BULGARIA (VIII, p. 66; App. I, p. 32)
Variazioni territoriali. - Le mutilazioni territoriali subite dalla Bulgaria per effetto della sua sconfitta nelle guerre balcaniche (1913) e nella prima Guerra mondiale (1919) avevano lasciato fuori dei confini dello stato cospicui nuclei di popolazione bulgara: 361.000 in Dobrugia e Bessarabia (Romania), circa 200.000 nella Macedonia iugoslava (bacini della Morava e del Vardar) secondo fonti ufficiali, ed un notevole numero (sul quale mancano però dati ufficiali) nella Macedonia meridionale e nella Tracia occidentale passate alla Grecia, nonché nella Tracia orientale rimasta alla Turchia. Questa situazione ebbe grande influenza nel decidere l'allineamento della Bulgaria con le potenze dell'Asse, che, al tempo della crisi romena, aveva condotto al primo atto revisionistico: l'accordo di Craiova (v. appresso Storia), in forza del quale la Bulgaria recuperava la Dobrugia meridionale (o Quadrilatero romeno; 7696 kmq. con 350.000 ab.), che aveva dovuto cedere alla Romania col Trattato di Bucarest (10 luglio 1913). Meno di un anno dopo, iniziatasi l'offensiva italo-tedesca contro Grecia e Iugoslavia, la Bulgaria occupava (dal 19 aprile al 19 maggio 1941) oltre ai distretti di Caribrod, Bosiljgrad e Strumica sulla frontiera iugoslava, tolti con la pace di Neuilly (27 novembre 1919) e riannessi all'okrăg di Sofia (2390 kmq.), la conca di Pirot, l'alta valle della Morava (compresa Vranja), il bacino del Vardar a settentrione del confine greco (eccetto il tratto superiore, passato all'Albania) con Veles e Prilep, ed una striscia di territorio che si spingeva fino al Lago di Ochrida (con la città omonima); in complesso 28.000 kmq. con circa 1 milione di ab. In un secondo tempo venne affidata alla Bulgaria l'amministrazione della Tracia occidentale, cioè della fascia costiera sull'Egeo compresa fra le foci dello Struma e della Marizza (con le isole di Taso e Samotracia), territorio (17.800 kmq. con circa 800.000 ab.) già assegnato alla Bulgaria dal Trattato di Bucarest, ma trasferito alla Grecia con la pace di Neuilly. Alla fine del 1941 la Bulgaria si estendeva così su 156.700 kmq., e contava 8,5 milioni di ab.
Dopo la fine delle ostilità e in attesa della definizione del Trattato di pace, la Bulgaria restituiva tutte le conquiste fatte dopo il 1940, eccetto la Dobrugia meridionale, che forma ora un nuovo okrăg.
Queste vicende hanno determinato gravi perturbazioni nella consistenza delle minoranze etniche balcaniche. In seguito agli accordi di Craiova entrarono nella Dobrugia meridionale 62.056 bulgari prima stabiliti nella Dobrugia settentrionale (ancora romena) e ne uscì una parte (imprecisata) della popolazione romena. Dopo l'occupazione della Tracia ellenica almeno 100.000 bulgari vi fecero ritorno, mentre un forte nucleo di Greci (già provenienti dall'Anatolia) ne emigrava. Spostamenti in senso contrario si ebbero come conseguenza della vittoria alleata, ma non se ne hanno dati statistici attendibili.
Popolazione (VIII, p. 73; App. I, p. 326). - Nel dicembre 1947 ebbe luogo in Bulgaria un nuovo censimento della popolazione, che rilevò, su tutto il territorio dello stato, 7,02 milioni di abitanti (densità 63,4 ab. a kmq.).
