Stato dell’Africa settentrionale, affacciato a N e a E sul Mediterraneo, confinante a SE con la Libia e a O con l’Algeria. È il più orientale e il più piccolo dei tre Stati indicati, talora aggiungendovi la Libia e la Mauritania, come paesi del Maghrib (➔ al-Maghrib).
La Tunisia è il meno elevato e accidentato dei paesi maghrebini. Il suo territorio si estende per circa 2/3 al di sotto dei 400 m s.l.m., e solo la sua parte settentrionale è interessata dalle estreme propaggini orientali, via via digradanti, del sistema dell’Atlante. Si tratta di due allineamenti montuosi separati dall’ampio solco vallivo percorso dal fiume Medjerda: a N il Tell settentrionale si presenta compatto e comprende i monti della Crumiria; quello meridionale, spesso indicato con il nome di Dorsale Tunisina, risulta frazionato in massicci isolati e raggiunge le massime altitudini di tutto il paese (1544 m). A E e a S i rilievi dell’Atlante si abbassano formando verso il mare la regione collinare denominata Sahel e trapassando a S in un’ampia depressione occupata da bacini lacustri salmastri (chott); successivamente le alture digradano negli sconfinati spazi pianeggianti del tavolato sahariano. La costa settentrionale si presenta compatta e importuosa nel tratto fra il confine con l’Algeria e il Capo Bianco; più a E, fino al Capo Bon, dove si apre la profonda insenatura del Golfo di Tunisi, è orlata da brevi pianure alluvionali, con lagune e laghi costieri. La costa orientale si sviluppa da N a S ed è bassa, incavata da ampi golfi, bordata da pianure particolarmente vaste, e fronteggiata da diverse isole, le maggiori delle quali sono Gerba e le isole dell’arcipelago Kerkenna.
Il clima della T. settentrionale e centrale è subtropicale di tipo mediterraneo: l’estate è calda e asciutta, l’inverno è mite fuorché nelle aree più elevate dell’Atlante; le precipitazioni, in prevalenza autunno-invernali, non sono abbondanti, con forti differenze da un anno all’altro. A Sud il clima assume caratteristiche tropicali, con temperature più elevate, soprattutto d’inverno, e piovosità scarsa e irregolare, fino a divenire, nell’estremità meridionale, un vero e proprio clima desertico, con precipitazioni pressoché nulle.
Una vera rete idrografica esiste solo nella T. settentrionale, dove le piogge assicurano un deflusso protratto per tutto l’anno, sia pure con lunghi periodi di magra durante i quali le portate scendono a valori minimi. L’unico fiume notevole è la Medjerda, che ha origine in Algeria ma il cui corso si sviluppa per circa 3/4 in Tunisia. Tra i corpi idrici non defluenti vanno ricordati i laghi costieri della costa settentrionale, e soprattutto gli stagni salmastri, di cui il maggiore è il Gerid, numerosi, e in parte collegati tra loro, nella depressione tra la T. settentrionale e quella meridionale arida: qui essi diventano l’elemento caratterizzante del paesaggio.
La vegetazione non è abbondante e verso l’interno sfuma nella steppa e nel deserto. Nel Tell settentrionale sono molto frequenti i sughereti e i querceti. Nella dorsale tunisina prevalgono il leccio, il pino d’Aleppo e la quercia e nelle zone più aride la tuia di Barberia e il ginepro. Sulla costa sono comuni la palma nana e il lentisco. Nelle regioni a piovosità limitata è frequente l’alfa (poacea le cui fibre vengono utilizzate per la fabbricazione di cordami) e nei luoghi aridi e sabbiosi il drinn, una poacea che serve da pascolo ai cammelli.
Per quanto nelle regioni litorali la fauna tunisina non esca sostanzialmente dalla fisionomia generale delle coste meridionali del Mediterraneo occidentale, essa presenta in regioni più interne, specialmente in parecchi gruppi di Invertebrati, insieme con il carattere individuale dell’intero Maghrib, alcuni vecchi elementi di origine orientale. La fauna dei Vertebrati è di tipo nettamente nordafricano; raggiungono inoltre la T., per quanto poco numerosi, alcuni tipici elementi della fauna ‘ibero-marocchina’.
