BULLA REGIA
(arabo Ḥammām Darrajī)
Antico centro della Tunisia settentrionale situato ai piedi della catena del Tell, il cui nome arabo deriva dalla sorgente che alimentava la città; l'appellativo Regia si deve all'appartenenza a quella parte della provincia dell'Africa proconsolare, che, dopo la caduta di Cartagine e fino alla guerra d'Africa di Cesare, era stata sotto il dominio dei re numidi. La localizzazione, ad alcuni chilometri a N del fiume Megerda, in una regione con estati torride e inverni rigidi, sulla strada da Cartagine a Ippona (Hippo Regius), a km. 10 ca. a E delle cave di marmo numidico di Simitthus (presso Chemtou), a poca distanza dalla grande strada di penetrazione N-S da Tabarca a el-Kef, si spiega principalmente con la presenza della sorgente.La città, di origine indigena, fu, nel quadro della nuova provincia romana di Africa Nova, oppidum liberum (città non tributaria), poi, senza dubbio a partire dall'epoca di Vespasiano, municipio e infine, sotto Adriano, Colonia (Colonia Aelia Hadriana Augusta Bulla Regia). Si trattò, per l'Africa, di una promozione rapida, che attesta l'importanza della città e la sua prosperità. I dati storici posteriori su B. sono scarsi: il cristianesimo era ben radicato nella città, anche se non sono noti nomi di vescovi prima della fine del sec. 4°, quando s. Agostino vi fece tappa (nel 399) e vi pronunciò un sermone indignato contro la passione per gli spettacoli teatrali. Nel 411 erano presenti sia la comunità cattolica sia quella donatista.B. è considerata uno dei siti archeologici più suggestivi e interessanti della Tunisia. All'inizio del Novecento, con il concorso di ufficiali francesi e in particolare del medico militare Carton, furono avviati scavi, ripresi in seguito dopo la seconda guerra mondiale, ma gli sterri massicci, realizzati negli anni Sessanta da 'cantieri di assistenza', hanno modificato completamente l'aspetto del sito. Attualmente il lavoro archeologico prosegue con sondaggi e scavi complementari realizzati particolarmente da gruppi di ricerca franco-tunisini sotto la direzione di Beschaouch, Khanoussi, Thébert e Hanoune; i risultati delle indagini sono tuttora in corso di pubblicazione. Si conoscono oggi bene il quartiere del foro, con il campidoglio e il tempio di Apollo, il più importante santuario della città, e un altro insieme monumentale consacrato principalmente al culto imperiale. Tra i due nuclei si collocano un teatro, interamente edificato in laterizio e particolarmente ben conservato, un mercato, il tempio di Iside, un piccolo complesso termale e altri edifici minori; dei due maggiori edifici termali, posti ai lati della strada moderna, quello settentrionale è stato interamente scavato. B. era celebre soprattutto per le sue case a due piani: un insieme di sale di soggiorno per l'estate ricavate nel sottosuolo, sotto la casa classica a peristilio; le più conosciute sono quelle della Pesca e della Caccia, così dette dal tema del mosaico principale.La città continuò certamente a esistere in epoca bizantina. Un forte 'bizantino' non è datato precisamente; è possibile che le grandi terme a S, completamente distrutte, senza dubbio in seguito a un terremoto, siano state fortificate come a Maktar, e così anche il teatro. Un altro 'fortino', la cui porta, ben conservata, presenta sull'architrave un testo biblico inciso intorno a un simbolo cristiano, è stato interpretato da Carton (1915) come cappella bizantina, dato il ritrovamento di una croce con il nome del prete Alessandro e materiali ceramici e vitrei che avrebbero potuto appartenere a una chiesa. In realtà il monumento, che ingloba parte della cinta bizantina, è un edificio a vasche, di un tipo ben conosciuto nell'Africa del periodo tardo.La principale scoperta avvenuta nel corso degli scavi successivi alla seconda guerra mondiale è quella della cattedrale (o di una delle cattedrali, giacché esisteva anche una comunità donatista), di dimensioni assai modeste ma singolare per lo sviluppo che subì. Un primo edificio, di epoca imprecisata, con l'abside rivolta verso O, venne ricostruito nel sec. 6°, normalizzandone l'orientamento con un presbyterium a E. Dinanzi all'antica abside, divenuta area funeraria, fu impiantata una vasca battesimale, forse nel luogo dell'antica fossa d'altare e riprendendone il tracciato cruciforme. Sembra che due cupole, o due tamburi, sormontassero l'altare e il battistero, facendo di questo edificio un unicum nell'architettura cristiana d'Africa.Un'altra chiesa di minori dimensioni, con l'abside orientata, fu affiancata a N della basilica principale e, in seguito, ampliata verso O. A questo insieme si aggiunsero piccole terme, scavate solo in parte, e diversi annessi, tra cui forse una cappella martiriale, anch'essa indagata parzialmente. Ambedue le chiese presentano pavimenti databili al sec. 6°, talvolta con il medesimo motivo: le due navate laterali nord sono decorate con un elegante motivo di palmette a raggiera, che appare, nella stessa epoca, anche nella basilica 'giustinianea' di Sabratha, in quelle della basilica IV di Sbeïtla e di Hergla, nella basilica 'del Supermercato' di Cartagine e nel vicino battistero. Questo motivo, derivato da una rappresentazione schematizzata di foglie di vite, si ricollega ad altri - che compaiono anche a Sabratha e in un'altra chiesa di Cartagine - noti nell'area adriatica, e particolarmente a Ravenna, nelle chiese del sec. 6° (per es. S. Vitale). Essi si ritrovano nelle isole del Mediterraneo occidentale, soprattutto a Son Peretó di Maiorca. Per altri motivi, e soprattutto per il colore, i mosaici di B. sono collegati a quelli di Chemtou, del Kef e di Haïdra (Ammaedara). Questa 'scuola' bizantina dell'Occidente tunisino presenta una sua originalità, ma utilizza motivi assai diffusi in Africa a partire dall'epoca bizantina. Rimane per ora incerto se il nuovo influsso provenisse da Costantinopoli (Dunbabin, 1986) o piuttosto dall'area adriatica (Duval, 1986).La cattedrale di B. conservava forse le reliquie di s. Stefano. L'uso dell'edificio si prolungò senza dubbio nell'Alto Medioevo (come testimonia un gruppo di monete trovate in una tomba), ma non è certo che continuasse a funzionare come chiesa.Una delle abitazioni di B. presenta un mosaico cristiano con il motivo dei Quattro fiumi del paradiso e un'iscrizione esplicativa che menziona la Domus Dei. Tombe tarde furono scavate in questo edificio, il cui utilizzo cultuale non è però certo.
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