Condizioni economiche (VIII, p. 73; App. I, p. 326). - Mentre la temporanea annessione della Macedonia e della Tracia non alterò decisamente le basi dell'economia bulgara, che rimase - come rimane - imperniata essenzialmente sull'agricoltura e soprattutto sulla eccedenza di alcuni prodotti (tabacco, in primo luogo; cereali, uve, vino, ecc.) che consente l'acquisto dei greggi e lavorati necessarî alla sua lenta, ma progrediente industrializzazione, la nuova situazione internazionale, creata dalla sconfitta della Germania, pone alla Bulgaria l'esigenza di un diverso orientamento nella politica degli scambî. Nel 1939 la Germania assorbiva da sola il 65,5% delle importazioni ed il 67,8% delle esportazioni bulgare, e l'Italia era al secondo posto. Dopo il 1944 la Bulgaria si è orientata verso il blocco dell'Europa centro-orientale (Cecoslovacchia, Polonia, URSS); non si hanno dati sicuri per valutare le modificazioni degli scambî con l'estero per tale atteggiamento politico.
Comunicazioni (VIII, p. 76). - Il 9 ottobre fu inaugurato il nuovo tronco ferroviario Šumen-Karnobat che lega le due grandi linee convoglianti il traffico verso il Mar Nero (Varna e Burgas) ed è la terza transbalcanica bulgara; il 9 dicembre 1941 venne allacciata la ferrovia Sofia-Kulata (Petrič) con la Salonicco-Costantinopoli (tronco Kulata-Demir Hisar). In costruzione avanzata si trova la Sumen-Razgrad-Silistra; non risultano continuati i lavori destinati a realizzare il congiungimento della linea Sofia-Kjustendil con Skoplje, e della Haskovo-Kărdžali con Komotinē.
Finanze (VIII, p. 80; App. I, p. 326). - Il governo del Fronte patriottico ha proceduto alla nazionalizzazione quasi totale della vita economica del paese. Il piano biennale 1947-48 per lo sviluppo dell'economia bulgara, fissa gli investimenti per l'economia nazionale, nel 1946 ammontanti a 80,7 miliardi di leva, a circa 266 miliardi.
Il bilancio statale ordinario si presenta in equilibrio.
Nel 1946 il complesso delle entrate ammontò a 68,6 miliardi di leva, quello delle spese a 81,4 miliardi. Nel 1947 le spese straordinarie ammontarono a circa 14 miliardi di leva.
Il debito pubblico al 31 dicembre 1946 ammontava a 251, 1 miliardi di leva di cui 44,4 miliardi di debito estero e 206,7 miliardi di debito interno. Alla stessa data i prestiti interni garantiti dallo stato ammontavano a 23,1 miliardi di leva.
Con ordinanza della Banca nazionale di Bulgaria del 7 marzo 1947 fu ordinato il cambio dei biglietti e dei buoni del tesoro al 3 per cento circolanti come moneta. Il cambio della vecchia moneta con la nuova fu compiuto alla pari: allo scopo di ridurre il volume della circolazione, le somme versate superiori a 2.000 leva furono iscritte in depositi bloccati. Con il 12 marzo tutti i depositi bancarî e i diritti pecuniarî provenienti da assicurazione-vita furono bloccati. Anche i crediti in generale furono bloccati e i pagamenti relativi si poterono effettuare, a partire dal 17 marzo, con trasferimento in conto bloccato al nome del creditore. Norme restrittive furono emanate per l'impiego dei conti bloccati; furono inoltre emanate normie, con cui si limitava l'ammontare di nuova moneta che può essere detenuto da enti o persone. Contemporaneamente al cambio furono applicate un'imposta straordinaria sul patrimonio e una sui depositi costituiti al momento del cambio. Nel giugno 1947 i depositi costituiti al momento del cambio e ancora in essere furono convertiti in titoli di un prestito statale di 30 miliardi di leva. Il cambio ufficiale con il dollaro S.U. è di 81,35 leva per 1 dollaro; va aggiunto un premio del 250%.