La popolazione della T. ammontava, nel 2009, a 10.486.339 abitanti, con un tasso di crescita medio annuo, tra il 1997 e il 2009, dell’11‰, rispetto al 16‰ del decennio precedente. Tale andamento è determinato da una natalità relativamente alta (15,4‰) e da un tasso di mortalità del 5,2‰ (2009). Il tasso di mortalità infantile, che nel 2009 era del 22,5‰, è costantemente sceso rispetto agli anni precedenti. La speranza di vita alla nascita è di 75,7 anni (73,9 per gli uomini e 77,7 per le donne). Il tasso di analfabetismo è ancora piuttosto elevato (22,9% nel 2004). L’indice di sviluppo umano (HDI), misurato dall’ONU attraverso indicatori del reddito, della salute e dell’istruzione, colloca la T. al 95° posto della classifica mondiale (2008). Ancora meno bene si posiziona in base a un altro indice dell’ONU, quello relativo alla condizione femminile (GDI), in cui la T. si piazza al 122° posto. Ciò nonostante la T., tra i paesi arabi, è quello che maggiormente ha investito risorse nella promozione dello status sociale delle donne, fin dagli anni 1950. Tra l’altro, è stato il primo paese arabo che ha messo fuorilegge la poligamia.
La popolazione urbana è pari al 67% del totale (2008). I centri urbani più importanti dal punto di vista della popolazione residente, a parte Tunisi (984.000 ab.), sono Sfax (545.000 ab.), Nabeul (458.000 ab.), Ben Arous (457.000 ab.), Monastir (455.000 ab.) e Sousse (432.000 ab.). Il tasso di disoccupazione era del 14% nel 2008, sostanzialmente stabile rispetto agli anni immediatamente precedenti.
Dopo il conseguimento dell’indipendenza (1956) la T. intraprese una politica economica ispirata ai principi del socialismo, procedendo a espropri e nazionalizzazioni e predisponendo strumenti di pianificazione, soprattutto per migliorare le precarie condizioni del Sud. Gli obiettivi erano quelli dell’ampliamento delle aree agricole attraverso opere irrigue, dell’industrializzazione fondata sulle risorse locali, in particolare i fosfati, e, più tardi, sullo sviluppo del turismo. Però una crisi della bilancia dei pagamenti intervenuta nel corso del 1986 costrinse le autorità a orientarsi verso programmi di liberalizzazione economica che erano sostenuti dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale. Il governo, dopo aver portato a termine con successo alcune riforme intorno alla metà degli anni 1990, è riuscito a stabilizzare l’economia rivolgendosi a un modello produttivo orientato all’esportazione, attirando investimenti esteri con bassi costi del lavoro e con incentivi quali l’accesso preferenziale ai mercati europei. La variazione annua del PIL ha segnato un incremento del 4,6% nel 2008.
La composizione del prodotto interno lordo per settore di attività economica (2009) ha visto al primo posto il settore dei servizi (54,1%), seguito da industria (35%) e da agricoltura (10,9%). Il settore primario si caratterizza per la produzione di cereali (grano e orzo), per l’olivicoltura (la T. è tra i primi produttori mondiali di olio) e la viticoltura. Notevole importanza hanno le colture frutticole (agrumi, mandorli, datteri), l’allevamento (prevalentemente ovino) e il settore ittico (principalmente tonni e sardine). Il sottosuolo della T. contiene importanti risorse minerarie: in primo luogo idrocarburi (gas naturale e petrolio). Altra importante risorsa sono i fosfati, di cui la T. è uno dei principali produttori mondiali. Le attività industriali comprendono stabilimenti siderurgici, metallurgici e meccanici, impianti chimici, cementifici, nonché stabilimenti alimentari (oleifici, zuccherifici), tessili e così via. Molte industrie manifatturiere si concentrano nelle zone economiche speciali di Biserta e Zarzis, dove possono beneficiare di agevolazioni fiscali riservate agli investitori esteri. Il turismo offre l’apporto maggiormente consistente al settore dei servizi e impiega direttamente o indirettamente circa 300.000 addetti locali.
Le esportazioni riguardano soprattutto idrocarburi, prodotti agricoli, fosfati, prodotti tessili, componenti elettrici e pezzi dell’industria meccanica. Il flusso maggiore (76,3%) va verso l’Europa e, in particolare, verso Francia e Italia, che assorbono oltre il 40% del totale delle esportazioni e da cui proviene il 44% delle importazioni (idrocarburi, prodotti tessili, macchine e impianti, prodotti chimici e generi alimentari). Gli investimenti esteri provengono soprattutto dagli Emirati Arabi Uniti (oltre 20 miliardi di dollari negli anni 2007 e 2008) e dall’Unione Europea (1,9 miliardi di dollari nel 2008).
