Bulgaria
Stato dell’Europa sudorientale, che occupa la parte nordorientale della Penisola Balcanica. Di stirpe turca, i bulgari (propriamente protobulgari), stanziati a N del Caucaso, verso la fine del 5° sec. erano alleati di Bisanzio contro gli ostrogoti. Agli inizi del 7° sec. una loro tribù, sotto la guida di Isperich o Asparuch, si insediò in Bessarabia e poi in Dobrugia. Nel 679 l’imperatore Costantino IV Pogonato fu costretto a riconoscere il nuovo organismo politico, che riuniva sotto Isperich anche gli slavi del basso Danubio. Dopo un periodo di assestamento e di lotte interne, col khan Krum (803-814), la B. cominciò a espandersi a spese dei vicini, mentre prendeva piede il processo di accostamento fra bulgari e slavi cristiani. Solo al tempo di Boris I (852-889) poté concludersi una pace durevole con Bisanzio e i bulgari si convertirono al cristianesimo, accogliendo il clero bizantino. Simeone (893-927) assoggettò quasi tutti i Balcani, dando vita alla Grande Bulgaria. Bisanzio cercò di opporle russi, serbi, croati, ungari e peceneghi. Agli inizi del 1019 la B. cadde sotto il dominio bizantino a opera di Basilio II, detto il Bulgaroctono, che divise il regno di Simeone in 4 temi. Dopo diverse insurrezioni la B. riacquistò l’indipendenza col re Kalojan (1197-1207). Quando, dal 1350, i turchi si presentarono sulla scena balcanica la B. era già in sfacelo; scomparve sotto i colpi di Bayazid I fra 1391 e 1405. Ultimo zar fu Ivan Šišman (1371-91). Il dominio turco rappresentò un periodo di oppressione e di distacco dall’Europa e si deve giungere alla seconda metà del sec. 19° per trovare una rinascita nazionale. L’insurrezione antiottomana del 1876, grazie all’aiuto russo (guerra russo-turca del 1877-78), si concretizzò nella creazione di un principato autonomo di B., tributario della Sublime Porta. Nel 1887 fu eletto principe dall’Assemblea nazionale Ferdinando di Sassonia Coburgo-Gotha, che nel 1908 proclamò l’indipendenza del Paese, assumendo il titolo di zar. Intanto le istanze autonomistiche della regione macedone (la cui popolazione, in maggioranza bulgara, era composta anche da greci, serbi e armeni), sollecitate anche da Atene, andarono intensificandosi, facendo crescere la tensione con la Grecia. La nascita della Lega balcanica (1912) sembrò porre fine agli antagonismi, ma essa ebbe breve durata. La B. partecipò quindi alle guerre balcaniche (1912-13) e alla Prima guerra mondiale (dal 1915) a fianco degli imperi centrali. Nella seconda metà degli anni Trenta si instaurò nel Paese un regime autoritario che apri la strada all’intervento della B. (1941) nella Seconda guerra mondiale a fianco delle potenze dell’Asse. Durante la guerra, però, nel Paese si sviluppò un diffuso movimento di resistenza, che consentì anche di salvare molti ebrei, impedendo la partenza dei treni per Auschwitz. Nel 1944 le forze raccolte attorno al Fronte patriottico (comunisti, socialdemocratici, partito contadino, democratici, radicali e Zveno) avanzarono collaborando con l’Armata rossa, fino a rovesciare il regime filonazista. Dopo la proclamazione della Repubblica (1946) e l’elezione di un’Assemblea nazionale, il trattato di pace del 1947 (Parigi) ridefinì i confini del Paese, riconoscendo, tra le annessioni compiute dalla B. durante la guerra, solo quella della Dobrugia meridionale. L’affermazione dell’egemonia comunista portò, entro il 1949, alla progressiva soppressione degli altri partiti; nel 1947 con una nuova Costituzione ispirata al modello sovietico la B. divenne una Repubblica popolare, allineandosi anche sul piano internazionale all’URSS. Morto (1949) il vecchio leader G. Dimitrov (primo ministro dal 1946), l’irrigidimento del regime in senso stalinista raggiunse l’acme con i suoi successori V. Kolarov e soprattutto V. Červenkov. La destalinizzazione, avviata cautamente fin dal 1954 con l’avvento di T. Živkov alla guida del partito, si sviluppò tra il 1956 (destituzione di Červenkov) e il 1962. Negli anni seguenti la questione macedone influenzò negativamente i rapporti con la Iugoslavia, mentre la presenza di una consistente minoranza turca divenne fonte di preoccupazione per le autorità di Sofia, che nel 1984 procedettero a una politica di assimilazione. La B. risentì grandemente della crisi attraversata dalla Russia post-sovietica, dei conflitti nell’area balcanica e della relativa «lontananza» dell’Europa occidentale in cui il Paese aspirava a entrare. Il Paese entrò in una fase di grave instabilità politica, caratterizzata dall’alternanza al governo dei socialisti del Partito socialista bulgaro (PSB), erede del vecchio Partito comunista, accusati di voler restaurare il vecchio ordine, e delle nuove forze democratiche di opposizione. Il fallimento del tentativo del PSB di governare la ristrutturazione dell’economia portò alla netta affermazione (1997) delle forze di opposizione guidate dal leader dell’UFD (Unione delle forze democratiche) I. Kostov. Il nuovo capo del governo accelerò il processo di liberalizzazione, adottando fra l’altro misure volte a facilitare gli investimenti stranieri; fenomeni di corruzione a livello di governo, tuttavia, delusero l’elettorato. Alle elezioni del 2001 prevalse il Movimento nazionale, fondato dall’ex re, Simeone di Sassonia Coburgo-Gotha, sotto la cui guida si formò un composito governo di coalizione. Nello stesso 2001 le elezioni presidenziali furono vinte dal candidato del PSB G. Parvanov (rieletto nel 2006). Il recupero di consensi del Partito socialista fu confermato dalla vittoria elettorale del 2005, seguita dalla formazione di un governo guidato da S. Staničev. Entrata nella NATO nel 2004, la B. fa parte dell’Unione Europea dal genn. 2007. Nel lug. 2009 le elezioni politiche hanno dato la vittoria a B. Borisov, leader del Partito dei cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria (GERB).