La legge bancaria del 26 dicembre 1947 ha attribuito il monopolio dell'attività bancaria allo stato, che lo esercita tramite la Banca nazionale di Bulgaria (che ha anche il monopolio dell'emissione dei biglietti e dei cambî) e, nel settore del credito a lungo termine, tramite la Banca d'investimenti di Bulgaria. Oltre a questi due istituti di credito sono ammesse soltanto le banche popolari cooperative e le cooperative agrarie. È stato istituito presso la Banca nazionale di Bulgaria un consiglio bancario, che dà il suo parere su tutte le questioni di politica bancaria e su quelle riguardanti il finanziamento del piano.
La circolazione monetaria ammontava nel febbraio 1947 a 44,5 miliardi di leva contro 5,6 miliardi nel 1939; i depositi bancarî nel settembre 1947 erano di 100,3 miliardi (1939 = 12,1 miliardi).
Storia (VIII, p. 81; App. I, p. 326).
Nel marzo 1938 si svolsero le prime elezioni politiche dopo il colpo di stato del 19 maggio 1934. Ma, permanendo il divieto di esistenza dei partiti, esse ebbero un carattere discutibile come espressione democratica e si limitarono a fornire al potere esecutivo un organo consultivo nella preparazione delle leggi. Non accennò perciò a diminuire il disagio interno. Costrette ad una vita illegale, le forze politiche bulgare d'opposizione continuarono a rispondere alla repressione poliziesca del governo con azioni di sabotaggio e con attentati. Il 10 ottobre 1938 vennero uccisi il capo di S.M. dell'esercito, generale Péev, e il presidente dell'Istituto geografico, colonnello Stojanov.
In politica estera, la Bulgaria continuò a sviluppare la politica di riavvicinamento agli altri stati balcanici iniziata dal patto di amicizia con la Iugoslavia del 24 gennaio 1937 e di accostamento alle potenze revisioniste, Germania e Italia. Quest'ultima tendenza doveva servire come elemento di pressione sui governi balcanici per ulteriori revisioni del trattato di Neuilly. Il 31 luglio 1938 venne firmata da Kiosejvanov, presidente del consiglio bulgaro, e da J. Metaxas, presidente in esercizio del consiglio permanente della Intesa balcanica, il Patto di Salonicco con cui la Bulgaria s'impegnava a collaborare con l'Intesa balcanica e a non mutare con la forza lo status quo territoriale dei Balcani ed otteneva l'abolizione delle restrizioni militari del trattato di Neuilly e della smilitarizzazione della frontiera della Tracia stabilita dal trattato di Losanna del 24 luglio 1923.
Lo scoppio della seconda Guerra mondiale, mentre aggravò la situazione interna bulgara impedendo al governo di avere una piattaforma di solidarietà nazionale su cui svolgere con vigore la propria linea d'azione, ridestò le rivalità balcaniche, sconvolse il tentativo di aggruppamento balcanico in atto da alcuni anni e ridiede alla Bulgaria la prospettiva di soddisfare, sulle ceneri del vecchio equilibrio del 1919, le sue aspirazioni territoriali. Il 19 ottobre 1939 venne sciolta la camera per poter assicurare al governo, con le nuove elezioni, un organo legislativo più aderente al suo orientamento politico. La visita di Kiosejvanov a Hitler, il 5 luglio 1939, aveva intanto avviato le trattative per l'affiancamento della Bulgaria alle potenze dell'Asse che vennero sviluppate, subito dopo le elezioni, dal nuovo gabinetto presieduto da B. Filov (16 marzo 1940). Nel viaggio di Filov a Monaco di Baviera, il 27 luglio 1940, l'accordo fu raggiunto sulla base dell'impegno della Germania di appoggiare le rivendicazioni bulgare sulla Dobrugia meridionale e della benevola neutralità della Bulgaria nel conflitto in corso. La pressione tedesca rese rapide le discussioni tra Sofia e Bucarest e l'accordo bulgaro-romeno di Craiova del 7 settembre 1940 stabilì l'immediata cessione della Dobrugia alla Bulgaria. La campagna di guerra italo-greca e la guerra dell'Asse contro la Iugoslavia indussero il governo bulgaro a stringere, ancor più i suoi legami con Berlino e Roma nell'intento di risolvere anche gli altri suoi problemi territoriali. Il 1° marzo 1941 la Bulgaria entrò nel Tripartito e il 3 marzo le truppe tedesche penetrarono in Bulgaria dirette verso il confine greco. Al termine di quel ciclo di operazioni in Balcania, vittorioso per l'Asse, reparti bulgari occuparono i territorî greci della Tracia e della Macedonia e la Macedonia iugoslava sino a Skoplje. Questi risultati il governo bulgaro li ottenne pur mantenendo una rigida passività di guerra, limitandosi a subire la rottura dei rapporti diplomatici con la Gran Bretagna (5 marzo) e con gli Stati Uniti (12 novembre) e a dichiarare per pura forma la guerra alla Gran Bretagna (12 novembre). Con l'Unione Sovietica, Filov si sforzò di continuare rapporti cordiali per non compromettere del tutto la situazione interna dove quasi generali erano i sentimenti amichevoli verso la grande nazione slava.