La frequentazione da parte dell’uomo del territorio tunisino è attestata dalla presenza di siti ibero-maurusiani e capsiani, sia sulla zona costiera sia all’interno, presso Gafsa. L’industria litica trovata nel sito di Sidi Zin (al-Kef) appartiene all’Acheuleano finale, mentre numerose stazioni preistoriche sono state messe in luce nell’area di Capo Bon, dove l’antropizzazione arriva fino al 3° millennio. Il Neolitico è attestato nell’importante necropoli di ar-Radayf, mentre strutture megalitiche di età protostorica sono disseminate per tutto il territorio.
La più antica presenza fenicia in T. è documentata alla fine del 12° sec. a.C., mentre i primi insediamenti stabili si riferiscono all’8° sec. a.C. Dominata in parte dai Cartaginesi fino al 146 a.C., dopo la conquista romana, fu provincia dell’Africa proconsolare. Numerose sono le testimonianze di età punica e romana: Cartagine, Gammarth, Tunisi, Utica, Kerkouane, Hadrumetum (od. Sousse) e l’intera zona di Capo Bon, Timgad, Thuburbo Maius, Thugga. Appartenne poi ai Vandali e quindi ai Bizantini, finché nel 647-648 d.C. fu conquistata una prima volta dagli Arabi. Ma decisiva per lo stanziamento arabo fu la campagna di ‛Oqba ibn Nāfi‛ (669-75), fondatore di Qairouan, che si spinse poi oltre per tutta l’Africa del Nord fino all’Atlantico. Nei decenni successivi la penetrazione araba fu ostacolata da frequenti rivolte berbere e una vera pacificazione si ebbe alla fine dell’8° sec., con il governatore abbaside Ibrāhīm ibn al-Aghlab, che fondò una dinastia indipendente. Nel 909 gli Aghlabiti furono rovesciati dalla dinastia sciita dei Fatimidi, che attorno al 970 si spostò in Egitto, lasciando a governare la T. i suoi luogotenenti ziriti. Dell’indebolito potere degli Ziriti approfittarono nel 12° sec. i Normanni di Sicilia per scorrerie, ma presto la T. fu incorporata nello Stato berbero musulmano degli Almohadi, i cui luogotenenti hafsidi, dagli inizi del 13° sec. al 1574, vi stabilirono un solido Stato autonomo.
Con i primi decenni del 16° sec. cominciarono da un lato la penetrazione turca e dall’altro l’intervento spagnolo, sollecitato per difendersi dagli stessi ultimi sultani Hafsidi. Ma né la vittoriosa spedizione di Carlo V (1535), né quella del 1573 poterono sottrarre la T. alla definitiva conquista turca. Presto dalle mani del pascià, rappresentante della Porta, il potere effettivo passò ai capi locali delle milizie turche e levantine (dey e bey) assistiti da un consiglio (dīwān) degli ufficiali corsari. Su questa oligarchia militare andò affermandosi nel 17° sec. il potere dei bey che nel 1705, con Ḥusein Bey, liquidarono i rivali dey e fondarono la dinastia rimasta sul trono fino al 1957.
Nel 1816 il bey di Tunisi sottoscrisse con la Gran Bretagna e poi con altri Stati l’impegno ad abolire la schiavitù dei cristiani e la pirateria, e lo rinnovò nel 1830. Nel 19° sec. l’afflusso dall’Italia come dalla Francia s’intensificò. La presenza di queste colonie e la vicinanza sia all’Italia sia alla Francia, che nel 1830 aveva conquistato l’Algeria, aprì la strada alla rivalità franco-italiana per la Tunisia. Prendendo occasione da incursioni berbere in territorio algerino, un corpo di spedizione francese occupò la T. e costrinse il bey al protettorato francese (1883). All’autorità francese si contrappose presto un movimento nazionalista e costituzionalista dalle cui file si formò, nel 1920, il partito Destūr (arabo «Costituzione»). All’interno dello schieramento nazionalista prevalsero poi le posizioni più radicali, espresse dal partito Neo- Destūr, nato nel 1934; un importante contributo alla lotta indipendentista venne anche dall’organizzazione sindacale UGTT (Union Générale Tunisienne du Travail), nata nel 1946. Teatro di guerra nel 1942-43, nel giugno 1943 la T. tornò sotto il controllo dei Francesi. Fra il 1952 e il 1954 il contrasto ridivenne molto aspro e allo sviluppo di un terrorismo nazionalista si contrappose un ‘controterrorismo’ antiarabo di matrice colonialista.
