.