Le forze politiche d'opposizione avevano trovato intato nella atmosfera di guerra maggiori possibilità di rafforzarsi e d'organizzarsi. Esse si raccoglievano intorno ai tradizionali partiti della Bulgaria, l'agrario, il social-democratico, il comunista e il democratico, cui si era aggiunto, dal 1932, lo Zveno, concentramento d'intellettuali con orientamento repubblicano e federativo-balcanico, fautore di un avvicinamento ad ogni costo con la Serbia. Il fatto che i comunisti avevano subito con particolare crudezza la politica repressiva del governo e avevano opposto più tenace resistenza, insieme alla possibilità di essere sorretti dalla diplomazia sovietica presente a Sofia, li pose al centro di questa lotta clandestina. Nel 1942 venne costituito, su loro iniziativa, il Fronte patriottico (Otečestven Front), unione di tutti i partiti nella lotta contro il governo personale di re Boris e contro la Germania. Un buon lavoro organizzativo permise ad esso di far sentire subito il proprio peso sulla politica bulgara e di sfruttare la situazione che nel 1943 si venne creando con la morte di Boris e i primi cedimenti della potenza militare tedesca. La reggenza, presieduta da Filov, si convinse a poco a poco di non essere più in grado di continuare nel suo orientamento di politica interna ed estera e il 1° giugno 1944 incaricò Bagrianov, ad un tempo, di costituire un governo di partiti, di colore moderato, di trattare l'allontanamento dei Tedeschi dal territorio bulgaro e di prendere contatto con gli Alleati. L'atteggiamento poco chiaro di Bagrianov, che permise ai Tedeschi di portare seco tutta la loro attrezzatura logistica e parte dei beni bulgari, insospettì gli Alleati, che si rifiutarono di accogliere gli emissarî bulgari. Bagrianov venne allora (2 settembre 1944) sostituito da Muraviev. Il 5 settembre Mosca dichiarò guerra alla Bulgaria. Il governo bulgaro rispose chiedendo un armistizio incondizionato. Mentre le truppe sovietiche avanzavano, il Fronte patriottico s'impadroniva del governo (9 settembre) e dichiarava guerra alla Germania. La partecipazione alla guerra venne attuata con impegno, mettendo in campo circa 400.000 uomini che, partecipando alla liberazione della Iugoslavia, dell'Ungheria e dell'Austria, subirono perdite per circa 32.000 uomini. Nella pace di Parigi del 10 febbraio 1947 la Bulgaria conservava i confini del trattato di Neuilly con in più la Dobrugia meridionale. Dopo la violenta eliminazione degli esponenti del vecchio governo monarchico, la politica interna bulgara fu caratterizzata dalle incrinature nel Fronte patriottico dominato dal comunista Georgi Dimitrov che ebbe come conseguenza, dopo le elezioni del 18 novembre 1945 per l'assemblea costituente e del 27 ottobre 1946 per la camera, la condanna a morte di Petkov (16 agosto 1947) e la dissoluzione del Partito agrario (26 agosto 1947). Il referendum istituzionale dell'8 settembre si pronunciò per la repubblica, solennemente proclamata dall'assemblea nazionale il 15 settembre. Dopo le elezioni del 27 ottobre 1946, contestate nella loro validità dai governi degli S.U. e della Gran Bretagna e in cui il Fronte nazionale, capeggiato dai comunisti ebbe 364 seggi su 465 (277 i soli comunisti), la direzione del governo fu assunta (22 novembre) da Dimitrov. In politica estera la nuova Bulgaria che il 10 