A partire dal 1954, la Francia modificò la propria politica: all’apertura di negoziati, sfociati in un accordo sull’autogoverno (1955), fece seguito, nel marzo 1956, la firma del protocollo con cui Parigi riconosceva l’indipendenza del paese. Dopo la schiacciante vittoria del Fronte popolare (alleanza elettorale fra il Neo- Destūr, l’UGTT e alcune formazioni minori), al-Ḥ. Bourguiba assunse la guida del governo e nel 1957 venne nominato presidente della neonata Repubblica. Il governo svolse nei primi anni un’azione di modernizzazione. Sul piano economico, a partire dai primi anni 1960 si registrò una svolta tendente al rafforzamento dell’intervento statale nell’economia. Nel 1964 furono espropriate le terre di proprietà straniera, ciò che provocò un aggravamento delle relazioni con la Francia. Comunque la T. adottò un orientamento filoccidentale, sviluppando cauti rapporti anche con i paesi del blocco comunista. Nel 1970 il nuovo primo ministro Hādī Nuwayra promosse una politica economica di orientamento liberista, svolta che fu accompagnata da un consolidamento del carattere autoritario del regime; nel 1974 Bourguiba fu eletto presidente del partito a vita e nel 1975 presidente della Repubblica a vita.
Dopo una fase di crescita, la seconda metà degli anni 1970 fu segnata dall’emergere di gravi difficoltà economiche, con una lunga fase di aspre tensioni sociali e la costituzione di due formazioni di orientamento progressista, il Movimento per l’unità popolare (MUP) e il Movimento dei democratici socialisti (MDS), che affiancarono il Partito comunista tunisino (PCT) nell’opposizione clandestina al regime. Dopo la sostituzione di Nuwayra con Muḥammad al-Mzālī (1980), elezioni multipartitiche si svolsero nel 1981, ma il Fronte popolare ottenne il 95% dei voti. Negli anni successivi si approfondì la crisi politica ed economica e si radicalizzò lo scontro fra il governo e l’opposizione degli integralisti islamici.
Nel 1987 l’anziano Bourguiba fu dichiarato incapace di governare per motivi di salute e rimosso. La sua carica fu assunta dall’allora ministro Zina Ben ‛Alī. La volontà più volte espressa di avviare una stagione di riforme e di confronto democratico fu presto smentita. La censura della libertà di stampa, gli arresti arbitrari e il crescente ricorso alla tortura chiusero progressivamente ogni spazio alla discussione creando un clima di forte intimidazione nel paese. Dopo il trionfo elettorale di Ben ‛Alī alle presidenziali del 1994, si intensificò la personalizzazione del potere. In politica estera l’avvio del processo di pace in Medio Oriente, che permise fra l’altro lo spostamento del quartier generale dell’OLP da Tunisi a Gaza (1994), favorì l’inizio di una lenta e travagliata normalizzazione dei rapporti tra la T. e Israele. Nel 1999 Ben ‛Alī fu riconfermato per il suo terzo mandato in maniera plebiscitaria e lo stesso risultato ha ancora ottenuto nelle elezioni del 2004 e del 2009, anche grazie alla favorevole congiuntura in campo economico. Nel 2011, a seguito di violenti tumulti popolari, il presidente ha abbandonato il paese, e gli è subentrato Fouad Mebazaâ (n. 1933). Alle prime elezioni libere svoltesi nel Paese il 23 ottobre dello stesso anno per eleggere i 217 membri dell'Assemblea costituente incaricata di stabilire una nuova forma di governo hanno partecipato 81 dei 111 partiti politici nati dopo la caduta di Ben ‛Alī, i più importanti dei quali sono il partito islamista moderato Ennahdha guidato da R. Ghannouchi e la formazione di centrosinistra denominata Partito democratico progressista. Le consultazioni, alle quali si è registrata un'affluenza alle urne superiore al 90%, hanno sancito la vittoria di Ennahdha, che ha ottenuto oltre il 40% delle preferenze. Il 10 dicembre l'Assemblea nazionale costituente ha approvato una Costituzione provvisoria che permetterà di designare un nuovo organo di governo; essa resterà in vigore fino alle elezioni generali, che dovrebbero svolgersi entro un anno, e alla promulgazione di una Costituzione definitiva. Pochi