febbraio 1947 ha firmato la pace con le N.U. ha trovato difficoltà d'intesa con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti per la sua politica interna e per il suo atteggiamento verso la Grecia, mentre ha impostato rapporti di stretta colleganza con l'Unione sovietica e con gli altri stati balcanici, soprattutto con la Iugoslavia (incontro Tito-Dimitrov a Bled, 2 agosto 1947, e patto di amicizia, collaborazione e mutuo aiuto, Varna 27 novembre 1947). Del resto questi patti con la Iugoslavia si inseriscono in tutta quella costellazione politica che, sotto gli auspici dell'URSS, si è venuta formando nell'Europa danubiana e che, relativamente alla Bulgaria, è fondata su questi altri patti di alleanza, tutti stabiliti su una medesima falsariga: con l'Albania (a Plovdiv, 16 dicembre 1947) con la Romania (a Sofia, 16 gennaio 1948), con la Russia (a Mosca, 18 marzo 1948) e con l'Ungheria (a Budapest, 19 luglio 1948). Sempre tesi sono invece i rapporti con la Grecía per gli aiuti che le truppe del generale Markos troverebbero anche entro i confini bulgari: nel giugno 1947 una commissione d'inchiesta delle N.U. si vide rifiutare il permesso di svolgere la sua attività sulla frontiera bulgara; e nel gennaio 1948, allorché il generale Markos costituì un suo governo, i rappresentanti diplomaticid'Inghilterra e degli S.U. furono incaricati dai loro governi di ammonire il governo bulgaro (come quello iugoslavo) che un eventuale riconoscimento del governo di Markos avrebbe avuto serie conseguenze.
La Bulgaria ha rifiutato di partecipare al piano Marshall (9 luglio 1947); d'altra parte, benché avesse posto la sua candidatura, non è stata ammessa alle N.U. per l'opposizione delle potenze occidentali. Il 4 dicembre 1947 è stata approvata dall'Assemblea nazionale la nuova costituzione della "Repubblica popolare bulgara", la quale prevede un'estesissima nazionalizzazione della vita economica e una riorganizzazione del sistema amministrativo provinciale e municipale sul tipo dei Soviet. Già nel novembre 1947 il fronte nazionale si è praticamente trasformato in partito unico di governo; il 14 dicembre 1947 l'opposizione in parlamento è stata solennemente ammonita da Dimitrov col ricordo di Petkov. Lo stesso giorno, in applicazione del trattato di pace, le ultime truppe russe hanno lasciato il paese. Dopo la risoluzione del Cominform (28 giugno 1948) di condanna della politica del partito comunista iugoslavo, si sono oscurati i rapporti con la Iugoslavia.
Bibl.: Sulla nuova organizzazione della repubblica bulgara, oltre gli scritti del Bulletin d'informations culturelles, del Ministero bulgaro della propaganda, (dal 1945), v. le seguenti pubbicazioni, d'ispirazione ufficiale: Ph. N. Philipov, Democratic Bulgaria, Sofia s.a.; V. Kolarov, Discorso del 5 dicembre 1947 alla grande Assemblea nazionale, Sofia 1947; id., Discorso del 20 giugno 1947, Sofia 1947 (ambedue in francese); J. Ehrenburg, En Bulgarie, Sofia 1946; G. Dimitrov, Déclaration faite le 28 novembre 1946, Sofia 1947; Les unions professionnelles en Bulgarie, Sofia 1947; T. Kostov, La Jeunesse et l'édification de la République populaire bulgare, Sofia 1947; id., Trois années de Gouvernement créateur, Sofia 1947; M. Sekelarov, L'électrification de la Bulgarie, Sofia 1947; Le peuple bulgare dans la lutte contre le fascisme, Sofia 1946.
Archeologia.
Alle notizie sulla preistoria e storia dell'antica Mesia (v. XXII, p. 932) e dell'antica Tracia (v. XXXIV, p. 134), gli scavi e gli studî recenti hanno aggiunto nuova messe di elementi.
Nell'ultimo ventennio è stata particolarmente coltivata la preistoria specie ad opera di R. Popov che ha scoperto il paleolitico nelle caverne della Bulgaria settentrionale (elementi di fauna diluviale e di cultura dell'uomo quaternario); una ricca documentazione del paleolitico è stata rivelata dagli scavi dell'American School of Prehistoric Research nella caverna di Bač Kiro. Per il neolitico ed eneolitico gli scavi sistematici di R. Popov e V. Mikov sono ancora insufficienti a darci un quadro d'assieme, benché siano stati esplorati grotte e numerosi "ploski mogili", cioè tumuli piatti che servivano da abitati isolati. Molto complessa la stratigrafia per tutto il periodo preistorico in questa regione che fu sempre ponte di passaggio fra Europa ed Asia, e dove su una certa omogeneità balcacano-danubiana agirono forti correnti egee ed anatoliche; è appunto allo studio di queste ultime, specie per l'età del bronzo ancora poco nota, che sono ora rivolti gli studiosi bulgari: il recente trovamento delle tazze biansate "troiane" presso Svilengrad, gli scavi in corso a Michalič (Svilengrad) e a Iunacite (Pazardžik) e altrove, i sondaggi nel 1941 del Bittel dell'Istituto archeologico germanico di Istanbul nei tumuli di Sv. Kirilovo presso Stara Zagora. S'incomincia così a far luce sul primo periodo della civiltà tracia, per quanto una larga documentazione archeologica dei Traci si abbia solo per l'inoltrata civiltà del ferro a partire dal sec. VI nei tumuli funerarî che mostrano forti influenze elleniche, scitiche e, in minor grado, halstattiane e celtiche. Le ricche tombe dei dinasti traci scavate da B. Filov a Duvanlij (Plovdiv) mostrano corredi ionici e attici di grande lusso, metallici e fittili del sec. VI-V a. C. con elementi scitici, le tombe a tholos di Mezek (Svilengrad) del sec. IV a. C. mostrano grandiose strutture micenee.
Ma la scoperta sensazionale di questi ultimi anni è la tomba a tholos e dromos dipinti entro tumulo a Kazanlăk. Le pitture, perfettamente conservate, databili al sec. III a. C., rappresentano, sopra alti zoccoli bianco-rosso-neri ad imitazione del rivestimento marmoreo, scene di cavalieri con armi e costumi traci nel dromos, e una ricca processione tipicamente ellenica di offerenti e di cavalli convergenti verso la coppia dei defunti banchettanti nella tholos. Rarissimo e splendido esempio di pittura ellenistica che trova scarsi confronti solo nelle tombe di Kerč e nelle stele di Pagase.