giorni dopo l’ex attivista per i diritti umani e leader dell’opposizione M. Marzouki è diventato il primo presidente liberamente eletto dalla T. dopo la rivoluzione dello scorso gennaio; capo del partito Congresso per la Repubblica, Marzouki ha ottenuto 153 voti su 217 dell’Assemblea nazionale costituente e già nelle elezioni del 23 ottobre il suo partito era arrivato secondo, conquistando 29 seggi rispetto agli 89 di Ennahdha. Le forti tensioni che, nonostante tali tentativi di istituire nuovi equilibri politici, hanno continuato a turbare il Paese sono degenerate in forme aperte di rivolta anti-islamista nel febbraio del 2013 a seguito dell’assassinio del leader dell’opposizione C. Belaid, raggiungendo il loro apice con le dimissioni del premier e segretario generale di Ennahdha H. Jebali, il quale ha visto rifiutata dal suo partito la proposta di costituire un governo tecnico in grado di fronteggiare la grave crisi politica in atto. Subentratogli nel mese di marzo A. Laarayedh, anche quest'ultimo ha rassegnato le dimissioni nel gennaio 2014 lasciando l’incarico al ministro dell’Industria M. Jomaa, a capo di un governo tecnico.
Le elezioni legislative svoltesi nell’ottobre 2014 con un consistente afflusso alle urne (60% circa degli aventi diritto) hanno registrato la storica affermazione del partito laico Nidaa Tounes, che ha ottenuto 85 dei 217 seggi dell'Assemblea dei rappresentanti del popolo, contro i 69 aggiudicatisi dagli islamisti moderati di Ennahdha; terza forza politica del Paese è l'Unione patriottica libera (Upl) che ha conquistato 16 seggi. Il primo turno delle consultazioni presidenziali - le prime dopo la rivoluzione del 2011 - tenutesi nel mese successivo ha confermato tale risultato, registrando l'affermazione del presidente del partito Nidaa Tounes B.C. Essebsi, che ha ottenuto il 39,4% dei suffragi contro il 33,4% aggiudicatosi dal presidente uscente M. Marzouki, e che al ballottaggio svoltosi nel mese di dicembre si è imposto con il 55,6% dei consensi, subentrandogli nella carica. Nel gennaio 2015 il neopresidente ha incaricato l'ex ministro dell'Interno H. Essid di formare un nuovo governo, ma nel luglio dell'anno successivo il Parlamento, stante la scarsa efficienza dell'esecutivo nell'accelerare le riforme e nel fronteggiare la grave crisi economica che affligge il Paese, ha negato la fiducia al premier, votando ad agosto la fiducia al nuovo governo di unità nazionale guidato da Y. al-Shāhed. Negli anni successivi l'aggravarsi della crisi economica e la perdita di fiducia nelle istituzioni hanno generato mobilitazioni popolari che a più riprese il governo ha tentato di reprimere con metodi violenti, come per le agitazioni di categoria della primavera del 2017 e gli scioperi proclamati dai sindacati, e più ancora dal gennaio dell'anno successivo, quando in numerose città del Paese le classi meno abbienti sono scese in piazza per protestare contro l'entrata in vigore di una legge finanziaria che ha aggravato il carovita, chiamando inoltre in causa la politica sociale ed economica decisa dall'esecutivo. Alle elezioni comunali - le prime dopo la rivoluzione del 2011 - tenutesi nel Paese nel maggio 2018 con una scarsa affluenza alle urne (34,4% degli aventi diritto) il partito Ennahda ha ottenuto il 28,5% dei suffragi, mentre si è attestata come seconda forza politica Nidaa Tounes (21,2%), seguita dal raggruppamento di sinistra Front populaire (5,3%); significativa l’affermazione femminile, con l’elezione alla carica di sindaco di Tunisi - per la prima volta nella storia del Paese - di una donna, S. Abderrahim. Nel luglio 2019, a seguito del decesso del presidente Essebsi avvenuto nello stesso mese, gli è subentrato ad interim M. Ennaceur; il primo turno delle presidenziali tenutosi nel settembre successivo per la nomina del successore ha registrato l'affermazione del candidato indipendente K. Saïed, che ha sconfitto al ballottaggio con il 75% delle preferenze l'imprenditore N. Karoui, mentre i risultati delle legislative svoltesi nell'ottobre 2019 hanno