Mentre è stato pubblicato numeroso materiale ellenico di Tracia, non sono state scavate le ricche città elleniche della costa bulgara del Mar Nero; solo ora il Museo nazionale ha ripreso le ricerche iniziate dai francesi nel 1904 a Sozopol (antica Apollonia, colonia milesia fin dal sec. VII) mettendo in luce un centinaio di tombe con molte ceramiche. Notevoli gli studî storici sulla civiltà traco-ellenica e romana (G. Kazarov e B. Filov) e sull'arte romana (D. Dimitrov). Qualche scavo di costruzioni romane è stato fatto a Plovdiv, Varna e Sofia; a Nicopolis ad Istrum il Museo nazionale ha ripreso gli scavi franco-bulgari del 1907-08 che misero in luce il Foro. L'unico grande scavo di questi anni è però quello della Missione archeologica italiana ad Oescus (Gigen), campo della V Leg. Macedonica e poi colonia Ulpia, dove è stato messo in luce fuori delle mura un vasto edificio della metà del sec. III con una curiosa rete di cunicoli; sondaggi in città hanno rivelato il decumanus. Ma la scoperta più notevole è la tomba affrescata di Silistra (sec. IV d. C.) dove è rappresentata una processione di servi che recano vesti ed oggetti alla coppia dei defunti, tutti inquadrati entro leggere cornici come nelle pagine dei codici, sotto il motivo prospettico delle travature; sulla volta a botte, entro 63 riquadri, varî motivi decorativi alludenti all'oltretomba. Interessantissimi i costumi (brache barbariche, tuniche manicate, ecc.) e sorprendente lo stile romano-barbarico per le grandi figure frontali campite e per il forte accento coloristico. Uno scavo bulgaro-tedesco a Sadovec ha messo in luce un villaggio germanico di foederati del sec. VI. Con particolare fervore i Bulgari e l'archeologo ungherese Géza Feher continuano lo studio e lo scavo delle antichità protobulgare il cui carattere orientale appare sempre più evidente di fronte alla corrente bizantina. Dopo i lavori generali di B. Filov sono stati ripresi gli scavi nei grandi palazzi di Pliska (iniziati nel 1905) ed estesi a Madara e a Preslav per opera di K. Miatev e di N. Mavrodinov; fiorenti sono pure gli scavi e gli studî bizantini.
Bibl.: V. Mikov, Stazioni e ritrovamenti preistorici in Bulgaria, Sofia 1933 (in bulg.); A. E. Garrod Bruce Hour, J. H. Gaul, R. Popof, Excavations in the Cave of Bacho Kiro North-East Bulgaria, in Bull. Am. Sch. Preh. Res., 1939, p. 1; D. Dimitrov, I rapporti traco-troiani, in Belomorski Pregled, I (1942), p. 149 (in bulg.); B. Filov, Die Grabhügelnekropole bei Duvanlij in Südbulgarien, Sofia 1934; id., Le tombe a cupola di Mezek, in Boll. Ist. Arch. Bulg., 1937, p. 1 (in bulg.); A. Frova, Le pitture di Kazanlak, in Arti Figurative, I (1945), p. 105; C. Verdiani, Original Hellenistic Paintings in a Thracian Tomb, in Am. Jour. Arch., 1945, p. 402; A. Frova, Lo scavo della Missione Arch. it. ad Oescus, in Boll. Ist. Arch., X (1943), p. i e XI (1948), p. 73; id., Pittura romana in B., Roma 1943; I. Welkov, Eine Gotenfestung bei Sadowez, in Germania, XIX (1935), p. 140; id., in Antiquity, XII (1938), p. 31; G. Kazarov, Denkmäler des thrakischen Reitergottes in Bulgarien, Budapest 1938; D. Zoncev, Le sanctuaire thrace de Batkoun, Sofia 1941; id., Contributions à l'histoire du stade antique de Philippopolis, Sofia 1947; D. Dimitrov, Stele funerarie di età romana nella Bulgaria settentrionale, Sofia 1942 (in bulg.); S. Bobčev, Serdica, Beitrag zur Kenntnis der Topographie, Gestaltung und Architektur der Stadt, Sofia 1943; id., Madara, ricerche e scavi, Sofia 1934-36 (in bulg.). Molti pregevoli articoli sono pubblicati nelle riviste: Boll. Ist. Arch. Bulgaro; Ann. Museo Naz. di Sofia; Ann. Museo Nazionale di Plovdiv.
Letteratura.
La poesia della generazione cresciuta tra le due guerre tende a distaccarsi dai sogni astratti del simbolismo per raccostarsi alla realtà concreta della vita quotidiana e delle lotte politiche.
Spontaneo e immaginoso Nikola Furnadžijev (1903), nella cui poesia risuona l'eco delle ansie dell'epoca che ha seguito la prima guerra. Espressione di una romantica, religiosa passione per gli umili e gli umiliati nella vita è la poesia di Asen Razcvetnikov (1897). Nei suoi versi, come in quelli di Slavčo Krasinski (1907) è da rilevare l'influenza dell'immaginismo, che diventa il credo poetico del periodo 1925-35 con forti influssi anche nella prosa (Karalijčev, Petkanov). Alla medesima tendenza appartengono Atanas Dalčev, Dimităr Panteleev, e altri minori. Una menzione a parte merita Hristo Radevski (1905), il più tenace e il più disciplinato, dal punto di vista ideologico, dei seguaci di Hristo Smirnenski (1898-1923), il creatore della poesia cosiddetta proletaria. Ma al di sopra di tutti s'innalza Emanuil Dimitrov (1887-1943), nella cui opera il romanticismo e il simbolismo bulgaro hanno la loro ultima realizzazione.
La vita agitata da passioni e problemi sociali e dalle lotte politiche fra i varî partiti, lotte culminate (1934) in un regime dittatoriale più o meno camuffato sotto le apparenze democratiche, forma l'argomento preferito degli scrittori in prosa di questo periodo, quando non volgano la propria attenzione alla vita semplice della campagna. Jordan Jovkov (1884-1937) nelle sue novelle idealizza e nobilita la vita rude della campagna; Konstantin Petkanov (1891), scrittore di forte respiro epico; Angel Karalijčev (1902), narratore fecondo e ricco d'immagini originali; Anton Strašimirov (1872-1937), scrittore irrequieto, intelligente, bizzarro; Georgi Stamatov (1869-1942), che eccelle nel racconto psicologico; Vladimir Poljanov (1899), che si è cimentato nel racconto, nel romanzo e nel dramma; Dimităr Sišmanov (1889-1945), autore di racconti originali pieni di finissima osservazione psicologica, sono fra i nomi che maggiormente gioverà ritenere. Ma non vanno dimenticati Anna Kamenova, Orlin Vasilev, Svetoslav Minkov, Georgi Rajčev, Dobri Nemirov, Konstantin Konstantinov. Da tutti questi si differenzia Nikolaj Rajnov (1889) che continua ad affascinare il lettore con la ricchezza del multiforme, freschissimo ingegno. Il romanzo storico è coltivato da Stojan Zagorčinov, Fanny Popova-Mutafova e altri.
Il dramma resta ancora allo stato sperimentale e, malgrado i numerosi tentativi, degni di nota possono dirsi soltanto i drammi campestri di Jovkov, Albena, 1930 e Borjana, 1932, e quelli di Vladimir Poljanov, Bašti i sinove (Padri e figli, 1938) e Eroica, 1940.
Con il rivolgimento politico e sociale avvenuto in Bulgaria il 9 settembre 1944, anche la letteratura si è trovata ad una svolta ed ha mutato la propria rotta. La produzione letteraria è abbondante come non mai, ma la qualità non è in ragione della quantità.
Fra i poeti va rilevato anzitutto Nikola Jonkov Vapcarov (1909-1942), che ha lasciato due raccolte di poesia, ad una delle quali, postuma, è stato assegnato il più alto premio di letteratura per il 1946. Inoltre Ljudmil Stojanov (1888), passato dal simbolismo dei suoi primi anni alla tematica sociale; Kamen Zidarov, Mladen Isaev e Hristo Radevski, considerato oggi come il miglior poeta vivente. Nella prosa, più esuberante della lirica ma ancor più immatura, si distinguono, oltre a Ljudmil Stojanov e Gjonko Belev (1889), che ha dato la migliore opera in prosa di questo nuovissimo periodo (Novi Hora, Gente nuova), Georgi Karaslavov, Stoian Daskalov, Emilijan Stanev e altri.
Bibl.: G. Konstantinov, La nouvelle littérature bulgare, in Revue internationale des Études balcaniques, Belgrado 1937; id., Bălgarski pisateli, Sofia 1947; L. Topusova, La letteratura contemporanea in Bulgaria, in La Cultura nel mondo, Roma, settembre 1947.