assegnato la vittoria a Ennahda che, con 52 seggi su 217, ha ottenuto la maggioranza relativa, e il cui candidato H. Jemli è stato designato premier, ma nel gennaio dell'anno successivo il Parlamento ha negato la fiducia al governo presentato dall'uomo politico, accordandola nel mese di marzo a E. Fakhfakh, dimessosi nel luglio successivo e sostituito da H. Mechichi. Nel luglio 2021, dopo scontri e manifestazioni contro il governo e il partito islamista Ennahdha, il presidente Saïed ha sospeso le attività del Parlamento per 30 giorni, rimuovendo il premier Mechichi e assumendo il potere esecutivo; a settembre l'uomo politico ha affidato a N. Bouden Ramaḍān l'incarico di formare un nuovo governo, che la donna politica ha formalmente assunto nel mese successivo. Con lo strumento referendario, nel luglio 2022 è stata approvata a larga maggioranza, ma con una ridottissima affluenza alle urne, una nuova Costituzione promossa dal presidente Saïed, che potenzia i poteri del capo dello Sato, concedendogli il coesercizio della funzione esecutiva e ampie ingerenze sui poteri legislativo e giudiziario; nel dicembre successivo la scarsissima affluenza (ca. 9% degli aventi diritto) registrata alle consultazioni politiche - confermata anche al secondo turno, svoltosi nel gennaio 2023 - ha indotto i partiti dell’opposizione, che hanno boicottato il voto, a chiedere le dimissioni dell'uomo politico. Il precario equilibrio sociopolitico del Paese è andato ulteriormente alterandosi a seguito della gravissima crisi economica a fronte della quale non sono state intraprese azioni significative; congiuntamente con le politiche di controllo e contenimento del fenomeno immigratorio concertate con l'Unione europea, ciò ha generato ampio dissenso popolare e violente agitazioni di piazza, duramente represse dalle forze dell'ordine.
Al centro degli intrecci storici e culturali dell’area mediterranea, il territorio della moderna T. è stato segnato dal 19° sec. da influssi europei mediati dalla presenza francese, innestati su una tradizione culturale basata su elementi berberi, romani e bizantini, ottomani, arabi e spagnoli. Stile arabo ed europeo si alternano negli edifici, pubblici e residenziali, dei quartieri sorti a Tunisi a partire dalla seconda metà del 19° sec. all’esterno della medina; tradizioni, eclettismi e citazioni caratterizzano varie costruzioni sul territorio (villa di G. Sebastian ad Hammamet, 1939-40, poi centro culturale, con teatro all’aperto di stile greco, 1964). Sono rimaste in uso case tradizionali berbere sotterranee (Matmata) e costruzioni vernacolari voltate (Gerba), ma dagli ultimi decenni del 20° sec. si affermano riferimenti alla moderna architettura occidentale (grattacieli nel centro cittadino), accanto a un uso decorativo di soluzioni neomoresche (Résidence Andalous presso Sousse, di S. Santelli, 1980; complesso Dar el-Mannaii a La Soukra, di T. ben Miled). Contemporaneamente, una forte attenzione è stata posta dalle autorità locali e dall’UNESCO alla conservazione delle aree preesistenti islamiche (medina di Tunisi, Mahdia, Qairouan, Sfax, Sousse; centro di Sidi Bou Said).
Nelle arti l’impatto con l’arte occidentale si risolse nell’asserzione della legittimità culturale del potere coloniale: al Salon di Tunisi, dal 1894 parteciparono quasi esclusivamente artisti coloniali francesi, esponenti di un’arte accademica e provinciale. ‛A. al-Wahhāb Ǧilānī, primo artista musulmano tunisino che espose al Salon del 1912, trasferitosi nel 1921 a Parigi continuò la sua attività in contatto con A. Modigliani, P. Picasso, C. Soutine ecc. Nel gruppo della Scuola di Tunisi (1949), accanto ai pionieri dell’arte moderna tunisina Y. al-Turkī e ‛A. Farḥāt, si affermano artisti come ‛A. Ballāġa, Ṣ. Farḥāt, al-Hādī al-Turkī, Ḥ. Ṣūfī, che sviluppano un linguaggio indipendente ritrovando la bidimensionalità delle miniature islamiche, la tradizione della pittura su vetro, la calligrafia araba, elemento importante nella ricerca di N. al-Mahdāwī. Notevole G. Trikī, nel campo dell’incisione.